12 Maggio 2018 – Sabato, VI di Pasqua – (At 18,23-28; Sal 46[47]; Gv 16,23b-28) – I Lettura: Apollo è un apostolo giudeo convertito del I secolo, nativo di Alessandria d’Egitto, persona colta, buon conoscitore delle scritture. Prima del suo arrivo a Èfeso conosceva l’annuncio di Cristo ma non conosceva il battesimo di Cristo, aveva fatto esperienza solo di quello penitenziale di Giovanni. Aquila e Priscilla lo presero con sé e gli esposero con maggior precisione la dottrina cristiana. In Acàia predicò coraggiosamente il Vangelo ai Giudei, insegnando che Gesù è il Cristo. Salmo: “Salmeg-giare con intelligenza è agire rettamente e, per queste opere rette, voler piacere a Dio solo. La ripetizione di salmeggiate infonde gioia” (Rufino). Vangelo: Il nome di Gesù è la via sicura per raggiungere il cuore del Padre: “In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà”. Il frutto più bello della preghiera è la gioia, perché per mezzo della preghiera il discepolo di Gesù contempla il volto del Padre, scruta il suo cuore amabile, e riposa tra le braccia della Misericordia, attendendo tutto dal suo amore provvidente.
Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Riflessione: «Il Padre… vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio». La vera gioia, ogni beatitudine e pienezza, ci viene dalla fede in Cristo Gesù. Quando ascoltiamo e mettiamo in pratica la sua Parola siamo raggiunti dall’amore del Padre. Quando crediamo in Cristo e con fiducia ci abbandoniamo in lui, siamo abbracciati dalla tenerezza del Padre. Dall’eternità e nell’eternità Dio Padre ama il Figlio di un amore unico e immutabile. Questo eterno e divino amore, viene riversato nella creazione in quanto opera del Figlio: tutto, infatti, è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste (Gv 1,3). Dio Padre ci ama nel Figlio perché in lui anche noi siamo resi figli. Ed egli ha riversato il suo amore sopra ciascuno di noi, per mezzo dello Spirito Santo che in noi grida: Abbà, Padre! (cfr. Gal 4,6): «l’amore di Dio, infatti, è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Il Padre ci ama, perché noi amiamo il Figlio. Il Padre ci ama perché nello Spirito Santo siamo resi immagine del Figlio. Come afferma san Paolo: «E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18). Lo sguardo del Padre è attratto dal Figlio: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (Mt 17,5). E lo sguardo del Padre si poggia su chi si fa mite e umile di cuore, come il Figlio (cfr. Mt 11,29): «Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito. Su chi teme la mia Parola» (Is 66,2).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Priscilla e Aquila – Familiaris Consortio 54: Come già agli albori del cristianesimo Aquila e Priscilla si presentavano come coppia missionaria (cfr. At 18; Rm 16,3s.), così oggi la Chiesa testimonia la sua incessante novità e fioritura con la presenza di coniugi e di famiglie cristiane che, almeno per un certo periodo di tempo, vanno nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo l’uomo con l’amore di Gesù Cristo. Le famiglie cristiane portano un particolare contributo alla causa missionaria della Chiesa coltivando le vocazioni missionarie in mezzo ai loro figli e figlie (cfr. AGD 39) e, più generalmente, con un’opera educativa che fa “disporre i loro figli, fin dalla giovinezza, a riconoscere l’amore di Dio verso tutti gli uomini” (AA 30).
Priscilla ed Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio – Christifideles Laici 35: La Chiesa, mentre avverte e vive l’urgenza attuale di una nuova evangelizzazione, non può sottrarsi alla missione permanente di portare il Vangelo a quanti – e sono milioni e milioni di uomini e donne – ancora non conoscono Cristo redentore dell’uomo. È questo il compito più specificamente missionario che Gesù ha affidato e quotidianamente riaffida alla sua Chiesa. L’opera dei fedeli laici, che peraltro non è mai mancata in questo ambito, si rivela oggi sempre più necessaria e preziosa. In realtà, il comando del Signore “Andate in tutto il mondo” continua a trovare molti laici generosi, pronti a lasciare il loro ambiente di vita, il loro lavoro, la loro regione o patria per recarsi, almeno per un determinato tempo, in zone di missione. Anche coppie di sposi cristiani, a imitazione di Aquila e Priscilla (cfr. At 18; Rm 16,3s.s), vanno offrendo una confortante testimonianza di amore appassionato a Cristo e alla Chiesa mediante la loro presenza operosa nelle terre di missione. Autentica presenza missionaria è anche quella di coloro che, vivendo per vari motivi in Paesi o ambienti dove la Chiesa non è ancora stabilita, testimoniano la loro fede. Ma il problema missionario si presenta attualmente alla Chiesa con un’ampiezza e con una gravità tali che solo un’assunzione veramente solidale di responsabilità da parte di tutti i membri della Chiesa, sia come singoli sia come comunità, può far sperare in una risposta più efficace.