Antifona d’ingresso
Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te: inneggi al tuo nome, o Altissimo.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, che riveli i segni della tua presenza nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli, fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza e divenire apostoli e profeti del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Prima Lettura 1Sam 3,3b-10.19
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.
La parola profetica è ormai rara in Israele, tuttavia la lampada del Signore arde dentro il tempio. Il fatto che essa arda incessantemente significa che Dio continua, nonostante tutto, a vegliare sul popolo d’Israele e che la sua fedeltà alle promesse non è mai venuta meno.
Dal primo libro di Samuèle
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samu-èle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 39 (40)
«”Nel rotolo del libro sta scritto di me”: chi interpretasse nel rotolo del libro come riferito a uno solo degli scritti sacri che parlano del Cristo, dovrà poi spiegarci per quale ragione sceglie un libro piuttosto che un altro. E se si pensasse che questa parola del Signore ci rimandi in modo preciso al libro dei Salmi, rispondo che avrebbe dovuto dire allora: In questo libro è scritto di me. In verità, è di tutte le Scritture nel loro insieme ch’egli dice: “nel rotolo”, perché la parola che ci è stata rivelata su di lui è un tutto unico» (Origene).
Rit. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. Rit.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». Rit.
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». Rit.
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. Rit.
Seconda Lettura 1Cor 6,13c-15a,17-20
I vostri corpi sono membra di Cristo.
“Nella comunità di Corìnto vi è un gruppo di cristiani che si credono perfetti e maturi. Alcuni di fronte al sesso propongono un ascetismo radicale, proclamando l’astinenza sessuale più assoluta e incondizionata. Altri invece optano per una sessualità senza freni, in nome di una sua pretesa irrilevanza rispetto alla salvezza data in Cristo. Paolo si rivolge qui a questi ultimi” (Lectio Divina, Queriniana).
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uo-mo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Parola di Dio.
Canto al Vangelo Gv 1,41.17b
Alleluia, alleluia.
«Abbiamo trovato il Messia»: la grazia e la verità vennero per mezzo di lui.
Alleluia.
Vangelo Gv 1,35-42
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
La vocazione dei discepoli è inserita fra eventi quotidiani. L’iniziativa è sempre del Cristo che va a congiungersi con una ricerca che l’uomo ha nel cuore: “Che cercate? … Dove dimori? … Venite e vedrete”. “L’incontro tra Gesù e i discepoli si verifica tramite la presenza di un testimone, il Battista. Egli è capace di andare oltre le apparenze, aprendosi a uno sguardo di fede che sa riconoscere il mistero dimorante in Gesù” (Lectio Divina, Queriniana).
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Ascolto, incontro, cammino – Papa Francesco (Omelia, 23 Novembre 2013): Il racconto del Vangelo (cfr. Gv 1,35-42) ci ha mostrato Giovanni Battista che ai suoi discepoli indica Gesù come l’Agnello di Dio. Due di essi seguono il Maestro, e poi, a loro volta, diventano “mediatori” che permettono ad altri di incontrare il Signore, di conoscerlo e di seguirlo. Ci sono tre momenti in questo racconto… In primo luogo, c’è l’ascolto. I due discepoli hanno ascoltato la testimonianza del Battista. […] Il secondo momento è l’incontro. I due discepoli incontrano il Maestro e rimangono con Lui. Dopo averlo incontrato, avvertono subito qualcosa di nuovo nel loro cuore: l’esigenza di trasmettere la loro gioia anche agli altri, affinché anch’essi lo possano incontrare. […] L’ultimo tratto del racconto è camminare. I due discepoli camminano verso Gesù e poi fanno un tratto di strada insieme con Lui. E’ un insegnamento importante per tutti noi. La fede è un cammino con Gesù. Ricordate sempre questo: la fede è camminare con Gesù; ed è un cammino che dura tutta la vita. Alla fine ci sarà l’incontro definitivo. Certo, in alcuni momenti di questo cammino ci sentiamo stanchi e confusi. La fede però ci dà la certezza della presenza costante di Gesù in ogni situazione, anche la più dolorosa o difficile da capire. Siamo chiamati a camminare per entrare sempre di più dentro al mistero dell’amore di Dio, che ci sovrasta e ci permette di vivere con serenità e speranza.
L’incontro tra Dio e l’uomo – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 9 Agosto 2000): Oggi mediteremo sull’incontro supremo tra Dio e l’uomo, quello che si celebra in Gesù Cristo, la Parola divina che diventa carne e pone la sua dimora in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14). […] È un incontro che si attua nella quotidianità, nel tempo e nello spazio. È suggestivo, a questo riguardo, il brano del Vangelo di Giovanni appena letto (cfr. Gv 1,35-42). Vi troviamo un’indicazione cronologica precisa di un giorno e di un’ora, una località e una casa dove risiedeva Gesù. Ci sono uomini dalla vita semplice che vengono trasformati, persino nel loro nome, da quell’incontro. Avere la vita attraversata da Cristo significa, infatti, vedere sconvolta la propria storia e i propri progetti. Quando quei pescatori di Galilea trovano Gesù sulla spiaggia del lago e sentono la sua chiamata, “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5,11). È una svolta radicale che non ammette esitazioni e incammina su una strada irta di difficoltà, ma molto liberante: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Il sacerdozio ministeriale, infatti, è al servizio di tutte le altre vocazioni – Card. Zenon Grocholewski (Omelia, 4 Gennaio 2007): Il Vangelo di oggi (Gv 1,35-42) racconta la chiamata di Giovanni, di Andrea e di Pietro. […] La chiamata degli apostoli, uno per uno, è del tutto singolare. A nessun altro compito Gesù ha chiamato in tal modo. È poi davvero impressionante l’importanza che Egli ha attribuito a questi Dodici e alla loro formazione durante tutta la sua attività pubblica. Alla fine di questa impegnativa formazione e convivenza con Lui, a loro ha affidato la missione che è cruciale nell’evangelizzazione del mondo. È difficile non accorgersi che in realtà proprio essi e i loro successori hanno svolto un ruolo essenziale nello sviluppo e crescita della Chiesa nel mondo. Questa loro missione è stata sostenuta dal sacramento dell’Ordine che li ha resi partecipi della missione di Cristo Sacerdote, Capo e Pastore. […] Il sacerdozio ministeriale, infatti, è al servizio di tutte le altre vocazioni, anzi, necessario per la realizzazione di tutte le altre vocazioni. […] Oggi – dopo che il Concilio Vaticano II ha giustamente messo in rilievo la vocazione di tutti i cristiani in ordine a far vivere e crescere la Chiesa – forse la percezione non del tutto esatta della diversità fra le differenti mansioni o forme dell’apostolato nella Chiesa, delineate dal Concilio, ha in qualche misura offuscato sia l’importanza, l’essenzialità del sacerdozio ministeriale, sia l’identità, ossia la specificità di tale vocazione. Ciò può ostacolare l’attuazione della propria vocazione sacerdotale. Può rendere – e probabilmente rende – meno attrattivo il sacerdozio ministeriale anche a quanti pensano a tale sacerdozio, in quanto diventa più seducente, pur essendo in fondo sbagliato, il divulgato pensiero di poter realizzare la propria vocazione anche da laico impegnato, senza dover assumere certi sacrifici od impegni definitivi. […] “Credete nella potenza del vostro sacerdozio!”. Dalla realizzazione del vostro sacerdozio… dipenderà anche se e quanto saprete aiutare i giovani a scoprire e ad affrontare con entusiasmo la chiamata al sacerdozio.
Preghiera dei Fedeli
Celebrante: Fratelli e sorelle, noi siamo riuniti per incontrare Gesù, che ha cura di noi, ci dà fiducia, fa appello alla nostra collaborazione. Oggi si svela il senso della nostra vocazione, come figli di Dio: «Venite e vedrete». Preghiamo perché l’incontro con il Signore Gesù ci renda suoi discepoli e testimoni.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltami, o Signore.
– Per la Chiesa: offra a tutti la possibilità di conoscere Gesù attraverso il Vangelo, nell’impegno di una catechesi non solo rivolta ai piccoli, ma anche agli adulti. Preghiamo. Rit.
– Per i giovani del nostro tempo: come Samuele sappiano riconoscere e ascoltare la voce di Dio che li chiama a dedicare la vita al servizio dei fratelli nella fedeltà alla parola di Dio. Preghiamo. Rit.
– Per quanti sono lontani dalla fede, indifferenti: lo Spirito li accompagni nella casa del Signore, la sua Chiesa, e doni loro la gioia di restare in sua compagnia. Preghiamo. Rit.
– Per noi qui riuniti e la comunità tutta: perché l’incontro con Gesù, vissuto nell’ascolto della Parola, sia esperienza della ferialità e non solo della domenica. Preghiamo. Rit.
Celebrante: Signore, che hai detto ai tuoi primi discepoli: «Venite e vedrete», ascolta la preghiera di noi riuniti nella tua casa. Aiutaci ad incontrarti e a testimoniarti presso i nostri fratelli. Tu che vivi e regni…
Preghiera sulle offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri perché, ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio, si compie l’opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario I
Il mistero pasquale e il popolo di Dio.
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Mirabile è l’opera da lui compiuta nel mistero pasquale:
egli ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte
alla gloria di proclamarci stirpe eletta, regale sacerdozio,
gente santa, popolo di sua conquista,
per annunziare al mondo la tua potenza, o Padre,
che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce.
Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli,
proclamiamo esultanti la tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Dinanzi a me hai preparato una mensa e il mio calice trabocca. (Sal 23,5)
Oppure: Abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto. (1Gv 4,16)
Oppure: Giovanni Battista vide Gesù e disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”. E i discepoli seguirono Gesù. (Gv 1,36-37)
Preghiera dopo la comunione
Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nutriti con l’unico pane di vita formiamo un cuor solo e un’anima sola. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
Eli e Giovanni: due maestri spirituali, due profeti, che insegnano agli uomini ad alzare lo sguardo, a fissarlo su Dio, a mettersi in ascolto di Dio, disponendo i cuori, indicando la via da seguire. Potremmo vedere nella Liturgia della Parola di oggi un ottimo esempio di “genitorialità” non solo spirituale ma anche familiare. Ciò che Eli è stato per Samuèle, ciò che il Battista è stato per i primi discepoli, oggi continuano ad esserlo i genitori nei riguardi dei figli. Andiamo con la mente al giorno del loro Battesimo, quando rispondendo con tono solenne alla domanda del ministro, essi hanno promesso di voler educare i propri figli secondo gli insegnamenti cristiani, e con l’esempio e una testimonianza di vita quotidiana, prima ancora che con le parole e la catechesi. È Eli che insegna al giovane Samuèle a disporre il cuore all’ascolto della Parola del Signore, che fino ad allora non era stato in grado di riconoscere. È il Battista che indica ai discepoli l’Agnello di Dio, Gesù che stava passando, che altrimenti avrebbero scambiato per un uomo come tanti altri, destinato a perdersi nella confusione e forse a smarrirsi per sempre. Se non fosse stato per Eli… se non fosse stato per il Battista… ma anche oggi dovremmo poter dire: “se non fosse stato per i genitori di questi ragazzi, che gli hanno trasmesso e testimoniato la fede!”. Ricordiamo la legge che troviamo in natura e che la Scrittura ci ricorda: ciascuno raccoglie in base a ciò che semina (cfr. Gal 6,7-9). Allora la prima riflessione di oggi riguarda il nostro essere testimoni verso i nostri figli, nipoti, fratelli, parenti, amici: siamo in grado di indicare loro la via verso il Maestro? Siamo capaci di indicare, tra la confusione del mondo, il Cristo che passa? Certo, dovremmo essere capaci anzitutto noi di aprire il cuore all’ascolto della Parola, di riconoscere le orme di Cristo nella nostra vita, e solo in seguito possiamo anche testimoniarlo agli altri. Un ultima riflessione: Eli, come il Battista, non sono gelosi dei loro discepoli, non sono essi a decidere cosa devono fare: insegnano, indicano, testimoniano e poi lasciano liberi di accogliere e seguire Dio: è il mistero della vocazione, il compimento della felicità piena. Che possa realizzarsi anche nei nostri figli!
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 3
Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza
- Il voto di Obbedienza Ad imitazione di Gesù servo
Art. 68 – Nessuno si assuma incarichi o uffici fuori della Famiglia ecclesiale senza la licenza del legittimo Responsabile (cfr. Can. 671).
Art. 69 – Nell’obbedire si evitino pigrizie e ritardi, mormorazioni e spirito di critica, mancanze di purezza di intenzione e ambizioni e consimili difetti.
Art. 70 – I Responsabili, poi, dovendo un giorno rendere conto a Dio delle anime che sono loro affidate, docili alla volontà di Dio nel compimento del dovere, esercitino l’autorità in spirito di servizio verso i fratelli, in modo da esprimere la carità con cui Dio li ama. Reggano i Sodali come figli di Dio e con rispetto della persona umana, facendo sì che la loro soggezione sia volontaria (cfr. PC 14).