febbraio, meditazioni

23 Febbraio 2018

23 Febbraio 2018 – Venerdì, I di Quaresima – (Ez 18,21-28; Sal 129[130]; Mt 5,20-26) – I Lettura: Ezechièle espleta la sua missione profetica durante il periodo della deportazione babilonese (intorno al 590 a.C.). Egli stesso è un deportato, ma il Signore, in visione, gli mostra fatti che accadono a Gerusalemme. Egli si presenta come un pastore che deve vegliare sul popolo e come una sentinella che deve avvertire del pericolo imminente, accusando gli Israeliti dei loro peccati e invitandoli alla conversione. Egli mostra la trascendenza di Dio e la sua preoccupazione per Israele che ormai non conosceva più il Signore, non perché non ne avesse più sentito parlare, ma perché non lo conosceva più come il Dio personale e sovrano sulla storia. Salmo: “Dalle profondità del cuore, con un desiderio ardente e un grande slancio dello spirito. Tali sono le anime afflitte: mettono in moto tutto il loro cuore e tutto il loro essere; invocano Dio con grande compunzione e così sono esaudite. Tali preghiere sono molto potenti e il diavolo non può far nulla contro di esse: sono come un albero che ha radici molto profonde e che resiste perciò al vento” (Crisostomo). Vangelo: Gesù non è venuto ad abolire la Legge ma a darne forma completa e definitiva. La Legge di Mosè, pur se già di alto valore morale per quei tempi, prende una forma più eccellente in quanto pone come misura di confronto la perfezione di Dio Padre. Più l’uomo cresce nell’amore per Dio, più amerà il suo fratello perché incarna sempre di più i sentimenti di Dio il cui principale desiderio è il bene dell’uomo e la comunione con lui.

Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Riflessione: Da sempre Dio ha cercato persone che fossero in mezzo ai loro fratelli strumenti di vera riconciliazione, vero perdono, creatori di amicizia tra Lui e le sue creature. La riconciliazione, che è frutto nel nostro cuore dell’amo-re preveniente di Dio, della sua eterna carità, ha bisogno della collaborazione e partecipazione effettiva di ogni discepolo di Gesù. Il vero discepolo di Gesù deve essere strumento di riconciliazione verso ogni uomo. In modo speciale però lo deve essere nei confronti di tutti coloro che lui sa che abbiano qualcosa contro di lui, non necessariamente perché abbia fatto qualcosa di male, ma perché gli altri lo pensano. Ogni cristiano è chiamato da Gesù ad essere sempre un riconciliatore. Mai Lui deve lasciare questioni in sospeso. Sempre deve cercare la pace con tutti. Lui è un figlio della pace ed un operatore di essa. «Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Gesù questa legge della riconciliazione la visse tutta dalla Croce: «Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”» (Lc 23,33-34). Questa legge della riconciliazione il discepolo di Gesù la dovrà vivere sempre, verso ogni uomo, indipendentemente dal fatto che sia buono o cattivo, che meriti o non meriti il nostro perdono e la nostra intercessione. Dio ama ogni uomo, per quanto peccatore, per quanto ribelle e bestemmiatore, e sempre lascia uno spiraglio aperto affinché gli possa usare misericordia. Rimane in attesa del ritorno dei suoi figli prodighi e non tarda a venirci incontro quando vede in noi i primi passi verso la conversione. La Croce del Signore Gesù, in questo Tempo di Quaresima, ci insegni ad essere corredentori per la salvezza dei peccatori, riparatori di brecce e non giudici di pronta sentenza dinanzi alle rovine altrui. Il Crocifisso sia non una presenza simbolica alla fede, ma una reale scuola dove imparare a diventare amore. Maria, Madre del Redentore, angeli, santi e anime del Purgatorio otteneteci di essere veri strumenti di riconciliazione presso ogni uomo, operatori di pace nella verità di Gesù Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Se dunque tu presenti l’offerta all’altare… – CCC 1424: (Il sacramento della penitenza e della riconciliazione è) chiamato sacramento della confessione poiché l’accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una «confessione», riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l’uomo peccatore. È chiamato sacramento del perdono poiché, attraverso l’assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente «il perdono e la pace». È chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l’amore di Dio che riconcilia: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Colui che vive dell’amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all’invito del Signore: «Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24).

… va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello – CCC 2845: […] Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di lasciare sull’altare l’offerta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro fratelli, affinché mediante preghiere di pace anche Dio possa riconciliarsi con essi. Ciò che più fortemente obbliga Dio è la nostra pace, la nostra concordia, l’unità di tutto il popolo dei credenti, nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello – «Questo proclamo, questo attesto, questo dico a voce alta: Nessuno di coloro che hanno un nemico osi avvicinarsi alla sacra mensa e ricevere il Corpo del Signore! Nessuno che si avvicina abbia un nemico! Hai un nemico? Non avvicinarti! Se vuoi farlo, vai prima a riconciliarti, poi ricevi il sacramento. Non sono io a parlare così, è il Signore che lo dice, lui che è stato crocifisso per noi; per riconciliarti a suo Padre non ha rifiutato d’essere immolato né di spargere il suo sangue; e tu, per riconciliarti con tuo fratello, non vuoi neanche dire una parola e prendere l’iniziativa di andare a trovarlo? Senti cosa dice il Signore a proposito di coloro che fanno come te: “Se presenti l’offerta all’altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te…”. Non dice: “Aspetta che venga a trovarti o che riceva la visita di un tuo amico come intermediario”, oppure: “Mandagli un altro”, ma dice: “Tu, in persona, corri da lui!”. “Vattene – dice – va’ prima a riconciliarti con tuo fratello”. Incredibile! Dio non si considera disonorato di veder abbandonato il dono che gli stava per venir offerto, e tu ti ritieni disonorato di fare il primo passo per riconciliarti con tuo fratello. Che scusa puoi trovare per un simile comportamento? Se vedi uno dei tuoi membri tagliato, non fai di tutto per riattaccarlo al corpo? Agisci allo stesso modo per i tuoi fratelli: quando li vedrai separati dalla tua amicizia, cerca subito di riportarli a te, non aspettare che si presentino per primi, ma tu, per primo, cerca di farlo» (San Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il senso e il valore di questa conversione, di questa penitenza, di questa metánoia – Paolo VI (Udienza Generale, 16 Marzo 1977): Gesù è venuto a chiamare i peccatori alla conversione (cfr. Lc 5,32): i pubblicani, la peccatrice, il buon ladrone sono il segno vivo di questa possibilità, di questa realtà di ricupero, che il Figlio di Dio offre all’umanità decaduta per il peccato. Occorre rinascere (cfr. Gv 3,3), occorre diventare come i bambini (cfr. Mt 18,3 loci et paralleli). Si pensi alla forza di santificazione che quest’ultima parola ha avuto per una grandissima anima dei tempi moderni, Teresa di Lisieux! Non finiremmo più di ricordare parole e fatti evangelici per mettere in luce il senso e il valore di questa conversione, di questa penitenza, di questa metánoia, che è appunto un rivolgimento interno, un cambiare strada, un ritornare fra le braccia del Padre, come lo descrive visivamente con accenti incomparabili la parabola del figlio che ritorna (cfr. Lc 15,11-32). Come ben comprendiamo dai chiarissimi insegnamenti di Gesù, lo scopo è quello di una modificazione profonda, in due direzioni. Anzitutto, modificare la maniera di pensare, la mentalità, gli intimi moventi delle azioni: e si pensi di quale mutamento difficile si tratta, se coinvolge la personalità più segreta e profonda di ciascuno di noi; e, in secondo significato, si tratta anche di mutare la condotta pratica, il comportamento, l’agire, affinché le azioni esteriori corrispondano senza ormai più stridenti contrasti con la interiore rivoluzione, avvenuta nello spirito. In una parola, si tratta di stabilire una piena, sempre più piena conformità di pensiero e di vita con la volontà di Dio, che Gesù ci fa chiedere nella preghiera programmatica del cristiano: fiat voluntas tua, sia fatta la tua volontà (Mt 6,10), senza ostacoli, senza remore, senza resistenza; come in Cielo così in terra. Sono parole ostiche, ma solo per chi rifiuta di aprire il cuore alla voce del Signore, solo per chi si ostina a procedere in «direzione vietata» contro tutti i richiami della Rivelazione e della coscienza. Certamente siamo molto distanti dalla concezione permissiva moderna, che esalta nei modi più provocatori, specie per chi ancora non sia temprato e forte, una libertà che è solo licenza; un istinto, un interesse, un’amoralità e un immoralismo che equivalgono solo all’egoismo più sfrenato; ma così si dimentica che esiste un rapporto tanto ontologico ed esistenziale, quanto deontologico, tra la libertà, consapevolmente, virilmente esercitata, e il dovere che da essa trae forza, virtù e merito. Difficile? Certo. Ma non impossibile. È la via da sempre segnata da Dio per chi vuole esser degno di diventare suo figlio. Troveremo la forza per seguirla? Sì. È Cristo che ci chiama con le parole più sconvolgenti, che devono infondere tanta confidenza anche in chi si sia smarrito lontano: «ci sarà più gioia in Cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7). Sì, così è, così sia, fratelli e figli carissimi.

Santo del giorno: 23 Febbraio – San Policarpo, Vescovo e martire: “Nato a Smirne nell’anno 69 «fu dagli Apostoli stessi posto vescovo per l’Asia nella Chiesa di Smirne». Così scrive di lui Ireneo, suo discepolo e vescovo di Lione in Gallia. Policarpo viene messo a capo dei cristiani del luogo verso il 100. Nel 107 è testimone del passaggio per Smirne di Ignazio, vescovo di Antiochia, che va sotto scorta a Roma dove subirà il martirio. Policarpo lo ospita e più tardi Ignazio gli scriverà una lettera divenuta poi famosa. Nel 154 Policarpo va a Roma per discutere con papa Aniceto sulla data della Pasqua. Dopo il suo ritorno a Smirne scoppia una persecuzione. L’anziano vescovo (ha 86 anni) viene portato nello stadio, perché il governatore romano Quadrato lo condanni. Policarpo rifiuta di difendersi davanti al governatore, che vuole risparmiarlo, e alla folla, dichiarandosi cristiano. Verrà ucciso con la spada. Sono circa le due del pomeriggio del 23 febbraio 155” (Avvenire).

Preghiamo: Concedi, Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito. Per il nostro…

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