Liturgia, maggio

6 Maggio 2018 – VI Domenica di Pasqua (B)

Antifona d’ingresso

Con voce di giubilo date il grande annunzio, fatelo giungere ai confini del mondo: il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia. (cfr. Is 48,20).

Colletta

Dio onnipotente, fa’ che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa’ che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura  At 10,25-26.34-35.44-48 

Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo.

Il discorso di Pietro a casa di Cornelio ha un effetto immediato: un grande cambiamento non solo nel padrone di casa, ma anche in Pietro. Non appena questi finisce di parlare, lo Spirito Santo discende sui presenti. A questa scena assistono alcuni giudeo-cristiani di Giaffa, i quali si meravigliano che lo Spirito Santo discenda anche su dei gentili, come si poteva costatare dal fatto che parlavano in lingue e glorificavano Dio.

Dagli Atti degli Apostoli

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.   Parola di Dio.

Salmo Responsoriale     Dal Salmo 97 (98)

«La promessa fatta ad Abramo: In te saranno benedette tutte le genti (Gen 12,3), è confermata dall’evento. La sua misericordia si è realizzata. I patriarchi e Davide sapevano che il Cristo sarebbe nato da loro e ci avrebbe salvati. Tutti i confini della terra hanno visto il Salvatore del nostro Dio, perché il Vangelo è stato diffuso per tutta la terra» (Eusebio).

Rit. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo. Rit.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele. Rit.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni! Rit.

Seconda Lettura     1Gv 4,7-10

Dio è amore.

La prima lettera di san Giovanni è costituita da tre grandi sezioni: camminare nella luce (1,5-2,29), vivere da figli di Dio (3,1-4,6) e alle fonti della carità e della fede (4,7-5,4). Il brano odierno, in cui troviamo l’esaltante affermazione «Dio è amore», ci introduce alle sorgenti della carità: Dio ha l’iniziativa della carità e la manifesta inviando e donando il suo Figlio unigenito, «perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.   Parola di Dio.

Canto al Vangelo Gv 14,23

Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia.

Vangelo     Gv 15,9-17

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Il brano evangelico, il cui tema è l’amore fraterno, dopo aver ricordato che il discepolo è chiamato ad essere familiare con il Cristo, si chiude ricordando il dovere di portare frutto che si concretizza nell’amore vicendevole.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».    Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Rimanete nel mio amore – Card. Giovanni Battista Re (Omelia, 14 Maggio 2007): Nel brano del Vangelo che è stato proclamato ci è rivolto da Cristo un duplice invito che non può lasciarci indifferenti, tanto è forte ed incisivo nella sua formulazione: “Manete in dilectione mea”, rimanete nel mio amore. È l’invito rivolto da Cristo ai suoi Apostoli nel cenacolo, in quell’atmosfera carica di intensità di sentimenti dell’ultima cena. L’invito di Cristo a restare nel suo amore esprime il culmine delle aspirazioni del Maestro Divino nei riguardi dei suoi Apostoli e di quanti nei secoli continueranno la loro opera. È l’invito che Gesù rivolge anche a ciascuno di noi… Coltivare una profonda intimità con Cristo, attraverso un autentico rapporto di amicizia con Lui, alimentato da un vero spirito di preghiera e di ascolto della sua parola, è per tutti noi la condizione indispensabile per essere realmente suoi discepoli. È la logica risposta all’amo-re di Cristo per noi. Ed è l’atteggiamento che deve essere caratteristico non solo di chi è chiamato ad essere Vescovo, sacerdote, religioso o religiosa, ma di ogni vero discepolo di Cristo.

Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena: una gioia talvolta anche solcata di lacrime… – Giovanni Paolo II (Omelia, 11 Febbraio 1983): Parlare di gioia a voi, cari ammalati, può sembrare strano e contraddittorio; eppure proprio in questo sta lo sconvolgente valore del messaggio cristiano. Gesù portando la luce della Verità mediante la Rivelazione e la salvezza dal peccato mediante la Redenzione, ha donato all’umanità il tesoro della vera gioia: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). “Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia… Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,23.24). È una gioia interiore, misteriosa, talvolta anche solcata di lacrime, ma sempre viva, perché nasce dalla certezza dell’amore di Dio, che sempre è Padre, anche nelle circostanze dolorose e avverse della vita, e del valore meritorio ed eterno dell’intera esistenza umana, specialmente di quella tribolata e senza umane soddisfazioni.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi… – Paolo VI (Omelia, 25 Dicembre 1972): Io sento venire da voi due domande; la prima: Chi ti manda? e da che parte vieni? Tu non sei il Papa, che sta a capo degli altri? chi può comandare al Papa, e mandarlo come un inviato qualunque? Ebbene, voi sapete come sono andate le cose: è stato Gesù Cristo, il Verbo di Dio fatto uomo […], che ha scelto dodici suoi apostoli e li ha specializzati in una particolarissima funzione, quella appunto d’essere i portatori della sua Parola e dei suoi ordini, e per ciò li ha chiamati «apostoli» (Lc 6,13). Primo fra gli apostoli fu scelto Simone, a cui Gesù cambiò il nome: «Tu ti chiamerai Pietro!» (Gv 1,42; Mt 16,18), per significare la solidità e la perennità della funzione a lui affidata. Ebbene chi è il successore di Pietro? Voi lo sapete, è il Papa. Ebbene, ecco allora Chi mi manda; mi manda il Signore, Gesù Cristo, del quale, sì, sono l’apostolo e il vicario, ma sono nello stesso tempo il servitore, anzi, proprio in forza del ministero, cioè del servizio a me affidato, sono anche il servitore di tutti, il vostro servitore. Un servitore, che non ha altro scopo che il bene di tutti, il vostro bene, in questo momento.

Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri – Pio XI (Lettera Enciclica: Fin dal primo momento): La constatazione però di tanti e sì gravi mali, non deve toglierci, venerabili fratelli, la speranza e la cura di trovarne i rimedi, tanto più che i mali stessi già ne danno qualche indicazione e suggerimento. Prima di ogni altra cosa, infatti, occorre ed urge pacificare gli animi. Una pace ci bisogna che non sia soltanto nell’esteriorità di cortesie reciproche, ma scenda nei cuori, ed i cuori riavvicini, rassereni e riapra a mutuo affetto di fraterna benevolenza. Ma tale non è se non la pace di Cristo; et pax Christi exsultet in cordibus vestris; né altra potrebbe essere la pace sua, la pace che Egli dà, mentre Dio, com’Egli è, intuisce i cuori e nei cuori ha il suo regno. D’altra parte Gesù Cristo ha ben diritto di chiamare sua questa vera pace dei cuori, Egli che primo disse agli uomini: omnes vos fratres estis, «voi siete tutti fratelli» e loro promulgava, suggellandola nel suo Sangue, la legge di universale mutua dilezione e tolleranza: hoc est praeceptum meum ut diligatis invicem sicut dilexi vos; alter alterius onera portate et sic adimplebitis legem Christi; «questo è il mio comandamento: che vi amiate a vicenda come io vi ho amati»; «sopportate gli uni i pesi degli altri e così adempirete la legge di Cristo».

Preghiera dei Fedeli

La gloria di Dio, che risplende nella morte e risurrezione di Gesù, ci viene donata attraverso lo Spirito Santo, che ci permette di vivere nella fede, nella speranza e nella carità.

Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, il tuo Spirito d’amore.

– Agnello di Dio, rendi la tua Chiesa risplendente di gloria, per essere segno già in questo mondo dell’amore pieno che tu ci doni, preghiamo. Rit.

– Principe della pace, spegni l’odio nel mondo, poni fine ai conflitti, riconcilia le famiglie divise, concedi a tutti il dono della pace pasquale, preghiamo. Rit.

– Figlio del Padre, unisci le nostre comunità cristiane, perché nella diversità dei carismi si manifesti l’unico dono dello Spirito Santo, preghiamo. Rit.

– Signore risorto, fa’ che tutti noi che partecipiamo a questa Eucaristia passiamo dalle tenebre del peccato alla splendida luce della tua risurrezione, preghiamo. Rit.

Celebrante: Signore, che risorgendo da morte ci hai resi partecipi dei tuoi doni pasquali, fa’ che, fedeli ai tuoi comandamenti, ti serviamo sempre con cuore puro e riconoscente. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

Accogli Signore, l’offerta del nostro sacrificio, perché, rinnovati nello spirito, possiamo rispondere sempre meglio all’opera della tua redenzione. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio di Pasqua V

Cristo agnello pasquale.

 

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

proclamare sempre la tua gloria, o Signore,

e soprattutto esaltarti in questo tempo

nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,

è lui che morendo ha distrutto la morte

e risorgendo ha ridato a noi la vita.

Per questo mistero,

nella pienezza della gioia pasquale,

l’umanità esulta su tutta la terra,

e con l’assemblea degli angeli e dei santi

canta l’inno della tua gloria: Santo

 

Antifona alla comunione

“Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Alleluia. (Gv 15,5)

Preghiera dopo la comunione

Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l’umanità alla speranza eterna, accresci in noi l’efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

“La pericope che forma la nostra lettura è tratta dai «discorsi dell’addio» di Gesù ai suoi discepoli nei quali egli comunica loro i misteri più grandi della vita divina. Il nostro brano viene subito dopo la rappresentazione di Gesù come vera vite e dei discepoli come tralci che inseriti in lui hanno la capacità di essere fecondi, e svolge il tema della carità fraterna, dell’osservanza dei comandamenti, della gioia che ne deriva, dell’elezione divina. L’elemento fondamentale e il precetto dell’amore, in esso consiste la specificità, la caratteristica del discepolato verso Gesù, poiché la carità fraterna è ciò che assimila il cristiano a Gesù stesso, che ha amato sommamente, totalmente fino a dare la propria vita. L’atmosfera che pervade queste parole di Gesù è quella di una grande unione tra lui e il Padre, tra lui e i discepoli; tale intimità crea l’ambiente del rapporto reciproco; non si tratta pero di aspetti psicologici, di intimismo introverso e compiaciuto, si tratta della effusione di rivelazione e di comunicazione divina che Gesù elargisce a coloro che egli ha scelto, mentre egli si prepara al compimento supremo della passione e della morte” (P. Giuseppe Ferraro s.j.).

Cristo Gesù sciogliendoci da ogni legame interiore ci ha messo in grado di seguirlo e di diventare suoi amici. Proprio perché veramente liberi (cfr. Gal 5,1) possiamo accettare la sua amicizia liberamente e volontariamente, senza condizioni di sorta, mossi unicamente dal desiderio di unirci a Lui.

“L’amicizia indica l’affetto tra uguali. Così l’idea dell’amicizia tra Dio e l’uomo esprime maggiormente la condiscendenza di Dio, il quale si abbassa al punto da trattare l’uomo quasi da pari a pari. È questo il nuovo e caratteristico elemento dei testi in cui Dio si presenta «amico» dell’uomo.

Riguardo alla maniera concreta con la quale si manifesta all’uomo, si intrattiene come amico con gli uomini, notiamo anzitutto che in Cristo è apparsa la benignità e l’umanità di Dio, nostro Salvatore [cfr. Tt 3,4]; da ciò nasce il suo modo così profondamente umano di comportarsi verso l’uomo, che nel Vangelo arriva al punto che Egli si faceva «amico» dei pubblicani e dei peccatori [cfr. Mt 11,19]. Un’altra forma di condiscendenza è quella per cui Dio ha voluto «ispirare» certi scrittori umani, al fine di parlare agli uomini nella «Sacra Scrittura» in modo perfettamente umano, per mezzo dei loro scritti” (Card. Agostino Bea).

«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». Il pensiero di Gesù è sostanzialmente diverso dal pensiero del mondo, ecco perché è impossibile seguire entrambi: non si può andare contemporaneamente in due direzioni diverse, tanto più se esse sono opposte. Il mondo ti spinge ad amare coloro che ti amano, a rispettare chi ti rispetta, a fare del bene e a volere il bene di chi ti vuole bene… E gli altri? Eliminarli o ignorarli o magari odiarli, e comunque escluderli, allontanarli! Basti guardare con attenzione i vari messaggi che, edulcorati da disegnini, emoticons e cuoricini vari, si diffondono via internet nei vari canali. In essi ritroviamo spesso (e spesso ne diventiamo persino divulgatori copiando e incollando e inoltrando senza filtri di valutazione o di coscienza) frasi che nulla hanno di cristiano, in cui non si evince l’amore gratuito e comprensivo (nel senso che comprende tutti e non esclude nessuno) di Cristo e del cristiano. Dio è amore e il cristiano non può essere se non amore. Tutta la nostra vita deve tendere con frutto verso questa meravigliosa meta: diventare Amore! Il cristiano si riconosce da come ama (cfr. Gv 13,35). Non un amore umano, fondato sull’affetto, sulla solidarietà o sul pietismo, ma una carità che ha Cristo come modello, lo Spirito Santo come spinta, la comunione col Padre come fine ultimo di ogni nostro gesto.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 5

In comunione fraterna

Art. 94 – La Piccola Comunità dei Servi della Parola e la Piccola Comunità delle Serve della Parola, esprimono la fraterna comunione secondo consuetudini comunitarie approvate dalla Chiesa, per cui comporta l’alloggio comune, l’osservanza degli orari destinati ai pasti principali e alle azioni comuni, nonché alcuni momenti di raccoglimento e di silenzio comunitario. La vita di ogni Domus Mariae è guidata da un Responsabile locale che coordina l’andamento della comunità. A scadenza settimanale o mensile, i Sodali si riuniscano fraternamente, sotto la diligente guida del Responsabile locale, per coordinare i programmi di vita e di lavoro.

 

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