ANTIFONA D’INGRESSO
Venite, adoriamo il Signore, prostrati davanti a lui che ci ha fatti; egli è il Signore nostro Dio. (Sal 95,6-7)
COLLETTA
Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio, rendici puri e forti nelle prove, perché sull’e-sempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
PRIMA LETTURA Gb 7,1-4.6-7
Notti di affanno mi sono state assegnate.
Le parole cariche di sconforto che Giobbe pronuncia dinanzi ai suoi amici testimoniano la dura condizione del genere umano sulla terra. L’affanno, il dolore, la stanchezza… tutto mina il corpo ma anche l’animo dell’uomo. Solo il Cristo con la sua luce e salvezza ridonerà la pace e la liberazione piena delle genti.
Dal libro di Giobbe
Giobbe parlò e disse: «L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene». Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 146 (147)
«Se Dio manifesta una cura così sollecita anche nei confronti di cose di modesto valore (l’erba e i fiori, ad esempio), come potrà dimenticare te, che sei la più eccellente delle sue creature? Perché dunque ha creato cose tanto belle? Per manifestare la sua sapienza e la grandezza della sua potenza, affinché conoscessimo in tutto la sua gloria. Non soltanto i cieli narrano la gloria di Dio (Sal 18,2), ma anche la terra, come rileva Davide, quando cantava: Lodate il Signore, alberi da frutto e tutti i cedri (Sal 148,9). Alcune creature, infatti, rendono lode al Creatore con i loro frutti, altre con la loro grandezza, altre ancora con la loro bellezza» (San Giovanni Crisostomo).
Rit. Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele. Rit.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome. Rit.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi. Rit.
SECONDA LETTURA 1Cor 9,16-19.22-23
Guai a me se non annuncio il Vangelo.
L’esempio di Paolo consiste nel saper contemperare la sua libertà e i suoi diritti di cristiano e di apostolo con le esigenze e i bisogni degli altri, a tutto vantaggio loro e della predicazione del Vangelo. Questo esempio deve servire a quei Corìnzi che sono portati ad affermare la propria libertà senza curarsi del bene dei fratelli più deboli. Anch’essi, come l’apostolo, devono rinunziare a qualcuno dei loro diritti, per non ostacolare la salvezza degli altri e la crescita di tutta la comunità.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io. Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Mt 8,17
Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.
VANGELO Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
Le guarigioni e le liberazioni operate da Gesù si comprendono alla luce del disegno di Dio. Egli ha mandato il suo Figlio perché porti la salvezza anche attraverso la testimonianza di opere concrete. Con questi gesti Gesù dimostra quindi che la sovranità di Dio si attua mediante la liberazione dell’uomo da tutti i poteri che gli impediscono di vivere in armonia con se stesso e con gli altri.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Parola del Signore.
LA PAROLA DI DIO COMMENTATA DAL MAGISTERO DELLA CHIESA
La sofferenza censurata – Evangelium Vitae 23: L’eclissi del senso di Dio e dell’uomo conduce inevitabilmente al materialismo pratico, nel quale proliferano l’individualismo, l’utilitarismo e l’edonismo. Si manifesta anche qui la perenne validità di quanto scrive l’Apostolo: «Poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno» (Rm 1,28). Così i valori dell’essere sono sostituiti da quelli dell’avere. L’unico fine che conta è il perseguimento del proprio benessere materiale. La cosiddetta «qualità della vita» è interpretata in modo prevalente o esclusivo come efficienza economica, consumismo disordinato, bellezza e godibilità della vita fisica, dimenticando le dimensioni più profonde – relazionali, spirituali e religiose – dell’esistenza. In un simile contesto la sofferenza, inevitabile peso dell’esistenza umana ma anche fattore di possibile crescita personale, viene «censurata», respinta come inutile, anzi combattuta come male da evitare sempre e comunque. Quando non la si può superare e la prospettiva di un benessere almeno futuro svanisce, allora pare che la vita abbia perso ogni significato e cresce nell’uomo la tentazione di rivendicare il diritto alla sua soppressione.
Rifiuto della sofferenza – Catechismo degli Adulti 1020: Fa parte della mentalità di chi è cresciuto nella civiltà del benessere rivendicare il diritto alla felicità, a un’elevata qualità della vita. Non si deve più soffrire. Se capita una malattia, ci deve essere una soluzione; la scienza deve trovarla. Si fa eccessivo consumo di farmaci; si ricorre con ossessiva frequenza agli esami clinici. Basta una qualsiasi contrarietà a rendere nervosi e tristi. Timore ed ansia fanno diradare le relazioni sociali intorno al malato grave e alla sua famiglia. Si arriva a dichiarare che accettare la sofferenza è immorale. Non si è capaci di dare un senso a questa esperienza umana fondamentale.
Perché il male, la sofferenza? – Compendio CCC 58: La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene. Dio questo l’ha già mirabilmente realizzato in occasione della morte e risurrezione di Cristo: infatti dal più grande male morale, l’uccisione del suo Figlio, e-gli ha tratto i più grandi beni, la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione.
I malati sono missionari – Redemptoris Missio 78: Tra le forme di partecipazione il primo posto spetta alla cooperazione spirituale: preghiera, sacrificio, testimonianza di vita cristiana. La preghiera deve accompagnare il cammino dei missionari, perché l’annunzio della Parola sia reso efficace dalla grazia divina. San Paolo nelle sue Lettere chiede spesso ai fedeli di pregare per lui, perché gli sia concesso di annunziare il Vangelo con fiducia e franchezza. Alla preghiera è necessario unire il sacrificio: il valore salvifico di ogni sofferenza, accettata e offerta a Dio con amore, scaturisce dal sacrificio di Cristo, che chiama le membra del suo mistico corpo ad associarsi ai suoi patimenti, a completarli nella propria carne (Col 1,24). Il sacrificio del missionario deve essere condiviso e sostenuto da quello dei fedeli. Perciò, a coloro che svolgono il loro ministero pastorale fra i malati raccomando di istruirli circa il valore della sofferenza, incoraggiandoli a offrirla a Dio per i missionari. Con tale offerta i malati diventano anch’essi missionari, come sottolineano alcuni movimenti sorti tra loro e per loro. Anche la solennità di Pentecoste – inizio della missione della chiesa – è celebrata in alcune comunità come «giornata della sofferenza per le missioni».
Si ritirò in un luogo deserto – CCC 2602: Gesù si ritira spesso in disparte, nella solitudine, sulla montagna, generalmente di notte, per pregare. Egli porta gli uomini nella sua preghiera, poiché egli ha pienamente assunto l’umanità nella sua incarnazione, e li offre al Padre offrendo se stesso. Egli, il Verbo che «si è fatto carne», nella sua preghiera umana partecipa a tutto ciò che vivono i «suoi fratelli»; compatisce le loro infermità per liberarli da esse. Proprio per questo il Padre l’ha mandato. Le sue parole e le sue azioni appaiono allora come la manifestazione visibile della sua preghiera «nel segreto».
PREGHIERA DEI FEDELI
Celebrante: Fratelli e sorelle, presentiamo a Dio le sofferenze dell’umanità intera. E domandiamogli di renderci una comunità capace di rinnovare nell’annuncio del Regno i miracoli di salvezza verso i malati e i sofferenti.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!
– Per la Chiesa e i suoi pastori: denunciando con coraggio che le guerre, lo sfruttamento, l’egoismo e la violenza sono le principali cause delle sofferenze umane, sappiano accogliere il grido degli innocenti, portare a loro consolazione e speranza. Preghiamo. Rit.
– Per quanti, nel volontariato e nella professione, sono vicini a coloro che soffrono, perchè la loro cura non sia solo rivolta al corpo ma a tutta la persona. Preghiamo. Rit.
– Per coloro che soffrono accanto a noi: trovino in noi fratelli e sorelle sensibili, che non li abbandonano e non li lasciano soli. Preghiamo. Rit.
– Per la nostra comunità cristiana e per coloro che a causa della vecchiaia e della malattia non possono partecipare alla celebrazione comunitaria: il pane eucaristico sia segno di unità con tutti e per tutti nutrimento della fede. Preghiamo. Rit.
Celebrante: Padre, hai mandato Gesù a prendere su di sè le nostre infermità. Aiuta anche noi a sollevare le infermità e le sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Per Cristo nostro Signore.
PREGHIERA SULLE OFFERTE
Il pane e il vino che hai creato, Signore, a sostegno della nostra debolezza, diventino per noi sacramento di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO DELLE DOMENICHE DEL TEMPO ORDINARIO VII
La salvezza nell’obbedienza di Cristo.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini
da mandare il tuo Figlio come Redentore
a condividere in tutto,
fuorché nel peccato,
la nostra condizione umana.
Così hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio
e in lui, servo obbediente,
hai ricostituito l’alleanza
distrutta dalla disobbedienza del peccato.
Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Rendiamo grazie al Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi verso i figli degli uomini; egli sazia il desiderio dell’assetato e ricolma di beni l’affama-to. (Sal 107,8-9)
Oppure:
Beati coloro che piangono, perché saranno consolati. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. (Mt 5,5-6)
Oppure:
Gli portavano i malati e Gesù li guariva. (cfr. Mc 1,34)
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
O Dio, che ci hai resi partecipi di un solo pane e di un solo calice, fa’ che uniti al Cristo in un solo corpo portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.
UN PO’ DI PANE PER CAMMINARE
Notti di dolore mi sono state assegnate – Molti oggi si chiedono: qual è il significato del dolore? È la stessa domanda che si pone il Concilio Ecumenico Vaticano II. Di fronte «all’evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi capitali: cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Che valgono queste conquiste a così caro prezzo raggiunte? Che reca l’uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?» (GS 10). La risposta sulla bocca dei Padri conciliari potrebbe sembrare ovvia, ma non lo è. «Tale e così grande è il mistero dell’uomo, che chiaro si rivela agli occhi dei credenti, attraverso la rivelazione cristiana. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Cristo è risorto, distruggendo la morte con la sua morte, e ci ha donato la vita» (GS 22). Quasi per rifuggire da ogni forma di angelismo a cui tendono alcuni cristiani fin troppo spirituali, senza mezzi termini il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «La malattia può condurre all’angoscia, al ripiegamento su di sé, talvolta persino alla disperazione e alla ribellione contro Dio» (1501). Ma essa «può anche rendere la persona più matura, aiutarla a discernere nella propria vita ciò che è essenziale per volgersi verso ciò che lo è. Molto spesso la malattia provoca una ricerca di Dio, un ritorno a lui» (ibidem). E dopo aver ricordato che Gesù non ha guarito tutti i malati e che le sue guarigioni «erano segni della venuta del regno di Dio», afferma: sulla croce, Cristo, «ha preso su di sé tutto il peso del male e ha tolto “il peccato del mondo” [Gv 1,29], di cui la malattia non è che una conseguenza. Con la sua passione e la sua morte sulla croce, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla sua passione redentrice» (1505). Per cui, solo seguendo Lui, i discepoli «assumono un nuovo modo di vedere la malattia e i malati» (1506). Viktor Frankl, psichiatra e psicoterapeuta austriaco, visse la drammatica esperienza dei campi di concentramento nazisti, dove perse numerosi familiari, tra cui la moglie. Questa tragedia, ritornando ai suoi studi, influenzò in modo decisivo la sua maniera di spiegare e comprendere la sofferenza umana. Nel dare estrema importanza ai valori e agli ideali per la sopravvivenza nelle situazioni più estreme e degradanti, ebbe ad affermare tra l’altro: «L’individuo arriva alla estrema disperazione non quando soffre senza che lo si possa aiutare, ma quando la sua sofferenza non ha senso». San Paolo aveva già affermato: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). Solo questo modo di soffrire, a favore di ogni uomo, dà senso pieno ad ogni dolore e sofferenza. Al di fuori c’è solo la disperazione.
CONOSCIAMO L’OPUS MATRIS VERBI DEI
CAPITOLO 3
VITA CONSACRATA CON VOTO DI POVERTÀ CASTITÀ OBBEDIENZA
C. Il voto di Obbedienza Ad imitazione di Gesù servo
Art. 75 – Pertanto i documenti dottrinali e disciplinari della Sede Apostolica siano dai Sodali accuratamente considerati e diligentemente tradotti in pratica.
Art. 76 – Niente si insinui nei Sodali che contrasti minimamente con il Magistero straordinario e ordinario della Chiesa e con la sua autorità pastorale.
Art. 77 – Si circondino di profonda venerazione e di affetto sincero anche i Vescovi, successori degli Apostoli, dei quali siamo umili collaboratori e servi.