aprile, meditazioni

5 Aprile 2018

5 Aprile 2018 – Giovedì fra l’Ottava di Pasqua – (At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48) – I Lettura: Il secondo discorso tenuto da Pietro negli Atti degli Apostoli è occasionato dalla reazione del popolo di fronte la guarigione dello storpio. I due apostoli, Pietro e Giovanni, che lo hanno incontrato mentre chiedeva l’elemosina alla porta Bella del tempio, devono giustificare la guarigione miracolosa di fronte a un popolo stupìto e meravigliato e lo fanno parlando di Gesù e della fede riposta in Lui, l’unica forza operatrice di prodigi. Salmo: “Gloria e onore si riferiscono anzitutto al Cristo. L’uo-mo, creato nell’onore a immagine di Dio, non ha compreso (cfr. Sal 48,13). Ma dopo l’incarnazione, l’uomo fu coronato: ‘In Gesù Cristo ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli’ (Ef 2,6)” (Origene). Vangelo: La Risurrezione di Gesù è un fatto concreto che pone dinanzi ad una verità inoppugnabile. Quello che accade agli apostoli durante le apparizioni è frutto della fragilità che impedisce loro di credere incondizionatamente. Gli Undici manifestano con il proprio turbamento una certa resistenza a vedere in Gesù il loro maestro morto e risorto. Di fronte l’umana debolezza Gesù si piega ancora una volta e, mostrando loro di mangiare, dà un’altra prova concreta della sua presenza viva e vera.

Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Riflessione: «Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto… e di questo voi siete testimoni”». Gli Apostoli sono messi dinanzi all’evidenza della Scrittura, e resi capaci di intenderla, entrano nel mistero di Cristo. La Parola nel rivelarsi illumina (Sal 118,130) la mente dei discepoli, rasserena i loro cuori, infiamma lo spirito e ne dirige la volontà. Gli Apostoli non sono semplici spettatori ma diventano parte integrante del progetto salvifico di Dio a favore degli uomini, un progetto rivelato nella Scrittura e manifestato a noi per mezzo della luce del Risorto. Egli continua a rivelarsi ad ogni uomo, a ciascuno di noi, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato e che ha riversato il suo amore nei nostri cuori, perché comprendessimo che la speranza in lui mai sarà delusa (cfr. Rm 5,5; Sal 30 [31],2). Alla sua luce vediamo la Luce (Sal 35 [36],10) e facciamo esperienza diretta del suo amore: «Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20b). Anche noi, non siamo e non possiamo essere semplici spettatori, ma siamo testimoni perché abbiamo direttamente sperimentato in noi l’efficacia della risurrezione di Cristo e la potenza del suo Spirito. Siamo testimoni della sua grazia, del suo amore, della sua misericordia, del suo perdono… Oggi dobbiamo con fede sincera interrogarci siamo davvero testimoni di Cristo? Siamo dinanzi al mondo come lampada posta in alto (cfr. Lc 11,33), che arde e risplende (cfr. Gv 5,31-35) perché tutta la casa sia illuminata dalla sua luce? Ma ancor prima che chiederci se davvero viviamo questa bella realtà, indicataci dallo stesso Signore: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14), dobbiamo chiederci se abbiamo fatto e facciamo quotidianamente esperienza della sua Parola. La Sacra Scrittura è un libro vivo perché in essa Dio ci parla, per mezzo dello Spirito che abita in noi, rivelandoci i segreti del suo Cuore, i suoi più intimi sentimenti, indicandoci i sentieri attraverso i quali giungere alla perfezione, infondendo coraggio alle nostre fragilità, luce nell’oscurità della tentazione, conforto nelle cadute, respiro negli affanni. Viviamo da testimoni del Risorto, anzi, viviamo da risorti: in mezzo ad un mondo di tenebre, splenda la luce della nostra testimonianza.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Nel nome di Cristo saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati – Benedetto XVI (Udienza Generale, 2 Marzo 2006): Secondo l’attesa messianica le promesse divine, immediatamente indirizzate ad Israele, sarebbero giunte a compimento quando Dio stesso, attraverso il suo Eletto, avrebbe raccolto il suo popolo come fa un pastore con il gregge: “Io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda… Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore; io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro” (Ez 34,22-24). Gesù è il pastore escatologico, che raduna le pecore perdute della casa d’Israele e va in cerca di esse, perché le conosce e le ama (cfr. Mt 18,12-14; cfr. anche la figura del buon pastore in Gv 10,11ss.). Attraverso questa “raccolta” il Regno di Dio si annuncia a tutte le genti: “Fra le genti manifesterò la mia gloria e tutte le genti vedranno la giustizia che avrò fatta e la mano che avrò posta su di voi” (Ez 39,21). E Gesù segue proprio questo filo profetico. Il primo passo è la “raccolta” del popolo di Israele, perché così tutte le genti chiamate a radunarsi nella comunione col Signore, possano vedere e credere. Così, i Dodici, assunti a partecipare alla stessa missione di Gesù, cooperano col Pastore degli ultimi tempi, andando anzitutto anche loro dalle pecore perdute della casa d’Israele, rivolgendosi cioè al popolo della promessa, il cui raduno è il segno di salvezza per tutti i popoli, l’inizio dell’universalizzazione dell’Alleanza.

Gesù in persona stette in mezzo a loro – Papa Francesco (Omelia, 30 Marzo 2013): Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo! Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.

Toccatemi e guardate – Card. Angelo Bagnasco (Omelia, 16 Maggio 2010): Il Cristo Risorto ha bisogno di testimoni che lo abbiano incontrato, che siano stati con Lui, L’abbiano toccato con mano, e possano raccontarLo. Così, attraverso questa dinamica, la Chiesa è cresciuta da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra – a cominciare da Pietro e Paolo, dal luogo del loro martirio – fino a tutti coloro che, ricolmi dello Spirito, lungo i secoli hanno acceso e accederanno la fiamma della fede.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Turbati, i discepoli credevano di avere davanti un fantasma. Per questo il Signore, allo scopo di mostrarci il carattere della sua risurrezione, dice: “Toccate e vedete, poiché uno spirito non ha carne ed ossa, come vedete che ho io” [Lc 24,39]. Non è dunque per la sua natura incorporale, ma per le qualità particolari della sua risurrezione corporale che egli è potuto passare attraverso barriere di solito impenetrabili. È un corpo quello che si può toccare, un corpo quello che si può palpare. Ebbene è nel corpo che noi risuscitiamo; infatti “si semina un corpo carnale, e risorge un corpo spirituale” [1Cor 15,44]; uno è più sottile, l’altro più pesante, essendo reso tale dalle condizioni della sua terrestre debolezza” (Sant’Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno – Benedetto XVI (Omelia, 25 Gennaio 2010): Questi sono gli eventi dei quali renderanno testimonianza innanzitutto i discepoli della prima ora e, in seguito, i credenti in Cristo di ogni tempo e di ogni luogo. È importante, però, sottolineare che questa testimonianza, allora come oggi, nasce dall’incontro col Risorto, si nutre del rapporto costante con Lui, è animata dall’amore profondo verso di Lui. Solo chi ha fatto esperienza di sentire il Cristo presente e vivo – “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!” (Lc 24,39) -, di sedersi a mensa con Lui, di ascoltarlo perché faccia ardere il cuore, può essere Suo testimone! Per questo, Gesù promette ai discepoli e a ciascuno di noi una potente assistenza dall’alto, una nuova presenza, quella dello Spirito Santo, dono del Cristo risorto, che ci guida alla verità tutta intera: “Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso” (Lc 24,49). Gli Undici spenderanno tutta la vita per annunciare la buona notizia della morte e risurrezione del Signore e quasi tutti sigilleranno la loro testimonianza con il sangue del martirio, seme fecondo che ha prodotto un raccolto abbondante.

Santo del giorno: 5 Aprile – San Vincenzo Ferrer, Sacerdote: «Da trent’anni il mastro Vincenzo va da una città all’altra, da un paese all’altro attraverso tutta l’Europa, montato su un semplice somarello, in inverno come in estate, il bell’abito dei domenicani lungo fino a terra a coprire i suoi piedi nudi. Come Gesù è seguito da una folla immensa di poveri, di donne, di bambini, di chierici, di contadini, di teologi, di duchi e di duchesse, tutti mescolati» (“Le meraviglie di Dio”, Mondadori 2000). Nato a Valencia intorno al 1350, Vincenzo si trovò a vivere al tempo del grande scisma d’Occidente, quando i papi erano 2 e poi addirittura 3. E, suo malgrado, egli si trova al centro della divisione che minaccia il vertice della Chiesa. Ancora giovane domenicano, era stato notato da Pietro de Luna, legato del papa avignonese. Seguendo da vicino il cardinale, si rese però conto che la Chiesa aveva più che mai bisogno del ripristino dell’unità e della riforma morale. Incominciò allora la sua attività di predicazione. Nel 1394 il suo protettore, il cardinale de Luna, divenuto papa con il nome di Benedetto XIII, lo nomina suo confessore, cappellano domestico, penitenziere apostolico. Egli intensifica la sua attività ma nel 1398 si ammala e ha una visione nella quale gli appare il Salvatore accompagnato da san Domenico e san Francesco. Il Signore tocca la guancia del malato e gli ordina di mettersi in viaggio e conquistare molte anime. Vincenzo lascia allora Avignone ed intraprende vere e proprie campagne di predicazione in Spagna, Svizzera e Francia, in cui parla dell’Anticristo e del giudizio finale. Contribuisce così in modo decisivo alla fine dello scisma e al miglioramento dei costumi. Morì a Vannes nel 1419.

Preghiamo: O Padre, che da ogni parte della terra hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vita nelle acque del Battesimo e animati dall’unica fede, esprimano nelle opere l’unico amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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