12 Marzo 2018 – Lunedì, IV di Quaresima – (Is 65,17-21; Sal 29[30]; Gv 4,43-54) – I Lettura: Le promesse di Dio al suo po-polo portano serenità e gioia. Nel quotidiano vivere, anche se la vita richiede sacrifici e rinunce, ed è gravido, a volte, di sofferenze e dolori, Dio dona sempre, con generosità e liberalità, nell’intimo dei suoi figli pace e riposo. Il regno di Dio è portatore di giustizia, di amore, di libertà. Salmo: “Cinque strofe di ringraziamento tutte ritmate su una serie di contrasti, vita-morte (vv. 2-4), pianto-gioia (vv. 5-6), stabilità-vacillare (vv. 7-9), vita-morte (vv. 10-11), pianto-gioia (vv. 12-13): è questa la struttura del Salmo 30, un canto di gioia dopo che si è provato il sapore amaro del dolore e della morte” (G. Ravasi). Vangelo: Questo secondo segno a Cana conclude in modo positivo la prima parte dell’attività di Gesù e della sua rivelazione. Infatti il miracolo porta il funzionario del re a credere. Va’, tuo figlio vive.
Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stes-so infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi in-fatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete se-gni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Pro-prio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora aves-se cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il se-condo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Riflessione: «Va’, tuo figlio vive». Non è solo una parola di consolazione, quella pronunciata da Gesù, ma è una paro-la di salvezza, di vita. Gesù è il Verbo fatto carne, la Parola creatrice e redentrice, l’espressione perfetta della volontà del Padre. Gesù è venuto nel mondo come Vita (cfr. Gv 14,6) perché avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza (cfr. Gv 10,10). È una verità di fede che pronunciamo e rinnoviamo ad ogni celebrazione Eucaristica, quando alla presenta-zione di Gesù “Agnello di Dio” rispondiamo, parafrasando le parole del centurione (cfr. Mt 8,8): “O Signore, non so-no degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato”. Sì, Gesù è Parola che salva e dona vita! La Quaresima è questo Tempo forte, tempo propizio, per andare a Gesù e invocare vita: è il tempo oppor-tuno per presentare a Gesù le nostre tenebre perché le illumini con la sua luce; il tempo di presentare al Signore il nostro peccato che toglie respiro all’anima, la soffoca e la uccide, perché il Cristo, con il suo perdono e la sua Miseri-cordia ci ridoni vita nuova, vita eterna. La Quaresima è tempo di ascolto della sua Parola, perché è una Parola di vita eterna (cfr. Gv 6,68). Il funzionario del re ascolta la Parola e crede, e suo figlio vive! Ascoltiamo noi la sua Parola? La leggiamo, la meditiamo, permettiamo che penetri in noi per mezzo della fede, la traduciamo in atti concreti di vita quotidiana? La sua Parola produce in noi sentimenti di vera penitenza, attua una reale conversione? Ma soprattutto dobbiamo chiederci se davvero crediamo nella sua Parola! Il funzionario non dubita e il miracolo avviene! La Scrittura è piena di esempi di uomini e donne che non hanno dubitato e hanno ottenuto: da Abramo a S. Giuseppe, da Maria a S. Paolo, ecc… Facciamo nostra l’esortazione dell’Apostolo S. Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Pa-rola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica co-me era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele… questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,22-25).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Le guarigioni segni della potenza d’amore di Dio – Bene-detto XVI (Angelus, 8 Febbraio 2009): Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché sia-mo fatti per la vita, per la vita completa. Giustamente il nostro “istinto interiore” ci fa pensare a Dio come pienezza di vita, anzi come Vita eterna e perfetta. Quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare va-ne, sorge allora in noi il dubbio ed angosciati ci domandiamo: qual è la volontà di Dio? È proprio a questo interrogati-vo che troviamo risposta nel Vangelo. Ad esempio, nel brano odierno leggiamo che “Gesù guarì molti che erano af-fetti da varie malattie e scacciò molti demòni” (Mc 1,34); in un altro passo di san Matteo, si dice che “Gesù percorre-va tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di ma-lattie e di infermità nel popolo” (Mt 4,23). Gesù non lascia dubbi: Dio – del quale Lui stesso ci ha rivelato il volto – è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimo-stra così che il Regno di Dio è vicino, restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo. Dico che queste guarigioni sono segni: non si risolvono in se stesse, ma guidano verso il messaggio di Cristo, ci guidano verso Dio e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita. Il Regno di Dio è proprio la presenza della verità e dell’amore e così è guarigione nel-la profondità del nostro essere. Si comprende, pertanto, perché la sua predicazione e le guarigioni che opera siano sempre unite: formano infatti un unico messaggio di speranza e di salvezza. Dio non vuole la malattia
– Giovanni Paolo II (Angelus, 13 Febbraio 2000): La malattia ci aiuta a comprendere il miste-ro dell’uomo. Come il lebbroso, di cui parla il Vangelo di questa Domenica, quando siamo ammalati sperimentiamo l’umana fragilità e sentiamo forte il desiderio di guarire. In Gesù, che si muove a compassione di noi, troviamo il so-stegno e la risposta alle nostre attese più profonde. Nella sua Croce, ogni sofferenza acquista una possibilità di sen-so; la malattia non cessa d’essere una prova, ma viene illuminata dalla speranza. Sì, Dio non vuole la malattia; non ha creato il male e la morte. Ma, dal momento in cui queste, a causa del peccato, sono entrate nel mondo, il suo amore è tutto proteso a risanare l’uomo, a guarirlo dal peccato e da ogni male e a colmarlo di vita, di pace e di gioia.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Se non vedete segni e prodigi… – «“Colui che pretende di cono-scere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui” [Pro 25,27 Vulg.]. Dio può fare cose più grandi di quan-to l’uomo possa capire… Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d’intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profe-ti, e fuggirà da te l’infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tor-menta, in vario modo, le persone credenti e devote. Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati a Lui con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti in-ganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, “dà lume d’intelletto ai piccoli” [Sal 118,130], apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ri-cerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla» (Imitazione di Cristo, IV, 18).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Gesù, un umanissimo Gesù, sale da Gerusalemme verso la Galilea. È scontento, teso, è stato accolto male dai suoi, nessun profeta è bene accetto in patria, lo sappiamo bene. E, invece, accade l’imprevisto: alcuni concittadini, trovatisi a Gerusalemme durante la festa, hanno visto ciò che Gesù ha fatto e – affa-scinati – hanno cambiato idea. Questi galilei tornano al Nord e convincono la gente che il carpentiere di Nazareth è di-ventato un profeta famoso che dà lustro al suo paese! Gesù rimane piacevolmente stupito dal cambio di opinione nei suoi confronti ed esaudisce l’insistente preghiera del funzionario del re per il figlio malato. Come è bello smentire il Signore, d’ogni tanto, com’è bello stupirlo, incoraggiarlo, dirgli che ha fatto bene a salvare l’umanità, dirgli che non si è sbagliato nella sua difficile missione di convertire il cuore dell’uomo. Dedichiamo la nostra giornata al Signore, di-ciamogli che il suo volto ci ha cambiato la vita, diciamoglielo, sosteniamo il nostro Dio che – come a Betania – cerca a-mici con cui confidarsi. Umanissimo Dio questo Dio che viene incoraggiato, umanissimo Dio questo Dio che crede nell’uomo e vede che può cambiare atteggiamento e convertirsi alla visione di un Dio che guarisce ogni dolore, ogni infermità, ogni disperazione. Siamo la gioia di Dio, ringraziamolo, oggi, per tutta la vita in abbondanza che egli ci ha donato!” (Paolo Curtaz, Riflessione, 3 Marzo 2008).
Santo del giorno: 12 Marzo – San Luigi Orione, Sacerdote e fondatore: “Nacque a Pontecurone nella diocesi di Torto-na, il 23 giugno 1872. A 13 anni entrò fra i Frati Minori di Voghera. Nel 1886 entrò nell’oratorio di Torino diretto da san Giovanni Bosco. Nel 1889 entrò nel seminario di Tortona. Proseguì gli studi teologici, alloggiando in una stanzetta so-pra il duomo. Qui ebbe l’opportunità di avvicinare i ragazzi a cui impartiva lezioni di catechismo, ma la sua angusta stanzetta non bastava, per cui il vescovo gli concesse l’uso del giardino del vescovado. Il 3 luglio 1892, il giovane chie-rico Luigi Orione, inaugurò il primo oratorio intitolato a san Luigi. Nel 1893 aprì il collegio di san Bernardino. Nel 1895, venne ordinato sacerdote. Molteplici furono le attività cui si dedicò. Fondò la Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza e le Piccole Missionarie della Carità; gli Eremiti della Divina Provvidenza e le Suore Sacramentine. Man-dò i suoi sacerdoti e suore nell’America Latina e in Palestina sin dal 1914. Morì a Sanremo nel 1940” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti, fa’ che la comunità dei tuoi figli si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…