aprile, meditazioni

21 Aprile 2018

21 Aprile 2018 – Sabato, III di Pasqua – (At 9,31-42; Sal 115[116]; Gv 6,60-69) – I Lettura: La parola del Vangelo era stata diffusa non solo in Gerusalemme, ma anche in tutta la Giudea e la Samarìa, in seguito alla persecuzione da parte del Sinedrio e la dispersione dei cristiani. Dopo la conversione di Sàulo si apre il capitolo della predicazione ai pagani, a cui dà inizio Pietro. Gli episodi narrati nel brano odierno sono preludio all’incontro con Cornelio. Pietro si trova a Giaffa, una cittadina sulla zona costiera, in seguito alla fama diffusasi su di lui dopo la guarigione del paralitico a Lidda. Salmo: “Noi possiamo tradurre secondo l’ebraico: Prenderò il calice di Gesù. Il calice è la passione e il martirio. È vero che la passione del servo è ben al di sotto di quella del Maestro, ma è come un ricco che invita un povero: se gli avviene in seguito di passare davanti alla casa del povero e il povero non ha null’altro da offrirgli che la sua buona volontà, il ricco l’accetta come l’obolo della vedova” (Girolamo). Vangelo: Il discorso eucaristico inizia nella disputa tra Gesù e le folle provenienti da Tiberiade (città della Galilea sede del tetrarca Erode Antipa e così chiamata in onore dell’imperatore Tiberio), che Giovanni chiama significativamente Giudei non appena si fanno ostili. Le folle sono pronte a credere se viene offerto loro un segno grandioso come quello di Mosè che fece scendere pane dal cielo (la moltiplicazione dei pani è un segno inferiore dato che Gesù ha moltiplicato un pane già esistente). Gesù indica se stesso come il vero Pane disceso dal cielo, suscitando lo scandalo tra i suoi stessi discepoli che si danno alla mormorazione, caratteristica di un cuore chiuso e ostile. Diverso è l’atteggiamento di Pietro che, accogliendo la parola di Gesù, riceve il dono dall’Alto di riconoscere la vera natura del Maestro e delle sue parole.

 

Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

 

Riflessione: «Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro». Il sesto capitolo di Giovanni inizia con il grande miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, continua con l’acclamazione della folla che lo cerca per farlo addirittura loro re, e si conclude con l’abbandono da parte di molti discepoli. Gesù non cade nei facili entusiasmi, non coglie l’attimo dell’euforia per i suoi interessi personali, ma soprattutto non intende negoziare il messaggio e la missione che il Padre gli ha affidato. Gesù ci dice le parole che ha ascoltato dal Padre (cfr. Gv 14,10.24), ce le trasmette con puntualità e attenzione, con fedeltà e verità (cfr. Gv 17-21). Gesù si è fatto l’ultimo di tutti e il servo di tutti, non per affossare la Parola del Padre, ma per innalzare l’uomo alla misura di Dio! Gesù non cerca il facile compromesso, non insegue l’audience o il grado di popolarità. Gesù non adegua le esigenze del Vangelo alla misura dell’uo-mo, al contrario, svela all’uomo la misura di Dio: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36); «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). E a questo punto entra in gioco la nostra coscienza, la nostra disponibilità  ad accogliere le sue parole. Dinanzi alla proposta di Dio non si rimane indifferenti: o ci si getta tra le sue braccia, come san Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna»; oppure cominceremo a sentire disagio dinanzi alla sua Parola, cominceremo ad avvertire il peso della fede, la durezza del linguaggio divino. Dio ci apparirà sempre meno Padre e sempre più padrone fino al punto da non resistere oltre ed abbandonarlo, allontanandoci da lui, dalla Chiesa, dalla preghiera… non perché diventiamo cattivi o ribelli, ma semplicemente perché, dovendo scegliere, preferiamo intanto farci le nostre cose, portare avanti la nostra vita, farlo secondo i nostri metodi, agendo secondo la nostra misura, fondandoci sulle nostre certezze, ecc… Gli uomini non si dividono in santi e peccatori, ma in peccatori che si mettono in ascolto della Parola e cercano di elevarsi alla misura di Dio, e peccatori che preferiscono rimanere nella misura umana: anche a noi, oggi, tocca scegliere.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Questa parola è dura – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 6 Maggio 2006): Siamo alla conclusione del “discorso del pane”. L’evangelista vuol dirci che Gesù “è” il pane e non che “ha” il pane, come pensava la gente. È un’affermazione che anche i discepoli sentono eccessiva. “Que-sto discorso è duro”, dicono. Forse intuiscono che accogliere un amore così grande coinvolge l’intera vita. “È troppo!” sembrano mormorare. E abbandonano Gesù. Avrebbero accettato un Dio vicino, ma non che entrasse così profondamente nella loro vita. Amici, ma da lontano; discepoli, ma fino ad un certo punto. Per Gesù invece il legame radicale con lui è determinante. È questo il Vangelo che è venuto a comunicare agli uomini. Non può rinunciarvi. Si rivolge quindi ai “Dodici” (è la prima volta che compare questo termine nel Vangelo di Giovanni) e chiede loro: “Volete forse andarvene anche voi?”. È tra i momenti più drammatici della vita di Gesù. Sarebbe potuto rimanere solo, ma non poteva rinnegare il Vangelo. Gesù non può non pretendere un amore esclusivo. Pietro, prendendo la parola, dice: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Non dice “dove” andremo, ma “da chi” andremo. Il Signore Gesù è la salvezza.

Volete andarvene anche voi? – Benedetto XVI (Angelus, 26 Agosto 2012): Vedendo che molti dei suoi discepoli se ne andavano, Gesù si rivolse agli Apostoli dicendo: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67). Come in altri casi, è Pietro a rispondere a nome dei Dodici: «Signore, da chi andremo? – Anche noi possiamo riflettere: da chi andremo? – Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69). Su questo passo abbiamo un bellissimo commento di Sant’Agostino, che dice, in una sua predica su Giovanni 6: «Vedete come Pietro, per grazia di Dio, per ispirazione dello Spirito Santo, ha capito? Perché ha capito? Perché ha creduto. Tu hai parole di vita eterna. Tu ci dai la vita eterna offrendoci il tuo corpo [risorto] e il tuo sangue [Te stesso]. E noi abbiamo creduto e conosciuto. Non dice: abbiamo conosciuto e poi creduto, ma abbiamo creduto e poi conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere. Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? Che tu sei il Cristo Figlio di Dio, cioè che tu sei la stessa vita eterna, e nella carne e nel sangue ci dai ciò che tu stesso sei» (Commento al Vangelo di Giovanni, 27,9). Così ha detto sant’Agostino in una predica ai suoi credenti. Infine, Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese. Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: «Uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70). Preghiamo la Vergine Maria, che ci aiuti a credere in Gesù, come san Pietro, e ad essere sempre sinceri con Lui e con tutti.

 

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il Battesimo e la fede – “Il Battesimo non è necessario a coloro ai quali basta la fede: Abramo, infatti, piacque a Dio per la sua fede, pur non avendo ricevuto il Battesimo. Ma sempre ciò che vien dopo porta a compimento e ha il sopravvento su quanto precede. Prima della passione e della risurrezione del Signore c’era salvezza grazie alla pura fede: ma dal momento che la fede per i credenti è stata rafforzata con la nascita, la passione e la risurrezione di Cristo, su di essa, resa più forte, è stato apposto il suggello del Battesimo, quasi abito della fede, che prima era nuda, ma non poteva più restare senza una sua legge. La legge del Battesimo è stata data e dettata in questi termini: Andate e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo [Mt 28,19]. Inoltre sta scritto: Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno dei cieli [Gv 3,5]; e ciò vuol dire che la fede deve essere necessariamente suggellata dal Battesimo. Perciò tutti i credenti vengono battezzati” (Tertulliano).

 

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Tu sei il Santo di Dio – Il titolo «Santo di Dio» indica l’identità di Gesù «nel suo rapporto unico con Dio. Solo Dio è santo. A lui solo, nella liturgia celeste, i serafini proclamarono: “Santo, Santo, Santo è il Signore” [Is 6,3]. Gesù entra in questa identità. La sua unione con Dio, la sua intimità con Dio è tale che egli sta in parità con lui, egli è il Santo di Dio» (P. G. Ferraro). È la Chiesa che proclama la sua fede in Cristo per bocca del suo Capo: ai suoi occhi Gesù è il «Santo di Dio», colui che Dio ha scelto e consacrato mediante il suo Spirito per portare a compimento, nella pienezza dei tempi (Gal 4,4), il suo disegno di amore a favore di tutti gli uomini. L’affermazione di Gesù Ma tra voi vi sono alcuni che non credono, avrà certamente raggelato l’entusiasmo dei Dodici: «La comunità cristiana sembra compatta. Pietro si esprime in termini perentori, ma l’evangelista attenua il suo fervore riportandolo alla realtà. Tutti convinti, tutti entusiasti, eppure anche tra loro c’è un nemico» (Ortensio Da Spinetoli), tra loro vi sono alcuni che non credono e pronti a vendere il Maestro.

 

Santo del giorno: 21 Aprile – Sant’Anselmo d’Aosta, Vescovo e dottore della Chiesa: Nasce verso il 1033 ad Aosta da madre piemontese, entrambi nobili e ricchi. Travagliato il rapporto con la famiglia che lo invia da un parente per l’educazione. Sarà solo con i benedettini d’Aosta che Anselmo trova il suo posto: a quindici anni sente il desiderio di farsi monaco. Contrastato dai genitori decide di andarsene: dopo tre anni tra la Borgogna e la Francia centrale, va ad Avranches, in Normandia, dove si trova l’abbazia del Bec con la scuola, fondata nel 1034. Qui conosce il priore Lanfranco di Pavia che ne cura il percorso di studio. Nel 1060 Anselmo entra nel seminario benedettino del Bec, di cui diventerà priore. Qui avvierà la sua attività di ricerca teologica che lo porterà ad essere annoverato tra i maggiori teologi dell’Occidente. Nel 1076 pubblica il «Monologion». Nel 1093 diventa arcivescovo di Canterbury. A causa di dissapori con il potere politico è costretto all’esilio a Roma due volte. Muore a Canterbury nel 1109.

Preghiamo: O Dio, che nell’acqua del Battesimo hai rigenerato coloro che credono in te, custodisci in noi la vita nuova, perché possiamo vincere ogni assalto del male e conservare fedelmente il dono del tuo amore. Per il nostro…

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