aprile, meditazioni

3 Aprile 2018

3 Aprile 2018 – Martedì fra l’Ottava di Pasqua – (At 2,36-41; Sal 32[33]; Gv 20,11-18) – I Lettura: Questo brano fa parte dell’omelia che Pietro pronunciò il giorno di Pentecoste dopo che lo Spirito Santo si posò sugli Apostoli, riuniti nel cenacolo. Egli si rivolge ai presenti invitando, quanti ascoltano la sua parola alla conversione, a farsi battezzare per essere innestati in Cristo e ricevere il perdono dei peccati, a rompere in maniera decisa e definitiva col male. Salmo: “In tempo di persecuzione, quando non si parla più di Dio, il solo sguardo di Dio nutre le anime e le educa per mezzo di una potenza misteriosa” (Eusebio). Vangelo: L’incontro del Risorto con la Maddalena è l’incontro di Dio con la sua Chiesa che anelante lo cerca e aspetta nelle vie di questo mondo. Nel sentire pronunciare il suo nome, “Maria”, l’anima della fedele discepola si commuove perché riconosce in quella voce Colui che è l’oggetto della sua intrepida e dolorosa ricerca.

Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Maria stava all’ester-no, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Riflessione: “Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?”. Così abbiamo cantato nella sequenza pasquale, e Maria Maddalena ci risponde oggi nel Vangelo: «Ho visto il Signore!». Ecco perché corre, ecco il perché di tanto felice sconvolgimento. Non ha semplicemente visto un morto che era tornato in vita, ma ha visto il Signore! Quasi sicuramente lei era presente alla risurrezione di Lazzaro, lo aveva visto uscire dal sepolcro con le bende ancora intorno al corpo, e poi lo aveva visto in piena salute, mangiare, scherzare e testimoniare la grandezza di Dio. Ma Lazzaro rimaneva sempre un uomo, anche se aveva vissuto una esperienza particolarissima, sebbene non unica (sono tante le risurrezioni di morti narrate in tutta la Sacra Scrittura). Per Gesù le cose sono completamente diverse: Gesù non è semplicemente tornato in vita, non ha fatto un passo indietro ripristinando la natura del suo corpo passibile di dolore e di morte. Tutti coloro che sono stati miracolosamente riportati in vita prima o poi sono comunque nuovamente morti. Gesù non è tornato in vita, ma ha infranto il muro stesso della morte. Non ha riportato indietro le lancette dell’orologio della vita, ma ha dato un senso del tutto nuovo al tempo dell’esistenza. È un tempo che entra nell’eternità, così come, con l’Incarnazione, l’eternità era entrata nel tempo. Gesù non è solo un Maestro, ma è il Signore! E non va solamente ascoltato ma va adorato come vero uomo e vero Dio. Gesù risorge con il suo corpo, al punto che si fa toccare da san Tommaso, che mostra le sue piaghe, che mangia con gli Apostoli. Gesù non è un fantasma, ma risorge con il suo vero corpo, quel corpo che fu generato per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria; quel corpo che è inscindibilmente vero nella sua natura umana e divina. Se ci stupisce che un Dio possa farsi carne, tanto più deve stupirci che la carne viene assunta nella gloria divina! Siamo nell’abisso del mistero, che la mente non potrebbe riuscire a spiegare: il Creatore si fa creatura, unisce la divinità all’umanità, come uomo muore pur rimanendo Dio; e come Dio risorge pur rimanendo uomo! È il Signore!

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: L’ultima parola non è più quella della morte – Giovanni Paolo II (Regina Coeli, 1 Aprile 2002): Risuona con forza il grande annuncio della risurrezione di Gesù anche in questo Lunedì dell’Angelo, che ricorda l’incontro del messo celeste con le donne accorse al sepolcro. “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mt 28,5-6). Dalla tomba vuota quest’annuncio angelico si diffonde nel mondo e raggiunge ogni angolo della terra; è un messaggio di speranza per tutti. Da quando il Nazareno crocifisso è risuscitato all’alba del terzo giorno, l’ultima parola non è più quella della morte, ma della vita! Nel Signore risorto Dio ha rivelato in pienezza il suo amore per l’intera umanità. Prima le donne, poi i discepoli e quindi lo stesso Pietro constatano la consolante verità: “Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni” (At 2,32). Carissimi Fratelli e Sorelle, come loro e insieme con loro, anche noi siamo chiamati a diffondere tra gli uomini e le donne del nostro tempo questa “buona” notizia: “Cristo, mia speranza, è risorto” (Sequenza pasquale). Come vorrei che l’annuncio pasquale rinvigorisse sempre più la fede di ogni battezzato! Come vorrei che la pace, dono di Cristo risorto, raggiungesse ogni cuore umano e ridonasse speranza a chiunque è oppresso e sofferente! Maria, testimone silenziosa della morte e della risurrezione del figlio Gesù, ci aiuti a credere sino in fondo a questo mistero di salvezza che, accolto con fede profonda, può cambiare la vita. Faccia sì che lo trasmettiamo con gioia a quanti incontriamo, come coerenti e coraggiosi discepoli.

La risurrezione di Gesù: un avvenimento diverso – Catechismo degli Adulti 269: La risurrezione di Gesù può essere considerata un fatto storico? È questa una domanda importante per la fede. La risurrezione di Gesù si riflette nella storia con dei segni: il sepolcro vuoto, le apparizioni del Risorto, la conversione e la testimonianza dei discepoli, i miracoli e altre manifestazioni dello Spirito. Tuttavia si tratta di un avvenimento non osservabile direttamente come i normali fatti storici: un avvenimento reale senza dubbio, ma di ordine diverso. I Vangeli narrano le sue manifestazioni, ma non lo raccontano in se stesso, perché non può essere raccontato. Le sue modalità rimangono ignote. Con la risurrezione, Gesù non è tornato alla vita mortale di prima, come Lazzaro, la figlia di Giàiro o il figlio della vedova di Nain; è entrato in una dimensione superiore, ha raggiunto in Dio la condizione perfetta e definitiva di esistenza. Non è tornato indietro, ma è andato avanti e adesso non muore più. Il nostro linguaggio non può descriverlo come veramente è: i risorti sono «come angeli nei cieli» (Mc 12,25) e il loro corpo è un «corpo spirituale» (1Cor 15,44), trasfigurato secondo lo Spirito, vero ma diverso da quello terrestre, come la pianta è diversa dal seme.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Croce e risurrezione son figure della vita cristiana – “Tutto ciò che è avvenuto sulla croce di Cristo, nella sepoltura, nella risurrezione il terzo giorno, nell’ascensione al cielo, nel trono alla destra del Padre, sta a raffigurare la vita cristiana, non solo con le parole ma anche con le azioni. Infatti in riguardo a quella croce è detto: Coloro che son di Gesù Cristo hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e concupiscenze [Gal 5,24]. Per la sua sepoltura: Siamo stati consepolti con Cristo attraverso il Battesimo per la morte. Per la sua risurrezione: Come Cristo risorse dai morti per la gloria del Padre, anche noi comminiamo in novità di vita. Per l’ascensione al cielo e il trono alla destra del Padre: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose del cielo, dove Cristo siede alla destra del Padre gustate le cose del cielo non quelle della terra: siete morti, infatti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Molte volte Gesù ai Giudei, più o meno velatamente, aveva parlato della sua morte e della sua risurrezione. Ma soltanto ai discepoli svelerà il suo destino di morte e di gloria in tutta la sua devastante drammaticità: una prima volta immediatamente dopo la confessione di fede di Pietro a Cesarea; la seconda volta in Galilea e la terza, infine, al momento della “salita” a Gerusalemme. Dopo il primo annuncio, Pietro restò scandalizzato, e con lui tutti gli altri Apostoli; al secondo annuncio Matteo aggiunge: “ed essi furono molto rattristati” (Mt 17,23). Un altro annuncio della passione e della risurrezione è contenuto nei versetti successivi al racconto della Trasfigurazione in Matteo e in Marco (Mt 17,9; Mc 9,10) e quest’ultimo in particolare aggiunge: “Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti” (Mc 9,10). In verità, i discepoli ben sapevano che “cosa volesse dire risorgere dai morti”, ma la morte del Maestro risultava loro incomprensibile, come la sua risurrezione. Anche Giovanni ricorda una profezia di Gesù riguardante la sua risurrezione fatta subito dopo la cacciata dei mercanti dal Tempio (Gv 2,20-21). “L’annuncio della risurrezione passa dunque attraverso la rivelazione della croce […]. La passione del Cristo è la battaglia decisiva della guerra contro le potenze del male. La risurrezione del figlio dell’uomo coincide con la creazione di un mondo nuovo, il mondo della giustizia divina in cui il Giusto appare come il primogenito dell’umanità rinnovata” (Maurice Cocagnac). La risurrezione è stata per il Cristo la fine della sua esistenza storica e l’inizio di quella nella gloria: resta però, al tempo stesso, un evento inserito nella storia umana, come attestano i racconti evangelici e la predicazione apostolica. La risurrezione è un evento che coinvolge l’uomo, dinanzi al quale egli non può restare indifferente o neutrale: o lo rifiuta restando in questo modo eternamente nelle tenebre della incredulità o condivide la morte del Figlio di Dio partecipando così alla sua risurrezione. Ma vi è in gioco non soltanto il destino ultimo dell’uomo: nella croce e nella risurrezione del Cristo vi è tout court il suo modello etico-spirituale: “se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,17).

Santo del giorno: 3 Aprile – San Giuseppe l’Innografo, Monaco: Nacque in Sicilia nell’816 e al tempo dell’invasione araba dell’827, con la sua famiglia si rifugiò nella Grecia Meridionale. Nell’831 si recò a Tessalonica nella Macedonia, entrando nel monastero di Latomia. Consacrato sacerdote, ebbe come maestro spirituale San Gregorio il Decapolita, che verso l’840 lo condusse a Costantinopoli. L’anno successivo fu inviato a Roma dal papa Gregorio IV, per chiedere il suo aiuto nella lotta contro l’eresia iconoclasta. La nave su cui era imbarcato, cadde però nelle mani di pirati arabi che lo condussero a Creta; riscattato e liberato nell’843 tornò a Costantinopoli dove trovò il suo maestro morto. Coinvolto nella vicenda della deposizione del patriarca Ignazio, nell’858, fu esiliato a Cherson in Crimea, dove rimase probabilmente fino al reintegro di Ignazio nell’867. L’imperatore Basilio I il Macedone (812-886) gli affidò la custodia di Santa Sofia a Costantinopoli. Morì nel 886. Sono celebri i suoi inni sacri da cui è derivato il nome «Innografo».

Preghiamo: O Dio, che nei sacramenti pasquali hai dato al tuo popolo la salvezza, effondi su di noi l’abbondanza dei tuoi doni, perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà e abbiamo in cielo quella gioia che ora pregustiamo sulla terra. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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