Dagli Atti degli Apostoli (10,34a.37-43) – Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti: Nell’annuncio di Pietro al centro c’è Gesù di Nazaret consacrato con la potenza dello Spirito Santo, il quale passa beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo. In questa cornice si coglie la presenza di Dio che era con il Cristo, e quella degli apostoli testimoni del Risorto e mandati ad annunciare che egli è il giudice dei vivi e dei morti.
Salmo 117 [118] – Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo: «Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio? [Gv 8,48] … Costui non è da Dio, ma seduce la folla [cfr. Gv 7,12]. Ora questo riprovato si è manifestato talmente approvato che è diventato testata d’angolo. Non una pietra qualunque è atta ad essere pietra angolare: è necessaria la pietra scelta, capace di unire due muri. Il profeta dice qui: respinto dai giudei e tenuto in nessun conto, è apparso talmente ammirabile che non solo si integra all’edificio, ma è lui che riunisce e tiene insieme i due muri. Quali muri? I credenti, giudei e gentili» (San Giovanni Crisostomo).
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési (3,1-4) – Cercate le cose di lassù, dove è Cristo: Mediante il Battesimo i cristiani sono morti alla vita di quaggiù, vivono ormai una nuova vita. Questa nuova vita si manifesterà alla Parusia, quando Cristo apparirà di nuovo glorioso e allora anche i cristiani parteciperanno a questa gloria. Per questo motivo il cristiano che con il Battesimo vive questa nuova vita, deve ormai preoccuparsi soltanto delle cose celesti.
Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9) – Egli doveva risuscitare dai morti: Nel Vangelo cogliamo due scene: la visita di buon mattino di Maria Maddalena e la visita di Pietro e Giovanni al sepolcro. Maria al vedere la pietra ribaltata resta sconcertata e corre ad avvertire i discepoli. Pietro e Giovanni corrono, Giovanni, il più giovane, arriva prima ma non entra e Pietro è il primo ad entrare e a vedere.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Approfondimento
Il sepolcro vuoto – G. D. Tosatto (Risurrezione, in Schede Bibliche Pastorali – EDB): Si tratta di un argomento che solo più tardi fu inserito nel ciclo della risurrezione, essenzialmente per motivi polemico-apologetici, anche se l’antica tradizione già lo conosceva; ce ne ha conservate tracce in 1Cor 15,4 e in At 13,29 s., così come in At 2 ove il contrasto tra David, il cui «sepolcro è ancora tra noi», e Gesù, che «non ha visto la corruzione del sepolcro», presuppone la costatazione del sepolcro vuoto.
Che tale argomento non sia stato subito ampiamente utilizzato dagli apostoli risulta evidente se si considera il carattere non perentorio e non kerygmatico, ma apologetico e negativo che il fatto rivestiva. Del resto, in nessuna pericope evangelica la scoperta del sepolcro vuoto è presentata come argomento fondamentale per la verità del messaggio pasquale, ma solo come una conferma apologetica indiretta che, attraverso angelofanie e cristofanie successive, ottiene il suo pieno valore. Non è infatti il sepolcro vuoto che causò la fede pasquale (solo Giovanni [20,8] crede vedendo il sepolcro vuoto), bensì l’incontro del Signore vivente dopo la sua morte.
Tre sono le narrazioni incentrate sulla verifica del sepolcro, trovato vuoto, su una apparizione angelica che notifica la risurrezione e invia le donne agli apostoli (Mt 28,1-8; Mc 16,1-8; Lc 24,1-12).
Il valore di testimonianza è evidente: la risurrezione implicava la morte di Gesù; sul Calvario e presso il sepolcro gli apostoli non c’erano, per cui non potevano addurre argomenti in base a questi fatti, né parlare del sepolcro vuoto; per questo fu conservato il ricordo della presenza delle pie donne che poterono testimoniare il fatto della morte di Gesù, della sua sepoltura e del sepolcro vuoto, da cui, attraverso la rivelazione e il messaggio dell’angelo, apprendono poi la risurrezione del Maestro. L’aspetto polemico è chiaro soprattutto in Matteo (cfr. Mt 27,62-66) che inquadra il fatto del sepolcro vuoto come replica alle calunnie del rapimento del corpo di Gesù (Mt 28,11-15) e come invito a tutti a controllare la realtà dei fatti.
Infine lo scetticismo con cui gli apostoli accolsero la notizia delle pie donne sta a dimostrare che i dodici non erano dei creduloni, ma si convinsero della risurrezione di Gesù solo in base a dati di fatto riscontrati personalmente.
Alla notizia data dalla Maddalena che il corpo di Gesù non c’era più, Pietro e «l’altro discepolo» corrono al sepolcro e costatano la verità della parola della donna. Questo testo giovanneo conferma, attraverso la testimonianza di due apostoli, la realtà del sepolcro vuoto e, descrivendo la loro sorpresa di fronte alla pietra rovesciata, respinge la calunnia che il corpo del redentore fosse stato trafugato.
Oltre al motivo apologetico, è da sottolineare quello parenetico-teolo-gico. Pareneticamente si vuol insegnare che la fede nella risurrezione non è una soluzione a buon mercato escogitata dai discepoli, ma una conquista lenta e difficile; per questo anche i neo convertiti non dovevano scoraggiarsi di fronte alle difficoltà della fede in Cristo risorto, ma trovare in questi fatti motivo di fiducia e di consolazione. Infine teologicamente si ricorda che la fede pasquale, oltre che nelle apparizioni, trova suo fondamento nelle prove profetiche della Scrittura, pienamente avveratesi in Cristo.
In tal modo la tradizione del sepolcro vuoto, storicamente fondata, diventa una prova sussidiaria della risurrezione ed una conferma indiretta alla veridicità e realtà delle apparizioni testimoniate dagli apostoli come fondamento della loro fede.
Commento al Vangelo
Il primo giorno della settimana, Maria di Madgala si recò al sepolcro al mattino… – Il primo giorno della settimana è divenuto il giorno del Signore, la “Domenica Cristiana” (Ap 1,10): Gesù è risorto dai morti «il primo giorno della settimana [Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1; Gv 20,1]. In quanto “primo giorno”, il giorno della Risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto “ottavo giorno” che segue il sabato, esso significa la nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore [“e Kyriaké eméra”, “dies dominica”] la “domenica”: “Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, perché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti [San Giustino, Apologiae 1,67]» (CCC 2174).
Quando era buio, una nota in discordanza con gli altri Vangeli: per Marco di buon mattino, al levar del sole, Matteo riporta all’alba, Luca al mattino presto. Comunque, non sono questi particolari ad inficiare la storicità della risurrezione di Cristo.
Giovanni rispetto ai Vangeli sinottici (Mt, Mc e Lc) accentua notevolmente il ruolo di Maria di Magdala: è la sola a recarsi al sepolcro il primo giorno della settimana; è la prima a incontrare il Gesù risorto (Gv 20,11-18); è la prima a dare l’annuncio pasquale ai discepoli: «“Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto» (Gv 20,11).
Maria di Madgala compare più volte al primo posto nelle liste di donne riportate dai Vangeli sinottici; discepola di Cristo, era compagna di altre donne al seguito di Gesù e degli Apostoli: «C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni» (Lc 8,2-3). Con Maria, la Madre di Gesù, seguirà audacemente il Maestro fino alla Croce.
Avendo notato che la pietra era stata tolta dal sepolcro, va da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, per informarli del fatto. Maria di Madgala teme che il corpo di Gesù sia stato trafugato, l’incontro con il Risorto poi dissolverà questi timori. Pietro e l’altro discepolo all’annuncio corrono al sepolcro. Nell’altro discepolo, la tradizione vi ravvisa l’apostolo Giovanni, l’autore del IV Vangelo.
Pietro e Giovanni, i due discepoli che corrono al sepolcro, certamente possono essere presentati come modello di un amore vivo e forte per il Signore Gesù. Anche Maria Maddalena per il suo amore diventa per tutti i cristiani il paradigma di come si deve amare il Cristo! Così, come lei, «i credenti debbono amare il Cristo; si tratta di un amore concreto e spinge alla ricerca premurosa del Signore, a interessarsi solo di lui, a porre come centro dei propri pensieri la sua persona divina. L’unica preoccupazione di Maria Maddalena è trovare il Signore: ella piange, perché teme che lo abbiano portato via; il suo cuore è orientato totalmente verso di lui. L’autentico cristiano è animato da analoga carità per il figlio di Dio fattosi suo fratello, morto sulla croce per amore e risorto per operare la sua salvezza» (Salvatore A. Panimolle).
L’altro discepolo giunse per primo al sepolcro, ma cede il passo a Simon Pietro: per molti questa è una nota per sottolineare l’autorità di Pietro nella comunità cristiana. Attendendo l’arrivo di Pietro, vede i teli posati là, ma non entra nel sepolcro; successivamente di lui si dice che entrò, vide e credette, in questo modo è il “prototipo di quelli che, dopo di lui, crederanno in Gesù senza vederlo [Gv 20,29], attraverso i segni raccontati dall’evangelista stesso [Gv 20,30-21]. Questo discepolo «altro» vede con il cuore. L’amore è il principio della fede, che dà la vita” (S. Fausti).
Per l’evangelista Giovanni il verbo vedere “implica una percezione che supera il livello sensoriale, comporta il passaggio a una comprensione teologica dei segni e conduce alla fede. È la condizione per diventare discepoli [cfr. 1,39.46 e 6,14.26]” (La Sacra Bibbia, Via Verità Vita).
… osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato posto sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. I segni che il Risorto ha lasciato nella tomba per l’altro discepolo sono abbastanza chiari: i teli sono vuoti, afflosciati, come se Gesù fosse uscito passando attraverso di essi. È un particolare ripetuto ben due volte, che quindi sta a sottolineare l’importanza. I ladri certamente non avrebbero avuto il tempo o la buona intenzione di lasciare tutto in ordine e non si sarebbero affatto preoccupati di avvolgere con cura il sudario. Da qui è facile comprendere che Gesù si è liberato da solo a differenza di Lazzaro che dovette essere liberato da altri per poter camminare (cfr. Gv 11,44).
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura… sembra essere in disaccordo con il vide e credette, forse Giovanni vuol dire ai suoi lettori, “che solo dopo la risurrezione di Gesù, accertata dai testi oculari, è possibile capire la Scrittura, che tutta parla di lui [Gv 5,39]. La promessa del Signore è comprensibile solo dopo il suo compimento e alla luce del suo Spirito d’amore [cfr. Gv 14,26]. Per questo i discepoli possono credere alla Scrittura e alla parola di Gesù solo dopo la sua risurrezione [cfr. Gv 2,22; 12,16]. Rimane sempre un velo sul volto di chi legge la Scrittura, che viene eliminato dalla conversione a Cristo Signore [cfr. 2Cor 3,12-16]. E questa è donata a chi ha contemplato il suo amore e lo ama” (S. Fausti).
Pietro e l’altro discepolo tornano sui loro passi, sono colmi di gioia: fin a quel primo giorno della settimana non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti, adesso tutto è chiaro, e forse nei loro cuori già si fa strada la certezza che vicino è ormai l’incontro con il Risorto.
Riflessione
La Risurrezione – Fin qui la testimonianza della Scrittura, accolta dai credenti, rifiutata da molti altri. Per negare la risurrezione di Gesù gli uomini di tutti i tempi hanno addotto, ogni sorta di spiegazioni, che però non reggono affatto di fronte alle irrefutabili documentazioni storiche.
Tra i tanti possiamo ricordare il predicatore universitario F. Spitta, per il quale la morte di Gesù era stata soltanto apparente e non reale; J.-E. Renan affermò invece che fu una allucinazione degli Apostoli, ed infine i Modernisti, (Harnack, Loisy, ecc.), per i quali la risurrezione di Gesù è una risurrezione simbolica, in quanto, poiché i primi cristiani pensavano che Cristo era immortale, pensavano anche che doveva essere di nuovo vivo. Già i Farisei avevano inventato che, mentre i soldati dormivano, erano venuti gli Apostoli a rapire il Corpo di Gesù (Mt 28,12s). A costoro rispose argutamente Agostino: «Che infelice astuzia! Che bravi soldati vigilanti, che si lasciano portar via il Corpo da uomini inermi! Che bravi testimoni, che mentre dormono vedon portarlo via! Ma voi, o Ebrei, avete dormito quando, tramando tali cose, vi siete ingannati da voi stessi!».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, a questo riguardo, sottolinea: «La fede nella risurrezione ha per oggetto un avvenimento che è storicamente attestato dai discepoli i quali hanno realmente incontrato il Risorto, e che è insieme misteriosamente trascendente in quanto l’umanità di Cristo entra nella gloria di Dio» (656).
Ora, il frutto più bello di questa fede è la testimonianza e il lavoro indefesso per allargare i confini del Regno di Dio. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, dopo aver ricordato che i laici – «che hanno tale fede» – devono vivere nel mondo del ricordo della morte e risurrezione del Signore, suggerisce che essi «nel pellegrinaggio di questa vita, nascosti con Cristo in Dio e liberi dalla schiavitù delle ricchezze, mentre tendono ai beni che durano in eterno, con animo generoso» si devono dedicare «totalmente ad estendere il regno di Dio e ad informare e perfezionare con spirito cristiano l’ordine delle realtà temporali» (AA 4).
Una testimonianza che supererà le inevitabili opposizioni o persecuzioni se fondata sulla risurrezione di Gesù: «“La chiesa avanza nel suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, annunciando la croce e la morte del Signore fino a che egli venga [cfr. 1Cor 11,26). Dalla potenza del Signore risorto viene fortificata, per poter superare con pazienza e amore le afflizioni e difficoltà tanto interne che esterne, e per svelare fedelmente al mondo il mistero del Signore, anche se sotto l’ombra dei segni, fino al giorno in cui finalmente risplenderà nella pienezza della luce» (LG 8).
Forse anche noi, scriveva Henri de Lubac, «abbiamo lo zelo che avevano i primi evangelisti. Siamo più irrequieti di loro, più fecondi di inventiva. Ma il nostro messaggio ha conservato la purezza del loro? La nostra testimonianza è sempre, in eguale misura, “conforme al Vangelo del Cristo”?». E concludeva dicendo: «Uno zelo attivo e sincero non è necessariamente e sempre egualmente illuminato o libero da vedute umane».
È quanto scriveva già San Paolo: «Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo» (2Cor 2,17). Una regola che vale per tutti i discepoli del Cristo, di ieri, di oggi e di domani.
La pagina dei Padri
Eterna è la sua misericordia – San Girolamo: In ogni salmo nostro Signor Gesù Cristo profetizza e canta. Perché lui solo ha la chiave di Davide: egli apre e nessuno chiude, egli chiude e nessuno apre (Ap 3,7). Ma in modo eminente nel Salmo 117 è proclamato il mistero della risurrezione. Il salmo comincia con la confessione: il Signore è buono! Eterna la sua misericordia! Chi di noi potrebbe pensare a ciò che la Chiesa esultante celebra in questo salmo – la passione del Signore, la sua risurrezione e la sua ascensione – senza scoppiare in acclamazioni, divenuti come quei fanciulli che agitavano i loro rami di palma davanti al Signore: Signore, salvaci! Signore dona la vita beata! I fanciulli del giorno delle Palme trassero da questo salmo: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! O Signore, ti prego, salva: è questo il senso della parola ebraica «Osanna». Il vincitore, salendo al Padre, comanda agli angeli: Apritemi le porte della giustizia! È di queste porte che gli angeli parlavano nel salmo 23,7, preparando l’entrata del Signore: Alzate, principi, le vostre porte, fatevi alzare, porte eterne, ed entrerà il Re della gloria! Fanno bene ad alzare le loro porte perché seguendo l’economia dell’incarnazione e il mistero della Croce, egli ritorna in cielo più grande di quanto non fosse disceso sulla terra. Questa è la porta del Signore, i giusti entreranno per essa: Pietro è entrato, Paolo è entrato, gli apostoli, i martiri, i santi di ogni giorno, ma il ladrone è entrato per primo, col Signore. Miseri giudei! Questa pietra promessa in Isaìa per esser posta nelle fondamenta di Sion e riunire i due popoli, voi non l’avete riconosciuta nel Signore Salvatore, nel Figlio di Dio. Scartata da voi, essa è divenuta la pietra angolare ed ha riunito in un sol gregge la prima Chiesa, formata di giudei e gentili. Dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri: noi, i senza-legge, i senza-alleanza, siamo adottati come figli di Dio! Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso!