9 Aprile 2018 – Lunedì – Annunciazione del Signore (Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39[40]; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38) – I Lettura: Il profeta Isaìa suggerisce al re Acaz di chiedere un segno al Signore ma al rifiuto del re il profeta pronuncia un oracolo sull’intervento di Dio. L’Emmanuele è l’erede al trono di Giuda, la cui nascita è presentata come un segno della protezione promessa da Dio alla dinastia davidica e al popolo da lui eletto e come garanzia di una prossima liberazione dall’attacco nemico. I primi cristiani vedranno preannunziata in questo racconto la nascita di Gesù da una vergine senza intervento di uomo. Salmo: “Chi è paziente, grazie alla pazienza possiede la speranza, e può gridare con fiducia al Signore: Ho atteso, atteso il Signore e ha esaudito la mia supplica” (Efrem). II Lettura: La lettera agli Ebrei dedica molto spazio al paragone tra il sacerdozio della tradizione ebraica e quello di Cristo. Egli si immette in questa tradizione, ma ne supera i limiti. In particolare ricorda come i sacerdoti ebrei offrissero a Dio ripetutamente dei sacrifici di animali per chiedere il perdono dei peccati. Cristo invece ha offerto se stesso in sacrificio e una volta per sempre, rendendo inutile il sistema dei sacrifici nel Tempio. Vangelo: Il racconto dell’annunzio a Maria ha un chiaro scopo cristologico: esso serve a Luca per presentare, fin dall’inizio del suo vangelo, il ruolo particolare che Gesù riveste nel piano di Dio. Egli è l’uomo che, come i grandi personaggi dell’Antico Testamento, è stato scelto da Dio fin dalla nascita per un compito straordinario. In più egli ha un rapporto specialissimo con Dio Padre, di cui porta a compimento il progetto di salvezza, destinato a tutta l’umanità.
Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Al-tissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Riflessione: Una doverosa introduzione liturgica: perché la solennità della “Annunciazione del Signore” si festeggia quest’anno in una data così insolita? Bisogna sapere che il calendario liturgico contempla all’interno dell’intero anno diverse festività e ricorrenze, riguardanti i principali misteri della Chiesa e della nostra fede, della vita di Gesù, della Vergine Maria e dei santi. Tali ricorrenze vengono distribuite nel tempo con diversi gradi di importanza (dalle solennità alle feste, quindi le memorie obbligatorie e facoltative, e infine le commemorazioni). Se due ricorrenze coincidono nello stesso giorno, si celebra quella più importante e l’altra si omette o si posticipa al primo giorno utile che non abbia ricorrenze maggiori. Siccome tanto la Settimana Santa (iniziata proprio il 25 marzo con la domenica delle Palme), quanto il Triduo Pasquale e l’Ottava di Pasqua sono solennità più importanti dell’odierna ricorrenza, questa è stata posticipata ad oggi: ecco dunque perché oggi celebriamo la solennità dell’Annunciazione del Signore. Tale introduzione, ci permette di soffermarci sul concetto di “tempo”: il tempo, per come lo viviamo e percepiamo, è un fluire continuo e inesorabile che inizia con la nascita, continua con la crescita e si conclude con la morte. Quando parliamo di “tempo” di Dio esso non va inteso come uno scorrere implacabile e impietoso, ma è compimento di un progetto: grazia che opera e che salva! Ecco perché l’Annuncio dell’Angelo a Maria non avviene in un tempo qualsiasi, ma «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4). Maria non sa nulla del progetto divino su di lei fino a quel momento, ma è avvezza a conservare e meditare nel cuore le intuizioni che le arrivano dalla Scrittura, dalla Tradizione dei Padri. E quando l’Angelo le reca il lieto annuncio, lei, pur rimanendo turbata, interroga, ascolta, medita e prontamente accoglie e realizza la volontà di Dio! «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Maria entra nel tempo di Dio e permette a Dio di entrare nel tempo dell’uomo. Anche oggi, per mezzo nostro, come in Maria, Dio vuole attuare il suo progetto nel tempo della grazia: attende il nostro deciso “sì” per realizzarlo, per compiere la sua opera di salvezza.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 8 Maggio 1996): “Piena di grazia”, è il nome che Maria possiede agli occhi di Dio. L’angelo, infatti, secondo il racconto dell’evangelista Luca, lo usa ancor prima di pronunciare il nome di “Maria”, ponendo così in evidenza l’aspetto prevalente che il Signore coglie nella personalità della Vergine di Nazaret. L’espres-sione “piena di grazia” traduce la parola greca kecharitoméne, la quale è un participio passivo. Per rendere con più esattezza la sfumatura del termine greco, non si dovrebbe quindi dire semplicemente “piena di grazia”, bensì “resa piena di grazia” oppure “colmata di grazia”, il che indicherebbe chiaramente che si tratta di un dono fatto da Dio alla Vergine. Il termine, nella forma di participio perfetto, accredita l’immagine di una grazia perfetta e duratura che implica pienezza. Lo stesso verbo, nel significato di “dotare di grazia”, è adoperato nella Lettera agli Efesini per indicare l’abbondanza di grazia, concessa a noi dal Padre nel suo Figlio diletto (Ef 1,6). Maria la riceve come primizia della redenzione (cfr. Redemptoris Mater 10).
Guardiamo a Maria – Paolo VI (Omelia, 24 Aprile 1970): Vogliamo essere cristiani, cioè imitatori di Cristo? Guardiamo a Maria; ella è la figura più perfetta della somiglianza a Cristo. Ella è il «tipo». Ella è l’immagine che meglio d’ogni altra rispecchia il Signore; è, come dice il Concilio, «l’eccellentissimo modello nella fede e nella carità» (Lumen Gentium 53.65 etc.). Com’è dolce, come è consolante avere Maria, la sua immagine, il suo ricordo, la sua dolcezza, la sua umiltà e la sua purezza, la sua grandezza davanti a noi, che vogliamo camminare dietro i passi del Signore; com’è vicino a noi il Vangelo nella virtù che Maria personifica e irradia con umano e sovrumano splendore. E come scompare, se di ciò vi fosse bisogno, da noi il timore che dando alla nostra spiritualità questa impronta di devozione mariana, la nostra religiosità, la nostra visione della vita, la nostra energia morale debbano diventare molli, femminee e quasi infantili, quando appressandoci a Lei, poetessa e profetessa della redenzione, ascoltiamo dalle sue labbra angeliche l’inno più forte e innovatore che sia mai stato pronunciato, il Magnificat.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Ripiena dunque della scienza del Signore, come le acque del mare quando straripano, ella è rapita fuori di sé e, elevato in alto lo spirito, si fissa nella più alta contemplazione. Si stupisce, la vergine, d’esser divenuta madre; e si stupisce, lieta, di essere la madre di Dio. Comprende che in sé sono realizzati le promesse dei patriarchi, gli oracoli dei profeti, i desideri degli antichi Padri, che avevano annunciato che il Cristo sarebbe nato da una vergine e che, con tutti i loro voti, attendevano la sua nascita. Vede a sé affidato il Figlio di Dio, e si rallegra che la salvezza del mondo le sia stata affidata. Ode il Signore parlare dentro di sé e dirle: Ecco ti ho scelta tra tutte le creature, e ti ho benedetta tra tutte le donne (Lc 1,28). Ecco a te ho affidato mio Figlio, ho inviato a te il mio Unico. Non temere di allattare colui che hai generato e di educare colui che hai partorito; riconoscilo non solo come Signore, ma anche come Figlio. Egli è mio Figlio, egli è tuo Figlio: mio Figlio per la divinità, tuo Figlio per l’umanità che ha assunto. E allora, con quale tenerezza e cura, con quale umiltà e rispetto, con quale amore e devozione ella ha adempiuto a tutto ciò, agli uomini è sconosciuto, a Dio è noto» (Amedeo di Losanna).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Benedetto XVI (Omelia, 14 Maggio 2009): Lo Spirito che “discese su Maria” (cfr. Lc 1,35) è lo stesso Spirito che si librò sulle acque all’alba della Creazione (cfr. Gen 1,2). Questo ci ricorda che l’Incar-nazione è stata un nuovo atto creativo. Quando nostro Signore Gesù Cristo fu concepito per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria, Dio si unì con la nostra umanità creata, entrando in una permanente nuova relazione con noi e inaugurando una nuova Creazione. Il racconto dell’Annunciazione illustra la straordinaria gentilezza di Dio (cfr. Madre Julian di Norwich, Rivelazioni 77-79). Egli non impone se stesso, non predetermina semplicemente la parte che Maria avrà nel suo piano per la nostra salvezza, egli cerca innanzitutto il suo assenso. Nella Creazione iniziale ovviamente non era questione che Dio chiedesse il consenso delle sue creature, ma in questa nuova Creazione egli lo chiede. Maria sta al posto di tutta l’umanità. Lei parla per tutti noi quando risponde all’invito dell’angelo. San Bernardo descrive come l’intera corte celeste stesse aspettando con ansiosa impazienza la sua parola di consenso grazie alla quale si compì l’unione nuziale tra Dio e l’umanità. L’attenzione di tutti i cori degli angeli s’era concentrata su questo momento, nel quale ebbe luogo un dialogo che avrebbe dato avvio ad un nuovo e definitivo capitolo della storia del mondo. Maria disse: “Avvenga di me secondo la tua parola”. E la Parola di Dio divenne carne. Il riflettere su questo gioioso mistero ci dà speranza, la sicura speranza che Dio continuerà a condurre la nostra storia, ad agire con potere creativo per realizzare gli obiettivi che al calcolo umano sembrano impossibili.
Santo del giorno: 9 Aprile – San Liborio, Vescovo di Le Mans: “Secondo alcune fonti antiche Liborio sarebbe stato il quarto vescovo di Le Mans in Francia, ma non è possibile tracciarne una cronologia precisa. Il suo pontificato durò 49 anni, intorno al 380. Secondo alcuni documenti un suo successore, il vescovo Aldrico, consacrando la cattedrale nell’835 volle che uno degli altari fosse dedicato ai santi di Le Mans fra cui Liborio. Nell’836 il vescovo di Paderborn inviò una delegazione a Le Mans per avere delle reliquie del santo. In occasione della traslazione avvennero dei miracoli. San Liborio divenne così patrono anche di Paderborn. L’iconografia lo rappresenta come un vescovo anziano, caratterizzato dalla presenza di piccole pietre: è, infatti, protettore dei malati di calcolosi renale. Viene raffigurato anche assieme a un pavone o a qualche penna di pavone in ricordo del leggendario uccello che accompagnò la traslazione delle reliquie. Il culto è particolarmente diffuso in Francia, Germania, Spagna e Italia” (Avvenire).
Preghiamo: O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Per il nostro Signore Gesù Cristo…