24 Maggio 2018 – Giovedì, VII del Tempo Ordinario – (Gc 5,1-6; Sal 48[49]; Mc 9,41-50) – I Lettura: La dura accusa rivolta ai ricchi richiama le scritture profetiche dell’AT (Am 8,4-8). La putrefazione dei beni e la ruggine dell’oro indicata al presente (traduzione del perfetto greco), indica la vanità delle ricchezze. Gli stessi beni accumulati con la prepotenza a discapito dei poveri, diventeranno strumento di condanna. Con la figura del fuoco e il “giorno della strage”, allusione agli ultimi giorni e alla venuta del Signore, Giacomo vuole mettere in risalto l’assurdità della preoccupazione per il tempo presente in vista dell’avvento del giorno del Giudizio. Salmo: “Il profeta sta per dire cose grandi. Non è per nulla ch’egli convoca tutta la terra: sta per annunciare qualcosa che è degno di una così grande assemblea. È già come un apostolo che evangelizza il mondo intero” (Crisostomo). Vangelo: Il brano odierno sottolinea la gravità dello scandalo: bisogna fare attenzione alla propria condotta perché, con azioni sconsiderate, si potrebbe indurre altri a compiere atti contro la propria coscienza. Il consiglio di disfarsi di un membro per non far perire tutto il corpo, è una metafora, si serve della figura delle membra per indicare l’uso errato che si può fare di esse: bisogna quindi con decisione sradicare le cattive abitudini che inducono ad un uso non lecito delle facoltà del corpo.
È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».
Riflessione: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare». Nell’omelia di una Messa celebrata nella cappella di “Santa Marta” il santo padre così commentava il Vangelo di oggi: “È un passo, ha fatto notare il Papa, in cui «per quattro volte» ritorna la parola «scandalo». E nell’usarla il Signore «è stato molto forte», tant’è che dice: «Guai a scandalizzare uno di questi piccoli. Guai!». Infatti, ha spiegato il Pontefice, «lo scandalo, per il Signore, è distruzione». E Gesù consiglia: «È meglio distruggere te stesso che distruggere gli altri. Tagliati la mano, tagliati il piede, togliti l’occhio, buttati a mare. Ma non scandalizzare i piccoli, cioè i giusti, quelli che si fidano del Signore, che semplicemente credono nel Signore». A questo punto il Pontefice si è chiesto: «Ma cosa è lo scandalo?». La risposta tocca la vita concreta di ogni persona: «Lo scandalo è dire una cosa e farne un’altra; è la doppia vita». Un esempio? «Io sono molto cattolico, io vado sempre a messa, appartengo a questa associazione e a un’altra; ma la mia vita non è cristiana, non pago il giusto ai miei dipendenti, sfrutto la gente, sono sporco negli affari, faccio riciclaggio del denaro». Questa è una «doppia vita». Purtroppo, ha considerato il Papa, «tanti cattolici sono così, e questi scandalizzano». Parole chiare che riportano ognuno alla vita di tutti giorni: «Quante volte abbiamo sentito», ha aggiunto Francesco, «nel quartiere e in altre parti: “Ma per essere cattolico come quello, meglio essere ateo”. È quello, lo scandalo», che «distrugge». E «questo succede tutti i giorni. E con gli scandali si distrugge»” (vatican.va).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Peccati che gridano verso il cielo – CCC 1867: La tradizione catechistica ricorda pure che esistono “peccati che gridano verso il cielo”. Gridano verso il cielo: il sangue di Abele; il peccato dei Sodomiti; il lamento del popolo oppresso in Egitto; il lamento del forestiero, della vedova e dell’orfano; l’ingiustizia verso il salariato.
La Geènna – CCC 1034-1035: Gesù parla ripetutamente della «geenna», del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe: «Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno […] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente» (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!» (Mt 25,41). La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, «il fuoco eterno». La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.
Il no dell’uomo – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 28 Luglio 1999): Dio è Padre infinitamente buono e misericordioso. Ma l’uomo, chiamato a rispondergli nella libertà, può purtroppo scegliere di respingere definitivamente il suo amore e il suo perdono, sottraendosi così per sempre alla comunione gioiosa con lui. Proprio questa tragica situazione è additata dalla dottrina cristiana quando parla di dannazione o inferno. Non si tratta di un castigo di Dio inflitto dall’esterno, ma dello sviluppo di premesse già poste dall’uomo in questa vita. La stessa dimensione di infelicità che questa oscura condizione porta con sé può essere in qualche modo intuita alla luce di alcune nostre terribili esperienze, che rendono la vita, come si suol dire, un “inferno”. In senso teologico, tuttavia, l’inferno è altra cosa: è l’ultima conseguenza dello stesso peccato, che si ritorce contro chi lo ha commesso. È la situazione in cui definitivamente si colloca chi respinge la misericordia del Padre anche nell’ultimo istante della sua vita.
Pena eterna – Catechismo degli Adulti 1219-1220: La pena dell’inferno è per sempre: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno… E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt 25,41-46). «Il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» (Mc 9,48). «Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia» (Ap 14,11). L’eternità dell’inferno fa paura. Si è cercato di metterla in dubbio, ma i testi biblici sono inequivocabili e altrettanto chiaro è l’insegnamento costante della Chiesa. In che cosa consiste questa pena? La Bibbia per lo più si esprime con immagini: Geenna di fuoco, fornace ardente, stagno di fuoco, tenebre, verme che non muore, pianto e stridore di denti, morte seconda. La terribile serietà di questo linguaggio va interpretata, non sminuita. La Chiesa crede che la pena eterna del peccatore consiste nell’essere privato della visione di Dio e che tale pena si ripercuote in tutto il suo essere.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Temere solo per il castigo è riprovevole – «“Laggiù non morrà il loro verme né si spegnerà il fuoco che li divora” [Mc 9,43]. Ascoltando queste minacce, che toccheranno certamente agli empi, alcuni, presi da timore, si astengono dal peccato. Hanno paura e per questa paura non commettono peccati. Son persone che temono [il castigo] ma non ancora amano la giustizia. Tuttavia quel timore che li spinge ad astenersi dal peccato crea in loro un’inclinazione costante per la giustizia, e ciò che prima era difficile comincia a piacere e si assapora la dolcezza di Dio. A tal punto l’uomo inizia a vivere nella giustizia non per timore delle pene ma per amore dell’eternità» (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Chi scandalizza… – Il Catechismo della Chiesa Cattolica può aiutarci a comprendere le parole di Gesù. Innanzi tutto, dà una definizione: «Lo scandalo è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine, può trascinare il proprio fratello alla morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione e omissione induce deliberatamente altri in grave mancanza» (2284). E ancora, lo scandalo «assume una gravità particolare a motivo dell’autorità di coloro che lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono […]. Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona ai lupi rapaci in veste di pecore» (ibidem 2285). La gravità sta nel fatto che è in giuoco la fede dei piccoli, sta nel fatto che possono essere uccisi spiritualmente. L’uomo, oggi, ha trovato dei sotterfugi per trarsi d’impaccio e per non farsi sbranare dal verme che non muore. I suoi trucchi sono quelli di trasformare tutto in arte o di propagare vergognose licenziosità come conquiste di civiltà; così la pornografia è arte e i matrimoni gay, l’aborto, il divorzio spacciati come conquiste… È grottesco, come fa notare Vincenzo Raffa, «sbandierare gli ideali di libertà, di arte, di cultura, di civiltà, di liberazione umana, di progresso e così via, quando altro non c’è che profonda depravazione, sollecitudine alla violazione delle leggi più fondamentali, offesa alla religione, sovvertimento della legittima autorità» (Liturgia festiva). Il tutto diventa ancora più disgustoso e più ripugnante quando «il movente reale è l’impinguamento del proprio portafoglio, l’eliminazione disonesta dell’avver-sario… magari pienamente legittima e fattivamente impegnata al bene comune» (ibidem). Ormai siamo abituati a tutto, ma, come affermava, Erasmo da Rotterdam, «i mali che non si avvertono sono i più pericolosi».
Maria, Madre purissima – “O Maria, vieni e resta nelle nostre famiglie spesso corrose dalla inquietudine, dalle discordie, da ogni genere di peccato; ove l’impudicizia più sfacciata impronta le conversazioni domestiche, la moda, ogni genere di spettacoli (TV, internet, social…). Vieni, o Maria, resta con noi e parlaci di Cristo, del suo Vangelo, della bellezza della virtù. Portaci a Dio: tu sola puoi salvarci” (P. G. Ferrini).
Santo del giorno: 24 Maggio – Beata Vergine Maria Ausiliatrice: La Beata Maria è la Madre della Chiesa ed è l’Ausiliatrice del popolo cristiano nella sua continua lotta per la diffusione del Regno di Dio. È sempre è stata ribadita la presenza mediatrice e soccorritrice della Madonna per chi la invoca, ma l’utilizzo ufficiale del titolo “Auxilium Christianorum”, si ebbe con l’invocazione del grande papa mariano e domenicano san Pio V, che le affidò le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati da secoli dai turchi arrivati fino a Vienna, e che nella grande battaglia navale di Lepanto (1571) affrontarono e vinsero la flotta musulmana. Maria è Madre dell’umanità, ed è sempre pronta ad ascoltare la preghiera dei suoi figli, alacre a consolare e sollecita nell’aiutare.
Preghiamo: Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…