Antifona d’ingresso
Salvaci, Signore Dio nostro, e raccoglici da tutti i popoli, perché proclamiamo il tuo santo nome e ci gloriamo della tua lode. (Sal 106,47)
Colletta
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Oppure:
O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Prima Lettura Dt 18,15-20
Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
Deuteronòmio è un termine greco che significa “seconda legge” o “ripetizione della legge”. Infatti si tratta di una revisione della legge dell’Èsodo, riscritta nel periodo dopo l’esilio babilonese, adattata ad una comunità passata dallo stato nomade a quello stanziale. Si presenta come una lunga omelia perché raccoglie tutti i discorsi che Mosè fa agli Israeliti mentre, accampati nelle steppe di Moab, si accingono a conquistare la terra promessa. Il brano che segue fa parte del secondo discorso. Mosè attribuisce l’istituzione del profetismo al discorso che Dio fa dopo la teofania dell’Oreb. Partendo da questo brano, gli Ebrei attendono il Messia come un secondo Mosè.
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 94 (95)
«Venite! Sembra dunque che si siano allontanati da lui. Quando dice: Venite, è sempre per il bene. Venite, figli miei… venite, voi che siete affaticati… venite benedetti dal Padre mio. Qui è per l’esultanza che li convoca. Quando la prospettiva è spiacevole, sarà piuttosto: Andate, andate al fuoco eterno! È necessario gridare ad altissima voce, come dei vincitori e gioire della vittoria. Quale vittoria? Io ho vinto il mondo (Gv 16,33)» (Eusebio).
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio/e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. Rit.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit.
Seconda Lettura 1Cor 7,32-35
La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa.
La coscienza della transitorietà della vita terrena (“passa la scena di questo mondo”) deve preparare la persona umana a vivere in vista della vita futura in Dio. Sotto questa ottica va visto il consiglio di Paolo sulla continenza e la verginità. Sia la donna sposata che la vergine devono occuparsi delle cose di Dio. Ma la prima è divisa tra i doveri sponsali e terreni e le opere di Dio; la seconda si può dedicare alle cose divine senza sentirsi divisa.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Mt 4,16
Alleluia, alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Alleluia.
Vangelo Mc 1,21-28
Insegnava loro come uno che ha autorità.
Marco non si dilunga molto sul contenuto dell’insegnamento di Gesù. In realtà ciò che lo distingue dagli altri maestri non è tanto ciò che dice, che, in fondo, non è diverso dalla Torah, ma il modo in cui lo fa. L’autorità con cui egli insegna suscita qualcosa, un cambiamento. Anche gli spiriti impuri gli obbediscono. La sua autorità fa percepire la presenza di Dio che parla di nuovo agli uomini.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Gesù insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi – CCC 582: Dando con autorità divina l’interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non ne accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano. Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche, che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio o del prossimo, servizio che le guarigioni da lui operate compiono.
Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? – CCC 550: La venuta del Regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana: «Se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio» (Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demòni. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul «principe di questo mondo» (Gv 12,31). Il Regno di Dio sarà definitivamente stabilito per mezzo della croce di Cristo: «Regnavit a ligno Deus – Dio regnò dalla croce» [Inno «Vexilla Regis»].
Il santo di Dio! – CCC 438: La consacrazione messianica di Gesù rivela la sua missione divina. «È, d’altronde, ciò che indica il suo stesso nome, perché nel nome di Cristo è sottinteso colui che ha unto, colui che è stato unto e l’unzio-ne stessa di cui è stato unto: colui che ha unto è il Padre, colui che è stato unto è il Figlio, ed è stato unto nello Spirito che è l’unzione». La sua consacrazione messianica eterna si è rivelata nel tempo della sua vita terrena nel momento in cui fu battezzato da Giovanni, quando Dio lo «consacrò in Spirito Santo e potenza» (At 10,38) «perché egli fosse fatto conoscere a Israele» (Gv 1,31) come suo Messia. Le sue opere e le sue parole lo riveleranno come «il Santo di Dio».
E Gesù gli ordinò severamente: Taci! Esci da lui! – CCC 1673: Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l’ha praticato; è da lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare.
I doni dello Spirito Santo rendono i fedeli docili ad obbedire con prontezza alle ispirazioni divine – CCC 1830-1831: La vita morale dei cristiani è sorretta dai doni dello Spirito Santo. Essi sono disposizioni permanenti che rendono l’uo-mo docile a seguire le mozioni dello Spirito Santo. I sette doni dello Spirito Santo sono la sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio. Appartengono nella loro pienezza a Cristo, Figlio di Davide. Essi completano e portano alla perfezione le virtù di coloro che li ricevono. Rendono i fedeli docili ad obbedire con prontezza alle ispirazioni divine.
Come figli stiamo davanti a Dio – CCC 1828: La pratica della vita morale animata dalla carità dà al cristiano la libertà spirituale dei figli di Dio. Egli non sta davanti a Dio come uno schiavo, nel timore servile, né come il mercenario in cerca del salario, ma come un figlio che corrisponde all’amore di colui che «ci ha amati per primo» (1Gv 4,19): O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l’amore di colui che comanda che noi obbediamo… e allora siamo nella disposizione dei figli.
Preghiera dei Fedeli
Celebrante: Fratelli e sorelle, Gesù è venuto a portare la Parola, e noi siamo riuniti per ascoltarlo. Egli parla con autorità. Preghiamo perché Dio ci aiuti a non chiudere il nostro cuore all’ascolto, anche quando la parola di Gesù ci appare troppo dura e impegnativa.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!
– Per la Chiesa e coloro che hanno il ministero di trasmettere agli uomini la parola di Dio: siano fedeli e umili nella loro missione, fiduciosi che la Parola opera da sè in quanti credono. Preghiamo. Rit.
– Peri fratelli musulmani, discendenti di Abramo, che riconoscono in Gesù un grande profeta e leggono nel Corano parole di ammirazione per la sua figura: sia rispettoso e fecondo il dialogo con i cristiani. Preghiamo. Rit.
– Per i laici e i consacrati, perché nella diversità delle vocazioni, matrimoniale e sacerdotale, sappiano fare liberamente della pr0pria vita un dono al Signore, fedeli alla chiamata. Preghiamo. Rit.
– Per quanti partecipano alla celebrazione eucaristica, si accostano ai sacramenti, scelgono il matrimonio religioso: sappiano rendere grazie del dono ricevuto, della salvezza che viene dalla sua Parola. Preghiamo. Rit.
– Per la nostra comunità cristiana che condivide lo stesso pane eucaristico: Dio ci aiuti ad essere nel mondo profeti del messaggio di Dio e costruttori di pace. Preghiamo. Rit.
Celebrante: Padre, fai tacere le potenze del male che vorrebbero allontanarci dalla vita cristiana, e aiutaci ad ascoltare la voce di Gesù, tuo Figlio e nostro fratello. Egli vive e regna con te nei secoli dei secoli.
Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, o Signore, questi doni che noi, tuo popolo santo, deponiamo sull’altare, e trasformali in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro…
Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IV
La storia della salvezza.
È veramente cosa buona e giusta,
proclamare le tue grandi opere
e renderti grazie a nome di tutti gli uomini,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, nascendo da Maria Vergine,
ha inaugurato i tempi nuovi;
soffrendo la passione,
ha distrutto i nostri peccati;
risorgendo dai morti,
ci ha aperto il passaggio alla vita eterna;
salendo a te, Padre,
ci ha preparato un posto nel tuo regno.
Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine
l’inno della tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Fa’ risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto, e salvami per la tua misericordia. Che io non resti confuso, Signore, perché ti ho invocato. (Sal 31,17-18)
Oppure:
“Io so chi tu sei, Gesù Nazareno: il santo di Dio”. (cfr. Mc 1,24)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa’ che per la forza di questo sacramento, sorgente inesauribile di salvezza, la vera fede si estenda sino ai confini della terra. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
«Quando moriremo, nessuno ci chiederà quanto siamo stati credenti, ma credibili» (Servo di Dio Rosario Livatino, giudice e martire). Iniziamo con questa bella verità per cercare di capire due parole che ritroviamo più volte nel Vangelo di oggi, seppur breve: insegnamento e autorità. Queste due parole sono strettamente legate ad un intenso sentimento di stupore che avvolgeva gli astanti, di una tal misura da sfociare persino nel timore!
La cosa strana è che san Marco pur sottolineando questo insegnamento e questa autorità, in realtà non ci rivela nulla di quanto Gesù dice: non ci viene riferito un suo discorso, o una qualche parabola particolare. E questo vuol dirci che non erano tanto le singole parole o i singoli concetti a rendere l’insegna-mento di Gesù autorevole; non era la retorica del Maestro ad attirare l’atten-zione dei presenti; non era certo l’arte oratoria del Cristo a suscitare le ire dei demòni fino a farli gridare minacciosi. C’era altro in Gesù, nelle sue parole, nei suoi sguardi, al punto da far esclamare anche dei semplici soldati, ignoranti di Legge e Scritture: «Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo» (Gv 7,46).
Gesù non è come gli Scribi che leggono e commentano (e dietro la parola “scribi” possiamo pensare anche ai tanti “maestri” di oggi): egli non parlava semplicemente di Dio, non riferiva parole di Dio, ma parlava da Dio, era la Parola di Dio! Nessun profeta aveva mai potuto fare questo, neanche Mosè! Gesù non cita la Scrittura, la compie, la realizza; Gesù non spiega la Scrittura ma la rende viva, la attua (nel senso più bello, cioè la fa diventare azione, pulsione, conversione, luce, grazia, comunione…).
“Facile – ci verrebbe da esclamare – in fondo Gesù è Dio!”. Certamente, ma la differenza tra i profeti prima di Cristo e noi sta proprio nel fatto che in Gesù noi siamo resi una sola cosa per opera dello Spirito Santo. L’autorità Gesù ce l’ha consegnata, o meglio ha immesso noi nella sua autorità, il giorno del Battesimo. Quel santo giorno (che dovremmo ricordare e festeggiare molto più del semplice compleanno!) abbiamo ricevuto il sigillo dello Spirito di cui siamo divenuti tempio santo, vivente e gradito a Dio.
Non siamo chiamati ad essere solo credenti ma a divenire credibili.
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 3
Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza
- Il voto di Obbedienza Ad imitazione di Gesù servo
Art. 73 – Per i Sodali Sacerdoti e laici celibi consacrati l’impegno di obbedienza va esercitato nei confronti del Responsabile del proprio Ramo. Nell’ambito delle varie Domus Mariae va indirizzata ai Sacerdoti Responsabili locali. Per le Sodali Consacrate l’obbedienza va indirizzata alla Responsabile del proprio Ramo. Nell’ambito delle singole Domus Mariae va indirizzata alle Responsabili locali.
Art. 74 – Come Famiglia ecclesiale di vita evangelica e come singoli Sodali, anche in forza del voto emesso, ci sentiamo vincolati a particolare e filiale obbedienza al Sommo Pontefice e alla Gerarchia (cfr. Can 590 § 2), sicuri in tal modo di tendere alla misura della piena statura di Cristo, di inserirci più profondamente nella santità della Chiesa e di giovare più efficacemente al suo servizio. Riconosciamo in tale obbedienza un aspetto fondamentale e una caratteristica della nostra Famiglia ecclesiale e del nostro apostolato.