maggio, meditazioni

21 Maggio 2018

21 Maggio 2018 – Lunedì, VII del Tempo Ordinario – Maria Madre della Chiesa (Memoria) – (Gc 3,13-18; Sal 18[19]; Mc 9,14-29) – I Lettura: La sapienza carnale si oppone alla sapienza che «viene dall’alto». La prima conduce a vivere una vita aggiogata alle passioni, ai vizi, alle suggestioni del potere e del denaro. La seconda a vivere secondo la volontà di Dio. Quest’ultima, inoltre, crea nel cuore dell’uomo atteggiamenti e comportamenti capaci di influire positivamente sul mondo esterno, orientandolo decisamente verso Dio. Per questo è importante che il credente domini le passioni, si apra alla potenza della preghiera e ponga attenzione a vivere da vero cristiano. Salmo: “La Chiesa teme tanto più di offendere lo sposo quanto più ardentemente lo ama; e questo amore, anche reso perfetto, non caccia il timore, anzi questo rimane per i secoli dei secoli” (Agostino). Vangelo: I discepoli non sono riusciti a scacciare da un giovane uno spirito muto, e molta folla e alcuni scribi discutevano di questo fatto. Gesù, interpellato dal padre, mette subito le cose in chiaro: l’insuccesso è dovuto alla mancanza di fede. Un rimprovero quello teso ad accendere nei cuori della folla, e in modo particolare nei discepoli, la fede nella sua onnipotenza, tutto si deve addebitare a una mancanza di fede che ha velato gli occhi di tutti, folla, scribi, discepoli, impedendo loro di riconoscere in Gesù l’onnipotenza di Dio che operava in lui. E così, quando il padre del fanciullo indemoniato si apre alla fede avviene la guarigione. Oltre al rimprovero anche una lezione: “Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”.

Credo, Signore; aiuta la mia incredulità – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Riflessione: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Alla richiesta del padre del fanciullo: «Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci!» Gesù risponde con la frase che abbiamo riportato sopra e che fa da tema a questa nostra riflessione. A volte capita che nella preghiera ci rivolgiamo a Dio, sperando che egli possa realizzare le nostre aspettative, le nostre implorazioni. Quella grazia, quella guarigione, quel lavoro, quella provvidenza… se il Signore volesse… se solo potesse… Gesù capovolge il punto di vista e ci lascia intendere che, dato per scontato e per definizione che Dio è l’Onnipotente e che non vuole altro se non il nostro bene, tutto dipende da noi: Dio, che non ha rifiutato per noi il suo Figlio Gesù, insieme a lui ci donerà ogni cosa! (cfr. Rm 8,32). Ma procediamo con ordine: anzitutto è richiesta la fede in Dio. Crediamo davvero che Dio è il Signore? O siamo come quei discepoli che pur essendo con lui sulla barca, temono di morire travolti dall’impeto del mare? (cfr. Mc 4,38). Dobbiamo chiedere con ferma fiducia, come suggerisce san Giacomo: Dio «dona a tutti con semplicità e senza condizioni», tale domanda deve essere però fatta «con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa e agitata dal vento. Un uomo così non pensi di ricevere qualcosa dal Signore: è un indeciso, instabile in tutte le sue azioni» (Gc 1,5-8). Bisogna chiedere nel nome di Gesù (cfr. Gv 14,13-14), unico Mediatore tra Dio e gli uomini (cfr. 1Tm 2,5). E infine, dobbiamo chiedere col desiderio di conformarci sempre alla volontà del Padre (cfr. Mt 26,39).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La perseveranza nella fede – CCC 162: La fede è un dono che Dio fa all’uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti «la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l’hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede» (1Tm 1,18-19). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; essa deve operare «per mezzo della carità» (Gal 5,6), essere sostenuta dalla speranza ed essere radicata nella fede della Chiesa.

Cristo-medico – CCC 1503-1504: La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di ogni genere sono un chiaro segno del fatto che Dio ha visitato il suo popolo e che il regno di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito… Spesso Gesù chiede ai malati di credere. Si serve di segni per guarire: saliva e imposizione delle mani, fango e abluzione. I malati cercano di toccarlo «perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a «toccarci» per guarirci. Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai malati, ma fa sue le loro miserie: «Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie» (Mt 8,17). Non ha guarito però tutti i malati. Le sue guarigioni erano segni della venuta del regno di Dio. Annunciavano una guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la sua pasqua. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé tutto il peso del male e ha tolto il «peccato del mondo» (Gv 1,29), di cui la malattia non è che una conseguenza. Con la sua passione e la sua morte sulla croce, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla sua passione redentrice.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Chi è fisicamente sano, non ha bisogno delle cure dei medici; la buona salute, infatti, non esige l’opera delle medicine. Coloro i quali, invece, sono afflitti da qualche malattia, sono soliti chiamare in aiuto i medici; impugnando come un’arma il soccorso della loro scienza, essi tentano di scacciare, come fossero dei nemici, le malattie dai corpi. La scienza medica, in effetti, è di sollievo per il fisico ed escogita rimedi contro i malanni. Parimenti, coloro che hanno l’anima sana, florida per religiosità, non hanno bisogno del farmaco di nessuna dottrina; al contrario, coloro che professano qualche empio insegnamento e hanno contratto le malattie delle dottrine profane, avendo per di più conseguito, con il trascorrere del tempo, l’assuefazione alla malattia; ebbene, costoro hanno bisogno di molte cure, onde liberarsi da quella sostanza ostile e purificare la propria anima” (Teo-doreto di Ciro).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: 21 Maggio – Maria Madre della Chiesa: “La gioiosa venerazione riservata alla Madre di Dio dalla Chiesa contemporanea, alla luce della riflessione sul mistero di Cristo e sulla sua propria natura, non poteva dimenticare quella figura di Donna (cfr. Gal 4,4), la Vergine Maria, che è Madre di Cristo e insieme Madre della Chiesa. Ciò era già in qualche modo presente nel sentire ecclesiale a partire dalle parole premonitrici di sant’A-gostino e di san Leone Magno. Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando dice che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa. Queste considerazioni derivano dalla divina maternità di Maria e dalla sua intima unione all’opera del Redentore, culminata nell’ora della croce. La Madre infatti, che stava presso la croce (cfr. Gv 19,25), accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero. Premurosa guida della Chiesa nascente, Maria iniziò pertanto la propria missione materna già nel cenacolo, pregando con gli Apostoli in attesa della venuta dello Spirito Santo (cfr. At 1,14). In questo sentire, nel corso dei secoli, la pietà cristiana ha onorato Maria con i titoli, in qualche modo equivalenti, di Madre dei discepoli, dei fedeli, dei credenti, di tutti coloro che rinascono in Cristo e anche di “Madre della Chiesa”, come appare in testi di autori spirituali e pure del magistero di Benedetto XIV e Leone XIII.

Da ciò chiaramente risulta su quale fondamento il beato papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima», e stabilì che «l’intero popolo cristiano rendesse sempre più onore alla Madre di Dio con questo soavissimo nome». La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980) e pubblicò altri formulari nella raccolta di messe della beata Vergine Maria (1986); ad alcune nazioni, diocesi e famiglie religiose che ne facevano richiesta, concesse di aggiungere questa celebrazione nel loro Calendario particolare. Il Sommo Pontefice Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei Pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia iscritta nel Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste e celebrata ogni anno“ (Card. Robert. Sarah).

Preghiamo: Dio Padre di misericordia, il tuo unico Figlio, morente sulla croce, ha dato a noi come madre nostra la sua stessa madre, a beata Vergine Maria; fa’ che, sorretta dal suo amore, la tua Chiesa, sempre più feconda nello Spirito, esulti per la santità dei suoi figli e riunisca tutti i popoli del mondo in un’unica famiglia. Per il nostro Signore Ge

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