30 Aprile 2018 – Lunedì, V di Pasqua – (At 14,5-18; Sal 113B[115]; Gv 14,21-26) – I Lettura: Alla verità del Vangelo i Giudei rispondono con la menzogna, all’amore con l’odio. I sacri custodi della Legge, indignati e scandalizzati, hanno già in mano le pietre per mettere in campo una giustizia sommaria, e così, ancora una volta, la persecuzione per la Chiesa è una spinta a mettersi in marcia verso altri popoli. A Listra la guarigione di un uomo paralizzato conferma la parola dei missionari, una parola dolce, persuasiva che invita alla conversione. Solo in Gesù l’uomo trova la salvezza. Salmo: I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo: “Noi facciamo immagini di santi, facciamo anche immagini di Cristo per eccitare il nostro amore. Non adoriamo un’immagine corruttibile o di un uomo corruttibile ma poiché Dio si è degnato di farsi uomo, noi facciamo la sua immagine come quella di un uomo, ben sapendo che è Dio per natura” (Cirillo Alessandrino). Vangelo: “Paraclito” è un termine legale entrato in uso nel linguaggio giudaico per indicare l’avvocato, l’assistente, il mediatore. Viene inviato dal Padre nel nome di Cristo, Egli assisterà la Chiesa dal suo nascere. L’era della Chiesa sarà l’era dello Spirito Santo, grazie a Lui Dio si rende presente al suo interno guidandola nella via della testimonianza e della santificazione.
Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Riflessione: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola». “Amore ed obbedienza sono l’uno l’albero e l’altra il frutto. Il vero amore produce sempre un frutto di grande obbedienza. Quando l’amore scade, viene meno, secca, anche l’obbedienza scade, secca, viene meno. Quando l’amore è forte, tutto si sopporta, tutto si scusa, tutto si crede, tutto si accoglie (cfr. 1Cor 13,1ss). Gesù per il grande amore ha accolto la croce e l’ha vissuta facendo risplendere da essa tutta la divina carità del Padre. Quando invece l’amore si indebolisce, allora non si è più capaci neanche di una più piccola sopportazione. Senza amore si è impazienti, altèri, distanti. Quando l’amore non regna in un cuore, si fa della vita un perenne lamento e mormorazione contro i fratelli. Anche le cose più sante diventano un peso enorme per chi è senza amore. La nostra umanità sta rovinosamente cadendo dall’amore. Lo attesta la trasformazione di ogni nostro rapporto in una lite eterna. Non c’è più perdono, misericordia, compassione, scusa, sopportazione, accoglienza, ascolto delle ragioni dell’altro. Soprattutto, l’altro non è più visto nella sua dignità umana di essere ad immagine e a somiglianza del suo Creatore. Perché vi è oggi questa spaventosa caduta dall’amore? Perché ci si è distaccati dall’u-nica fonte dalla quale sgorga il vero amore che è Cristo Signore. Rinnegata, distrutta, dichiarata inutile questa sorgente, l’uomo si è precipitato verso altre sorgenti, ma queste sono tutte avvelenate. Da esse scaturisce un amore morboso, malato, inconsistente, passionale, di vizio, di schiavitù, di morte. Come facciamo noi a sapere se amiamo Cristo Gesù? La regola o la misura del nostro vero amore per Lui è l’osservanza dei suoi comandamenti, l’ascolto della sua voce. Chi ama Gesù lo ascolta. Chi non lo ama, non lo ascolta. Chi lo ama obbedisce ad ogni sua Parola. Chi non lo ama, ignora la sua volontà e percorre strade di disobbedienza e di peccato: odia, disprezza, distrugge, inganna, non perdona, uccide, divorzia, è assetato di ingiustizia e di illegalità, non sopporta il fratello. Chi ama Gesù sarà amato dal Padre suo. Anche Gesù lo amerà e si manifesterà a Lui. Lo ricolmerà della sua vita eterna” (Mov. Apostolico).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò: Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa 32: Contemplando la gratuità e la sovrabbondanza del dono divino del Figlio da parte del Padre, che Gesù ha insegnato e testimoniato donando la Sua vita per noi, l’Apostolo Giovanni ne coglie il senso profondo e la più logica conseguenza: «Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1Gv 4,11-12). La reciprocità dell’amore è richiesta dal comandamento che Gesù definisce nuovo e Suo: «come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Il comandamento dell’amore reciproco traccia la via per vivere in Cristo la vita trinitaria nella Chiesa, Corpo di Cristo, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste.
Il dono – Catechismo degli Adulti 341-343: Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo». Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito. In questo «Amore-dono» increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità. Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente. Lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 3,8); è misterioso e inafferrabile, come i suoi simboli biblici: vento, acqua, fuoco, nube, unzione. Arriva ovunque, come presenza attiva del Padre e del Figlio che fa vivere e santifica. Ma è soprattutto la Chiesa il luogo dove «fiorisce lo Spirito». «Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui… il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato». Gesù è il Figlio amato del Padre; ma l’intimità divina, invece di separarlo, lo congiunge ai peccatori: Dio è vicino a chi si riconosce povero e bisognoso di essere salvato. Il Padre si compiace del suo Figlio e gli affida la missione di salvezza; gli comunica la potenza dello Spirito per attuarla.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: L’opera dello Spirito Santo nella Chiesa – «Voi vedete cosa l’ani-ma fa nel corpo. Dà vita a tutte le membra: vede per mezzo degli occhi, ode per mezzo delle orecchie, odora per mezzo delle narici, per mezzo della lingua parla, per mezzo delle mani opera, per mezzo dei piedi cammina: è presente insieme a tutte le membra, perché esse vivano: dà a tutte la vita e a ciascuna il suo compito. L’occhio non ode, l’orecchio non vede, e neppure la lingua vede né l’orecchio e l’occhio parlano; eppure vivono: vive l’orecchio, vive la lingua: i compiti sono diversi, la vita è comune. Così è la Chiesa di Dio: in alcuni santi compie miracoli, in altri santi dice la verità, in altri custodisce la verginità, in altri ancora custodisce la pudicizia coniugale; in altri santi questo, in altri santi quello: ciascuno compie l’opera propria, ma tutti vivono parimenti. E quello che è l’anima per il corpo dell’uomo, lo è lo Spirito Santo per il corpo di Cristo che è la Chiesa: lo Spirito Santo opera in tutta la Chiesa ciò che l’anima opera in tutte le membra di un unico corpo… Se dunque volete vivere di Spirito Santo, conservate l’amore, amate la verità, per raggiungere così l’eternità» (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «La persona dello Spirito Santo è l’unica persona divina di cui non conosciamo il nome proprio. Egli non muove l’attenzione del credente su di Sé: si rende presente in vista di un Altro. È come l’occhio con cui noi possiamo guardare e gustare la realtà, ma che non è mai esso stesso guardato. Lo Spirito Santo è Colui che ci fa “guardare a Cristo”: che ci introduce nel mistero di Cristo. Attraverso la conoscenza del mistero di Cristo ci introduce nella conoscenza del Padre; ci dona la conoscenza della realtà nella sua intera verità e nel suo vero significato. Ci fa uscire dalla nostra cecità; ci dona la conoscenza di quel tutto entro il quale ogni nostra verità frammentaria si inserisce e si compone. Come abbiamo appena ascoltato, i cieli si aprirono alla discesa dello Spirito: l’uomo diventa capace di uno sguardo nuovo sulla realtà perché lo Spirito gli ha rivelato il mistero di Cristo. Ma di che natura è questa conoscenza? Essa consiste in un contatto reale colla cosa conosciuta. Non conosciamo più “per sentito dire”; ma di ciò di cui la Chiesa leggendo e spiegando la Scrittura ci parla, lo Spirito Santo ci dona una esperienza diretta. È quel “sensus fidei” che costituisce la dotazione più preziosa di ogni fedele. Questa conoscenza donataci dallo Spirito è una conoscenza profondamente unitaria, perché ci fa vedere tutte le cose ricapitolate in Gesù, il Signore crocefisso e risorto. Agli sposi fa comprendere il loro amore coniugale come partecipazione all’amore stesso di Cristo; a noi sacerdoti fa comprendere il nostro ministero pastorale come opera che compiamo “in persona Christi”; ai sofferenti fa comprendere che la loro passione è il compimento della passione di Cristo nelle loro carni; ai morenti che la loro morte è morire in Cristo. Attendiamo ed invochiamo il Dono che è lo Spirito Santo, perché abbiamo bisogno di conoscere realmente, non solo per sentito dire, Gesù il Signore Risorto; di conoscere la sua opera redentiva; di conoscere ogni realtà in Cristo e per mezzo di Cristo» (Card. Caffarra).
Santo del giorno: 30 Aprile – San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Sacerdote: Portato fin da piccolo verso i bisognosi, divenuto sacerdote a Torino, aprì nella regione di Valdocco le Piccole Case della Divina Provvidenza, prima per i malati rifiutati da tutti, poi per “famiglie“ di handicappati, orfani, ragazze in pericolo e invalidi. Le Piccole Case, oltre a dare rifugio e assistenza materiale, tendevano a costruire una identità umana e cristiana nelle persone completamente emarginate. Con Giuseppe nacquero i preti della Santissima Trinità, varie famiglie di suore, i fratelli di S. Vincenzo, il seminario dei Tommasini. Apostolo, asceta, penitente, mistico, devotissimo alla Madonna, egli portò nelle sue case una vita spirituale intensa. Fu formatore di vita religiosa e precursore dell’assistenza ospedaliera.
Preghiamo: O Padre, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…