Antifona d’ingresso
Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza. (Sal 38,22-23)
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, creatore e Padre di tutti, donaci la luce del tuo Spirito, perché nessuno di noi ardisca usurpare la tua gloria, ma, riconoscendo in ogni uomo la dignità dei tuoi figli, non solo a parole, ma con le opere, ci dimostriamo discepoli dell’unico Maestro che si è fatto uomo per amore, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Prima Lettura Ml 1,14b-2,2b.8-10
Avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro inse-gnamento.
Le colpe commesse dai sacerdoti riguardano il culto e in particolare la scelta delle vittime da offrire a Dio. Se non obbediscono a Dio e non danno gloria al suo nome, non solo saranno privati delle benedizioni a loro assegnate, ma queste si trasformeranno in maledizioni: in altre parole perderanno i loro privilegi e in più saranno disprezzati ed oppressi.
Dal libro del profeta Malachìa
Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni. Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione. Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento. Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 130 (131)
«Questo salmo termina con questa esortazione: Israele speri nel Signore, ora e per i secoli… Col termine “secolo” non sempre si intende la durata del tempo presente, ma qualche volta ci si indica l’eternità, come anche duplice è il significato di “eterno”. Quando infatti si dice: “In eterno”, si può intendere per sempre, senza fine, o finché non si arrivi all’eternità. Come dunque intenderemo l’espres-sione nel nostro caso? Occorre sperare nel Signore Dio finché non giungiamo all’eternità, poiché, una volta entrati nell’eternità, non ci sarà più luogo per la speranza, ma avremo il possesso effettivo [dei beni promessi]» (Sant’Agostino).
Rit. Custodiscimi, Signore, nella pace.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. Rit.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Rit.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre. Rit.
Seconda Lettura 1Ts 2,7b-9.13
Avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita.
Paolo possiede uno zelo così grande da renderlo disponibile a dare per i Tessalonicési non solo il Vangelo, ma anche la sua stessa vita: con questa frase non intende forse una morte cruenta a seguito di una persecuzione, ma piuttosto la sua dedizione totale, senza riserve, a coloro che erano da lui «amati». Paolo dunque non solo ha amato i Tessalonicési, ma ha avuto per loro la tenerezza di una mamma e la passione di uno sposo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Parola di Dio.
Canto al Vangelo Mt 23,9b.10b
Alleluia, alleluia.
Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Alleluia.
Vangelo Mt 23,1-12
Dicono e non fanno.
Occorre ubbidire agli scribi e ai farisei che si sono «seduti» sulla cattedra di Mosè, ma non imitare i loro costumi, la loro sfacciata ipocrisia e la loro avida ambizione. Nella Chiesa non vi sono onori e poteri da conquistare: essa è «comunione fraterna» dove «tutti, membri tra di loro, [si prestano] servizi reciproci, secondo i doni diversi loro concessi» (GS 32). La Chiesa riconosce un solo Maestro: Gesù che si è fatto servo di tutti. È un forte richiamo sopra tutto per chi è tentato di strumentalizzare la Chiesa, mettendola al servizio delle proprie idee.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola di Signore.
La Parola di Dio commentata dalla Bibbia di Navarra
Tutto questo capitolo è un duro atto d’accusa contro gli scribi e i farisei; al tempo stesso, attesta il dolore e la compassione di Gesù nei confronti delle persone semplici, mal guidate dai capi d’Israele, “stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). Nelle parole di Gesù possono distinguersi tre parti: nella prima (vv. 1-12) il Signore denunzia i principali vizi e depravazioni degli scribi e dei farisei; nella seconda (vv. 13-36) li attacca e indirizza loro i celebri “guai”, che costituiscono il rovescio delle beatitudini nel capitolo quinto […]; nella terza (vv. 37-39) esprime il suo compianto per Gerusalemme: Gesù si commuove profondamente a cagione dei mali che la cecità orgogliosa e la durezza di cuore degli scribi e dei farisei arrecheranno al popolo giudaico.
- 2-3. Mosè consegnò al popolo la Legge che aveva ricevuto da Dio. Gli scribi appartenenti in maggioranza al partito dei farisei, avevano il compito d’inse-gnare al popolo la Legge mosaica; perciò, a loro riguardo, si diceva che erano seduti sulla cattedra di Mosè. Gesù riconosce l’autorità con la quale gli scribi e i farisei insegnano, in quanto trasmettono la Legge di Mosè; ma mette sul- l’avviso il popolo e i suoi discepoli contro di loro, distinguendo tra la Legge che leggono e insegnano nelle sinagoghe, e le interpretazioni pratiche che ne danno con la loro vita. Anni dopo san Paolo – fariseo e figlio di farisei – esprimerà nei confronti dei suoi antichi compagni un giudizio analogo a quello di Gesù: «Ebbene, come mai tu, che insegni agli altri. non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? Tu che proibisci l’adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge? Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto» (Rm 2,21-24).
- 5. I filattèri erano strisce di stoffa che sostenevano piccole scatole di cuoio contenenti alcune parole della Sacra Scrittura. Gli Israeliti se le annodavano alla fronte e al braccio sinistro. Per distinguersi dagli altri, e sembrare più reli-giosi e osservanti, i farisei solevano allungare le strisce e allargare le scatolette di cuoio. Le frange erano orlature color violaceo, poste alla estremità delle vesti. I farisei, in segno di ostentazione, le portavano più lunghe.
- 8-10. Gesù Cristo viene a insegnare la verità; anzi, è lui la verità (Gv 14,6). Di qui la singolarità e l’unicità del suo Magistero: «Tutta la vita del Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l’uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l’accettazione del sacrificio totale sulla Croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l’attuazione della sua parola ed il compimento della Rivelazione. Talché per i cristiani il Crocifisso è una delle immagini più sublimi e popolari di Gesù docente.
«Tutte queste considerazioni, che sono nel solco delle grandi tradizioni della Chiesa, rinvigoriscono in noi il fervore verso Cristo, il Maestro che rivela Dio agli uomini e l’uomo a se stesso; il Maestro che salva, santifica e guida, che è vivo, parla, scuote, commuove, corregge, giudica, perdona, cammina ogni giorno con noi sulla strada della storia; il Maestro che viene e che verrà nella gloria» (Catechesi tradendae 9).
-
11. Di contro alla brama di onori palesata dai farisei, il Signore ribadisce che
ogni autorità, e a maggior ragione se si tratta di autorità religiosa, deve essere
esercitata come un servizio agli altri. Perciò, in quanto tale, non può venire
strumentalizzata per soddisfare la vanità o la cupidigia personale. L’insegna-mento di Cristo è di meridiana chiarezza: «Il più grande tra voi sia vostro servo». -
12. Lo spirito d’orgoglio e di ambizione non è compatibile con la condizione di vero discepolo di Cristo. Con queste parole il Signore insiste sull’esigenza della sincera umiltà, requisito indispensabile per poterlo seguire. I verbi al
passivo “sarà abbassato” e “sarà innalzato” hanno come agente Dio. Egli umilierà i superbi ed esalterà gli umili. In tal senso la lettera di san Giacomo insegna che “Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia” (Gc 4.6). E nel canto del Magnificat la Vergine santissima esclama che il Signore “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,52).
Preghiera dei Fedeli
Celebrante: Fratelli e sorelle, offrendosi sull’altare della croce, Gesù realizza il suo comandamento: «Il più grande sia il servo di tutti». Nello stesso tempo egli ci ricorda che abbiamo un solo Maestro e un solo Padre. Preghiamo il Signore che dia anche a noi lo spirito di servizio e la fiducia nella paternità di Dio e nei suoi insegnamenti.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!
– Per i pastori della Chiesa e tutti quelli che hanno responsabilità: non cerchino onori, ma diano esempio di servizio. Preghiamo. Rit.
– Per i sacerdoti, i religiosi e tutti i ministri del culto: servano il Signore e siano esempio vivo dell’osservanza della legge del Signore. Preghiamo. Rit.
– Per coloro che si sono allontanati dalla Chiesa: perché possano farvi ritorno attirati dall’amore e dallo spirito di servizio che splende nella comunità cristiana. Preghiamo. Rit.
– Per la nostra comunità cristiana: sia liberata dal lievito dei farisei, abbia sacerdoti umili, gruppi che brillino per il loro spirito di servizio e di collaborazione, e riconosca come unico Maestro Gesù. Preghiamo. Rit.
Celebrante: Padre, nel tuo amore senza limiti esaudisci le nostre preghiere. Liberaci dalla vanità di desiderare riconoscimenti umani, e donaci la gioia di servire con umiltà i più bisognosi dei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio della preghiera eucaristica IV
La salvezza nell’obbedienza di Cristo.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini
da mandare il tuo Figlio come Redentore
a condividere in tutto, fuorché nel peccato,
la nostra condizione umana.
Così hai amato in noi
ciò che tu amavi nel Figlio
e in lui, servo obbediente,
hai ricostituito l’alleanza
distrutta dalla disobbedienza del peccato.
Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia
l’inno della tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Tu mi indichi il sentiero della vita, Signore, gioia piena nella tua presenza. (Sal 16,11)
Oppure:
Dice il Signore: “Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”. (Gv 6,57)
Oppure:
“Uno solo è il Padre vostro, uno solo è il vostro maestro, il Cristo”. (Mt 23,9.10)
Preghiera dopo la comunione
Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
La parola di Dio ha una grande potenza di liberazione – «Il discorso di Gesù pone le condizioni che creano questa strana e paradossale oscillazione della Parola, che da Spirito vivificante potrebbe mutarsi in lettera che uccide, schiacciando la dignità della persona, invece di condurla verso l’alto. Quando Gesù dice: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono” (vv. 2-3a) intende sottolineare la verità della Parola che essi annunciano, ma quando dice: “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente” (v. 4), intende dire che questa Parola, pur essendo vera e rimanendo degna di essere osservata, tuttavia non è liberante per quelli che l’ascoltano. La parola di Dio, che è Spirito vivificante, ha una grande potenza di liberazione, ma può trasformarsi in un pesante fardello imposto sulle spalle della gente, quando coloro che l’annunciano non la considerano valida per se stessi: “non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno” (v. 3). La parola di Dio, sulle labbra di chi non la vive, perde il carattere liberante che spezza le catene e le schiavitù che umiliano l’uomo, ma soprattutto perde il suo carattere di verità e cessa di essere credibile» (don Enzo Cuffaro).
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)
Capitolo 3
Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza
- Il voto di Povertà Seguendo Gesù povero
Art. 44 – Rimane proibito tra i Consacrati l’uso del peculio personale, tranne per le Serve della Madre della Consolazione in considerazione del loro stato secolare. Pertanto, si esortano i Responsabili Generali e locali a venire incontro alle necessità dei Sodali con paterna comprensione.
Art. 45 – Nel cammino della povertà bisogna che i Consacrati, rinnegando se stessi soprattutto tramite l’obbedienza, si abbandonino, sotto l’azione dello Spirito, ad una presa di possesso esclusiva del Signore e crescano così, in una continua conversione, nell’amore unitivo a Gesù povero, umile e crocifisso, potendo dire con Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).
Art. 46 – I Consacrati specchiandosi nella verginale povertà di Maria, imparano da Lei a farsi poveri con i poveri, soprattutto là dove il circostante ambiente umano mostri più evidenti le stigmate della miseria e dell’indigenza.