12 Aprile 2018 – Giovedì, II di Pasqua – (At 5,27-33; Sal 33[34]; Gv 3,31-36) – I Lettura: Dopo la liberazione miracolosa degli apostoli dalla prigione attraverso l’intervento di un angelo, il comandante delle guardie del tempio e il sommo sacerdote decisero di interrogarli sul perché avessero disobbedito al loro comando di non insegnare nel nome di Gesù. Pietro rispose chiaramente che “bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso”. Salmo: “Dio manda molte prove a tutti i giusti perché molte sono le tribolazioni dei giusti. Col pungiglione della prova, Dio li custodisce nell’umiltà o mette alla prova la loro pazienza” (Baldovino Di Ford). Vangelo: “Questo passo ci rivela la divinità di Gesù Cristo, la sua relazione con il Padre e lo Spirito Santo, nonché la partecipazione alla vita eterna e divina di coloro che credono nel Signore. Fuori dalla fede non c’è vita né speranza di salvezza” (Bibbia di Navarra, nota). Per volontà di Dio Padre tutto è in potere del Figlio.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa – Dal Vangelo secondo Giovanni: Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Riflessione: «Chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui». Il Vangelo di oggi finisce con questa forte testimonianza di Giovanni Battista che con parole dirette e senza false diplomazie ricorda a noi tutti che la fede cristiana è ascolto, obbedienza, a Cristo. Spesso si incontrano strani cristiani, che professano una religione inventata da essi stessi; cristiani che vivono una religione che si fonda sui propri sentimenti, sulle proprie aspettative; cristiani che hanno un’immagine del Cristo che per nulla corrisponde a quel Gesù vero Dio e vero uomo che i vangeli ci rivelano. Si incontrano strani cristiani che credono in un Dio a loro immagine e somiglianza, coniato in base ai loro gusti; un Dio che si inchina ai ritmi dell’uomo, che si accontenta di quanto decidiamo di dargli. Strani cristiani, che credono in un Dio fantoccio, messo lì solo per poter dire che c’è, e che altro non deve fare che perdonare tutto e tutti, e timbrare un ipotetico lasciapassare per tutti. E cosa ne è in loro del Dio rivelatoci nella Scrittura, quali vie seguono questi cristiani, che arrivano a definirsi “adulti” e quindi non più bisognosi di ascoltare i Vangeli, tantomeno la Tradizione della Chiesa, ancor meno il suo Magistero ordinario e straordinario? Non c’è fede cristiana se questa non parte dall’ascolto del Cristo, se non si fonda sull’obbedienza alla sua Parola, se non è desiderio di desiderare ciò che il Signore stesso ha desiderato, vivere di quei sentimenti che egli stesso ha vissuto! Quello strano cristiano che non adora Cristo nell’Eucaristia, che non si presenta agli appuntamenti domenicali che egli celebra nella Santa Messa, che non accusa il suo peccato e non accoglie il suo perdono nel Sacramento della Riconciliazione non è un cristiano, ma un uomo che si illude di essere religioso, ma di una religione di cui egli stesso ne è al contempo fondatore e seguace. E così di quegli strani cristiani che non incontrano Dio nella Scrittura, che non lo ascoltano nel Magistero, che non lo cercano nell’amore al prossimo, nel servizio ai piccoli… questi strani cristiani non sono cristiani e bisogna denunciarlo senza false diplomazie, come il Battista ci insegna: non stanno obbedendo al Figlio e non vedranno la vita. L’Inferno esiste e attende!
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini – Benedetto XVI (Omelia, 15 Aprile 2010): San Pietro sta davanti alla suprema istituzione religiosa, alla quale normalmente si dovrebbe obbedire, ma Dio sta al di sopra di questa istituzione e Dio gli ha dato un altro “ordinamento”: deve obbedire a Dio. L’obbedienza a Dio è la libertà, l’obbedienza a Dio gli dà la libertà di opporsi all’istituzione. E qui gli esegeti attirano la nostra attenzione sul fatto che la risposta di san Pietro al Sinedrio è quasi fino ad verbum identica alla risposta di Socrate al giudizio nel tribunale di Atene. Il tribunale gli offre la libertà, la liberazione, a condizione però che non continui a ricercare Dio. Ma cercare Dio, la ricerca di Dio è per lui un mandato superiore, viene da Dio stesso. E una libertà comprata con la rinuncia al cammino verso Dio non sarebbe più libertà. Quindi deve obbedire non a questi giudici – non deve comprare la sua vita perdendo se stesso – ma deve obbedire a Dio. L’obbedienza a Dio ha il primato. Qui è importante sottolineare che si tratta di obbedienza e che è proprio l’obbedienza che dà libertà. Il tempo moderno ha parlato della liberazione dell’uomo, della sua piena autonomia, quindi anche della liberazione dall’obbe-dienza a Dio. L’obbedienza non dovrebbe più esserci, l’uomo è libero, è autonomo: nient’altro. Ma questa autonomia è una menzogna: è una menzogna ontologica, perché l’uomo non esiste da se stesso e per se stesso, ed è anche una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione, la condivisione della libertà è necessaria. E se Dio non esiste, se Dio non è un’istanza accessibile all’uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso – lo sappiamo dalla storia del secolo scorso – può essere anche un “consenso nel male”. Così vediamo che la cosiddetta autonomia non libera veramente l’uomo. L’obbedienza verso Dio è la libertà, perché è la verità, è l’istanza che si pone di fronte a tutte le istanze umane. […] Oggi, grazie a Dio, non viviamo sotto dittature, ma esistono forme sottili di dittatura: un conformismo che diventa obbligatorio, pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e le sottili aggressioni contro la Chiesa, o anche quelle meno sottili, dimostrano come questo conformismo possa realmente essere una vera dittatura. Per noi vale questo: si deve obbedire più a Dio che agli uomini. Ma ciò suppone che conosciamo veramente Dio e che vogliamo veramente obbedire a Lui. Dio non è un pretesto per la propria volontà, ma è realmente Lui che ci chiama e ci invita, se fosse necessario, anche al martirio.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Garanzia della nostra salvezza – «Dobbiamo mantenere ferma e costante la norma della fede e osservare i comandamenti di Dio: credere cioè in Dio, temerlo perché è il Signore, e amarlo perché è nostro Padre. Ora, l’adempimento di queste opere lo si consegue con la fede, come dice Isaia: Se non avete fede, non potrete comprendere [Is 7,9]. La verità ci porta alla fede, perché la fede ha per oggetto cose che esistono veramente: così che noi crediamo in esseri che davvero sono, e proprio perché realmente sono, manteniamo costantemente ferma la nostra convinzione a loro riguardo. Dato poi che la fede è garanzia della nostra salvezza, dobbiamo prenderci gran cura di acquistare una vera intelligenza delle realtà che veramente esistono. Ed è la fede che ce la procura, come ci hanno tramandato gli anziani che furono discepoli degli apostoli” (Ireneo di Lione).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il vangelo di oggi ci aiuta a conoscere Gesù, ad entrare in profondità, nel mistero a noi rivelato nella pienezza dei tempi (Gal 4,4). Gesù viene dal cielo, attesta ciò che ha visto e udito, è la missione del Verbo; Gesù mandato dal Padre proferisce le parole del Padre, Egli viene dal Cielo, Dio da Dio, quindi una chiara ammissione: Gesù è Dio. I Giudei supini alla ragione, appartengono alla terra e parlano secondo la terra, quindi non possono comprendere e non possono accettare la testimonianza del Verbo, di Colui che viene dal Cielo. Se vogliamo capire meglio tutta la portata delle cose che Gesù fece ed insegnò, dobbiamo porci in una posizione verticale, dobbiamo volgere la nostra esistenza verso il Cielo. Nel Vangelo abbiamo un ritornello che si ripeterà insistentemente, costantemente nella vita pubblica di Gesù, i Giudei non conoscono Gesù, non comprendono il suo insegnamento, lo avversano, lo odiano, lo condurranno a morire su una croce. Nei vangeli molte volte appare il conflitto tra Gesù ed i Giudei che contestano le sue parole, e qui nel Vangelo di Giovanni viene svelato il motivo: Gesù viene dal Cielo e parla secondo il Cielo, i Giudei appartengo alla terra e parlano secondo la terra, un abisso incolmabile. Gesù è nella luce, i Giudei sono ciechi, sono nelle tenebre. Gesù è trasparenza totale, i Giudei sono opachi, mentitori e ipocriti. I Giudei non si aprono a Dio perché si afferrano alle proprie idee, hanno i piedi ben incollati sulla terra, e poiché hanno paura di guardare verso il Cielo non sono capaci di capire il significato profondo delle cose che Gesù vive, fa e dice. Quanto l’evangelista Giovanni dice degli avversari di Gesù è esame di coscienza per ciascuno di noi. Noi diciamo di conoscere Gesù ma dobbiamo preoccuparci che non sia fantasia del nostro ragionare, se così è per noi Gesù è un fantasma; se crediamo che è il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, allora è norma di vita. Se noi crediamo nel Figlio abbiamo la vita eterna. Ma poiché il procedere conoscitivo dell’uomo è limitato, difettoso, Gesù promette lo Spirito Santo. Esplicitando in sintesi le più importanti operazioni dello Spirito Santo, possiamo dire che egli guida i credenti alla verità tutta intera (Gv 16,13), cioè conduce a una perfetta conoscenza di Gesù, seconda Persona della santissima Trinità, e guida i credenti alla salvezza portando a termine il progetto salvifico del Padre: “Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2Cor 3,17-18). Chi accoglie il dono dello Spirito Santo si pone nella via indefettibile che conduce alla piena e veritiera conoscenza del Dio umanato.
Santo del giorno: 12 Aprile – San Giuseppe Moscati, medico: Originario di Serino di Avellino, nacque a Benevento nel 1880, ma visse quasi sempre a Napoli, la «bella Partenope», come amava ripetere da appassionato di lettere classiche. Si iscrisse a medicina «unicamente per poter lenire il dolore dei sofferenti». Da medico seguì la duplice carriera sopra delineata. In particolare salvò alcuni malati durante l’eruzione del Vesuvio del 1906; prestò servizio negli ospedali riuniti in occasione dell’epidemia di colera del 1911; fu direttore del reparto militare durante la grande guerra. Negli ultimi dieci anni di vita prevalse l’impegno scientifico: fu assistente ordinario nell’istituto di chimica fisiologica; aiuto ordinario negli Ospedali riuniti; libero docente di chimica fisiologica e di chimica medica. Alla fine gli venne offerto di diventare ordinario, ma rifiutò per non dover abbandonare del tutto la prassi medica. «Il mio posto è accanto all’ammalato!». In questo servizio integrale all’uomo Moscati morì il 12 aprile del 1927. Straordinaria figura di laico cristiano, fu proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1987 al termine del sinodo dei vescovi «sulla Vocazione e Missione dei laici nella Chiesa».
Preghiamo: Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo…