Antifona d’ingresso
A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici. Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)
Colletta
O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Prima Lettura Is 63,16b-17.19b; 64,2-7
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Questo brano di Isaìa è una preghiera che si concentra sulla richiesta di una nuova manifestazione di Dio, quasi una nuova teofania simile a quella del Sinai. La venuta di Dio però dovrebbe comportare l’allontanamento non solo del peccato, ma anche delle conseguenze disastrose che ha provocato. Il testo liturgico si divide in tre parti: invocazione a Dio Padre; ricordo degli interventi prodigiosi del passato; confessione di peccato e richiesta di perdono.
Dal libro del profeta Isaìa
Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. Parola di Dio.
Salmo responsoriale Dal Salmo 79 (80)
«Seduto sui cherubini. Sul trono visto da Ezechiele, una figura dalle sembianze umane: è il Verbo di Dio che ha assunto l’uomo [cfr. Ez 1,26]. Il propiziatorio evocava il Verbo assiso sui cherubini di Ezechiele; per questo Paolo chiama il Cristo propiziatorio: Dio lo ha prestabilito come propiziatorio per mezzo della fede nel suo sangue [Rm 3,25]. Il propiziatorio era in mezzo ai cherubini, posto su di essi come un auriga. Questo propiziatorio e questi cherubini figurativi avanzavano nel deserto davanti al popolo in cammino, davanti a Efraim, a Beniamino e a Manasse. All’uscita dall’Egitto, Giuda, Issacar e Zabulon camminavano davanti all’ar-ca, Efraim, Beniamino e Manasse la seguivano: così l’arca è davanti a queste tre tribù» (Eusebio).
Rit. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvati.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi/e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit.
Seconda Lettura 1Cor 1,3-9
Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
Dopo il saluto alla gente di Corìnto, Paolo innalza una preghiera di ringraziamento a Dio a motivo dei doni che ha loro conferito, cioè benevolenza e disponibilità. Grazie a questi doni i Corìnzi possono entrare in un rapporto personale vissuto con Dio.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! Parola di Dio.
Canto al Vangelo Sal 84 (85),8
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
Alleluia.
Vangelo Mc 13,33-37
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.
Gesù parlando ai suoi discepoli ricorda che il modo migliore per vivere è la vigilanza. Il suo insegnamento è rivolto ad una comunità che soffre persecuzione e a cui ricorda i motivi di speranza e consolazione. Ciò è necessario per mantenere viva l’aspettativa del ritorno glorioso di Cristo, ma nello stesso tempo per frenare eccessive fantasie riguardo al come accadrà tale evento e al tempo in cui avverrà.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Avvento – Benedetto XVI (Udienza Generale, 28 novembre 2009): Riflettiamo brevemente sul significato di questa parola, che può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’impe-ratore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto. I cristiani adottarono la parola “avvento” per esprimere la loro relazione con Gesù Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui, quanti credono nella sua presenza nell’assemblea liturgica. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.
Vegliate – CCC 2849: Il combattimento e la vittoria sono possibili solo nella preghiera. È per mezzo della sua preghiera che Gesù è vittorioso sul tentatore, fin dall’inizio e nell’ultimo combattimento della sua agonia. Ed è al suo combattimento e alla sua agonia che Cristo ci unisce in questa domanda al Padre nostro. La vigilanza del cuore, in unione alla sua, è richiamata insistentemente. La vigilanza è «custodia del cuore» e Gesù chiede al Padre di custodirci nel suo nome. Lo Spirito Santo opera per suscitare in noi, senza posa, questa vigilanza. Questa domanda acquista tutto il suo significato drammatico in rapporto alla tentazione finale del nostro combattimento quaggiù; implora la perse-veranza finale. «Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante» (Ap 16,15).
Regem venturum, Dominum, venite adoremus! – Giovanni Paolo II (Omelia, 1 Dicembre 1996): Con questa esortazione, la liturgia dell’Avvento ci introduce quotidianamente nel mistero di Dio che viene. Essa parla di una prima e seconda venuta di Cristo: la prima nella notte di Betlemme, quando il Figlio di Dio si fece uomo e nacque dalla Vergine Maria; la seconda si avrà nel giudizio finale. Col tempo, la riflessione ecclesiale sulla venuta di Dio nel mondo si è ulteriormente ampliata, ed ha riconosciuto una prima venuta nella creazione all’inizio dei tempi, ed una seconda nell’Incarnazione per la redenzione del mondo. Sia il primo che il secondo avvento si sono già realizzati; viviamo, invece, in attesa della terza venuta di Cristo, in cui la creazione e la redenzione troveranno il loro definitivo compimento. Colui che una volta per sempre ha redento il mondo, deve realizzare la grande ricapitolazione del creato, e, prima di tutto, della storia dell’uomo, per condurre ogni realtà verso quella pienezza che può trovarsi solo in Dio. Regem venturum, Dominum, venite adoremus!
“Vieni, Signore Gesù” – Benedetto XVI (Omelia, 30 Novembre 2008): Tale ardente invocazione della comunità cristiana degli inizi deve diventare, cari amici, anche nostra costante aspirazione, l’aspirazione della Chiesa di ogni epoca, che anela e si prepara all’incontro con il suo Signore. Vieni oggi, Signore; illuminaci, dacci la pace, aiutaci a vincere la violenza. Vieni, Signore, preghiamo proprio in queste settimane. “Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi”: abbiamo pregato così, poco fa, con le parole del Salmo responsoriale. Ed il profeta Isaìa ci ha rivelato, nella prima lettura, che il volto del nostro Salvatore è quello di un padre tenero e misericordioso, che si prende cura di noi in ogni circostanza perché siamo opera delle sue mani: “Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore” (Is 63,16). Il nostro Dio è un padre disposto a perdonare i peccatori pentiti e ad accogliere quanti confidano nella sua misericordia (cfr Is 64,4). Ci eravamo allontanati da Lui a causa del peccato cadendo sotto il dominio della morte, ma Egli ha avuto pietà di noi e di sua iniziativa, senza alcun merito da parte nostra, ha deciso di venirci incontro, inviando il suo unico Figlio come nostro Redentore. Dinanzi a un così grande mistero d’amore, sorge spontaneo il nostro ringraziamento e più fiduciosa si fa la nostra invocazione: “Mostraci, Signore, oggi, nel nostro tempo, in tutte le parti del mondo, la tua misericordia, lasciaci sentire la tua presenza e donaci la tua salvezza”.
Preghiera dei Fedeli
Celebrante: Fratelli e sorelle, rivolgiamoci con fiducia a Dio che è il Padre e Redentore perché ci aiuti a entrare nello spirito dell’Avvento, ridestarci dal peccato, dall’indifferenza, vigilare nell’attesa del Signore Gesù.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Aiutaci ad essere vigilanti, Signore!
– Per i pastori della Chiesa: siano infaticabili annunciatori della presenza di Gesù Redentore dell’uomo, colui che rivela il vero volto di Dio. Preghiamo. Rit.
– Per le persone che hanno nella società il potere e l’incarico di vigilare per il bene di tutti: ricordino che sono fragili e che dovranno rendere conto a Dio della loro vita. Preghiamo. Rit.
– Per quelli che vagano conducendo una vita nel peccato: Dio faccia loro ritrovare la forza di vivere come figli e godere la gioia e la pace. Preghiamo. Rit.
– Per tutti noi: nell’Avvento sappiamo trovare un tempo di riflessione per rispondere alla domanda: che cosa sto facendo della vita che Dio mi ha donato? Preghiamo. Rit.
Celebrante: O Dio, abbiamo peccato contro di te, siamo stati ribelli. Ma tu sei nostro Padre. Perdonaci e aiutaci a ridestare la nostra fede e la nostra carità, perché Cristo che torna ci trovi vigilanti e impegnati nel fare il bene. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il pane e il vino, dono della tua benevolenza, e fa’ che l’umile espressione della nostra fede sia per noi pegno di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio d’avvento I
La duplice venuta del Cristo.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria,
e ci chiamerà a possedere il regno promesso
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Il Signore elargirà il suo bene e la nostra terra produrrà il suo frutto. (Sal 85,13)
Oppure:
“State attenti, vegliate, perché non sapete il momento e l’ora”, dice il Signore. (cfr. Mc 13,33)
Preghiera dopo la comunione
La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
In quei giorni sorgeranno “falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti” (Mt 24,24). I cristiani devono essere vigilanti: per resistere ai quei giorni di angoscia, per non essere ingannati dai falsi profeti, per essere degni di comparire davanti al Signore (cfr. Lc 21,36).
Allora, come la folgore – il lampo è un segno classico dei giudizi divini (cf Is 29,6, Is 30,30, Zc 9,14, Sal 97,4; ecc.) – il Figlio dell’Uomo apparirà sulle nubi del cielo, come aveva previsto il profeta Daniele, in tutto lo splendore della sua gloria e della sua potenza.
Come giudice celeste, circondato dai suoi angeli, il Figlio dell’Uomo chiamerà tutti gli uomini davanti al suo tribunale e separerà coloro che avranno commesso il male da coloro che avranno fatto il bene inviando i primi verso l’eterna condanna, i secondi verso l’eterna beatitudine.
Seduto alla destra del Padre, il Cristo avrà “potere, gloria e regno” (Dn 7,14); “il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,14).
Ma attenzione: l’intento “di Gesù nel momento in cui pronunziò questo discorso non era quello di descriverci gli avvenimenti finali in quanto tali e per se stessi” (Felipe R. Ramos). Gesù tiene conto di quanto è già nel cuore dell’uo-mo per suggerire ai credenti la preparazione necessaria per superare la prova finale e al non credente che alla fine, in ogni caso, si svolgerà un giudizio con il quale sarà giudicato.
Noi, che crediamo, possiamo accogliere questo prezioso consiglio che ci viene suggerito dalla prima lettera di san Pietro (1Pt 4,7-11):
– Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera.
– Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati.
– Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare.
– Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio.
– Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)
Capitolo 3
Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza
- Il voto di Castità (Scelta esclusiva del più grande amore)
Art. 55 – I Sodali attingano forza e gioia per vivere intensamente la loro consacrazione dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e dalla devozione all’Immacolata.
Art. 56 – Si evitino quelle inclinazioni di sentimento che mettono in gioco un’affettività incontrollata e non guidata dallo Spirito. Non si cerchino giustificazioni spirituali ed apostoliche là dove sono soltanto pericolose propensioni del cuore. Nei servizi caritativi si usi delicatezza e non eccessiva familiarità, limitando alla vera necessità i contatti con l’altro sesso.
Art. 57 – I Consacrati usino molto riserbo con le Consacrate, soprattutto con le loro sorelle d’ideale. Per l’assistenza di esse i Responsabili Generali e locali destinino fratelli maturi per età e virtù.