Liturgia, Novembre

26 Novembre 2017 – XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (A) Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Antifona d’ingresso

L’Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore: a lui gloria e potenza nei secoli, in eterno. (Ap 5,12; 1,6)

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo, fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Padre, che hai posto il tuo Figlio come unico re e pastore di tutti gli uomini, per costruire nelle tormentate vicende della storia il tuo regno l’amore, alimenta in noi la certezza di fede, che un giorno, annientato anche l’ultimo nemico, la morte, egli ti consegnerà l’opera della sua redenzione, perché tu sia tutto in tutti. Egli è Dio, e vive e regna con te…

Prima Lettura           Ez 34,11-12.15-17

Voi siete mio gregge: io giudicherò tra pecora e pecora.

Ezechièle (il cui nome significa ‘Dio è forte’ o ‘Dio consola’) nacque a Gerusalemme nel 622 a.C.. A 25 anni fu deportato a Babilonia da Nabucodònosor. Il suo ministero inizia in esilio, nel campo chiamato Tel-Aviv, sulle sponde del fiume Chebar. Oltre che con parole, il suo annuncio è fatto di mimi, segno di un coinvolgimento intimo alla sofferenza d’Israele e come impersonificazione del dolore di Dio che ama il suo popolo.

Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 22 (23)

«I pagani sono divenuti i discepoli di Dio. Riconoscono il loro pastore, proclamano la loro unità con lui, esprimono la loro fierezza d’avere come pastore non un santo o lo stesso Mosè, ma il principe dei pastori, il maestro dei dottori, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. Nulla mancherà loro, perché il Cristo onnipotente dona con generosità» (Cirillo Alessandrino).

Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare.

Ad acque tranquille mi conduce. Rit.

Rinfranca l’anima mia,

mi guida per il giusto cammino

a motivo del suo nome. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore

per lunghi giorni. Rit.

Seconda Lettura         1Cor 15,20-26.28

Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti.

La comunità di Corinto vive un periodo di enfasi non positiva, dato che porterà ad una divisione in fazioni. La causa è l’orgoglio intellettuale che porta i Corìnzi a credere che la salvezza si acquisti grazie ai doni personali. Paolo sottolinea che solo Gesù è l’autore della salvezza.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo       Mc 11,9.10

Alleluia, alleluia.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

Alleluia.

Vangelo       Mt 25,31-46

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

Nella letteratura giudaica “il trono della Gloria” sul quale poteva sedere solo Dio, rappresentava il tempio di Gerusalemme. In questo passo del Vangelo di Matteo, l’onore è accordato al “Figlio dell’uomo”. Gesù non si identifica, però, solo nel glorioso sovrano, ma anche negli ultimi e i bisognosi.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Si-gnore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».    Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Cristo Re – Benedetto XVI (Angelus, 20 Novembre 2005): Quest’oggi, ultima domenica dell’Anno liturgico, si celebra la solennità di Cristo Re dell’universo. Fin dall’annuncio della sua nascita, il Figlio unigenito del Padre, nato dalla Vergine Maria, viene definito “re”, nel senso messianico, cioè erede del trono di Davide, secondo le promesse dei profeti, per un regno che non avrà fine (cfr. Lc 1,32-33). La regalità di Cristo rimase del tutto nascosta, fino ai suoi trent’an-ni, trascorsi in un’esistenza ordinaria a Nàzaret. Poi, durante la vita pubblica, Gesù inaugurò il nuovo Regno, che “non è di questo mondo” (Gv 18,36), ed alla fine lo realizzò pienamente con la sua morte e risurrezione. Apparendo risorto agli Apostoli disse: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18): questo potere scaturisce dall’amore, che Dio ha manifestato in pienezza nel sacrificio del suo Figlio. Il Regno di Cristo è dono offerto agli uomini di ogni tempo, perché chiunque crede nel Verbo incarnato “non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Per questo, proprio nell’ultimo Libro della Bibbia, l’Apocalisse, Egli proclama: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine” (Ap 22,13).

Gesù Re di bontà – Giovanni Paolo II (Angelus, 25 Novembre 1990): La solennità di Cristo Re dell’Universo conclude oggi il ciclo annuale delle celebrazioni liturgiche, con cui la Chiesa commemora e rivive i misteri della vita del Signore: l’incarnazione del Verbo di Dio nel grembo di Maria, la sua nascita, la sua morte e risurrezione, il dono dello Spirito Santo. La Chiesa ha ascoltato nella proclamazione delle Scritture, domenica dopo domenica, con costante attenzione e viva fede, le parole del Maestro. Ora, concludendo questo spirituale cammino, essa medita sul ritorno di Cristo, sul pieno compimento del Regno da lui predicato, e ama rinnovare la propria fede in Gesù, Re dell’Universo. Egli è Re di bontà, donatore di grazia, che nutre il suo popolo e lo vuole raccolto attorno a sé, come un pastore che passa in rassegna il suo gregge, raduna le sue pecore da tutti i luoghi, dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine (cfr. Ez 34,12); le vuole illuminare e far riposare.

Nel giudizio sarà messa a nudo la verità… – CCC 1039: Davanti a Cristo che è la verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio. Il giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena: «Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in cui Dio non tacerà (Sal 50,3) […] egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro: Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me».

Gesù è la verità – Compendio CCC 521: Ogni persona è chiamata alla sincerità e alla veracità nell’agire e nel parlare. Ognuno ha il dovere di cercare la verità e di aderirvi, ordinando tutta la propria vita secondo le esigenze della verità. In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente: egli è la Verità. Chi segue lui vive nello Spirito di verità, e rifugge la doppiezza, la simulazione e l’ipocrisia.

Preghiera dei Fedeli

Celebrante: Fratelli e sorelle, Gesù ci ha insegnato che chi vuol essere il più grande deve farsi servo di tutti, che nel suo Regno regnare vuol dire servire. E per primo ci ha dato l’esempio morendo sulla croce per nostro amore. Innalziamo al Padre la nostra preghiera perché ci renda simili a Gesù.

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

– Per la Chiesa e i suoi pastori: come Gesù, siano sempre servi dei loro fratelli, specialmente dei più poveri e dimenticati, preghiamo. Rit.

– Per coloro che nel mondo detengono l’autorità: non cerchino il loro successo, ma il bene dei loro concittadini, preghiamo. Rit.

– Per i poveri, gli affamati, gli emarginati: trovino nelle comunità cristiane un aiuto concreto alle loro necessità, preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità: la carità operosa e disinteressata sia la nostra caratteristica fondamentale, preghiamo. Rit.

Celebrante: Padre, tu hai mandato a salvarci il tuo unico Figlio, per cui regnare significa servire. Aiutaci a vederlo e a servirlo nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle che hanno bisogno del nostro aiuto. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

Accetta, o Padre, questo sacrificio di riconciliazione, e per i meriti del Cristo tuo Figlio concedi a tutti i popoli il dono dell’unità e della pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Prefazio

Cristo sacerdote e re dell’universo. 

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno.

Tu con olio di esultanza

hai consacrato Sacerdote eterno

e Re dell’universo il tuo unico Figlio,

Gesù Cristo nostro Signore.

Egli, sacrificando se stesso

immacolata vittima di pace sull’altare della Croce,

operò il mistero dell’umana redenzione;

assoggettate al suo potere tutte le creature,

offrì alla tua maestà infinita

il regno eterno e universale:

regno di verità e di vita,

regno di santità e di grazia,

regno di giustizia, di amore e di pace.

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,

ai Troni e alle Dominazioni

e alla moltitudine dei Cori celesti,

cantiamo con voce incessante

l’inno della tua gloria: Santo…

 

Antifona alla comunione

Re in eterno siede il Signore: benedirà il suo popolo nella pace. (Sal 29,10-11)

Oppure: 

“Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria per giudicare tutte le genti”. (cfr. Mt 25,31-32)

 

Preghiera dopo la comunione

O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane della vita immortale, fa’ che obbediamo con gioia a Cristo, Re dell’universo, per vivere senza fine con lui
nel suo regno glorioso. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 

Un po’ di pane per camminare

Regalità di servizio, d’amore e di martirio – P. Andrea Gemma, vescovo: Riassunto di tutto l’anno liturgico, la celebrazione odierna esalta il primato indiscusso di Gesù su tutte le cose, quel primato che viene chiamato regalità con termine forse disusato ma significativo: siamo chiamati a unire la nostra croce alla lode cosmica che deve salire ed erompere verso il trono dell’agnello immolato.

Della regalità di Cristo fu segno e anticipazione quella del re Davide, antenato di Gesù, grazie alla quale Gerusalemme divenne la dimora dell’ordine e della pace, della comunione e della gloria.

La nuova Gerusalemme è la Chiesa che noi siamo. Essa è stata conquistata a prezzo del sangue di Cristo Gesù; una regalità dunque di servizio, d’amore e di martirio ci ha permesso d’essere sottratti al regno delle tenebre e di entrare a far parte del regno di Gesù, ossia di godere dei doni spirituali della sua redenzione in attesa di partecipare pienamente alla sua gloria nel cielo.

La fase terrestre della nostra partecipazione al regno di Cristo ci obbliga a seguirne le orme, fino al dono di noi stessi agli altri nella carità: solo a questo patto il regno di Gesù può far sentire il suo benefico influsso anche nelle realtà terrene del cristiano che egli, specie se laico, è tenuto ad animare cristianamente, esercitando così il suo servizio regale.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 3

Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza

  1. Il voto di Castità (Scelta esclusiva del più grande amore)

 Art. 52 – Nata dall’amore, tendente alle opere d’amore, la verginità religiosa si nutre d’amore, cioè soprattutto di una fervida e prolungata intimità con Gesù, l’Amore non riamato, di grandi ideali ecclesiali e missionari, di caldo e sincero amore fraterno all’interno della Comunità.

Art. 53 – L’apertura radiosa della castità all’amore non deve fare sottovalutare ai Sodali la necessità di difendere questa non facile virtù attraverso una saggia vigilanza e un’austerità di vita nella generosa rinuncia anche a cose lecite (cfr. PC 12).

Art. 54 – I Consacrati e le Consacrate vigilano “sui loro sensi che sono come finestre le quali, però, devono aprirsi per vedere e guardare tutto e tutti nel-l’azzurro dei cieli. I sensi se non sono illuminati dalla luce di Dio sono fonte di inquietudine” († Giuseppe Agostino, Schegge di vita).

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