Liturgia

1 Ottobre 2017 – XXVI Domenica del Tempo Ordinario (A)

Antifona d’ingresso

Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi l’hai fatto con retto giudizio; abbiamo peccato contro di te, non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti; ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia. (Dn 3,31.29.30.43.42)

 

Colletta

O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Padre, sempre pronto ad accogliere pubblicani e peccatori appena si dispongono a pentirsi di cuore, tu prometti vita e salvezza a ogni uomo che desiste dall’ingiustizia: il tuo Spirito ci renda docili alla tua parola e ci doni gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù. Egli è Dio, e vive e regna con te…

 

 

Prima Lettura         Ez 18,25-28

Se il malvagio si converte dalla sua malvagità, egli fa vivere se stesso.

 

Ezechièle manifesta agli Israeliti, da parte di Dio, la possibilità di una espiazione personale delle proprie colpe. Il pensiero di scontare la pena di peccati commessi dai loro padri era per i Giudei un comodo alibi per non mettersi in questione, per non convertirsi. L’uomo non è condizionato dal suo passato; se è stato un malvagio può convertirsi e godere della salvezza. Ma come il perverso può diventare buono, così il giusto può diventare cattivo. Ogni uomo è costruttore del proprio destino: o di morte o di vita. Nessuno, quindi, disperi della salvezza e nessuno sia così arrogante da sentirsi già salvo.

 

Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore: «Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Parola di Dio.

 

Salmo responsoriale         Dal Salmo 24 (25)

«Solo il Signore può perdonare i peccati e non imputare i delitti e ci comanda di perdonare i fratelli pentiti (Mt 6,14). […] Ma convertirsi dal peccato, significa finirla col peccato e non tornare indietro. Dio concede il perdono del passato; il non ricadere dipende da noi. E questo è pentirsi: aver dolore del passato e pregare il Padre che lo cancelli, poiché lui solo con la sua misericordia può ritenere non fatto il male che abbiamo fatto e lavare con la rugiada dello Spirito i peccati passati» (Clemente di Alessandria).

 

Rit. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

 

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza;

io spero in te tutto il giorno. Rit.

 

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia

e del tuo amore, che è da sempre.

I peccati della mia giovinezza

e le mie ribellioni, non li ricordare:

ricòrdati di me nella tua misericordia,

per la tua bontà, Signore. Rit.

 

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via. Rit.

 

Seconda Lettura  Fil 2,1-11 (Forma breve Fil 2,1-5)

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

 

L’invito ad essere uniti lascia intravedere una comunità divisa. I versetti 6-11 da molti sono ritenuti un inno cristologico anteriore a Paolo. Segnala le diverse tappe del mistero del Cristo: la preesistenza divina, l’umiliazione dell’incarnazione, l’abbassamento ulteriore della morte, la glorificazione celeste, l’adorazione dell’universo, il titolo nuovo del Cristo. Additando il Cristo come servo, Paolo vuole evidenziare il fatto che il Figlio di Dio, fatto uomo, ha adottato una via di umiliazione e di obbedienza. Forse Paolo pensa al «servo sofferente» di Isaìa (42,1; 52,13-53,12).

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

[Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù]: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’a-spetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo Gv 10,27

Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.

Alleluia.

 

Vangelo           Mt 21,28-32

Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

 

La parabola dei due figli denuncia la mancanza di docilità da parte d’Israele. È da collegarsi alla precedente discussione su Giovanni, il precursore del Cristo, nel corso della quale le guide spirituali d’Israele, per timore della folla, avevano rifiu­tato di pronunziarsi sulla autenticità della missione del Battista. La parabola è una risposta chiara alla albagìa dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo, smascherandoli palesemente come disobbedienti alla volontà di Dio.

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore.

 

 

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

 

Se il malvagio si converte – Catechismo degli Adulti 142: Convertirsi significa assumere un diverso modo di pensare e di agire, mettendo Dio e la sua volontà al primo posto, pronti all’occorrenza a rinunciare a qualsiasi altra cosa, per quanto importante e cara possa essere. Significa liberarsi dagli idoli che ci siamo creati e che legano il cuore: benessere, prestigio sociale, affetti disordinati, pregiudizi culturali e religiosi. La decisione deve essere netta, senza riserve: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te… E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te» (Mt 5,2930). Tuttavia Gesù conosce la fragilità umana e sa essere paziente. Lo rivela narrando di un padrone, il quale aveva nel campo un magnifico albero, che da tre anni però non gli dava frutti; ordinò al contadino di tagliarlo; ma questi gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai» (Lc 13,8-9).

 

La conversione del cuore – CCC 1430-1431: Come già nei profeti, l’appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, “il sacco e la cenere”, i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all’espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza. La penitenza interiore è un radicale riorientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un’avversione per il male, in-sieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza della misericordia di Dio e la fiducia nell’aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato “animi cruciatus [afflizione dello spirito]”, “compunctio cordis [contrizione del cuore]”.

 

Il sacramento della Penitenza – Concilio Tridentino 4400: Essendo notissime la debolezza e fragilità della natura umana, come ciascuno può facilmente sperimentare in se stesso, nessuno può disconoscere la grande necessità del sacramento della Penitenza. Che se lo zelo dei Pastori si deve misurare dall’impor-tanza della materia da loro trattata, bisogna concludere che essi non saranno mai abbastanza zelanti nello spiegare questo argomento. Anzi, con tanto maggior diligenza si dovrà trattare di questo in confronto col Battesimo, in quanto il Battesimo si somministra una sola volta, né si può reiterare; mentre la Penitenza si può ricevere ed è necessario riceverla ogni volta che ci avvenga di ricadere nel peccato dopo il Battesimo. Perciò il concilio di Trento ha detto che il sacramento della Penitenza è così necessario per la salvezza di coloro che sono caduti in peccato dopo il Battesimo, come questo è necessario a quelli che non sono ancora rigenerati alla fede (Sess. 14, cap. 2). San Girolamo ha scritto quella notissima sentenza, approvata pienamente da quelli che hanno scritto di questo argomento sacro dopo di lui, che la Penitenza è la seconda tavola di salvezza (In Is 3,8). Come, infranta la nave, rimane una sola via di scampo, quella cioè di aggrapparsi a una tavola scampata al naufragio, così un volta perduta l’innocenza battesimale, se non si ricorre alla tavola della Penitenza, non v’è speranza di salvezza. Queste considerazioni si rivolgono non solo ai Pastori ma a tutti i fedeli, affinché in materia così necessaria non pecchino di negligenza. Convinti dell’umana fragilità, il loro primo e più ardente desiderio sia di camminare nella via di Dio, col soccorso della sua grazia, senza inciampi né cadute. Ma se inciampassero, considerando subito la somma benignità di Dio, che da buon Pastore cura le ferite delle sue pecorelle e le risana (Ez 34,16), ricorreranno senza indugio a questa saluberrima medicina della Penitenza.

 

La confessione dei peccati – CCC 1455: La confessione dei peccati (l’accusa), anche da un punto di vista semplicemente umano, ci libera e facilita la nostra riconciliazione con gli altri. Con l’accusa, l’uomo guarda in faccia i peccati di cui si è reso colpevole; se ne assume la responsabilità e, in tal modo, si apre nuovamente a Dio e alla comunione della Chiesa al fine di rendere possibile un nuovo avvenire.

 

Le parole non bastano occorrono i fatti – CCC 546: Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento (cfr. Mc 4,33-34). Con esse egli invita al banchetto del Regno, (cfr. Mt 22,1-14) ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario “vendere” tutto; (cfr. Mt 13,44-45) le parole non bastano, occorrono i fatti (cfr. Mt 21,28-32).

 

 

Preghiera dei Fedeli

 

Celebrante: Fratelli e sorelle, siamo cristiani perché già con il Battesimo, abbiamo imparato a dire di sì a Dio. Rinnoviamo la nostra adesione a Gesù e preghiamo Dio Padre per tutti, affinché abbiano un cuore umile e si riconoscano peccatori.

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Signore!

 

  • Per la Chiesa e i suoi pastori: vincendo la tentazione dei tempi tristi e dello scoraggiamento, continuino a portare coraggiosamente al mondo la luce della parola di Dio, il richiamo alla giustizia, l’annuncio del Regno. Rit.

 

  • Per i cristiani troppo sicuri di sé, che si vantano della loro fede: si riconoscano fragili, cerchino di avere l’umiltà dei peccatori e di confidare soltanto nella misericordia di Dio. Rit.

 

  • Per i peccatori: riconoscano il volto di Cristo nei fratelli che cercano la loro amicizia, il dialogo, e sappiano offrire al Padre il loro pentimento. Rit.

 

  • Per la nostra comunità: perché ci sappiamo incoraggiare a vicenda nel vincere le difficoltà e la fatica, e continuiamo a riconoscerci servi umili e costruttori del suo Regno. Rit.

 

Celebrante: Padre, che conosci le nostre fragili promesse e i nostri silenziosi tradimenti, accoglici come peccatori che si umiliano davanti a te e ti chiedono la forza della conversione. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Preghiera sulle offerte

Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest’offerta della tua Chiesa fa’ scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore.

 

Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (I)

Il mistero pasquale e il popolo di Dio.
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie

e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,

Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Mirabile è l’opera da lui compiuta nel mistero pasquale:

egli ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte

alla gloria di proclamarci stirpe eletta, regale sacerdozio,

gente santa, popolo di sua conquista,

per annunziare al mondo la tua potenza, o Padre,

che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce.

Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli,

proclamiamo esultanti la tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

Ricorda, Signore, la promessa fatta al tuo servo: in essa mi hai dato speranza, nella mia miseria essa mi conforta. (Sal 119,49-50)

Oppure:

Da questo abbiamo conosciuto l’amore di Dio: egli ha dato la sua vita per noi, e anche noi dobbiamo dar la vita per i fratelli. (1Gv 3,16)

Oppure:

“È venuto Giovanni Battista e i peccatori gli hanno creduto” (cfr. Mt 21,32)

 

 

Preghiera dopo la comunione

Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, comunicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventiamo eredi con lui nella gloria. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Un po’ di pane per camminare

Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? – “I cristiani, ricordando le parole del Signore: «in questo conosceranno tutti che siete i miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri» (Gv 13,35), niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo. Perciò, aderendo fedelmente al Vangelo e beneficiando della sua forza, uniti con tutti coloro che amano e praticano la giustizia, hanno assunto un compito immenso da adempiere su questa terra: di esso dovranno rendere conto a colui che tutti giudicherà nell’ultimo giorno. Non tutti infatti quelli che dicono: «Signore, Signore», entreranno nel regno dei cieli, ma quelli che fanno la volontà del Padre e coraggiosamente agiscono. Perché la volontà del Padre è che in tutti gli uomini noi riconosciamo ed efficacemente amiamo Cristo fratello, con la parola e con l’azione, rendendo così testimonianza alla verità, e comunichiamo agli altri il mistero dell’amore del Padre celeste. Così facendo, risveglieremo in tutti gli uomini della terra una viva speranza, dono dello Spirito Santo, affinché alla fine essi vengano ammessi nella pace e felicità somma, nella patria che risplende della gloria del Signore. «A colui che, mediante la potenza che opera in noi, può compiere infinitamente di più di tutto ciò che noi possiamo domandare o pensare, a lui sia la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le generazioni nei secoli dei secoli. Amen» [Ef 3,20-21]” (Gau-dium et Spes 93).

 

 

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 3

Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza

  1. Il voto di Povertà Seguendo Gesù povero

 

Art. 34 – La povertà volontariamente abbracciata per mettersi alla sequela di Cristo, di cui oggi specialmente è un segno molto apprezzato, dalla Famiglia ecclesiale di vita evangelica «Opus Matris Verbi Dei» sia coltivata diligentemente, tanto nel suo aspetto spirituale che materiale (cfr. PC 13).

 

Art. 35 – Il consiglio evangelico della povertà, ad imitazione di Cristo che essendo ricco si è fatto povero, oltre ad una vita povera di fatto e di spirito, per i Consacrati che vogliono condurre in operosa sobrietà che non indulga alle ricchezze terrene, comporta la limitazione e la dipendenza nell’usare e nel disporre dei beni secondo il diritto proprio della nostra Famiglia ecclesiale (cfr. Can. 600).

 

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