15 Marzo 2018 – Giovedì, IV di Quaresima – (Es 32,7-14; Sal 105[106]; Gv 5,31-47) – I Lettura: “Mosè appare come il grande intercessore: già al momento delle piaghe d’Egitto, in favore della sorella Maria, ma specialmente per tutto il popolo nel deserto. Il ruolo di intercessore è richiamato da Ger 15,1; Sal 99,6; Sir 45,3. L’intercessione di Mosè prefigura quella di Cristo” (Bibbia di Gerusalemme, nota). Salmo: “Se il Salmo [precedente] era il Credo delle stupende azioni di salvezza operate da Dio, questa seconda meditazione storica raccoglie invece l’oscuro anti-Credo della infedeltà e delle ribellioni di Israele. Per questo carme c’è nel popolo dell’elezione quasi «un genio dell’infedeltà»: il salmo, allora, si trasforma in una confessione dei peccati comunitari” (G. Ravasi). Vangelo: Siamo nella seconda parte del grande discorso di Gesù sull’opera del Figlio. Gesù fa riferimento alla testimonianza di Giovanni e a quella di Mosè, per far capire a coloro che lo perseguitano, che quanto Lui afferma di essere, già era stato profetizzato. L’incredulità dei Giudei a questo punto assume una posizione più grave in quanto vanno contro la Legge e i Profeti.
Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Riflessione: «… la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato». Su questo punto non si insiste mai abbastanza, anche se tante volte lo abbiamo sottolineato: credere in Dio non può essere separato dal credere nella sua Parola. E credere nella sua Parola non può essere separato dall’ascolto e dalla meditazione della stessa. E la meditazione della Parola non è vera se non produce frutti di conversione, cambio di mentalità, disprezzo dei vizi e del peccato, compunzione del cuore, propositi di emendamento, desiderio di riparazione, spinta missionaria, esigenza di testimonianza, amore al silenzio, gusto alla preghiera… Il Tempo di Quaresima è il tempo opportuno e propizio per esaminare il nostro rapporto con la sua Parola. Cosa significa che la sua Parola deve “rimanere” in noi? Si potrebbe capire facilmente facendo il paragone con il cibo: se non mangio muoio di inedia. Ma non basta mangiare: devo fare in modo che quel cibo diventi parte di me, diventi in me energia, muscoli, ossa, sangue… Non basta quindi “ingerire” il cibo, bisogna piuttosto “assimilarlo”. Così è della Parola: non basta “ascoltare” la Parola di Dio proclamata durante la Santa Messa, non basta leggere ogni tanto un versetto del Vangelo o recitare un Salmo. Certo, questo è il punto di partenza, la via necessaria per iniziare il processo di assimilazione della Parola. Ma dobbiamo poi farla diventare vita in noi. Questa è la “fede in Dio”: aprire la mente e il cuore all’ascolto della sua Parola, lasciarsi guidare da colui che è la Via, permettere allo Spirito Santo di plasmarci ad immagine del Cristo. Sì, in questo consiste il credere in Gesù: fidarsi di lui e della sua Parola! Crediamo davvero che Gesù è il Signore? Crediamo davvero che egli opera sempre a nostro favore? Cosa altro deve fare per convincerci del suo amore, della sua Provvidenza nei nostri confronti? Cosa significa per noi contemplarlo in questi giorni su quella Croce? Cosa dice alla nostra fede la sua Passione? Perché temiamo di abbandonarci tra le sue braccia? Siamo affamati, assetati, poveri, afflitti, malati, oppressi, infelici…? Andiamo a lui con tutto il cuore, chiediamogli di mostrarsi a noi come Via e saremo ristorati dall’abbondanza della sua misericordia.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me – Dei Verbum 15: L’economia del Vecchio Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare profeticamente (cfr. Lc 24,44; Gv 5,39; 1Pt 1,10) e a significare con diverse figure (cfr. 1Cor 10,11) l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del regno messianico. I libri poi del Vecchio Testamento, tenuto conto della condizione del genere umano prima dei tempi della salvezza instaurata da Cristo, manifestano a tutti chi è Dio e chi è l’uomo e il modo con cui Dio giusto e misericordioso agisce con gli uomini. Questi libri, sebbene contengano cose imperfette e caduche, dimostrano tuttavia una vera pedagogia divina. Quindi i cristiani devono ricevere con devozione questi libri: in essi si esprime un vivo senso di Dio; in essi sono racchiusi sublimi insegnamenti su Dio, una sapienza salutare per la vita dell’uomo e mirabili tesori di preghiere; in essi infine è nascosto il mistero della nostra salvezza.
Io non ricevo gloria dagli uomini – Giovanni Paolo II (Omelia, 10 Dicembre 2002): La nascita di Cristo è annuncio consolante per l’intera umanità. Sì, “allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà” (Is 40,5). Tutti possiamo contemplarla ed esserne illuminati. Dinanzi a questa gloria, prosegue il profeta, “ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come il fiore del campo” (Is 40,6). La gloria di Dio e la gloria degli uomini: c’è forse gloria umana che possa confrontarsi con quella divina? C’è potenza terrena che possa competere con il Signore? Anche i grandi della terra, come Nabucodonosor, Dario, Ciro sono “come l’erba”, come il fiore “che appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi” (Is 40,7). Nulla resiste a Dio. Solo Lui, con la sua onnipotenza, regge l’universo, e guida le sorti degli uomini e della storia. Guardiamo al secolo appena trascorso e a questi nostri tempi: quanto fragili si sono dimostrate potenze che pretendevano imporre il loro dominio! Anche la scienza, la tecnica, la cultura, quando mostrano pretese di onnipotenza, si rivelano in fondo come l’erba che in fretta secca, come un fiore che avvizzisce e muore.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Nessuno disprezzi il Verbo, perché questo sarebbe un disprezzare se stesso senza saperlo. Dice infatti la Scrittura: Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore (Sal 94,8) … E questo «oggi» si estende ad ogni nuovo giorno, fintantoché si dirà «oggi». È un oggi che, come la nostra capacità d’imparare, dura fino alla consumazione finale. Allora il vero oggi, il giorno senza fine di Dio, verrà a coincidere con l’eternità. Obbediamo dunque sempre alla voce del Verbo di Dio, perché questo oggi è eterna immagine dell’eterni-tà; ancora, il giorno è simbolo della luce, e luce degli uomini è il Verbo, nel quale noi vediamo Dio” (Clemente A.).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «Dopo i grandi documenti del Concilio Vaticano II, gli insegnamenti successivi, i numerosi interventi del magistero dei papi, si tratta di fare della Parola di Dio il respiro della mente e del cuore, per vivere in quella pienezza di grazia che il Signore ci offre continuamente. Giovanni Paolo II così un giorno ebbe a dire: “La Parola del Signore deve essere prima di tutto vissuta. Essa deve penetrare in tutti gli spazi dove l’uomo vive e lavora. Affinché ciò possa avvenire, la Chiesa è chiamata a predicarla con forza e chiarezza, adoperando sia i mezzi tradizionali che quelli offerti dalle nuove tecnologie. Invito i pastori e i fedeli a fare della Bibbia il loro quotidiano nutrimento spirituale. Li esorto a meditare e pregare con le parola della Sacra Scrittura, che accanto all’Eucarestia, deve costituire il centro della vita ecclesiale e familiare. Soltanto così essi avranno sempre l’ispirazione e la forza divina, necessarie per rimanere fedeli a Cristo nella testimonianza al mondo” [31.5.2001]. E papa Benedetto XVI, rivolgendosi ai giovani ha scritto loro: “Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire. Leggendola, imparerete a conoscere Cristo”. La lettura, lo studio e la meditazione della Parola devono poi sfociare in una vita di coerente adesione a Cristo ed ai suoi insegnamenti. Avverte San Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla” [1,22-25]. Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la propria esistenza su un saldo fondamento. “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica – dice Gesù – è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” [Mt 7,24]: non cederà alle intemperie. “Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti: ecco, giovani del terzo millennio, quale dev’essere il vostro programma! È urgente che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo. Questo vi chiede il Signore, a questo vi invita la Chiesa, questo il mondo – anche senza saperlo – attende da voi! E se Gesù vi chiama, non abbiate paura di rispondergli con generosità, specialmente quando vi propone di seguirlo nella vita consacrata o nella vita sacerdotale. Non abbiate paura; fidatevi di Lui e non resterete delusi” [9.4.2006, Messaggio per la Giornata mondiale]» (Don Roberto Rossi).
Santo del giorno: 15 Marzo – San Clemente Maria Hofbauer, Sacerdote: “È protettore di Vienna e dei fornai. Nella capitale austriaca morì nel 1820. Il mestiere era quello che da ragazzo, a Znaim (Repubblica Ceca), fece per mantenere la famiglia dopo la morte del padre. Clemente Maria Hofbauer fu poi a Vienna, dove studiò filosofia e teologia. Nel 1784, dopo un pellegrinaggio a Roma, si fece redentorista. Fondò case in Germania, Svizzera, Romania. Visse a lungo a Varsavia, fino a che Napoleone espulse i redentoristi per le loro attività culturali e sociali. Ancora a Vienna, contrastò la tendenza a creare una Chiesa nazionale «giuseppina»” (Avvenire).
Preghiamo: O Padre, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa’ che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. Per il…