27 Marzo 2018 – Martedì della Settimana Santa – (Is 49,1-6; Sal 70[71]; Gv 13,21-33.36-38) – I Lettura: Nel secondo canto, il profeta si presenta come un eletto di Dio, la sua chiamata è simile a quella dei profeti Isaìa e Geremìa. La sua missione è rivolta a tutti i popoli. All’inizio si identifica con il popolo eletto, chiamato ad essere segno della gloria di Dio, più avanti il prescelto che ha la missione di radunare il popolo disperso, viene investito di una missione universale di salvezza. Salmo: “Non sarò confuso nell’ultimo giudizio. Ma quando sperimentiamo la confusione su questa terra, allora è cosa buona” (Cassiodoro). Vangelo: La passione di Gesù inizia con una sofferenza morale nella consapevolezza del tradimento di uno dei suoi apostoli e dell’abbandono da parte di tutti gli altri. La predizione del triplice rinnegamento di Pietro, raccontato da tutti gli Evangelisti e dai Sinottici collocata nel Getsemani, nel Vangelo di Giovanni la troviamo durante la cena: Giuda, uscendo, spalanca uno scenario di buio, il buio al quale anche gli altri andranno incontro.
Uno di voi mi tradirà … Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Riflessione: Giuda Iscariota esce dal cenacolo per recarsi dai capi dei sacerdoti per pattuire la ricompensa del suo tradimento (cfr. Mt 26,14-16). I Vangeli non dicono il vero motivo per il quale Giuda tradì il Maestro, anche se può essere dedotto da alcuni tratti molto inquietanti della sua personalità (cfr. Gv 12,1-6). Inoltre, l’evangelista Giovanni riferisce che era manovrato da Satana (cfr. Gv 13,2; 13,27). Ma non si conoscerà mai «quel segreto rapporto che si è instaurato tra il discepolo di Gesù e Satana. In che modo il demonio è entrato in lui e lo ha dominato? Spesso è tenue il confine tra suggestione, vessazione e possessione demoniaca, specie quando crollano le difese interiori e si decide di stare dalla parte del male […]. Qualunque sia stata la porta d’ingresso di Satana, sta di fatto che Giuda ne divenne lo strumento libero e responsabile commettendo la più esecrabile scelleratezza» (Oscar Battaglia, Gesù e il demonio). Al di là di ogni investigazione, le notizie evangeliche su Giuda vogliono suggerire unicamente che la passione fu un dramma in cui si trovò impegnato, come attore principiale, anzitutto il mondo invisibile delle tenebre (cfr. Lc 22,53): un gioco perverso nel quale venne responsabilmente coinvolto l’Iscariota. Spesso dietro gli uomini agisce la potenza diabolica: «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da Gesù fino al momento fissato» (Lc 4,13; cfr. Gv 6,70s; 8,44; 12,31; 13,27; 16,11; 1Cor 2,8; Ap 12,4.17). «L’uscita di Giuda, in balìa di Satana, segna l’inizio della passione di Cristo, quindi nella prospettiva del quarto evangelista con tale atto incomincia la glorificazione di Dio e del Figlio dell’uomo. Il traditore, istigato dal demonio, fa precipitare gli eventi e tra qualche ora farà arrestare il Maestro. Gesù è consapevole di essere giunto alla vigilia della sua morte, egli perciò si premura di spiegare agli amici il vero significato della sua dipartita da questo mondo. La sua imminente uccisione sulla croce non rappresenta una disfatta o un soccombere dinanzi alla forza dei suoi nemici, satelliti di Satana, ma costituisce il suo trionfo, la sua glorificazione, il suo ritorno in cielo» (Salvatore Alberto Panimolle).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: I carmi del servo sofferente (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 25 Febbraio 1987): I Carmi sul servo di Jahvè trovano ampia risonanza “nel Nuovo Testamento”, fin dall’inizio dell’attività messianica di Gesù. Già la descrizione del battesimo nel Giordano permette di stabilire un parallelismo con i testi di Isaìa. Scrive Matteo: “Appena battezzato (Gesù) … si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui” (Mt 3,16); in Isaìa è detto: “Ho posto il mio spirito su di lui” (Is 42,1). L’evangelista aggiunge: “Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3,17) mentre in Isaìa Dio dice del servo: “il mio eletto in cui mi compiaccio” (Is 42,1).
Gesù fu profondamente turbato – Giovanni Paolo II (Udienza Generale 1988 – 3 Febbraio 1988): [Gesù] “Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uo-mo” (Gaudium et Spes 22). Rivolgiamo oggi una particolare attenzione a quest’ultima affermazione, che ci fa entrare nel mondo interno della vita psicologica di Gesù. Egli provava veramente i sentimenti umani: la gioia, la tristezza, lo sdegno, la meraviglia, l’amore. Leggiamo per esempio che “Gesù esultò nello Spirito Santo” (Lc 10,21); che pianse su Gerusalemme: “Alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno la via della pace»” (Lc 19,41-42); pianse anche dopo la morte del suo amico Lazzaro: “Quando vide (Maria) piangere e piangere anche i giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l’avete posto?». gli dissero: «Signore vieni a vedere». Gesù scoppiò in pianto” (Gv 11,33-35) … Così dunque Gesù è divenuto veramente simile agli uomini, assumendo la condizione di servo, come proclama la lettera ai Filippesi (cfr. Fil 2,7). Ma la lettera agli Ebrei, parlando di lui come di “sommo sacerdote dei beni futuri” (Eb 9,11), conferma e precisa che questo non è un “sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo lui stesso provato in ogni cosa a somiglianza di noi, escluso il peccato” (cfr. Eb 4,15). Veramente egli “non aveva conosciuto il peccato”, anche se san Paolo dirà che “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Stiamo per prender parte alla Pasqua: per il momento questo avverrà ancora in figura, anche se in modo più manifesto che nella legge antica. Potremmo dire infatti che allora la Pasqua era un simbolo oscuro di ciò che tuttavia resta ancora simbolo. Ma fra poco vi parteciperemo in modo più perfetto e più puro, quando il Verbo berrà con noi la nuova Pasqua nel regno del Padre [cfr. Mt 26,29]. Egli, facendosi nostro maestro, ci svelerà allora quello che attualmente ci mostra solo in parte e che resta sempre nuovo, anche se lo conosciamo già. E quale sarà questa bevanda che gusteremo? Sta a noi impararlo: lui ce lo insegna, comunicando ai discepoli la sua dottrina; e la dottrina è nutrimento anche per colui che la dispensa. Partecipiamo dunque anche noi a questa festa rituale: secondo il Vangelo però, non secondo la lettera; in modo perfetto, non incompleto; per l’eternità, non per il tempo” (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Luce delle nazioni – Isaìa rivela nel suo poema che il servo è stato chiamato da Dio prima della nascita (cfr. Is 49,5); la sua missione è rivolta oltre che alla conversione d’Israele, a quella delle nazioni pagane delle quali sarà la luce: «Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra» (Is 49,6). Una missione quindi ad ampio respiro, universale: la salvezza di tutte le nazioni e la restaurazione d’Israele. Una missione la cui prospettiva è puramente spirituale. Si tratta «di un ritorno a Dio del resto purificato, dei “superstiti d’Israele”. Il compito del servo è quello di portare alla conversione, alla riconciliazione del popolo eletto con Dio, dopo la grande prova dell’esilio» (A. Poppi). Una missione che sarà violentemente osteggiata. Il servo sarà perseguitato e sembrerà fallire, ma proprio con questa sofferenza e con questo fallimento, Dio realizzerà il suo disegno di salvezza. Il servo risponderà alle ingiurie con la morte vicaria e con la carità della preghiera: «io […] offro la vita per le pecore… Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Gv 10,15; Lc 22,34). Il servo è il messaggero ultimo, finale della promessa fatta ad Israele in Abramo, rinnovata nel corso dei secoli attraverso le disfatte militari, le tragedie nazionali, la deportazione, l’apostasia e le infedeltà del popolo eletto. Ma deluderà le aspettative di molti; non sarà il re temporale trionfante sognato dal popolo eletto, ma l’uomo «dei dolori che ben conosce il patire» (Is 53,3). Obbediente alla volontà di Colui che lo ha mandato, accetterà deliberatamente gli insulti, le sofferenze immeritate, atroci, devastanti. La sua innocenza e la sua dolcezza otterranno la riconciliazione del popolo infedele con il suo Dio e insieme il recupero delle nazioni immerse nelle tenebre dell’ignoranza, del peccato e del paganesimo. Una profezia che si realizzerà pienamente in Gesù di Nazaret.
Santo del giorno: 27 Marzo – Madonna dei Lavoratori – Torino: “A Torino, vicino alla celebre chiesa della Gran Madre di Dio costruita in occasione del rientro in patria del re Vittorio Emanuele I dall’esilio, sorge il complesso del Monte dei Cappuccini, una delle odierne immagini simbolo della città, formato dall’omonimo convento e dalla chiesa di Santa Maria al Monte. Sul piazzale antistante la chiesa spicca longilinea la moderna statua bronzea della Madonna dei Lavoratori, opera dell’artista G. Cantono. All’inaugurazione, avvenuta il 27 marzo 1960, presenziarono l’arcivescovo di Torino cardinal Maurilio Fossati, l’arcivescovo di Milano cardinal Giovanni Battista Montini ed il vescovo di Lourdes monsignor Théas. Era stato proprio quest’ultimo a donare nel 1958 ai lavoratori della Fiat pellegrini a Lourdes la cancellata che ora cinge la statua in direzione della città. Per anni essa aveva chiusa l’ingresso della grotta dove la Santa Vergine apparve a Bernardetta. I presenti a tale manifestazione poterono anche udire un radiomessaggio da parte dell’allora pontefice regnante, il Beato Giovanni XXIII (Fabio Arduino).
Preghiamo: Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo…