13 Aprile 2018 – Venerdì, II di Pasqua – (At 5,34-42; Sal 26[27]; Gv 6,1-15) – I Lettura: Gli apostoli non furono arrestati e messi a morte grazie all’intercessione di Gamalièle. Gamalièle era un rabbino ebreo, eccellente dottore della legge e maestro di Paolo. “Il suo intervento si basa su due avvenimenti storici di rivolta contro i Romani di sapore messianico: un certo Tèuda, promettendo che avrebbe replicato il passaggio di Giosuè nel Giordano asciutto, aveva coinvolto quattrocento seguaci in un’avventura finita in un bagno di sangue da parte dell’esercito romano e Giuda il Galileo che durante il censimento del governatore Quirino, si era messo a capo di una rivolta anti-romana con esito catastrofico” (AA. VV.). Salmo: Il Signore è mia luce e mia salvezza… “L’anima che possiede la luce divina, comincia col contemplare il Salvatore; e allora, intrepida contro tutti, uomini o diavolo, combatte con Cristo al suo fianco” (Origene). Vangelo: Questo racconto della moltiplicazione dei pani è presente in tutti e tre i sinottici. Giovanni, nel riprenderlo si ispira all’evento prodigioso simile di Èliseo (in 2Re 4,42-44), conservandone il particolare che il pane era di orzo. Il pane, che qui Gesù dà, vuole essere simbolo della sapienza che Egli vuole distribuire all’umanità. Dopo il prodigio la folla vuole incoronarlo re ma Gesù scappa via.
Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Riflessione: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». “Gesù rivolge questa domanda a Filippo per metterlo alla prova. Si presenta fin dall’inizio il tema della fede, di cui è permeato tutto il capitolo sesto. La risposta di Filippo mette in evidenza che perfino un acquisto rilevante di pane sarebbe stato insufficiente per sfamare tante persone. La soluzione umana non basta a saziare i bisogni dell’uomo. È Gesù che appaga in pienezza ogni necessità e aspirazione” (P. Lino Pedron). In questo brano troviamo il senso più bello della fede pasquale dei cristiani: Cristo è venuto per saziarci, per donarci ogni bene, ogni felicità! Gesù realizza in pienezza e oltre ogni aspettativa le parole profetiche di Isaìa: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?» (Is 55,1-3). Se Cristo non fosse venuto nel mondo, se non fosse nato, se non ci avesse redento, se non fosse risorto e asceso al Cielo, se non ci avesse preparato un posto in Paradiso, abbattendo il muro di inimicizia tra Dio e il mondo, se non ci stesse attendendo nella sua misericordia… chi mai avrebbe potuto darci la felicità, dove avremmo potuto attingere la pace del cuore, chi avrebbe saziato la nostra fame e sete di giustizia? Al Signore bastano quei pochi poveri pani (di orzo e non di grano!) per saziare quanti erano accorsi a lui, e a farlo con sovrabbondanza. Al Signore bastano i due spiccioli della povera vedova per donarle la perfetta giustificazione (cfr. Mc 12,42-44); al Signore bastano le poche parole di compunzione del buon ladrone per spalancargli la vita eterna (cfr. Lc 23,42-43). Ci fa sedere comodi, nella morbida erba, e ci dona tutto se stesso. Ma lo fa attraverso la gratuita generosità dei suoi seguaci (di cui è figura il ragazzo che dona i pani e i pesci); lo fa mediante la Chiesa, rappresentata dagli Apostoli a cui consegna il cibo per distribuirlo.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Prese i pani… – Benedetto XVI (Udienza Generale, 24 Maggio 2006): Voi sapete che il popolo aveva ascoltato il Signore per ore. Alla fine Gesù dice: Sono stanchi, hanno fame, dobbiamo dare da mangiare a questa gente. Gli Apostoli domandano: Ma come? E Andrea, il fratello di Pietro, attira l’attenzione di Gesù su di un ragazzo che portava con sé cinque pani e due pesci. Ma che sono per tante persone, si chiedono gli Apostoli. Ma il Signore fa sedere la gente e distribuire questi cinque pani e due pesci. E tutti si saziano. Anzi, il Signore incarica gli Apostoli, e tra loro Pietro, di raccogliere gli abbondanti avanzi: dodici canestri di pane (cfr. Gv 6,12-13). Successivamente la gente, vedendo questo miracolo – che sembra essere il rinnovamento, così atteso, di una nuova “manna”, del dono del pane dal cielo – vuole farne il proprio re. Ma Gesù non accetta e si ritira sulla montagna a pregare tutto solo. Il giorno dopo, Gesù sull’altra riva del lago, nella sinagoga di Cafarnao, interpretò il miracolo – non nel senso di una regalità su Israele con un potere di questo mondo nel modo sperato dalla folla, ma nel senso del dono di sé: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Gesù annuncia la croce e con la croce la vera moltiplicazione dei pani, il pane eucaristico – il suo modo assolutamente nuovo di essere re, un modo totalmente contrario alle aspettative della gente.
I segni del Regno di Dio – CCC 547-549: Gesù accompagna le sue parole con numerosi “miracoli, prodigi e segni” (At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato. I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. Essi sollecitano a credere in lui. A coloro che gli si rivolgono con fede, egli concede ciò che domandano. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; lo si accusa perfino di agire per mezzo di demòni. Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, dell’ingiustizia, della malattia e della morte, Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.
I giovani nel Vangelo – Card. Tarcisio Bertone (Discorso, 19 Febbraio 2010): Si può rimanere meravigliati dalle figure di giovani presenti nel Vangelo. Vorrei citarne uno su tutti, una presenza discreta ma decisiva per l’opera di Dio. Nel Vangelo di Giovanni si narra che Gesù, giungendo dal mare di Galilea, cioè di Tiberiade, salì sul monte. Alzati gli occhi, «vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”». Come sottolinea l’Evangelista, Gesù intendeva mettere alla prova la fede dei discepoli. Si fece allora avanti, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Noi non sappiamo quale fosse lo stato d’animo del giovane. Ciò che sappiamo però è che egli mise tutto ciò che aveva nelle mani di Gesù, il quale: «prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero» (Gv 6,6-11). I giovani potrebbero sentirsi inadeguati alla chiamata – secondo una logica umana potevano sembrare inadeguati anche i cinque pani e i due pesci – ma la risposta è una sola, e cioè l’abbandono fiducioso a Dio! Un affidamento non ingenuo poiché, come il ragazzo del Vangelo di Giovanni, occorre donare i propri talenti affinché diano frutto nelle mani di Dio e per il bene comune.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Nel deserto, Nostro Signore moltiplicò il pane [Mt 14,13-21; 15,32-38; Gv 6,1-13], e a Cana mutò l’acqua in vino [Gv 2,1-11]. Abituò così la loro bocca al suo pane e al suo vino per il tempo in cui avrebbe dato loro il suo corpo e il suo sangue. Fece loro gustare un pane e un vino caduchi per suscitare in loro il desiderio del suo corpo e sangue che danno la vita. Diede loro con liberalità queste piccole cose perché sapessero che il suo dono supremo sarebbe stato gratuito. Le diede loro gratuitamente, sebbene avessero potuto acquistarle da lui, affinché sapessero che non sarebbe stato loro richiesto il pagamento di una cosa inestimabile; infatti, se potevano pagare il prezzo del pane e del vino, non avrebbero certamente potuto pagare il suo corpo e il suo sangue» (Efrem).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: È la seconda Pasqua, nella cornice del lago di Tiberiade, Gesù compie un quarto segno, la moltiplicazione dei pani. La moltiplicazione miracolosa dei pani è ampiamente raccontata anche dagli altri evangelisti, ma nel Vangelo di Giovanni vi è un significato molto più profondo in quanto è aggregato al celebre discorso sul pane della vita (6,35), pronunziato nella sinagoga di Cafarnao. Fin dall’inizio il racconto s’impernia su Gesù, è lui a dirigere tutto: vede la folla, interroga Filippo sapendo quello che sta per fare, ordina di far sedere la gente, conserva l’iniziativa anche per la distribuzione dei pani, ordina di raccogliere i pezzi avanzati. Infine, guidato sempre dalla sua prescienza, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritira solo sul monte. Lo sfondo biblico è quello dell’Esodo, con la differenza che nel deserto Dio dava la manna al suo popolo in quantità misurata, qui regna l’ab-bondanza, infatti a saziarsi è una grande folla e alla fine restano dodici canestri colmi di pane. Al di là di questi agganci scritturistici il racconto si riferisce chiaramente all’Eucarestia e ha l’intenzione di svelare la vera identità di Gesù.
Santo del giorno: 13 Aprile – Beata Margherita da Città di Castello, Domenicana: Nacque cieca, a Metola, presso Città di Castello (Pg). I genitori, dopo aver chiesto invano il miracolo della guarigione, abbandonarono la bimba, che alcune donne del popolo raccolsero e ospitarono a turno. Più tardi fu allontanata da un monastero, perché la sua vita suonava come severo rimprovero a religiose dissipate e tiepide. Allora Margherita si rivolse al Terz’Ordine della penitenza di s. Domenico ed abbracciò con generosità il programma di preghiera e di penitenza fino all’incontro definitivo con Cristo. Nutrì tenera devozione per la sacra Famiglia. Il suo corpo incorrotto si venera nella chiesa di s. Domenico a Città di Castello.
Preghiamo: Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…