febbraio, Liturgia

4 Marzo 2018 – III DOMENICA DI QUARESIMA (B)

ANTIFONA D’INGRESSO
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché libera dal laccio i miei piedi. Volgiti a me e abbi misericordia, Signore, perché sono povero e solo. (Sal 25,15-16)

COLLETTA
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA Es 20,1-17
La legge fu data per mezzo di Mosè.

I comandamenti non pretendono di fissare in modo esauriente e definitivo ciò che bisogna fare o evitare per far piacere a Dio, ma piuttosto intendono delimitare un campo di azione nel quale ciascuno deve operare per il bene di tutti in modo responsabile.

Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 18 (19)
Il timore del Signore è puro, rimane per sempre: «Non è il timore di perdere i beni temporali, perché per l’anima sarebbe un adulterio l’amarli. Ma la Chiesa teme tanto più di offendere lo sposo quanto più ardentemente lo ama; e questo amore, anche reso perfetto, non caccia il timore, anzi questo rimane per i secoli dei secoli» (Sant’Agostino).

Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. Rit.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. Rit.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. Rit.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante. Rit.

SECONDA LETTURA 1Cor 1,22-25
Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio.

Con la sua morte il Cristo dona la vita perché siano riaperte le porte del Paradiso chiuse dalla disobbedienza dei nostri progenitori. La croce, quindi, diventa, sotto questa luce, albero di salvezza e vanto della predicazione di Paolo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO Cfr. Gv 3,16
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode e onore a te, Signore Gesù! 

VANGELO Gv 2,13-25
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.

In prossimità della Pasqua ebraica Gesù si reca a Gerusalemme. Di fronte allo spettacolo poco edificante e ancor meno religioso del commercio nel cortile del tempio, Gesù richiama il senso profondo del luogo sacro e dell’attività che vi si deve svolgere. Il gesto compiuto è scandaloso per gli uomini religiosi della città santa, ma Egli risponde con parole enigmatiche, che sono una profezia: “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo. Parola del Signore.

LA PAROLA DI DIO COMMENTATA DAL MAGISTERO DELLA CHIESA

… ne rovesciò i banchi – Benedetto XVI (Angelus, 11 Marzo 2012): Come dobbiamo interpretare questo gesto di Gesù? Anzitutto va notato che esso non provocò alcuna repressione dei tutori dell’ordine pubblico, perché fu visto come una tipica azione profetica: i profeti infatti, a nome di Dio, denunciavano spesso abusi, e lo facevano a volte con gesti simbolici. Il problema, semmai, era la loro autorità. Ecco perché i Giudei chiesero a Gesù: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?” (Gv 2,18), dimostraci che agisci veramente a nome di Dio. La cacciata dei venditori dal tempio è stata anche interpretata in senso politico-rivoluzionario, collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti. Questi erano, appunto, “zelanti” per la legge di Dio e pronti ad usare la violenza per farla rispettare. Ai tempi di Gesù attendevano un Messia che liberasse Israele dal dominio dei Romani. Ma Gesù deluse questa attesa, tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì. In realtà, è impossibile interpretare Gesù come violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza.

Lo zelo della tua casa mi ha divorato – Mons. Raffaele Calabro, Vescovo di Andria (Omelia, 20 Novembre 2009): Gesù, nel tempio, è indignato (una delle poche volte nelle quali egli, il mite, si indigna), prende la frusta e caccia i venditori, rovescia le bancarelle con tutta la mercanzia. L’evangelista Luca, nel raccontare l’evento, resta lui stesso turbato tanto da attenuare la portata del gesto, citando il testo del salmo: “Lo zelo della tua casa mi ha divorato”, cercando quasi di spiegare che non di collera si tratta, quanto piuttosto di zelo per la casa del Signore. Come si interpreta, perciò, il brano evangelico? … possiamo senz’altro dire che è da interpretarsi come un richiamo da parte di Gesù alla destinazione costitutiva del tempio, che è la “casa di preghiera” e lo dice in qualità di Figlio, che sa quello che pensa e quello che vuole il Padre suo, e non può tollerare, perciò, che se ne abusi trasformandolo in piazza di mercato e banchi di cambiavalute. Gesù che loda l’umile obolo della vedova, che esprime la fede profonda della stessa che ha dato quanto le era necessario per vivere, denuncia e pone in risalto l’atteggiamento opposto di chi trasforma il tempio in luogo di accumulo di ricchezza e di profitto e, in definitiva, a contro testimonianza della gratuità e donazione, che è tipica e caratteristica del Dio vivente, che il tempio, se ha un suo senso, dovrebbe permanentemente e costitutivamente richiamare ed evocare.

Gesù e il Tempio – CCC 583-584: Gesù, come prima di lui i profeti, ha manifestato per il Tempio di Gerusalemme il più profondo rispetto. Vi è stato presentato da Giuseppe e Maria quaranta giorni dopo la nascita. All’età di dodici anni decide di rimanere nel Tempio, per ricordare ai suoi genitori che egli deve occuparsi delle cose del Padre suo. Vi è salito ogni anno, almeno per la Pasqua, durante la sua vita nascosta; lo stesso suo ministero pubblico è stato ritmato dai suoi pellegrinaggi a Gerusalemme per le grandi feste ebraiche. Gesù è salito al Tempio come al luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Per lui il Tempio è la dimora del Padre suo, una casa di preghiera, e si accende di sdegno per il fatto che il cortile esterno è diventato un luogo di commercio. Se scaccia i mercanti dal Tempio, a ciò è spinto dall’amore geloso per il Padre suo: «Non fate della casa di mio Padre un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divora” (Sal 69,10)». Dopo la sua risurrezione, gli Apostoli hanno conservato un religioso rispetto per il Tempio.

Gesù non è stato ostile al tempio – CCC 586: Lungi dall’essere stato ostile al Tempio dove ha dato l’essenziale del suo insegnamento, Gesù ha voluto pagare la tassa per il Tempio associandosi a Pietro, che aveva posto come fondamento di quella che sarebbe stata la sua Chiesa. Ancor più, egli si è identificato con il Tempio presentandosi come la dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini. Per questo la sua uccisione nel corpo annunzia la distruzione del Tempio, distruzione che manifesterà l’entrata in una nuova età della storia della salvezza: «È giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4,21).

La risurrezione – CCC 994: Gesù lega la fede nella risurrezione alla sua stessa persona: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25). Sarà lo stesso Gesù a risuscitare nell’ultimo giorno coloro che avranno creduto in lui e che avranno mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue. Egli fin d’ora ne dà un segno e una caparra facendo tornare in vita alcuni morti, annunziando con ciò la sua stessa risurrezione, la quale però sarà di un altro ordine. Di tale avvenimento senza eguale parla come del segno di Giona, del segno del Tempio: annunzia la sua risurrezione al terzo giorno dopo essere stato messo a morte.

PREGHIERA DEI FEDELI
Celebrante: Invochiamo con fiducia Dio, fonte di misericordia, perché purifichi i nostri cuori e li faccia diventare tempio vivo del suo Spirito.
Lettore: Preghiamo insieme dicendo: Ascolta, Signore, la nostra preghiera.

– Per tutta la Chiesa: il dono dello Spirito sia sorgente per un rinnovato impegno di conversione, che la spinga ad essere riconosciuta da ogni uomo come il vero luogo di incontro con l’umanità del Cristo, preghiamo. Rit.

– Per i ministri ordinati: nel loro servizio sappiano valorizzare i diversi carismi che lo Spirito suscita per sostenere la vitalità e la missione della Chiesa, preghiamo. Rit.

  • Per tutti i catecumeni che si preparano a ricevere il dono del Battesimo: nell’incontro con Cristo sappiano riconoscere la sorgente del vero senso della vita, preghiamo. Rit.

  • Per tutti gli uomini che sono alla ricerca del Dio vivo e vero: lo Spirito Santo doni loro la gioia di incontrare cristiani che possano essere segno e testimonianza vera del tuo amore, preghiamo. Rit.

  • Per tutti gli artisti che hanno il compito di costruire o restaurare le chiese: siano strumento che comunica l’autentica bellezza di Dio agli uomini del nostro tempo, preghiamo. Rit.

Celebrante: Ascolta, o Padre, le nostre preghiere. Lo Spirito, che abita nel nostro cuore, le ha suscitate e portate alla nostra bocca: accoglile nella tua bontà e adempile secondo la tua volontà. Per Cristo nostro Signore.
PREGHIERA SULLE OFFERTE
Per questo sacrificio di riconciliazione perdona, o Padre, i nostri debiti e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO DI QUARESIMA III
I frutti della penitenza.

È veramente cosa buona e giusta,
innalzare un inno a te, Padre onnipotente,
e cantare insieme la tua lode.
Tu vuoi che ti glorifichiamo
con le opere della penitenza quaresimale,
perché la vittoria sul nostro egoismo
ci renda disponibili alle necessità dei poveri,
a imitazione di Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante
l’inno della tua gloria: Santo…

ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Il passero trova la casa, la rondine il nido dove porre i suoi piccoli presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi. (Sal 84,4-5)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
O Dio, che ci nutri in questa vita con il pane del cielo, pegno della tua gloria, fa’ che manifestiamo nelle nostre opere la realtà presente nel sacramento che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.

UN PO’ DI PANE PER CAMMINARE
Oggi è domenica, il giorno del Signore, e quasi certamente, tranne che ci siano impedimenti logistici o di salute, ci recheremo in chiesa, parteciperemo alla santa Messa, “soddisfacendo” così il precetto antico, ricordatoci dalla prima Lettura, di santificare questo giorno. Anche il Vangelo ci presenta Gesù che si reca al Tempio, e come lui anche altri suoi contemporanei oltrepassano le sacre soglie delle porte del Tempio, dei suoi atri, dei suoi cortili. Ma basta andare in chiesa per essere graditi a Dio? Basta essere presenti? Cerchiamo di osservare: chi frequenta il Tempio di Gerusalemme? Ci sono i sacerdoti che in qualche modo svolgono le funzioni di casa, accogliendo le offerte e le preghiere e presentandole al Signore; ci sono coloro che si recano al Tempio per un pellegrinaggio o per sciogliere un voto; altri vanno per implorare qualche grazia, la salute per sé o qualche familiare; ma vi sono anche coloro che semplicemente stanno al Tempio perché hanno trovato il modo per “arrotondare” con qualche lavoro (lecito, ci mancherebbe!); ma pensiamo anche a quanti si recavano al Tempio «per essere visti dagli uomini» (Mt 6,5). Oggi il Vangelo ci riporta l’episodio in cui Gesù, pieno di zelo, butta fuori in malo modo quanti hanno scambiato il luogo sacro per un mercato, ma anche in altre occasioni Gesù non fa mancare l’occasione per sottolineare atteggiamenti di chi “frequenta” in modo sbagliato i luoghi sacri. Pensiamo a quando, lodando la povera vedova che mette nel tesoro solo due monete, sottolinea che tutti gli altri hanno messo del loro superfluo (cfr. Lc 21,1-4), o quando, raccontando una parabola, descrive la preghiera inesaudita del fariseo che se ne sta ritto al centro del Tempio (cfr. Lc 18,9-14). Andiamo dunque a noi e cerchiamo di attualizzare questo episodio evangelico nella nostra vita: dicevamo all’inizio che anche noi siamo tra i “frequentatori” del Tempio, anche noi ci rechiamo in chiesa. Oggi cerchiamo di interrogarci sul nostro “andare in chiesa”: lo facciamo per tradizione, per un momento bello di incontro con gli amici? Andiamo per paura del peccato, per invocare qualche grazia o protezione speciale? Andiamo per ricevere o anche per donare? Cosa e come?

CONOSCIAMO L’OPUS MATRIS VERBI DEI

CAPITOLO 4
IMPEGNO DI APOSTOLATO E DI PASTORALE

Art. 82 – La Pastorale Vocazionale: La Piccola Comunità dei Servi e delle Serve della Parola, comunità di consacrati contemplativi e missionari, alimenterà la vita nascosta con Cristo in Dio da cui scaturisce e si accresce l’amore per la salvezza del prossimo e per l’edificazione della Chiesa. Si impegnano alla formazione dei giovani, con l’impegno di accompagnare la loro crescita spirituale con un’attenzione particolare ai segni di vocazione che essi manifestano, orientandoli ad aderire con libertà ed entusiasmo al disegno che Dio ha su di loro promuovendo a tal fine campi vocazionali e altre attività similari.

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