7 Maggio 2018 – Lunedì, VI di Pasqua – (At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4a) – I Lettura: La vita delle prime comunità cristiane va diffondendosi fino a raggiungere le terre più lontane. Ed è per l’appunto in Europa che nasce una nuova comunità cristiana grazie alla presenza di Lidia, una donna credente, commerciante di porpora. Ancora una volta la novità portata avanti da Gesù si manifesta con la sua forza dirompente: la nuova chiesa abbandona le sinagoghe e diffonde la Buona Novella nelle case, anche in quelle di donne, come testimonia il brano evangelico di oggi. Salmo: “Il motivo di questo cantico nuovo è che Dio si compiace del suo popolo. Tutta la creazione era buona (Gen 1,25: E Dio vide che era cosa buona), ma l’uomo, creato buono e a immagine di Dio, aveva peccato. È stato riconciliato dal sangue del Cristo e per questo Dio può compiacersi in lui” (Ilario). Vangelo: Gesù mette in guardia gli apostoli dalle prove che li attendono, perché la loro fede non sia scossa (cfr. Gv 13,19). Sarà lo Spirito Santo a dare testimonianza di Gesù, e darà forza e coraggio agli Apostoli perché possano essere impavidi testimoni di Gesù risorto, e annunciare francamente e liberamente il Vangelo.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Riflessione: «Lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me». La Liturgia di questi giorni ci permette di riflettere sullo Spirito Santo, di vedere le sue operazioni in noi e la sua opera di santificazione. Ma chi è lo Spirito Santo? È forse una forza, un’energia o è molto di più? Rispondiamo senza esitazioni: è infinitamente di più! Lo Spirito Santo è la terza persona della Santissima Trinità. È dunque Dio con il Padre e il Figlio; Dio come il Padre e come il Figlio. Così afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Lo Spirito Santo è all’opera con il Padre e il Figlio dall’inizio al compimento del disegno della nostra salvezza. Tuttavia è solo negli ultimi tempi, inaugurati con l’Incarnazione redentrice del Figlio, che egli viene rivelato e donato, riconosciuto e accolto come Persona. Allora questo disegno divino, compiuto in Cristo, Primogenito e Capo della nuova creazione, potrà realizzarsi nell’umanità con l’effusione dello Spirito: la Chiesa, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna”. E ancora: “Colui che il Padre «ha mandato nei nostri cuori, lo Spirito del suo Figlio» (Gal 4,6) è realmente Dio. Consustanziale al Padre e al Figlio, ne è inseparabile, tanto nella vita intima della Trinità quanto nel suo dono d’amore per il mondo. Ma adorando la Trinità Santa, vivificante, consustanziale e indivisibile, la fede della Chiesa professa anche la distinzione delle Persone. Quando il Padre invia il suo Verbo, invia sempre il suo Soffio: missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili. Certo, è Cristo che appare, egli, l’Immagine visibile del Dio invisibile, ma è lo Spirito Santo che lo rivela” (CCC 686.689).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia – CCC 1252: L’usanza di battezzare i bambini è una tradizione della Chiesa da tempo immemorabile. Essa è esplicitamente attestata fin dal secondo secolo. È tuttavia probabile che, fin dagli inizi della predicazione apostolica, quando “famiglie” intere hanno ricevuto il Battesimo (At 16,15.33; 18,8; 1Cor 1,16), siano stati battezzati anche i bambini.
La famiglia cristiana – CCC 1657: È qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, “con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e l’operosa carità”. Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e “una scuola di umanità più ricca”. È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l’amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l’offerta della propria vita.
Gli appellativi dello Spirito Santo – CCC 692-693: Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama “Paraclito”, letteralmente: “Colui che è chiamato vicino”, “ad-vocatus” (Gv 14,16). “Paraclito” viene abitualmente tradotto “Consolatore”, essendo Gesù il primo consolatore. Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo “Spirito di verità” (Gv 16,13). Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: «Spirito […] promesso» (Ef 1,13; Gal 3,14), «Spirito da figli adottivi» (Rm 8,15; Gal 4,6), «Spirito di Cristo» (Rm 8,9), «Spirito del Signore» (2Cor 3,17), «Spirito di Dio» (Rm 8,9.14; 15,19; 1Cor 6,11; 7,40) e, in san Pietro, «Spirito della gloria» (1Pt 4,14).
Lo Spirito Santo dimora nella Chiesa e nel cuore dei fedeli come in un tempio – Lumen Gentium 4: Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cfr. Gv 17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa e affinché i credenti avessero così attraverso Cristo accesso al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2,18). Questi è lo Spirito che dà la vita, una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna (cfr. Gv 4,14; 7,38-39); per mezzo suo il Padre ridà la vita agli uomini, morti per il peccato, finché un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (cfr. Rm 8,10-11). Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr. 1Cor 3,16; 6,19) e in essi prega e rende testimonianza della loro condizione di figli di Dio per adozione (cfr. Gal 4,6; Rm 8,15-16; 8,26). Egli introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef 4,11-12; 1Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Poiché lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù: «Vieni» (cfr. Ap 22,17). Così la Chiesa universale si presenta come «un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Poiché in lui non vi era peccato, Cristo volle in qualche modo morire al peccato, morendo nella carne in cui vi era la somiglianza del peccato. Pur non essendo egli mai vissuto secondo l’antico peccato, volle suggellare con la sua risurrezione la nostra vita nuova, risorgente dall’antica morte per la quale eravamo morti nel peccato. Ed è questa la virtù del grande sacramento del battesimo che si celebra tra di noi: quanti partecipano a tale grazia muoiono al peccato, precisamente come asseriamo che Cristo è morto al peccato, essendo morto nella carne, cioè nell’immagine del peccato. E parimenti hanno vita rinascendo dal sacro lavacro – come Cristo la ebbe risorgendo dal sepolcro – qualunque sia l’età del loro corpo. Dal bimbo infatti appena nato fino al vecchio decrepito, come non vi è nessuno cui si possa rifiutare il battesimo, così non vi è nessuno che nel battesimo non muoia al peccato; ma i bambini muoiono solo al peccato originale, gli adulti invece anche a tutti quei peccati che, vivendo male, aggiunsero a quello contratto nascendo” (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio – Quanto siano vere queste parole, lo rivela in modo particolare la vita del rabbino Paolo di Tarso: un persecutore che si cangerà in perseguitato, sedotto dal Vivente sulla via di Damasco. Subito dopo quell’incontro pieno di luce abbacinante, sarà lo stesso Gesù a tratteggiare la sua futura vita apostolica: «Sarai per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io ti mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome» (cfr. At 9,15-16). Una profezia che ricorrerà spesso nelle riflessioni dell’Apostolo: «Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni» (At 20,22-23). E che lo Spirito Santo non gli abbia mentito basta leggere alcuni brani della prima e della seconda lettera ai Corinzi (cfr. 1Cor 4,9-13; 2Cor 4,8-12; 6,4-10; 11,23-33). Questi sunti non sono freddi resoconti di fatiche, diari di viaggi fatti per terra e per mare, difficoltà apostoliche, ma sale versato su ferite sanguinanti aperte e non cicatrizzate. Non sono «esagerazione poetica! Purtroppo è la prosa di ogni giorno: “fame e sete”, freddo, “percosse”, vagabondaggio all’addiaccio, sempre braccati da nemici implacabili, “lavoro” affaticante per procacciarsi di che ingannare l’inedia da fame che divora il proprio corpo […]. Tutto ciò però non riesce a piegare la grandezza spirituale e la serenità degli Apostoli di Cristo: pur in mezzo alle persecuzioni e alle calunnie, hanno ancora l’animo di “benedire” e di “consolare”» (Settimio Cipriani). Ed è a motivo di queste esperienze che sgorgò nel cuore e nella mente dell’apostolo Paolo la convinzione che «tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2Tm 3,12). Una convinzione che in duemila anni di storia cristiana non è mai stata smentita. La sofferenza è l’unica realtà propria che si può offrire a Dio e della quale solamente, e di null’altro ci si può gloriare: «Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,14)
Maria, Santuario dello Spirito Santo – “O Maria, che allo Spirito Santo sempre lasciasti il governo e la direzione della tua mente, del tuo cuore e delle tue azioni, facci ben intendere quanto sono felici e come corrono per la via della perfezione quelle anime che si lasciano governare dal Santo Spirito, che lo pregano, lo onorano, lo obbediscono e sottomettono in ogni cosa il proprio spirito allo Spirito di Dio” (B. Elena Guerra).
Santo del giorno: 7 Maggio – Sant’Agostino Roscelli Sacerdote, Fondatore: “Di famiglia molto povera, Agostino Roscelli nasce a Casarza Ligure, nel Levante ligure, il 27 luglio 1818 e viene battezzato lo stesso giorno perché si teme per la sua vita. Dopo avere studiato col parroco nel 1835 si trasferisce a Genova per prepararsi al sacerdozio e viene ordinato prete il 19 settembre 1846. Diventa confessore in San Martino d’Albaro e poi inizia a dedicarsi ai carcerati, ai neonati e alle ragazze madri. L’impegno verso queste giovani gli fa venire l’idea di dar vita ad una congregazione dedicata a loro e, sostenuto da alcune donne penitenti che gli offrono collaborazione per aiutare le tante ragazze bisognose, dopo avere ottenuto il benestare di Pio IX, il 15 ottobre 1876, realizza il suo sogno creando la Congregazione delle Figlie dell’Immacolata. E il 22 ottobre consegna l’abito religioso alle prime Figlie. Muore a Genova il 7 maggio 1902” (Avvenire).
Preghiamo: Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo…