7 Marzo 2018 – Mercoledì, III di Quaresima – (Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19) – I Lettura: Quel che gli Israeliti sono invitati ad osservare e mettere in pratica sono le leggi che Dio ha consegnato a Mosè sul monte Sinai. Dio ha consegnato a Mosè i dieci comandamenti non per esercitare un possesso sul popolo, quasi a privarlo della sua libertà per imporre un giogo insostenibile, ha invece dato leggi e norme giuste che fanno parte di un progetto di vita e di crescita per il popolo in preparazione dell’insediamento nella terra promessa. Salmo: “Gerusalemme: visione di pace. Questa visione di pace sarà la contemplazione del Signore Salvatore. «Visione» esprime la ricompensa della città; «Pace» è il nome del suo pastore” (Cassiodoro). Vangelo: Le tensioni fra l’osservanza della legge e la sequela di Cristo spingevano alla ricerca di un equilibrio. Da qui la risposta di Gesù: “Non sono venuto per abolire la legge, ma per dare compimento!”. Le comunità non potevano rinchiudersi nella sua sterile osservanza della legge, dovevano, invece, dimostrare che l’obiettivo attraverso questa era la pratica perfetta dell’amore.
Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Riflessione: Quando leggiamo il Vangelo, rischiamo spesso di ritenere le parole pronunciate da Gesù più che giustificate, ma… in bocca a Gesù! Certo il perdono… ma lui è Dio! Certo la sofferenza… ma lui è Dio! Certo la Legge… ma noi non siamo mica come lui! Siamo uomini… siamo fatti di carne… siamo fragili… e così riusciamo perfettamente ad essere assidui lettori della Sacra Scrittura, senza per questo farci scalfire dalle esigenze insite ed esplicate in Essa! E questo accade non solo tra le mura di casa nostra, ma anche tra esimie teologiche cattedre e cattedrali! Il tempo passa, passano le mode, le tendenze, cambiano i tempi , le sensibilità, i modi di fare: e bisogna anche adeguarsi… E ragionando in questo modo, entrando in questo circolo, si comincia a ritagliare la Parola di Dio, lasciando ciò che ci aggrada e buttando via il resto. Facciamo un solo esempio: la moda. Il Vangelo ci insegna la virtù della modestia, anche nel vestire; ci insegna la virtù della semplicità, anche nel trucco; ci insegna la virtù della purezza, della prudenza… Come vivo tutte queste e molte altre virtù ad esse connesse nel mio quotidiano? E quanti peccati facciamo dando spazio alla vanità, quanto tempo sprechiamo per inseguire una bellezza che non ci è naturale, quanti soldi, quanti pensieri… Ma non devo solo pensare a come vivo io quel rapporto con il mio corpo, con i miei vestiti, col mio trucco, ecc… è mio dovere pensare anche agli altri: non solo pensare se quel vestito o quell’atteggiamento o quel discorso può essere nocivo o indurre in tentazione il prossimo, ma anche pensare all’esempio che io do ai figli, o ai nipoti o a chiunque altro (pensiamo a tal proposito la nobiltà d’animo di Eleazaro in 2Mac 6,23-28). In quali case o quali famiglie oggi parlano di umiltà, di mortificazione, di digiuno? Dove troviamo argomenti in favore delle virtù da vivere e dei vizi da evitare? In quali case ci si incontra marito e moglie, genitori e figli per fare il punto sulle promesse fatte il giorno del matrimonio, il giorno del Battesimo dei figli, il giorno della Confermazione, o quando abbiamo fatto da padrini… la Legge non passa, non si adatta alla moda del periodo, non si accomoda alle nostre esigenze: impegniamoci a essere “grandi”
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Non crediate… – Giovanni Paolo II (Omelia, 15 Febbraio 1987): Sono le parole del discorso della montagna. Gesù di Nazaret insegna. Proclama la legge che proviene da Dio ed è destinata all’uomo. All’uomo di tutti i tempi. “Finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto” (Mt 5,18). Gesù è maestro del popolo di Dio. Egli è insieme il primo tra coloro che osservano e insegnano a osservare tutto ciò che proviene da Dio ed è destinato all’uomo (cfr. Mt 5,19): la ricca eredità dell’antica alleanza. La Legge e i profeti. La sorgente di quest’eredità è il Dio dell’alleanza. Le parole che provengono da lui “sono spirito e vita” (Gv 6,63). Sono le “parole di vita eterna” (Gv 6,68). La vita eterna è il regno di Dio, il regno dei cieli. Le parole di Cristo nel discorso della montagna indicano all’uomo la via che porta a questo regno.
Gesù perfeziona la Legge – Catechismo degli Adulti 155: La posizione di Gesù è molto originale e non può essere affatto qualificata come permissivismo; anzi, per certi aspetti, è assai più esigente di qualsiasi altra: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5,17). Per accogliere il regno di Dio occorre una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei. Ben sei volte nel discorso della montagna ritorna la formula «Ma io vi dico», per radicalizzare le prescrizioni della legge antica d’Israele e rivelare le esigenze di perfezione contenute nella volontà di Dio […]. Gesù condanna non solo l’omicidio e l’adulterio, ma anche l’atteggiamento interiore che sta alla loro radice; dichiara che il divorzio è fuori del progetto di Dio e ristabilisce l’indissolubilità del matrimonio; comanda la limpida veracità nel parlare e l’amore attivo verso i nemici, cercando di vincere il male con il bene. Tanto esigente, forte e autorevole è il suo insegnamento, da lasciare la gente sbalordita. Però, chi accoglie nella fede la paternità di Dio, rivelata da Gesù, non si trova davanti un ideale irrealizzabile, ma il dono di una nuova grandiosa possibilità: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
L’amore, la nuova Legge – Catechismo degli Adulti 156: Del resto, la sua severità non ha niente a che fare con il legalismo. Se è vero che egli non abolisce la legge antica, è anche vero che non si preoccupa di ripeterla con esattezza e chiaramente la modifica in qualche punto. Vuole piuttosto perfezionarla. Nelle sei antitesi del discorso della montagna, illustrate con riferimenti concreti alla vita quotidiana, offre alcune indicazioni esemplificative di questo perfezionamento. Il disegno della nuova giustizia, così tratteggiato, ha il volto della carità, che evita il male e fa il bene verso tutti, compresi i nemici. Urgenti per lui sono soltanto le implicazioni necessarie dell’amore; e la Legge va portata a perfezione risalendo al suo significato originario, al principio ispiratore che è l’amore stesso. Gesù riprende e concentra tutta la Legge nei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo, tra loro intimamente congiunti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40). Le norme particolari sono più o meno importanti secondo che più o meno si avvicinano al cuore della Legge. «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Mt 23,23-24).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Cristo è il compimento delle Scritture – «“Non son venuto per abolire, ma per dare compimento”. La forza e la potenza di queste parole del Figlio di Dio contengono un grande mistero. La Legge, infatti, prescriveva delle opere, ma tutte queste opere ella le orientava alla fede verso le realtà che si sarebbero manifestate in Cristo: poiché l’insegnamento e la Passione del Salvatore sono il disegno grande e misterioso della volontà del Padre. La Legge, sotto il velo delle parole ispirate, ha annunciato la nascita di nostro Signore Gesù Cristo, la sua incarnazione, la sua Passione, la sua risurrezione; i profeti, come anche gli apostoli, ci insegnano più volte che da tutta l’eternità è stato disposto tutto il mistero di Cristo per essere rivelato nel nostro tempo… Cristo non ha voluto che pensassimo che le sue opere contenevano altro che le prescrizioni della Legge. Perciò ha affermato lui stesso: “Non son venuto per abolire, ma per dare compimento”. Il cielo e la terra… spariranno, ma neppure il minimo comandamento della Legge sparirà, poiché in Cristo tutta la Legge e i Profeti trovano il loro compimento. Al momento della Passione… ha dichiarato: “Tutto è compiuto” (Gv 19,30). In quel momento, sono state confermate tutte le parole dei Profeti. Ecco perché Cristo afferma che anche il più piccolo dei comandamenti di Dio non può essere abolito senza offendere Dio… Nulla può essere più umile che la cosa più piccola. E la più umile di tutte è stata la Passione del Signore e la sua morte in croce» (S. Ilario di Poitiers).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: In che senso Gesù perfezionò la legge di Mosè? – “Questo perfezionamento non va inteso come una sostituzione di alcuni precetti con altri più perfetti e più adatti ai tempi, bensì come una interiorizzazione della legge (= fare le cose per convinzione): avendo creduto che la legge viene da Dio, che è Padre, la si osserva «da figli» e non «da schiavi», cioè per amore e non per forza, per timore del castigo. La norma di comportamento del cristiano non è più una qualsiasi legge esterna data da Mosè o da qualunque altra persona, bensì Gesù stesso: il cristiano cercherà in ogni occasione di imitare Gesù, comportandosi come si comporterebbe Gesù se fosse al suo posto, secondo la conoscenza che ha di Gesù nel momento in cui sta per agire” (Didaskoleion).
Santo del giorno: 7 Marzo – Santa Teresa Margherita (Redi) del Cuore di Gesù, Vergine: “Al secolo Anna Maria Redi, nacque ad Arezzo il 15 luglio 1747. Frequentò come educanda il monastero di Santa Apollonia di Firenze fino al 1764. Decisiva per la sua vocazione fu l’ispirazione attribuita a santa Teresa d’Avila, grazie alla quale scelse il Carmelo. Entrò nel monastero carmelitano di Firenze il 1 settembre 1764 e vestì l’abito delle Carmelitane scalze l’11 marzo 1765, prendendo il nome di suor Teresa Margherita del Cuore di Gesù. La seconda grande ispirazione della sua vita fu il passo della prima lettera di Giovanni, «Dio è amore» (1Gv 4,16) e cercò di vivere improntata a questo concetto. Si dedicò quindi alla preghiera e all’assistenza delle consorelle anziane fino a che, molto giovane (neppure 23 anni), morì a causa di una peritonite, il 7 marzo 1770. Il suo corpo emanava un profumo soave e ancora oggi è conservato incorrotto nella chiesa del monastero delle Carmelitane scalze di Firenze, dove fu sepolta. Fu canonizzata dal Papa Pio XI il 19 marzo 1934” (Avvenire).
Preghiamo: Signore Dio nostro, fa’ che i tuoi fedeli, formati nell’impegno delle buone opere e nell’ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo, e nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…