25 Marzo 2018 – DOMENICA DELLE PALME (B)
COMMEMORAZIONE DELL’INGRESSO DI GESÙ IN GERUSALEMME
ANTIFONA D’INGRESSO
Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore: è il Re d’Israele. Osanna nell’alto dei cieli. (Mt 21,9)
Il sacerdote saluta il popolo con queste parole:
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.
R. E con il tuo spirito.
Quindi rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:
Fratelli carissimi, questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione. Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.
Dopo questa esortazione, il sacerdote dice a mani giunte una delle orazioni seguenti:
Preghiamo. Dio onnipotente ed eterno, benedici + questi rami [di ulivo], e concedi a noi tuoi fedeli, che accompagniamo esultanti il Cristo, nostro Re e Signore, di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Oppure:
Preghiamo. Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te, e concedi a noi tuoi fedeli, che rechiamo questi rami in onore di Cristo trionfante, di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone. Per Cristo nostro Signore.
E senza nulla dire, asperge i rami con l’acqua benedetta.
Segue la proclamazione del Vangelo dell’ingresso del Signore.
VANGELO Mc 11,1-10
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Dal Vangelo secondo Marco
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Per-ché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». Parola del Signore.
Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per dare l’avvio alla processione, il celebrante, o altro ministro, può fare un’esortazione con queste parole:
Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in pace.
Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la Messa. Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla celebrazione.
COLLETTA
Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive e regna con te…
PRIMA LETTURA Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.
Il terzo canto del Servo di Jahvè descrive il profeta come colui che si fa discepolo del Signore. Il Signore gli dona la sua sapienza perché possa a sua volta istruire e consolare. Gli dona anche il coraggio e la forza perché possa resistere alla persecuzione in attesa del trionfo definitivo.
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21 (22)
«Le aperture non mancano perch’egli possa diffondere la sua misericordia: hanno forato le sue mani e i suoi piedi, gli hanno aperto il costato con un colpo di lancia. Posso avvicinare le mie labbra e bere il miele dalla pietra, vedere e gustare quanto io non conoscevo: chi conosce, infatti, il pensiero del Signore? Ma si è fatto per me la chiave che apre, il chiodo che penetra, perché veda la volontà del Signore. Cosa vedo attraverso la ferita? Il chiodo grida e la ferita esclama che Dio è veramente nel Cristo e che Dio riconcilia a sé il mondo, in lui. La lancia ha trapassato la sua anima, è giunta vicina al cuore, perché il Cristo sappia compatire le mie infermità. Il segreto del cuore si svela per le piaghe della carne: il mistero dell’amore è completamente svelato» (San Bernardo).
Rit. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,/storcono le labbra, scuotono il capo:/«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,/lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Rit.
Un branco di cani mi circonda,/mi accerchia una banda di malfattori;/hanno scavato le mie mani e i miei piedi./Posso contare tutte le mie ossa. Rit.
Si dividono le mie vesti,/sulla mia tunica gettano la sorte./Ma tu, Signore, non stare lontano,/mia forza, vieni presto in mio aiuto. Rit.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,/ti loderò in mezzo all’assemblea./Lodate il Signore, voi suoi fedeli,/gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,/lo tema tutta la discendenza d’Israele. Rit.
SECONDA LETTURA Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Paolo scrive ai Filippési durante una delle sue prigionie. La lettera non ha grandi contenuti dottrinali, ma è importante per l’inno cristologico che ricorda l’abbas-samento del Cristo, che l’Apostolo propone come esempio di umiltà ai suoi cari Filippési, umiltà essenziale per mantenere l’unità e difendersi dai falsi maestri.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Fil 2,8-9
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
VANGELO Mc 14,1-15,47
La passione del Signore.
Il racconto di Marco sulla Passione di Gesù ha dei tratti logistici e temporali ben definiti. Più che un racconto è una rievocazione di quegli eventi e si trasforma in preghiera liturgica all’interno della comunità. La Liturgia di oggi inizia con l’episodio dell’unzione a Betània, Gesù ne vede l’anticipazio-ne della sua morte e sepoltura, evento al quale è ormai rivolto il suo ministero a Gerusalemme.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
Indicazioni per la lettura dialogata:
X = Gesù; C = Cronista; D = Discepoli e amici;
F = Folla; A = Altri personaggi
C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». C Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: A «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». C Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: X «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». C Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: D «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: X «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». C I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: X «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». C Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: D «Sono forse io?». C Egli disse loro: X «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». C E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: X «Prendete, questo è il mio corpo». C Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: X «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: X «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C Pietro gli disse: D «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». C Gesù gli disse: X «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». C Ma egli, con grande insistenza, diceva: D «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: X «Sedetevi qui, mentre io prego». C Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: X «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». C Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: X «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». C Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: X «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: X «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». C E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: D «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». C Appena giunto, gli si avvicinò e disse: D «Rabbì» C e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: X «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». C Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: A «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». C Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assem-blea, interrogò Gesù dicendo: A «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: A «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». C Gesù rispose: X «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». C Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: F «Fa’ il profeta!». C E i servi lo schiaffeggiavano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: A «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». C Ma egli negò, dicendo: D «Non so e non capisco che cosa dici». C Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: A «Costui è uno di loro». C Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: A «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». C Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco quest’uomo di cui parlate». C E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto. E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: A «Tu sei il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: X «Tu lo dici». C I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: A «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». C Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: A «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: A «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». C Ed essi di nuovo gridarono: F «Crocifiggilo!». C Pilato diceva loro: A «Che male ha fatto?». C Ma essi gridarono più forte: F «Crocifiggilo». C Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: A «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». C E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: X «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Ecco, chiama Elìa!». C Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: A «Aspettate, vediamo se viene Elìa a farlo scendere». C Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: A «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». C Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Parola del Signore.
LA PAROLA DI DIO COMMENTATA DAL MAGISTERO DELLA CHIESA
L’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme – CCC 559-560: Come Gerusalemme accoglierà il suo Messia? Dopo essersi sempre sottratto ai tentativi del popolo di farlo re, Gesù sceglie il tempo e prepara nei dettagli il suo ingresso messianico nella città di “Davide, suo padre” (Lc 1,32). È acclamato come il figlio di Davide, colui che porta la salvezza (“Hosanna” significa: “Oh, sì, salvaci!”, “donaci la salvezza!”). Ora, “Re della gloria” (Sal 24,7-10) entra nella sua città cavalcando un asino: egli non conquista la Figlia di Sion, figura della sua Chiesa, né con l’astuzia né con la violenza, ma con l’umiltà che rende testimonianza alla Verità. Per questo i soggetti del suo Regno, in quel giorno, sono i fanciulli e i «poveri di Dio», i quali lo acclamano come gli angeli lo avevano annunziato ai pastori. La loro acclamazione, «Benedetto colui che viene nel Nome del Signore» (Sal 118,26), è ripresa dalla Chiesa nel «Sanctus» della Liturgia eucaristica come introduzione al memoriale della Pasqua del Signore. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme manifesta l’avvento del Regno che il Re-Messia si accinge a realizzare con la Pasqua della sua morte e Risurrezione. Con la celebrazione dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme, la Liturgia della Chiesa dà inizio alla Settimana Santa.
Non hanno accettato il Vangelo – Nostra Aetate 4: Gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione. Tuttavia secondo l’Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento. Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e “lo serviranno sotto uno stesso giogo” (Sof 3,9).
In Cristo avvenne la nostra perfetta riconciliazione con Dio – Sacrosacntum Concilium 5: Dio, il quale “vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4), “dopo avere a più riprese e in più modi parlato un tempo ai padri per mezzo dei profeti” (Eb 1,1), quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, Verbo fatto carne, unto dallo Spirito Santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti, “medico di carne e di spirito”, mediatore tra Dio e gli uomini. Infatti la sua umanità, nell’unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Per questo motivo in Cristo “avvenne la nostra perfetta riconciliazione con Dio ormai placato e ci fu data la pienezza del culto divino”. Quest’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell’Antico Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore principalmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale “morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha restaurato la vita”. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa.
Maria socia di Cristo – Lumen Gentium 58: Nella vita pubblica di Gesù la madre sua appare distintamente fin da principio, quando alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dar inizio ai miracoli (cfr. Gv 2,1-11). Durante la predicazione di lui raccolse le parole con le quali egli, mettendo il Regno al di sopra delle considerazioni e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr. Mc 3,35; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cfr. Lc 2,19 e 51). Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cfr. Gv 19,26-27).
PREGHIERA DEI FEDELI
Celebrante: Cristo Gesù, che ti sei fatto obbediente fino alla morte per donarci la pienezza della vita, ascolta la nostra preghiera, che con fiducia ti rivolgiamo dopo aver meditato sulla tua crocifissione.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Cristo, nostra salvezza, ascoltaci.
– Tu, che nella morte in croce hai unito cielo e terra, guarda alla tua Chiesa e donale pace e unità, perché sia segno nel mondo della tua salvezza, preghiamo. Rit.
– Tu, che sei venuto per salvare tutti, da’ agli sfiduciati la forza per superare le difficoltà della vita, il coraggio di affrontare la malattia e la premura della solidarietà a chi sta vicino a chi soffre, preghiamo. Rit.
– Tu, che hai sofferto un’ingiusta condanna, dona forza e coraggio a chi lotta per la giustizia e a chi cerca la pace attraverso la riconciliazione e il rifiuto della violenza, preghiamo. Rit.
– Tu, che al ladrone pentito hai promesso il paradiso, fa’ che tutti i popoli ti possano riconoscere come unico salvatore, preghiamo. Rit.
– Tu, che sei venuto a liberarci dal peccato e dalla morte, fa’ che tutti noi, riconoscendo le nostre colpe e omissioni, veniamo a te, sorgente del perdono e della vita, preghiamo. Rit.
Celebrante: O Dio, nostro Padre, che ci hai tanto amato da donare il tuo Figlio unigenito, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua passione, per poter partecipare alla gloria della sua risurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
PREGHIERA SULLE OFFERTE
Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l’ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO DI QUARESIMA V
La passione redentrice del Signore.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori
e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati.
Con la sua morte lavò le nostre colpe
e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza.
E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua lode: Santo…
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. (Mt 26,42; cfr. Mc 14,36; Lc 22,42)
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.
UN PO’ DI PANE PER CAMMINARE
Nel lungo racconto della Passione del Signore che oggi la Liturgia proclama, introducendoci nei giorni della “Settimana Santa”, possiamo (tra gli infiniti spunti di riflessione) mettere in luce l’ambiguità degli Apostoli, di coloro che avrebbero dovuto, prima e più degli altri, comprendere le parole del Maestro, le tante volte in cui aveva chiaramente preannunciato questi giorni di dolore e la sua sorte nella città santa di Gerusalemme. Sottolineiamo l’ambiguità degli Apostoli, la loro fragilità, non perché gli unici responsabili della triste storia narrata, non perché i più colpevoli, ma perché ci sono dei tratti in loro che possiamo ritrovare anche in noi. Quindi soffermarci sull’operato degli Apostoli, in fondo è un modo per soffermarci sul nostro operato, sulle nostre ambiguità, sui nostri timori, le nostre fragilità, il nostro peccato. Il racconto evangelico si apre con una scena di tenerezza e profumi cui fa da contrasto l’indignazione degli Apostoli: in particolare è proprio Giuda (cfr. Gv 12,4-6) che rimprovera quel gesto di venerazione, definendolo come uno spreco; ma da lì a poco sarà lo stesso Giuda che per soli trenta denari non risparmierà lo stesso Maestro. Riflettiamo sulle nostre “indignazioni”: prima di giudicare tutto e tutti chiediamoci se non siamo noi per primi a commettere le stesse ingiustizie e gli stessi peccati. Proseguendo il racconto, terminata la Santa Cena, ecco Gesù che, al Getsemani, si fa mendicante di un po’ di compagnia, di un pietoso gesto di consolazione: ma proprio coloro che avevano ancora gli occhi pieni della luce della Trasfigurazione, ora si ritrovano con gli occhi pieni di sonno e negano al Signore anche una piccola goccia di compassione. Riflettiamo e ringraziamo Dio per le tante belle esperienze di preghiera e di fede che ci dona, ma chiediamoci anche come utilizziamo tanta grazia, come la trasmettiamo ai nostri fratelli, come la traduciamo in opere di misericordia: o forse anche noi, al momento del bisogno, abbiamo gli occhi pieni solo di sonno? C’è lo spazio per un’ultima considerazione: il Signore aveva dato loro, ogni potere (cfr. Lc 10,19), ogni demonio fuggiva dinanzi a loro, ma a causa della mancanza di preghiera, ora sono loro a fuggire, abbandonando e tradendo Gesù.