Liturgia

22 Ottobre 2017 – XXIX Domenica del Tempo Ordinario (A)

Antifona d’ingresso

Io t’invoco, mio Dio: dammi risposta, rivolgi a me l’orecchio e ascolta la mia preghiera. Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi, proteggimi all’ombra delle tue ali. (Sal 17,6.8)

 

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Padre, a te obbedisce ogni creatura nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini; fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio, e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

 

Prima Lettura       Is 45,1.4-6

Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni.
Isaìa definisce il re Ciro eletto di Dio, pur trattandosi di un pagano. Ciro, succeduto al padre Cambise I, liberò i Persiani dal dominio dei Medi che assoggettò, unificò le varie tribù iraniche e conquistò Babilonia senza combattere, ma con un astuto stratagemma (il sovrano babilonese aveva soppresso il culto del dio Marduk sostituendolo con quello della luna. Ciro si presentò come il figlio di Marduk venendo accolto e acclamato dal popolo come salvatore). Egli spinse gli Ebrei deportati a ricostruire Gerusalemme, in questo modo si assicurò il controllo anche sull’area fenicio-palestinese. In tutto questo apparve evidente al profeta l’in-tervento di Dio che per amore d’Israele guida le sorti di tutti i popoli.

 

Dal libro del profeta Isaìa

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».

Parola di Dio.

 

Salmo responsoriale       Dal Salmo 95 (96)

«Dopo che siamo giunti alla fede e alla conoscenza divina, abbiamo incominciato a cantare a colui che è, cioè a Dio onnipotente… Egli è colui che è sempre stato e che permane in eterno. A buon diritto dobbiamo cantargli alleluia, perché se siamo e se viviamo non è per la nostra forza né per la nostra potenza, ma per la sua benevolenza e per la sua misericordia. Dunque a questo Dio così grande che è sempre stato e sempre è dobbiamo cantare ciò che è degno, ciò che attiene alla sua lode e alla sua maestà, perché è eterno, onnipotente, immenso, creatore e salvatore del mondo» (Cromazio di Aquileia).

 

Rit. Grande è il Signore e degno di ogni lode.

 

Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Rit.

 

Grande è il Signore e degno di ogni lode,

terribile sopra tutti gli dèi.

Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,

il Signore invece ha fatto i cieli. Rit.

 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome.

Portate offerte ed entrate nei suoi atri. Rit.

 

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».

Egli giudica i popoli con rettitudine. Rit.

 

Seconda Lettura              1Ts 1,1-5b

Mémori della vostra fede, della carità e della speranza.

Tessalonica (l’odierna Salonicco) ai tempi di Paolo era un’importante città della provincia romana. Era il più importante porto sull’Egeo, ed era situata sulla via Egnazia, un importante collegamento tra l’oriente e Roma. Un grande centro che raccoglieva tutti gli strati sociali: dai ricchi uomini d’affari agli uomini dei più bassi ceti. Paolo arriva lì dopo aver dovuto lasciare Filippi. Ma anche qui trova l’osti-lità dei Giudei e quindi deve lasciare la comunità. Ricordando la loro elezione, Paolo li vuole incoraggiare, infatti teme che quella giovane comunità non sia ancora pronta ad affrontare senza di lui le difficoltà interne ed esterne.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo      Fil 2,15d-16a

Alleluia, alleluia.

Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.

Alleluia.

 

Vangelo     Mt 22,15-21

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Dopo la deposizione di Archelao, figlio di Erode il Grande e etnarca di Gerusalemme, avvenuta nel 6 d.C., la Giudea e la Samaria passano sotto l’amministrazione diretta di Roma, per cui le tasse vengono pagate direttamente al governo romano. A questa situazione si oppose  Giuda il Galileo, le cui idee bellicose porteranno alla distruzione di Gerusalemme nel 73 d.C.. Gli erodiani, invece, nutrono il desiderio di farsi da tramite nell’esazione fiscale. Sullo sfondo di un tale contesto storico viene fatta la domanda a Gesù sul tributo a Cesare. Gesù risponde mettendo a nudo l’ipocrisia che si cela dietro quella domanda.

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Parola di Signore.

 

 

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

 

Isaìa definisce il re Ciro eletto di Dio, pur trattandosi di un pagano – Lumen Gentium 16: Quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch’essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio. In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29). Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore… Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. Ma molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno errato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore (cfr. Rm 1,21 e 25), oppure, vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: «Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell’incoraggiare e sostenere le missioni.

 

La Chiesa cattolica nulla rigetta – Nostra Aetate 2: Le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l’inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri. La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.

 

Ho preso Ciro… – Giovanni Paolo II (Omelia, 18 Ottobre 1981): La lettura dell’Antico Testamento nella liturgia odierna ci riporta davanti agli occhi quanto immeritata è la nostra elezione e quale radicalità essa richiede: “Io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro; fuori di me non c’è altro Dio” (Is 45,4-5). Il Vangelo che abbiamo appena udito ci mostra come il Signore contrapponga alle esigenze del mondo la totalizzante chiamata di Dio: “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio!” (Mt 22,21). Questa frase fissata dal Vangelo supera il contesto della disputa di Gesù con i farisei e diventa un concetto chiave per il superamento della divisione tra il nostro essere nel mondo e il nostro tendere a Dio. Chi prende sul serio la nostra interdipendenza col cosmo e con la società umana deve guardarsi del trascurare la richiesta di Dio. Chi fa di Dio il consapevole centro della sua vita deve considerare che egli ha nello stesso tempo il compito di rispondere alle esigenze della convivenza umana e della creazione di Dio.

 

Il tributo a Cesare – CCC 2239-2240: È dovere dei cittadini dare il proprio apporto ai poteri civili per il bene della società in spirito di verità, di giustizia, di solidarietà e di libertà. L’amore e il servizio della patria derivano dal dovere di riconoscenza e dall’ordine della carità. La sottomissione alle autorità legittime e il servizio del bene comune esigono dai cittadini che essi compiano la loro funzione nella vita della comunità politica. La sottomissione all’autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano l’esigenza morale del versamento delle imposte, dell’esercizio del diritto di voto, della difesa del paese: «Ren-dete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto» (Rm 13,7). I cristiani «abitano nella propria patria, ma come pellegrini; partecipano alla vita pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri […]. Obbediscono alle leggi vigenti, ma con la loro vita superano le leggi […]. Così eccelso è il posto loro assegnato da Dio, e non è lecito disertarlo». L’Apostolo ci esorta ad elevare preghiere ed azioni di grazie «per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità» (1Tm 2,2).

 

Preghiera dei Fedeli

Celebrante: Fratelli e sorelle, Gesù ci invita a dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, cioè essere cittadini responsabili e onesti cristiani. Preghiamo Dio Padre perché nella vita di ogni giorno sappiamo realizzare questo programma.

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!

 

  • Per la Chiesa e i suoi maestri: insegni a tutti i cristiani a impegnarsi per un mondo migliore nella scuola, nel sindacato, nell’amministrazione civica e nella vita politica, rispettando i diritti dell’uomo e la regalità di Dio. Preghiamo. Rit.

 

  • Per le autorità politiche: qualunque sia la loro convinzione religiosa, si mettano al servizio del popolo che rappresentano e agiscano per la salvezza dei più deboli. Preghiamo. Rit.

 

  • Per tutti i cristiani: sappiano impegnarsi in ogni campo per costruire un mondo più umano e più giusto. Preghiamo. Rit.

 

  • Per la nostra comunità cristiana: porti nella società lo spirito di giustizia e di servizio insegnatoci da Gesù. Preghiamo. Rit.

 

Celebrante: Padre, che hai fatto di un re pagano lo strumento di liberazione del tuo popolo, aiuta ogni autorità a mettersi a servizio di tutti, e tutta l’umanità a riconoscerti come unico Dio. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Preghiera sulle offerte

Donaci, o Padre, di accostarci degnamente al tuo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (V)

La creazione loda il Signore.

 

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie

e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,

Dio onnipotente ed eterno.

Tu hai creato il mondo nella varietà dei suoi elementi,

e hai disposto l’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni.

All’uomo, fatto a tua immagine, hai affidato le meraviglie dell’universo,

perché, fedele interprete dei tuoi disegni,

eserciti il dominio su ogni creatura,

e nelle tue opere glorifichi te, Creatore e Padre,

per Cristo nostro Signore.

E noi, con tutti gli angeli del cielo,

innalziamo a te il nostro canto,

e proclamiamo insieme la tua gloria: Santo…

Antifona alla comunione

Gli occhi del Signore sono su quanti lo temono, su quanti sperano nella sua grazia, per salvare la loro vita dalla morte, per farli sopravvivere in tempo di fame. (Sal 33,18-19)

Oppure: 

“Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio”. (Mt 22,21)

 

 

Preghiera dopo la comunione

O Signore, questa celebrazione eucaristica, che ci ha fatto pregustare le realtà del cielo, ci ottenga i tuoi benefici nella vita presente e ci confermi nella speranza dei beni futuri. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Un po’ di pane per camminare

Bisogna obbedire a Dio – “Noi ci sforziamo d’essere i primi a pagare tasse e tributi ai vostri funzionari, dovunque; e così da lui ci fu insegnato. In quel tempo, difatti, presentatisi a lui certuni, gli domandarono se si dovessero i tributi a Cesare. Egli rispose «Ditemi: di chi reca l’immagine la moneta?». Quelli risposero: «Di Cesare». Ed egli: «Date dunque a Cesare ciò ch’è di Cesare; a Dio ciò ch’è di Dio» (Mt 22,21). Perciò l’adorazione la prestiamo a Dio solo; quanto al resto di buon grado serviamo voi, riconoscendovi imperatori e capi degli uomini, e pregando Dio che accanto all’autorità imperiale si riscontri in voi anche un sano discernimento. Che se, pur pregando per voi e mettendo ogni cosa alla luce, ci disprezzerete, sappiate che non saremo noi a riportarne danno, dacché crediamo, anzi siamo convinti, che ciascuno sconterà la pena del fuoco eterno secondo le azioni e renderà conto in proporzione delle facoltà ricevute da Dio, secondo il monito di Cristo: «Da colui al quale Dio più diede, più anche si esigerà» (Lc 12,48)” (Giustino, I Apol. 17).

Possiamo affermare che l’insegnamento di Gesù è molto semplice: Dio va messo al primo posto e per il cristiano nessuna realtà o creatura umana va divinizzata tanto da prendere il posto del Signore. Il cristiano non si aliena dalle realtà terrene, ma ne diventa un sapiente custode e coordinatore, sapendo in caso di conflitto come comportarsi: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29). “Il «dare a Cesare ciò che è di Cesare» per il cristiano diventa un dovere preciso e quindi in definitiva come una conseguenza del suo «dare a Dio ciò che è di Dio». Se l’autorità civile svolge bene il suo compito nulla può fare temere, per il cristiano e la Chiesa, intorno all’ordinato svolgimento della vita individuale e sociale, anche in rapporto al libero esercizio dei propri doveri verso Dio. La comunità cristiana dallo Stato non chiede privilegi o sostegni: chiede semplicemente la libertà, la libertà di essere se stessa, di servire secondo la sua vocazione, di svolgere il compito che Cristo le ha assegnato di illuminazione, di critica, di guida” (A. Gemma).

 

 

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 3

Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza

  1. Il voto di Povertà Seguendo Gesù povero

 

Art. 40 – “L’uso di tutti questi mezzi [televisione e telefono] e di altri è regolato da disposizioni dei superiori per triplici motivi:

  • educazione ascetica per non essere asserviti a nulla;
  • attenzione ai poveri, agli ultimi, che spesso non hanno ‘dove posare il capo’;
  • accoglienza di comportamenti comunitari senza eccentricità soggettive” († Giuseppe Agostino, Schegge di vita).

 

Art. 41 – Nell’accettare la giusta remunerazione del proprio lavoro i Sodali evitino ogni cupidigia, prestandosi anzi volentieri ad un servizio gratuito a parrocchie povere, agli ammalati e agli indigenti.

 

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