febbraio, meditazioni

21 Febbraio 2018

21 Febbraio 2018 – Mercoledì, I di Quaresima – (Gn 3,1-10; Sal 50[51]; Lc 11,29-32) – I Lettura: Nìnive è situata a nord della Mesopotamia, sulla riva sinistra del fiume Tigri. Giona riceve il mandato da Dio di predicare la conversione in quella città ma disobbedisce per paura e anziché andare verso oriente si dirige verso l’estremo occidente, a Tarsis (iden-tificata con la città di Tartesso, fiorente centro mercantile della Spagna). Ma non può sottrarsi alla volontà di Dio e un pesce lo lascia nei pressi del punto di partenza. I tre giorni di cammino, misura simbolica della città di Nìnive, ricordano i tre giorni di cammino che Israele, uscendo dall’Egitto, impiegò per raggiungere Mara dopo la traversata del mar Rosso. In quella località Dio “impose al popolo una legge e un diritto” (Es 15,25) che costituì un primo patto di Alleanza. Anche ai Niniviti sarà concessa misericordia se crederanno alla parola dell’inviato di Dio. Salmo: “Parzial-mente mi conosco, non come mi conosci tu, non come sono da te conosciuto: il mio cuore resta incomprensibile anche a me stesso, ma tu scruti gli abissi” (Anselmo). Vangelo: Il capitolo 11 del Vangelo di Luca si apre con l’insegna-mento di Gesù sulla preghiera, due episodi intermedi mostrano la potenza di Dio che opera in lui (la cacciata dei demòni) e l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio e l’obbedienza ad essa. Si conclude con il rimprovero per l’incredulità del popolo e l’ipocrisia dei Farisei. Il segno di Giona (che Matteo identifica nei tre giorni in cui Gesù rimane nel sepolcro) per Luca è Gesù stesso. Se il popolo avesse ascoltato e compreso le Scritture, avrebbe riconosciuto in Gesù l’Inviato di Dio lasciandosi convincere in quanto alla necessità della conversione.

A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Riflessione: Ma perché la Quaresima? Perché la Passione e la morte di Cristo? Perché tanta sofferenza? Perché la necessità della riparazione, della mortificazione, della penitenza? Dio vuole tutto questo? Davvero Dio vuole dolore e sofferenza? Davvero Dio si compiace per questo? Assolutamente no! Sia chiaro: Dio è amore, Dio è vita, Dio è pace, Dio è comunione… e non c’è nulla che possa essere contrario a queste cose e al contempo essere gradito agli occhi di Dio! La sofferenza non l’ha inventata Dio: Egli «ha creato l’uomo per la incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura» (Sap 2,23). Non è dunque per volontà diretta di Dio che la sofferenza e la morte sono entrate nel mondo. Così continua il testo sapienziale appena citato: «Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono» (Sap 2,24). Al centro di tutto c’è la libertà dell’uomo: la libertà è il dono più bello perché ci permette di poter, liberamente e senza costrizione alcuna, dichiarare il nostro amore e la nostra umile e gioiosa sottomissione a Dio. Ma può trasformarsi nell’arma più potente contro Dio, contro noi stessi e contro il prossimo. Il peccato è l’uso improprio della libertà che invece di essere indirizzata a compiere il bene, si ritorce a compiere il male. Le vie di Dio sono vie di amore infinito: egli chiama l’uomo a partecipare alla sua vita divina, a vivere in comunione intima, personale con sé. Le vie dell’uomo peccatore vanno in direzione totalmente opposta: sono rifiuto dell’amore e rottura dei rapporti di amicizia con Dio (cfr. Gen 3,8) e tra gli uomini. Così afferma il Concilio: «Il peccato è una diminuzione dell’uomo stesso, impedendogli di conseguire la propria pienezza» (GS 13), pienezza che egli può realizzare solo nella comunione con Dio, unica fonte di vita, di carità e di grazia. Come uomini liberi abbiamo un duplice gravoso, quanto amorevole, obbligo: da una parte impegnare con tutte le forze, cuore, mente e spirito ad amare Dio e ad essergli fedele (cfr. Mt 22,37), dall’altra parte sentire tutta la responsabilità per i fratelli lontani dall’amore di Dio e trasformare tale responsabilità in preghiera, in offerta espiatoria, come Cristo, offrendo noi stessi in riscatto per molti.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Àlzati, va’ a Nìnive… – Giovanni Paolo II (Omelia, 24 Gennaio 1988): Esiste un’analogia tra la missione di Cristo e quella del profeta Giona dell’antico testamento. Giona era stato mandato a Ninive, una grande città, con un avvertimento da parte di Dio: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” (Gio 3,4). Distrutta a causa della “condotta malvagia” (Gio 3,8) dei suoi abitanti. Giona venne a Ninive per avvertire i suoi abitanti della incombente punizione divina ed esortarli a mutare la loro cattiva condotta. Esortava dunque alla conversione, in nome dello sdegno di Dio e della giustizia divina. Leggiamo che la sua esortazione fu accolta. Nell’annuncio di Giona è presente Dio, che premia il bene e punisce il male. Questa verità è la base di ogni ordine, religioso e morale. Essa è anche un’indispensabile introduzione al Vangelo, alla buona novella, ma non ne è ancora la pienezza. Giona operava quando ancora non era venuta “la pienezza del tempo”. Con la sua azione egli la preparava. Gesù è consapevole che “il tempo è ormai compiuto”. Mentre dice agli abitanti della sua nativa Galilea “convertitevi”, contemporaneamente annuncia l’avvicinarsi del Regno di Dio. Quest’avvicinarsi del Regno di Dio è il contenuto essenziale del Vangelo, della buona novella. Gesù è l’annunciatore della buona novella. Non annuncia solo l’ira di Dio e la sua giustizia: egli è venuto per rivelare fino in fondo che Dio è amore.

Lavami tutto dalla colpa – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 Ottobre 2001): [Il salmo 50 ci rivela] alcune componenti fondamentali di una spiritualità che deve riverberarsi nell’esistenza quotidiana dei fedeli. C’è innanzitutto un senso vivissimo del peccato, percepito come una scelta libera, connotata negativamente a livello morale e teologale: “Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto” (v. 6). C’è poi nel Salmo un senso altrettanto vivo della possibilità di conversione: il peccatore, sinceramente pentito, (cfr. v. 5), si presenta in tutta la sua miseria e nudità a Dio, supplicandolo di non respingerlo dalla sua presenza (cfr. v. 13). C’è, infine, nel Miserere, una radicata convinzione del perdono divino che “cancella, lava, monda” il peccatore (cfr. vv. 3-4) e giunge perfino a trasformarlo in una nuova creatura che ha spirito, lingua, labbra, cuore trasfigurati (cfr. vv. 14-19). “Anche se i nostri peccati – affermava santa Faustina Kowalska – fossero neri come la notte, la misericordia divina è più forte della nostra miseria. Occorre una cosa sola: che il peccatore socchiuda almeno un poco la porta del proprio cuore… il resto lo farà Dio… Ogni cosa ha inizio nella tua misericordia e nella tua misericordia finisce” (M. Winowska, L’icona dell’Amore misericordioso. Il messaggio di suor Faustina, Roma 1981, p. 271).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona – “Convinti come tutto ciò che è necessario alla salvezza veniva donato loro dal Signore, gli apostoli giunsero a chiedergli il dono della fede dicendo: Signore, aumenta in noi la fede! [Lc 17,5]. Non presumevano dunque di poter ottenere la salvezza col loro libero arbitrio, ma erano convinti che doveva venir elargita loro per dono di Dio. E lo stesso autore della salvezza umana ci insegna quanto la nostra fede sia labile e debole, e quanto poco possa bastare a se stessa, se non fosse sorretta dall’aiuto di Dio, dicendo a Pietro: Simone, Simone: ecco che Satana vi ha ricercati per vagliarvi come grano; ma io ho pregato il Padre mio perché la tua fede non venga meno [Lc 22,31-32] … Se perfino in Pietro, dunque, alla fede era necessario l’aiuto del Signore per non venir meno, chi sarà tanto presuntuoso e cieco che ritenga di non necessitare del soccorso quotidiano del Signore per poterla custodire?” (Giovanni Cassiano). Il segno di Giona – «Egli non concederà un altro segno per non dare ciò che è santo ai cani o gettare le perle ai porci… Egli ha detto che solo il segno di Giona sarà dato loro. Questo indica la passione e la croce e la risurrezione dai morti» (Cirillo d’Alessandria).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La conversione è una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita – Benedetto XVI (Udienza Generale, 13 Febbraio 2013): Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo. “Convertirsi”, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima, significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei. Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita.

Santo del giorno: 21 Febbraio – Sant’Eleonora Regina d’Inghilterra: Nacque nel 1222 da Raimondo Berengario IV, conte di Provenza, e da Beatrice di Savoia. Donna di grande pietà ed amante delle lettere, il 14 gennaio 1236 sposò a Canterbury il re Enrico III d’Inghilterra. Nella sua nuova residenza inglese fu seguita da un gran numero di parenti e connazionali, che abbandonarono la Provenza in cerca di fortuna. Esercitò una grande influenza, sia durante il regno di Enrico, sia nei primi anni del regno di suo figlio Edoardo I. Ritiratasi nell’abbazia benedettina di Amesbury, vi prese il velo il 3 luglio 1276 e lì visse poi sempre sino alla morte, avvenuta il 25 giugno 1291 in concetto di santità.

Preghiamo: Guarda, o Padre, il popolo a te consacrato, e fa’ che mortificando il corpo con l’astinenza si rinnovi nello spirito con il frutto delle buone opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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