aprile, meditazioni

4 Aprile 2018

4 Aprile 2018 – Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua – (At 3,1-10; Sal 104[105]; Lc 24,13-35) – I Lettura: Nei pressi del Tempio ha luogo una delle guarigioni più conosciute degli Atti degli Apostoli, quella dello storpio nato. Nel perfetto stile del discepolato cristiano i due apostoli si presentano poveri di qualsiasi ricchezza ma pieni della ricchezza dello Spirito Santo in nome del quale operano guarigioni e conversioni fra il popolo. Salmo: “Che significa cercare Dio? Gustare tutto quanto lo riguarda, pensare sempre a lui, meditare le cose di Dio nel proprio spirito, sempre. Non cessare mai di conversare con lui con la preghiera e le opere buone. Non una volta o due, ma per tutta la vita cercare l’aiuto del cielo” (Eusebio). Vangelo: Dei racconti postumi la Risurrezione quello dei discepoli di Èmmaus è il più significativo per il cammino di ogni cristiano. Due discepoli rammaricati della vana speranza posta in un Messia condannato a morte, aprono i loro cuori alla gioia nella scoperta della sua Risurrezione. Gesù stesso si affianca a loro, nella loro tristezza e li incoraggia nel ricordo della promessa fatta da Dio. Ascoltando la sua Parola e spezzando il pane con Lui, riconoscono Gesù risorto.

Riconobbero Gesù nello spezzare il pane – Dal Vangelo secondo Luca: Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Riflessione: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». La Parola di Dio ha in sé una potenza infinita: una potenza onnipotente! È la Parola che crea ogni cosa: «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Sal 33,6). È la Parola che era presso Dio e che è Dio: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (Gv 1,1-3). Vale la pena riportare la nota che la “Bibbia di Gerusalemme” pone a commento di questi versetti che aprono il Vangelo secondo Giovanni, in quanto ricchissima di riferimenti biblici e quindi molto utile per approfondire tale fondamentale tematica: “L’Antico Testamento conosceva il tema della parola di Dio e quello della sapienza, che esiste da prima del mondo in Dio (cfr. Pr 8,22; Sap 7,22), per mezzo della quale fu creato tutto. Fu mandata sulla terra per rivelarvi i segreti della volontà divina. Terminata la sua missione, tornò a Dio (Is 55,10-11; Pr 8,22-36; Sir 24,3-32; Sap 9,9-12; cfr. anche, sul ruolo creatore, Gen 1,3.6; Is 40,8.26; 44,24-28; 48,13; Sal 33,6; Gdt 16,14; Sir 42,15. Sulla missione: Sap 18,14-16; Sal 107,20; 147,15-18). Anche per san Giovanni (Gv 13,3; 16,28), il Verbo era in Dio, preesistente (Gv 1,1.2; 8,24; 10,30); è venuto nel mondo (Gv 1,9-14; 3,19; 9,39; 12,46; cfr. Mc 1,38), mandato dal Padre (Gv 3,17.34; 5,36.43; 6,29; 7,29; 8,42; 9,7; 10,36; 11,42; 17,3.25; cfr. Lc 4,43), per compiervi una missione (Gv 4,34), cioè trasmettere al mondo un messaggio di salvezza (Gv 1,33; 3,11); compiuta la sua missione, torna presso il Padre (Gv 1,18; 7,33; 8,21; 12,35; 13,3; 16,5; 17,11.13; 20,17). Nel Nuovo Testamento toccava a Giovanni rivelare pienamente, grazie al fatto dell’incarnazione (Gv 1,14), la natura personale di questa Parola (sapienza) sussistente ed eterna. Ma tale personificazione era già preparata da altri passi (cfr. Eb 1,1-2; Ap 19,13; 1Gv 1,1-2)”. Concludiamo questa riflessione, ricchissima di spunti biblici, invitando ciascuno di noi a interrogarsi sul rapporto con la Parola, in particolare con la Bibbia, con questa Parola viva e vera, che può e vuole muoverci a vera conversione.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: I discepoli di Emmaus – Paolo VI (Omelia, 6 Maggio 1973): La lettura del Santo Vangelo (Lc 24,35-48) che noi abbiamo ora ascoltata, ci invita a riflettere sul tema fondamentale della nostra fede, il tema della risurrezione del Signore nostro Gesù. Non dice forse San Paolo: «Se tu confessi con la tua voce il Signore Gesù, e nel tuo cuore hai fede che Dio lo ha risuscitato da morte, sarai salvo»? (Rm 10,9). E la narrazione evangelica della S. Messa, che stiamo celebrando, sembra proprio che voglia attestarci la realtà del fatto della risurrezione di Cristo, realtà oggettiva, storica, comprovata perfino dall’esperienza diretta e tangibile dei sensi, anche se appartenente ad un ordine soprannaturale, e voglia stimolarci a derivare subito dall’osservazione di questa inaudita realtà la nostra irrefrenabile e vivacissima fede, quale quella di Tommaso, l’uomo positivo della critica, del dubbio, della verifica, con le sue parole ancora sonanti: «Signore mio! e Dio mio!» (Gv 20,28).

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro – Catechismo degli Adulti  685: Il convito eucaristico è prefigurato nei banchetti di Gesù con i peccatori e gli amici durante la vita pubblica, è istituito nell’ultima cena con i Dodici, è confermato nella gioia degli incontri a mensa dopo la risurrezione. Dalla Chiesa delle origini è celebrato come cena del Signore risorto e come «frazione del pane», segno efficace di comunione fraterna nel suo nome. Presto il rito acquista una dinamica molto precisa, con una proclamazione della Parola e una liturgia eucaristica strettamente connesse tra loro. Gesù stesso nell’incontro con i discepoli di Emmaus prima spiega le Scritture, poi si mette a tavola e, pronunciando la benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce. A Tròade, Paolo prima parla a lungo e poi spezza il pane con l’assemblea dei fedeli. Nel II secolo il racconto del martire Giustino ribadisce lo stretto collegamento tra Parola ed eucaristia e presenta uno svolgimento che coincide sostanzialmente con la Messa dei nostri giorni: riunione dell’assemblea, letture, omelia, preghiera dei fedeli, presentazione del pane e del vino, azione di grazie consacratoria, comunione eucaristica.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Anche tu, se vuoi avere la vita, fa’ ciò che fecero [i discepoli di Emmaus], affinché tu conosca il Signore. Essi gli dettero ospitalità. Il Signore era infatti simile ad uno che vuole andare oltre, essi però lo trattennero. E dopo esser giunti al luogo cui erano diretti, dissero: “Resta ancora qui con noi, si fa sera infatti e il giorno volge al declino”. Accogli l’ospite, se vuoi conoscere il Salvatore. Ciò che aveva portato via l’infedeltà, lo restituì l’ospitalità. Il Signore, dunque, si fece conoscere nella frazione del pane. Imparate dove cercare il Signore, imparate dove possedere, dove conoscere, quando mangiate. I fedeli infatti hanno conosciuto in questa lezione qualcosa che meglio comprendiamo e che quei tali non conobbero. “Cristo si è assentato con il corpo perché si edificasse la fede”. Il Signore è stato conosciuto; e dopo essere stato conosciuto, mai più ricomparve. Si separò da loro con il corpo, colui che era trattenuto dalla fede. Per questo infatti il Signore si assentò con il corpo da tutta la Chiesa, e ascese al cielo, perché si edificasse la fede. Se infatti non conosci se non ciò che vedi, dove sta la fede? Ma se credi anche ciò che non vedi, godrai quando vedrai. Si edifica la fede, perché si respinge l’apparenza. Verrà ciò che non vediamo; verrà, fratelli, verrà: ma, attento a come ti troverà. Infatti, verrà ciò che dicono gli uomini: Dove, quando, come, quando sarà, quando verrà? Sta’ certo, verrà: e non soltanto verrà, ma verrà anche se tu non vuoi” (A-gostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui: Luca vuol dire ai suoi lettori che è impossibile arrivare alla conoscenza della Sacra Scrittura, e del progetto salvifico, senza che Gesù ne dia l’intelligenza della comprensione. L’intelligenza della Sacra Scrittura, afferma san Bonaventura, «non nasce da uno sforzo di ricerca umana, ma dalla rivelazione divina, che ci viene dal Padre della luce […]. Da lui, mediante suo Figlio Gesù Cristo, si diffonde in noi lo Spirito Santo. Per mezzo dello Spirito che comunica i suoi doni, distribuendoli a ciascuno come vuole, ci è donata la fede, e per la fede Cristo abita nei nostri cuori. Da questa conoscenza di Gesù Cristo ha origine, come dal suo principio, la fermezza e l’intelligenza di tutta la Sacra Scrittura» (In Breviloquium prologus).

Santo del giorno: 4 Aprile – San Francesco Marto, Fanciullo: Nato l’11 giugno 1908 ad Aljustrel, frazione di Fatima in Portogallo, Francesco Marto era il decimo figlio di Emanuele Pietro Marto e Olimpia di Gesù. Insieme alla sorella minore Giacinta e alla cugina Lucia, fu uno dei veggenti delle apparizioni mariane di Fatima, tra il maggio e l’ottobre 1917; all’epoca aveva nove anni. D’indole riservata e incline alla contemplazione, amava ritirarsi a pregare, per «consolare Gesù», come diceva. Ammalatosi durante una violenta epidemia di spagnola nel 1918, morì il 4 aprile di quell’anno, dopo aver ricevuto la sua prima ed ultima Comunione. La sorella Giacinta lo seguì il 20 gennaio 1920. Entrambi sono stati beatificati da san Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000 e canonizzati diciassette anni esatti dopo da papa Francesco. I resti mortali di Francesco Marto sono venerati nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Fatima, nella cappella sul lato destro dell’altare maggiore.

Preghiamo: O Dio, che nella liturgia pasquale ci dai la gioia di rivivere ogni anno la risurrezione del Signore, fa’ che l’esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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