17 Maggio 2018 – Giovedì, VII di Pasqua – (At 22,30; 23,6-11; Sal 15[16]; Gv 17,20-26) – I Lettura: Il comandante della coorte vuole veramente conoscere il motivo secondo il quale Paolo è stato arrestato, vuole vagliare se si trova in carcere per validi motivi. Questo non fu possibile perché il sinedrio era composto da Farisei e sadducèi. Paolo, orientando il discorso sulla risurrezione di Gesù, fece nascere una disputa fra le due fazioni. I Farisei credevano in una forma di risurrezione mentre i sadducèi no. Non riuscirono a giudicare se Paolo fosse innocente o meno con la conseguenza che rimase prigioniero. Salmo: “Il Signore ci ispira questa preghiera per ottenere la pazienza e la costanza nell’obbe-dienza, affinché ci venga restituito, grazie all’obbedienza, ciò che i nostri progenitori avevano perso… Come nessuno può dire Gesù è Signore, se non nello Spirito Santo (1Cor 12,3), così solo chi si sottomette completamente a Dio può dire degnamente: Mio Signore sei tu” (Beda). Vangelo: “L’unione dei cristiani col signore Gesù è motivo dell’unità tra loro. Questa unità della chiesa arreca benefici, in definitiva, a tutta l’umanità, poiché, essendo la chiesa una e unica, essa appare quale segno innalzato al cospetto dei popoli per invitarli a credere in Cristo Gesù, l’inviato divino venuto a salvare tutti gli uomini. La Chiesa continua nel mondo questa missione salvifica in forza della sua unione con Cristo. Perciò chiama tutti a inserirsi nella sua unità, di modo che, tramite essa, possano partecipare all’unione con Cristo e con il Padre ” (Bibbia di Navarra).
Siano perfetti nell’unità – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria, che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Riflessione: «La gloria, che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa». La preghiera di Gesù al Padre si concentra sul dono della comunione tra noi, suoi fratelli. Non è una comunione che si innalza dal basso, dalle nostre persone, ma è frutto della gloria di Dio che Cristo ha ricevuto e donato a ciascuno di noi. “L’unità dei discepoli è vista come un dono: non è da costruire, ma da accogliere e custodire. Anche se noi siamo infedeli, l’amore e l’alleanza di Dio non vengono mai meno. La divisione tra i cristiani è il grande peccato: l’uccisione del corpo di Cristo… Il nostro essere «uno» nell’amore – l’unione d’amore è sempre nella distinzione, mai nella soppressione dell’altro – rivela al mondo il nome di Dio come Padre e compie il suo disegno di salvezza. Questo è ostacolato dalle nostre divisioni. Il diavolo, divisore per definizione, ha da sempre cercato di dividere gli uomini. Il suo metodo usuale è unire «contro» qualcuno, straniero o eretico, cattivo o diverso. Comunione e distinzione si oppongono a divisione e confusione, come la vita alla morte… Diceva un uomo saggio che la Chiesa non è fatta di mattoni, possibilmente della stessa argilla e di uguale cottura. È fatta di «pietre vive» (1Pt 2,5), tutte diverse; ognuna è presa com’è e lavorata per essere posta accanto alle altre” (Silvano Fausti).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Non prego solo per questi – Giovanni Paolo II (Omelia, 28 Maggio 1995): Alla vigilia della sua passione, durante l’Ultima Cena con gli Apostoli, nella quale istituì l’Eucarestia, il Signore pronunciò le parole che leggiamo nell’odierno Vangelo: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato” (Gv 17,20-21). Nell’imminenza degli eventi pasquali Gesù rivela apertamente il mistero della sua divinità, della sua unità con il Padre: il Padre è nel Figlio, e il Figlio è nel Padre, nell’unità divina. Facendosi uomo, il Figlio è venuto nel mondo per attirare gli uomini e introdurli in questa unità. “Padre giusto – dice Cristo – il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. Ed io ho fatto conoscere il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi ed io in loro” (Gv 17,25-26). Questo amore riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo fa sì che diventiamo partecipi della vita di Dio, vita che Cristo è venuto a portarci in dono, per farcene partecipi. Tale partecipazione alla vita divina, la Grazia santificante, è fonte e fondamento della santità dell’uomo.
Non prego solo per questi, ma anche per quelli… – Patriarca mons. Francesco Moraglia (Omelia, 5 Giugno 2014): Gesù parla con grande affetto e tenerezza. Nulla è lasciato al caso; tutto è soppesato; tutto è detto con carità e verità. Gesù chiede al Padre di custodire i discepoli. Essi non dovranno fuggire dal mondo ma dovranno testimoniare e il processo contro Gesù continuerà proprio nei loro confronti; essi dovranno rimanere nella comunione del Padre e del Figlio con carità e verità. Verità e carità, nel Vangelo, non possono esser separate: insieme stanno, insieme cadono. Costituiscono un binomio inscindibile: la verità senza la carità non è la verità cristiana, mentre la carità senza la verità non è più la carità di Cristo. Le scorciatoie non sono praticabili; enfatizzare l’una a scapito dell’altra è comodo e ci rende graditi ma ci porta fuori del Vangelo.
Ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 17 Marzo 1999): Negli eventi della storia della salvezza si rivela sempre più l’iniziativa del Padre, che con la sua azione interiore apre il cuore dei credenti ad accogliere il Figlio incarnato. Conoscendo Gesù essi potranno conoscere anche Lui, il Padre. È quanto insegna Gesù stesso rispondendo a Tommaso: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre” (Gv 14,7, cfr. vv. 7-10). Bisogna dunque credere in Gesù e guardare a lui, luce del mondo, per non rimanere nelle tenebre dell’ignoranza (cfr. Gv 12,44-46) e per conoscere che la sua dottrina viene da Dio (cfr. Gv 7,17s.).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Nessuno inganni i fratelli con la menzogna, nessuno corrompa la loro fede nella verità con perfida prevaricazione! […] la Chiesa è unica, e si propaga in una moltitudine vastissima per la sua feconda prolificità, proprio come i raggi del sole sono molti, ma lo splendore è unico; i rami degli alberi sono molti, ma unico è il tronco saldamente attaccato alla radice, e come dalla sorgente unica defluiscono molti ruscelli e quantunque sembri che una numerosa copia di acqua largamente si diffonda, tuttavia essa conserva alla sua origine l’unità. Dalla massa del sole togli un raggio: l’unità della luce non ammette divisione; dall’albero stacca un ramo: il ramo non potrà più germogliare; dalla fonte isola un ruscello: questo subito seccherà. Così, anche la Chiesa del Signore diffonde luce per tutta la terra, dappertutto fa giungere i suoi raggi; tuttavia unico è lo splendore che dappertutto essa diffonde, né si scinde l’unità del corpo. Estende i suoi rami frondosi per tutta la terra, riversa in ogni direzione le sue acque in piena; ma unico è il principio, unica è l’origine, unica è la madre ricca di frutti e feconda. Dal suo grembo nasciamo, dal suo latte siamo nutriti, dal suo spirito siamo vivificati” (Cipriano di Cartagine).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: I Giudei instancabili nel perseguitare la giovane fede cristiana sono riusciti a mettere in catene l’apostolo Paolo. Il comandante della coorte volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Palo veniva accusato dai Giudei, fa comparire l’Apostolo dinanzi al Sinedrio. Paolo gioca d’astuzia, sa che l’assem-blea è composta dalla setta dei farisei, i quali credevano nella risurrezione, e dalla setta dei sadducei che la negavano. Prendendo spunto da questa divisone, Paolo, ad alta voce, proclama che si trova in catene a motivo della speranza nella risurrezione dei morti. L’assemblea si divide, i farisei sono dalla parte di Paolo, i sadducei urlano e strepitano e il comandante della coorte fa tradurre in carcere Paolo temendo per la sua vita. Ma tutto si svolge secondo le esigenze di un piano divino, e così di notte Gesù, in una visione, fa intendere a Paolo che ormai sono maturi i tempi per cui egli vada a testimoniare la fede a Roma. L’obiettivo perseguito dalla Provvidenza divina era proprio quello di raggiungere la città eterna, dalla capitale dell’immenso impero romano la fede cristiana doveva propagarsi fino agli estremi confini della terra. Paolo ormai sa investigare i progetti di Dio, sa che i suoi passi sono guidati dallo Spirito Santo, e sa che tutto è “già stato preordinato” dalla infinita sapienza di Dio, Paolo ascolta, comprende, accetta e si abbandona alla volontà di Dio.
Maria, Madre dell’unità – “Il Rosario è preghiera particolarmente opportuna a perorare presso di lei la causa dell’unità. Questa è la missione propria della sua maternità spirituale. Infatti Maria non partorì coloro che appartengono a Gesù Cristo, né poteva partorirli, se non nell’unità della fede e dell’amore di lui. È pertanto necessario che tutti coloro che la malvagità degli eventi ha separato da tale unità siano nuovamente generati a Cristo dalla stessa madre che è stata resa feconda da Dio di santa prole. Ella non desidera altro più ardentemente di questo; perciò, confortata dalle corone da noi intessute di questa preghiera tanto gradita, otterrà per loro in abbondanza gli aiuti dello Spirito vivificante” (Leone XIII, Adiutricem populi).
Santo del giorno: 17 Maggio – San Pasquale Baylon, Religioso dei Frati Minori: “Nacque il 16 maggio 1540, nel giorno di Pentecoste, a Torre Hermosa, in Aragona. Di umili origini, sin da piccolo venne avviato al pascolo delle greggi. Durante il lavoro si isolava spesso per pregare. A 18 anni chiese di essere ammesso nel convento dei francescani Alcantarini di Santa Maria di Loreto, da cui venne respinto, forse per la giovane età. Tuttavia non si perse d’animo, venendo ammesso al noviziato il 2 febbraio 1564. L’anno successivo, emise la solenne professione come «fratello laico» non sentendosi degno del sacerdozio. Nel 1576 il ministro provinciale gli affidò il compito, estremamente pericoloso, di portare documenti importanti a Parigi, rischiando di essere ucciso dai calvinisti. L’impegno venne comunque assolto in modo proficuo. Tutta la sua vita fu caratterizzata da un profondo amore per l’Eucaristia che gli valse il titolo di «teologo dell’Eucaristia». Fu anche autore di un libro sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino. Morì nel convento di Villa Real, presso Valencia il 17 maggio 1592, domenica di Pentecoste. Fu canonizzato da Alessandro VIII nel 1690. Nel 1897 Leone XIII lo proclamò patrono dei Congressi eucaristici” (Avvenire).
Preghiamo: Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare al tuo disegno di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…