16 Maggio 2018 – Mercoledì, VII di Pasqua – (At 20,28-38; Sal 67[68]; Gv 17,11b-19) – I Lettura: Paolo spiega agli anziani la sua preoccupazione nell’insistere sul vigilare e custodire se stessi e il gregge che gli è affidato. È consapevole che, dopo che lui andrà via, verranno fra loro persone che cercheranno di distogliere dalla verità rivelata, diffondendo false dottrine. Per contrastare tale tentazione Paolo raccomanda di fare memoria del suo esempio e dei suoi ammonimenti. Salmo: “Profezia dell’ascensione: come il sole tramonta a occidente e risorge a oriente così il Signore risale dagli inferi e ascende nel più alto dei cieli. La sua voce potente è la voce che farà risorgere tutti i morti. Al suo comando, questi risorgeranno” (Atanasio). Vangelo: Gesù prega per i suoi discepoli perché siano “una cosa sola” come il Figlio è una cosa sola con il Padre (Gv 10,30), prega il Padre perché i credenti abbiano in se stessi la pienezza della sua gioia e perché siano custoditi dal Maligno. Gesù chiede al Padre che i suoi discepoli siano consacrati nella verità, e conoscano la gioia del mandato missionario. Infine, Gesù per loro consacra se stesso: “Gesù si santifica presentandosi davanti al Padre per essere uno con lui, e davanti agli uomini come la rivelazione perfetta. Domanda che i suoi discepoli vivano nella verità di Dio, santificati dalla fede nel Padre che egli ha rivelato” (Bibbia di Gerusalemme).
Siano una cosa sola, come noi – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, [Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Riflessione: «Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno». L’ultima parte del Catechismo della Chiesa Cattolica è dedicata al commento della preghiera insegnataci da Gesù: il Padre nostro. L’ultima delle “sette domande”, contenute nella preghiera del Signore, è dedicata proprio alla richiesta di essere custoditi e liberati dal Maligno. Non si tratta semplicemente del male, cioè dei malanni, delle sfortune, delle malattie o di chissà quali avverse situazioni. E per far capire ancor meglio che si tratta non di una assenza di bene, ma di una presenza nefasta, si è volutamente mettere la parola Male con l’iniziale maiuscola, ad indicare una persona ben precisa: il diavolo! Così troviamo anche nella preghiera di Gesù riportata oggi dal Vangelo della Liturgia, brano che è contenuto anche nel Catechismo che così afferma: “L’ultima domanda al Padre nostro si trova anche nella preghiera di Gesù: «Non chiedo che Tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal Maligno» (Gv 17,15). Riguarda ognuno di noi personalmente; però siamo sempre noi a pregare, in comunione con tutta la Chiesa e per la liberazione dell’intera famiglia umana (…). In questa richiesta, il Male non è un’astrazione; indica invece una persona: Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù – Benedetto XVI (Udienza Generale, 25 Gennaio 2012): «Possiamo dire che nella preghiera sacerdotale di Gesù si compie l’istituzione della Chiesa… Proprio qui, nell’atto dell’ultima cena, Gesù crea la Chiesa. Perché, che altro è la Chiesa se non la comunità dei discepoli che, mediante la fede in Gesù Cristo come inviato del Padre, riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di Gesù di salvare il mondo conducendolo alla conoscenza di Dio? Qui troviamo realmente una vera definizione della Chiesa. La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù. E questa preghiera non è soltanto parola: è l’atto in cui egli «consacra» se stesso e cioè «si sacrifica» per la vita del mondo (cfr. Gesù di Nazaret, II, 117s). Gesù prega perché i suoi discepoli siano una cosa sola. In forza di tale unità, ricevuta e custodita, la Chiesa può camminare «nel mondo» senza essere «del mondo» (cfr. Gv 17,16) e vivere la missione affidatale perché il mondo creda nel Figlio e nel Padre che lo ha mandato. La Chiesa diventa allora il luogo in cui continua la missione stessa di Cristo: condurre il «mondo» fuori dall’alienazione dell’uomo da Dio e da se stesso, fuori dal peccato, affinché ritorni ad essere il mondo di Dio.
Benedetto XVI (Omelia, 1 Aprile 2010): La richiesta più nota della Preghiera sacerdotale è la richiesta dell’unità per i discepoli, per quelli di allora e quelli futuri (cfr vv. 11 e 13). Che cosa chiede precisamente qui il Signore? Innanzitutto, Egli prega per i discepoli di quel tempo e di tutti i tempi futuri. Guarda in avanti verso l’ampiezza della storia futura. Vede i pericoli di essa e raccomanda questa comunità al cuore del Padre. Egli chiede al Padre la Chiesa e la sua unità. È stato detto che nel Vangelo di Giovanni la Chiesa non compare. Qui, invece, essa appare nelle sue caratteristiche essenziali: come la comunità dei discepoli che, mediante la parola apostolica, credono in Gesù Cristo e così diventano una cosa sola. Gesù implora la Chiesa come una ed apostolica. Così questa preghiera è propriamente un atto fondante della Chiesa. Il Signore chiede la Chiesa al Padre. Essa nasce dalla preghiera di Gesù e mediante l’annuncio degli Apostoli, che fanno conoscere il nome di Dio e introducono gli uomini nella comunione di amore con Dio. Gesù chiede dunque che l’annuncio dei discepoli prosegua lungo i tempi; che tale annuncio raccolga uomini i quali, in base ad esso, riconoscono Dio e il suo Inviato, il Figlio Gesù Cristo. Egli prega affinché gli uomini siano condotti alla fede e, mediante la fede, all’amore. Egli chiede al Padre che questi credenti “siano in noi” (v. 21); che vivano, cioè, nell’inte-riore comunione con Dio e con Gesù Cristo e che da questo essere interiormente nella comunione con Dio si crei l’unità visibile. Due volte il Signore dice che questa unità dovrebbe far sì che il mondo creda alla missione di Gesù. Deve quindi essere un’unità che si possa vedere – un’unità che vada tanto al di là di ciò che solitamente è possibile tra gli uomini, da diventare un segno per il mondo ed accreditare la missione di Gesù Cristo.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Perché arrivassimo all’unità con Dio e tra noi – fino ad essere uno solo, pur restando distinti gli uni dagli altri nel corpo e nell’anima – il Figlio di Dio ha escogitato un mezzo concepito dalla sapienza e dal consiglio del Padre che gli appartengono. Benedice quelli che credono in lui facendoli misticamente partecipi di un solo corpo, il suo. Li incorpora così a sé e gli uni agli altri. Chi separerà quelli che sono stati uniti da questo santo corpo nell’unità di Cristo, o li allontanerà da quella unione di natura che hanno tra loro? Infatti se abbiamo parte a un solo pane, noi diveniamo tutti un solo corpo [1Cor 10,17]. Cristo non può essere diviso. Per questo, sia la Chiesa che noi, sue membra diverse, siamo chiamati corpo di Cristo secondo l’espressione di san Paolo [cfr. Ef 5,30]. Siamo tutti riuniti all’unico Cristo per mezzo del suo santo corpo; e poiché lo riceviamo da lui, uno e indivisibile nei nostri corpi, è a lui più che a noi stessi che le nostre membra si uniscono… Per l’unità nello Spirito la nostra riflessione sarà uguale, e diremo che avendo ricevuto tutti un solo e medesimo Spirito, lo Spirito Santo, siamo in qualche modo mescolati gli uni agli altri e a Dio. Infatti, benché formiamo una moltitudine di individui e Cristo stabilisca in ciascuno di noi lo Spirito del Padre e suo, non c’è tuttavia che un solo Spirito indivisibile che unisce in lui i singoli spiriti, distinti tra loro per la loro esistenza individuale, facendoli essere per così dire un solo spirito in lui. Come la potenza della santa carne [di Cristo] unifica in un solo corpo coloro nei quali è entrata, così lo Spirito di Dio, uno e indivisibile, abita in tutti e ci unisce tutti in una unità spirituale. Da ciò questo appello di san Paolo: Con tutta umiltà e mansuetudine, con longanimità, sopportatevi gli uni gli altri caritatevolmente; studiate di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace. C’è un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti, opera in tutti ed è in tutti [Ef 4,2-6]. Se l’unico Spirito abita in noi, il Dio unico, Padre di tutti, sarà in noi e condurrà, per mezzo del Figlio suo all’unità vicendevole e all’unione con lui tutti quelli che partecipano dello Spirito» (Cirillo di Alessandria).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Maria, la Donna vincitrice sul Maligno – “La vittoria sul principe del mondo (Gv 14,30) è conseguita, una volta per tutte, nell’Ora in cui Gesù si consegna liberamente alla morte per darci la sua Vita. Avviene allora il giudizio di questo mondo e il principe di questo mondo è gettato fuori (Gv 12,31). Si avventa contro la Donna, (cfr. Ap 12,13-16) ma non la può ghermire: la nuova Eva, piena di grazia dello Spirito Santo, è preservata dal peccato e dalla corruzione della morte” (CCC 2850-2853).
Santo del giorno: 16 Maggio – San Simone Stock: «Per quanto risulti dalle “notizie” più antiche, Simone Stock fu un Priore Generale inglese, venerato per la sua santità, e morto verso il 1265 a Bordeaux in Francia. Dopo la sua morte, i pellegrini che visitarono la sua tomba hanno registrato i suoi miracoli, dando così nel sec. XIV inizio ad un culto locale. Verso il sec. XV, nei Paesi Bassi, emerse una leggenda circa un certo “San Simone” che aveva avuto una visione della Nostra Signora, nella quale Lei gli appariva con lo scapolare promettendogli: “Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo”. In pochi anni, i due racconti furono uniti e a Simone Stock, il Priore Generale, fu accreditata la visione della Nostra Signora. Il nuovo racconto fu rapidamente elaborato con dettagli biografici immaginari circa la vita di Simone, come la sua nascita a Kent in Inghilterra, la sua vita eremitica vissuta in un tronco di un albero, e la composizione del Flos Carmeli (un inno carmelitano molto bello alla Nostra Signora che in realtà era noto già nel sec. XIV, e dunque prima della leggenda). Il culto verso San Simone Stock e la devozione allo scapolare si diffusero rapidamente nei sec. XV – XVI e numerosi fedeli furono iscritti allo Scapolare. Lungo i secoli, pittori da tutto il mondo tradussero in immagine il racconto della visione dello scapolare, opere d’arte che si trovano in tutte le chiese carmelitane dell’Ordine. Nel sec. XVI, il culto a San Simone Stock fu inserito nel calendario liturgico di tutto l’Ordine. La sua festa si celebrava comunemente il 16 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II, che tolse questa celebrazione dalla riforma del calendario liturgico, è stata di recente riammessa. Sebbene la storicità della visione dello scapolare non sia attendibile, lo stesso scapolare è rimasto per tutti i Carmelitani un segno della protezione materna di Maria e dell’impegno proprio di seguire Gesù come sua Madre, modello perfetto di tutti i suoi discepoli” (Anthony Cilia).
Preghiamo: Padre misericordioso, fa’ che la tua Chiesa, riunita dallo Spirito Santo, ti serva con piena dedizione e formi in te un cuore solo e un’anima sola. Per il nostro Signore Gesù Cristo…