1 Maggio 2018 – Martedì, V di Pasqua – San Giuseppe Lavoratore (Memoria Facoltativa) – (At 14,19-28; Sal 144 [145]; Gv 14,27-31a) – I Lettura: La chiesa nascente continua la sua ascesa nonostante le persecuzioni. La fede che accompagna gli apostoli è fondata su una solida roccia, nessuna tempesta è capace di scuoterla e si alternano palesi segni a testimonianza di tale potenza divina. Salmo: “Il titolo di questo salmo è Lode di Davide: l’anima piena d’amor di Dio lo canta al Cristo, il vero Davide, il vero re. Il canto comincia con benedizioni, si svolge di benedizione in benedizione e termina con le benedizioni eterne” (Ruperto). Vangelo: Gesù comunica la sua pace ai discepoli. La stessa che sarà data dopo la Risurrezione. Questa pace è un’espressione della manifestazione del Padre ed è fonte di gioia che Gesù ci comunica. La sua ascesa al Padre inoltre viene qui ricordata come la condizione perché lui possa ritornare in mezzo ai suoi.
Vi do la mia pace – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Riflessione: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Cristo è la nostra pace! (cfr. Ef 2,14). Egli ci ha riconciliati col Padre e tra di noi, per mezzo della sua Croce, con la sua morte e risurrezione: ha fatto di noi un solo popolo, ha abbattuto il muro che ci divideva da Dio. Cristo vero Dio e vero uomo ha fatto in se stesso, di due un solo uomo nuovo, realizzando la pace, per mezzo del suo sacrificio: «Egli è venuto perciò ad annunziare la pace!» (Ef 2,17). È la pace cantata dagli angeli la notte di Natale (cfr. Lc 2,14). È l’augurio di pace che il discepolo, nel nome del Signore, deve invocare sulle case e sugli abitanti che lo ospitano, secondo le indicazioni precise del Maestro: «Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi» (Mt 10,12-13). Non è la pace del mondo, non è l’assenza di liti o di ingiustizie: la pace di Gesù è altra cosa, o meglio è molto di più della pace terrena, per quanto anch’essa preziosa. La pace di Cristo è il dono della perfetta comunione con Dio e tra di noi, è l’armonia tra ogni cosa, è la perfetta realizzazione di ogni creatura. Con la sua risurrezione Gesù restaura o meglio ricrea ogni cosa e la riporta alla bellezza originale: in Cristo possiamo non solo godere della vera pace, ma essere noi stessi pace per il mondo, per ogni uomo, riportando con l’esempio e la preghiera, con la missionarietà e la riparazione, ogni cosa in Cristo vera pace.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Vi lascio la pace – Giovanni Paolo II (Omelia, 29 Settembre 1979): La pace è il risultato di molti atteggiamenti e realtà convergenti; è il prodotto di fatti morali, di principi etici basati sul messaggio del Vangelo e da esso rafforzato. Al primo posto voglio qui menzionare la giustizia. Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1971, il mio venerato predecessore, quel Pellegrino della Pace che fu Paolo VI, disse: “La pace vera deve essere fondata sulla giustizia, sul senso dell’intangibile dignità umana, sul riconoscimento d’una incancellabile e felice eguaglianza fra gli uomini, sul dogma basilare della fraternità umana. Cioè del rispetto, dell’amore dovuto ad ogni uomo, perché uomo”. Da parte mia ho affermato questo messaggio in Messico e in Polonia. Lo riaffermo qui in Irlanda. Ogni essere umano ha dei diritti inalienabili che devono essere rispettati. Ogni comunità umana etnica, storica, culturale o religiosa ha dei diritti che devono essere rispettati. La pace è minacciata ogni qualvolta uno di questi diritti viene violato. La legge morale, guardiana dei diritti umani, protettrice della dignità umana, non può essere accantonata da alcuna persona o gruppo, né dallo stesso Stato, per nessun motivo, neppure per la sicurezza o negli interessi della legge o dell’ordine. La legge di Dio è giudice al di sopra di ogni ragion di Stato. Fintantoché esistono ingiustizie in qualsivoglia dei settori che toccano la dignità della persona umana, sia nel campo politico, sociale o economico, sia nella sfera culturale o religiosa, non esisterà vera pace. Devono essere individuate le cause delle diseguaglianze mediante una valutazione coraggiosa e obiettiva, e devono essere eliminate, così che ogni persona possa svilupparsi e crescere secondo la piena misura della propria umanità. In secondo luogo, la pace non può essere stabilita mediante la violenza, la pace non potrà mai fiorire in un clima di terrore, di intimidazione e di morte. È Gesù stesso che dice: “Tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada” (Mt 26,52). Questa è la parola di Dio, ed ingiunge a questa generazione di uomini violenti di desistere dall’odio e dalla violenza e di convertirsi. Aggiungo oggi la mia voce a quella di Paolo VI e degli altri miei predecessori, alle voci dei vostri capi religiosi, alle voci di tutti gli uomini e le donne ragionevoli, e proclamo, con la convinzione della mia fede in Cristo e con la coscienza della mia missione, che la violenza è un male, che la violenza è inaccettabile come soluzione dei problemi, che la violenza è indegna dell’uomo. La violenza è una menzogna, poiché va contro la verità della nostra fede, la verità della nostra umanità. La violenza distrugge ciò che essa vorrebbe difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani. La violenza è un crimine contro l’umanità, poiché distrugge il reale tessuto della società. Io prego con voi affinché il senso morale e il convincimento cristiano degli uomini e delle donne irlandesi possano non venire mai oscurati e recisi dalla menzogna della violenza, affinché nessuno possa mai chiamare l’assassinio con altro nome che non sia assassinio, affinché alla spirale della violenza non si possa mai dare la qualifica di logica inevitabile o di necessaria rappresaglia. Ricordiamo che la parola rimane per sempre: “Tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada”.
San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa Universale – Benedetto XVI (Angelus, 19 Marzo 2006): La figura di questo grande Santo, pur rimanendo piuttosto nascosta, riveste nella storia della salvezza un’importanza fondamentale. Anzitutto, appartenendo egli alla tribù di Giuda, legò Gesù alla discendenza davidica, così che, realizzando le promesse sul Messia, il Figlio della Vergine Maria può dirsi veramente “figlio di Davide”. Il Vangelo di Matteo, in modo particolare, pone in risalto le profezie messianiche che trovarono compimento mediante il ruolo di Giuseppe: la nascita di Gesù a Betlemme (2,1-6); il suo passaggio attraverso l’Egitto, dove la santa Famiglia si era rifugiata (2,13-15); il soprannome di “Nazareno” (2,22-23). In tutto ciò egli si dimostrò, al pari della sposa Maria, autentico erede della fede di Abramo: fede nel Dio che guida gli eventi della storia secondo il suo misterioso disegno salvifico. La sua grandezza, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell’umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile nella sua esistenza terrena. Dall’esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato. Penso anzitutto ai padri e alle madri di famiglia, e prego perché sappiano sempre apprezzare la bellezza di una vita semplice e laboriosa, coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo la grande e non facile missione educativa. Ai Sacerdoti, che esercitano la paternità nei confronti delle comunità ecclesiali San Giuseppe ottenga di amare la Chiesa con affetto e piena dedizione, e sostenga le persone consacrate nella loro gioiosa e fedele osservanza dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Protegga i lavoratori di tutto il mondo, perché contribuiscano con le loro varie professioni al progresso dell’intera umanità, e aiuti ogni cristiano a realizzare con fiducia e con amore la volontà di Dio, cooperando così al compimento dell’opera della salvezza.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: San Giuseppe figura degli apostoli – “In seguito, morto Erode, Giuseppe è avvertito da un angelo di riportarsi in Giudea con il bambino e sua madre. Nel far ritorno, avendo appreso che il figlio di Erode, Archelao, era re, ebbe paura di andarvi, e venne ancora avvertito da un angelo di passare in Galilea e di fissare la sua dimora in una cittadina di quella regione, Nazareth [cfr. Mt 2,22-23]. Così, egli riceve avviso di far ritorno in Giudea e, ritornato, ha paura. E, ricevuto nuovo avviso in sogno, ha l’ordine di recarsi in paese di pagani. Tuttavia, non avrebbe dovuto aver paura, dal momento che aveva ricevuto un avvertimento, oppure l’avverti-mento che in seguito sarebbe stato modificato non avrebbe dovuto essere apportato da un angelo. Ma è stata osservata una ragione tipologica. Giuseppe è figura degli apostoli, ai quali è stato affidato Cristo per essere portato dovunque. Siccome Erode passava per morto, cioè il suo popolo si era perduto in occasione della Passione del Signore, essi hanno ricevuto il comando di predicare ai Giudei. Erano infatti stati inviati alle pecore perdute della casa d’Israele [cfr. Mt 15,24], ma, permanendo il dominio dell’incredulità ereditaria, essi temono e si ritirano. Avvertiti da un sogno, ovvero contemplando nei pagani il dono dello Spirito Santo [cfr. Gl 2,28-31], portano Cristo a questi ultimi, pur essendo stato inviato alla Giudea, chiamato però vita e salvezza dei pagani” (Ilario di Poitiers).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Maria, Madre e Regina della Pace – La Pace di Cristo ci ha raggiunti per mezzo di Maria, ed ancora per mezzo di lei si irradia su tutta la terra. Invochiamo Maria, la sua presenza, la sua intercessione; permettiamole di adoperarsi per noi e in noi per mezzo dello Spirito Santo. “Invochiamo Maria, Madre e Regina della Pace. Ella, durante la sua vita terrena, ha conosciuto non poche difficoltà, legate alla quotidiana fatica della esistenza. Ma mai ha smarrito la pace del cuore, frutto anche della santità e della serenità di quel singolare focolare domestico. Voglia Ella indicare alle famiglie del mondo intero la via sicura dell’amore e della pace” (Giovanni Paolo II).
Santo del giorno: 1 Maggio – San Giuseppe Lavoratore: Nel Vangelo Gesù è chiamato ‘il figlio del carpentiere’. In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell’uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell’opera del Creatore, contributo al piano della salvezza (cfr. Concilio Vataticano II, Gaudium et spes 34). Pio XII (1955) istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata il 1° maggio.
Preghiamo: O Padre, che nella risurrezione del tuo Figlio ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, rafforza in noi la fede e la speranza, perché non dubitiamo mai di raggiungere quei beni che tu ci hai rivelato e promesso. Per il…
Oppure: O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore Gesù Cristo…