Liturgia

24 Settembre 2017 – XXV Domenica del Tempo Ordinario (A)

Antifona d’ingresso

“Io sono la salvezza del popolo”, dice il Signore, “in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò, e sarò il loro Signore per sempre”.

Colletta

O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Padre, giusto e grande nel dare all’ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra; apri il nostro cuore all’intelli-genza delle parole del tuo Figlio, perché comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura       Is 55,6-9

I miei pensieri non sono i vostri pensieri.

Il Deuteroisaìa (Is 40-55) annuncia e prepara il ritorno degli esuli da Babilonia alla loro terra. Cercare il Signore di solito significava recarsi al tempio dove si trovava la divinità, in questo contesto è un invito a cercare Dio “mentre si fa trovare”, ovvero a riconoscerlo in ciò che Egli sta realizzando a loro beneficio e a lasciarsi coinvolgere nel suo progetto. L’empio, infatti è colui che non si preoccupa di fare la volontà di Dio. Israele integrandosi con il popolo babilonese non pensava più al suo ritorno… pensieri non in sintonia con quelli di Jahvè.

Dal libro del profeta Isaìa

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale       Dal Salmo 144 (145)

«Bisogna benedire Dio, qualunque cosa ci accada, come Giobbe» (Sant’Agstino).

Rit. Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,

lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode;

senza fine è la sua grandezza. Rit.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Rit.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie

e buono in tutte le sue opere.

Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,

a quanti lo invocano con sincerità. Rit.

Secondo Lettura     Fil 1,20-24.27a

Per me il vivere è Cristo.

Paolo è legato ai Filippési da un rapporto di amicizia ed è per mantenere vivo questo rapporto che scrive questa lettera, improntata, infatti, su di una raccomandazione: siate nella gioia. Nello stesso tempo però, li mette in guardia da alcuni pericoli esterni che potrebbero offuscare la loro fede. Per difendersi da questi, Paolo raccomanda l’umiltà, nell’esempio sublime dell’abbassamento di Cristo. Di questo esempio Paolo stesso è una copia vivente, completamente trasformato dagli stessi sentimenti di Cristo che egli ha assimilato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo            Cfr. At 16,14

Alleluia, alleluia.

Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo.

Alleluia.

Vangelo    Mt 20,1-16

Sei invidioso perché io sono buono?

 

La parabola dei vignaioli è un racconto esclusivo di Matteo. Egli lo inserisce dopo l’episodio in cui Pietro chiede quale sarà la ricompensa che deve aspettarsi chi lascia tutto per il Regno. Gesù mette in chiaro che la ricompensa non è frutto di prestazioni, ma è dono gratuito di Dio. Gesù capovolge la concezione umana calcolatrice: in Dio l’unità di misura è la gratuità. La sequela di Gesù richiede l’abbandono delle gerarchie di valori a misura d’uomo.

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

 

Le parabole – Catechismo degli Adulti 125: Le parabole sono racconti simbolici, in cui il paragone fra due realtà viene elaborato in una narrazione. Si tratta di un genere letterario che aveva precedenti nell’Antico Testamento, come ad esempio la severa parabola con cui il profeta Natan indusse a conversione il re David; ma Gesù lo impiega in modo estremamente originale. Vi fa ricorso per lo più quando si rivolge a quelli che non fanno parte della cerchia dei discepoli: i notabili, le autorità, la folla dei curiosi. Narra con eleganza piccole storie verosimili, ambientandole nella vita ordinaria, quasi a insinuare che il Regno è già all’opera con la sua potenza nascosta. Ma ecco, nel bel mezzo della normalità, uscir fuori spesso l’imprevedibile, l’insolito, come ad esempio la paga data agli operai della vigna: uguale per tutti, malgrado il diverso lavoro. È la novità del Regno, il suo carattere di dono gratuito e incomparabile.

Gesù invita a riflettere – Catechismo degli Adulti 125: Gesù fa appello all’e-sperienza delle persone. Invita a riflettere e a capire, a liberarsi dai pregiudizi. Il suo punto di vista si pone in contrasto con quello degli interlocutori. Ascoltando la parabola, costoro si trovano coinvolti dentro una dinamica conflittuale e sono costretti a scegliere, a schierarsi con lui o contro di lui. Anzi, la provocazione risulterebbe ancor più evidente, se conoscessimo le situazioni originarie concrete, in cui le parabole furono pronunciate. La loro forza comunque è ben superiore a quella di una generica esortazione moraleggiante.

Non è mai troppo tardi – Giovanni Paolo II (Omelia, 4 Settembre 1990): Cari fratelli e sorelle, nel Vangelo della Liturgia di oggi, il generoso padrone va a più riprese sul luogo del mercato a cercare lavoratori da mandare alla sua vigna. Alcuni erano presenti ad accogliere la sua chiamata all’alba; altri più tardi nella mattinata, ed alcuni vennero mandati soltanto quando il giorno volgeva alla fine. Questa parabola non ci ricorda forse che non è mai troppo tardi per servire il Signore e per beneficiare della sua infinita generosità? La Chiesa oggi ha un grande bisogno di giovani, pieni di vita e di entusiasmo, che mostrino agli altri la speranza e la gioia che vengono dall’abbracciare Cristo e la sua via di salvezza. Essa ha bisogno di cristiani maturi, che siano cresciuti in saggezza e prudenza poiché hanno imparato a far sì che la loro fede in Cristo permei ogni aspetto del loro pensiero e del loro comportamento. La Chiesa ha bisogno di credenti santi ed impegnati di ogni età, che siano nutriti nella preghiera, solidi nella fede e zelanti nel proclamare al mondo la salvezza, la gioia e la pace che vengono dal Signore Risorto!

Incontriamo quanti sono in ricerca del Signore – Papa Francesco (Discorso, 19 Settembre 2014): Gesù racconta del padrone di una vigna che, avendo bisogno di operai, uscì di casa in diverse ore del giorno per chiamare lavoratori nella sua vigna (cfr. Mt 20,1-16). Non è uscito una sola volta. Nella parabola Gesù dice che è uscito almeno cinque volte: all’alba, alle nove, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque del pomeriggio – abbiamo ancora tempo che venga da noi! – C’era tanto bisogno nella vigna e questo signore ha passato quasi tutto il tempo per andare nelle strade e nelle piazze del paese a cercare operai. Pensate a quelli dell’ultima ora: nessuno li aveva chiamati; chissà come si potevano sentire, perché alla fine della giornata non avrebbero portato a casa niente per sfamare i loro figli. Ecco, quanti sono responsabili della pastorale possono trovare un bell’esempio in questa parabola. Uscire in diverse ore del giorno per andare ad incontrare quanti sono in ricerca del Signore. Raggiungere i più deboli e i più disagiati per dare loro il sostegno di sentirsi utili nella vigna del Signore, fosse anche per un’ora soltanto.

 

 

Preghiera dei Fedeli

Celebrante: Sapendo che Dio ci cerca, e sollecita la nostra volontà di bene, mostriamo il nostro desiderio di cooperare al suo progetto di salvezza come operai nella sua vigna.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Padre, di lavorare per il tuo Regno.

 

– Perché tutti i battezzati, nutriti dalla sapienza dello Spirito Santo, imparino a riconoscere il progetto del Signore, e ad attuarlo nella società, preghiamo. Rit.

– Per gli uomini inquieti e in ricerca, perché sappiano riconoscere la Verità della fede, scoprire le vie che conducono al Signore, e cooperare per un mondo più fraterno, preghiamo. Rit.

– Per i giovani del nostro tempo, perché sentano il desiderio di essere attivi nella Chiesa, e fin dalla prima ora mettano il loro cuore e le loro energie a servizio di Cristo, preghiamo. Rit.

– Per le persone anziane e i moribondi, perché diano assenso pieno all’invito del Signore, e orientino con chiarezza la loro esistenza verso i valori eterni, preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità, perché tutti noi qui riuniti sappiamo vincere il monotono quotidiano, assumere le nostre responsabilità, e farci costruttori di pace, preghiamo. Rit.

Celebrante: O Padre, tu esci ogni ora in cerca non di salariati ma di figli, pronti a spendere il loro tempo con gioia per te. Suscita in noi il desiderio del bene, perché nel nostro piccolo, e con la nostra buona volontà, sappiamo cooperare al tuo Regno. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

Accogli, o Padre, l’offerta del tuo popolo e donaci in questo sacramento di salvezza i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (II)

Il mistero della redenzione.

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo nostro Signore.

Nella sua misericordia per noi peccatori

egli si è degnato di nascere dalla Vergine;

morendo sulla croce,

ci ha liberati dalla morte eterna

e con la sua risurrezione

ci ha donato la vita immortale.

Per questo mistero di salvezza,

uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo con gioia

l’inno della tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

Hai dato, Signore, i tuoi precetti, perché siano osservati fedelmente. Siano diritte le mie vie nell’osservanza dei tuoi comandamenti. (Sal 119,4-5)

Oppure:

“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me”, dice il Signore. (Gv 10,14)

Oppure:

“Gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi”, dice il Signore. (Mt 20,16)

Preghiera dopo la comunione

Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perché la redenzione operata da questi misteri trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

Le vostre vie non sono le mie vie – La tradizione spirituale russa racconta un aneddoto simpatico di un monaco di nome Serafino che chiedeva con insistenza al Signore di poter prendere il suo posto sulla croce, perché voleva condividere in tutto il ruolo di Cristo. Un giorno il Crocifisso accettò, ma a un patto, gli disse il Signore Gesù: “Che tu stia zitto”. Serafino, essendo monaco, abituato al rigore, all’osservanza del silenzio, garantì tranquillamente. Il Cristo scese dalla croce e vi salì invece Serafino e si mise sul crocifisso che era in Chiesa. Entrò un uomo ricco a pregare e, mentre pregava, gli scivolò giù il sacchetto dei soldi. Si alzò per andarsene e Serafino, che aveva visto, avrebbe voluto dirgli che gli era caduto il sacchetto, però si era impegnato a tacere e quindi tacque. Subito dopo entrò un uomo povero, cominciò a pregare, ma gli caddero subito gli occhi su quel sacchetto di soldi; si guardò intorno, non c’era nessuno che vedeva, prese il sacchetto, se lo mise in tasca e scappò. Serafino avrebbe voluto dirgli che non doveva prenderli, perché non erano suoi, ma si era impegnato a star zitto e tacque. Quindi entrò un giovanotto che si mise devotamente in ginocchio ai piedi del crocifisso chiedendo aiuto e protezione perché stava per mettersi in viaggio per mare e voleva essere aiutato. In quel mentre entrò l’uomo ricco con i gendarmi dicendo che aveva lasciato in chiesa il sacchetto dei soldi. L’unica persona presente in chiesa era quel giovanotto; i gendarmi lo presero e lo arrestarono. A quel punto Serafino non riuscì più a stare zitto e disse: “È innocente”. Figuratevi! Il crocifisso che ha parlato ha salvato quel giovane, perché in forza di quella voce fecero le indagini meglio, lasciarono andare il giovanotto che si imbarcò. Arrestarono quello che aveva preso i soldi che dovette restituirli all’uomo ricco. Alla sera il Cristo aveva la faccia scura e rimproverò seriamente Serafino: “Non va proprio bene”. “Ma come, Signore?”. “Ti avevo detto di stare zitto”. “Ma ho rimesso a posto le cose, ho fatto giustizia”. Dice allora il Signore: “No, Serafino, tu hai sbagliato tutto; il tuo impegno era quello di tacere; me lo avevi detto, me lo avevi promesso. Invece, parlando, tu hai rovinato la mia azione. Quel ricco stava per fare un’opera cattiva con quei soldi e io glieli ho fatti perdere; quel povero ne aveva bisogno e io glieli ho fatti trovare; quel giovanotto sta naufragando in mare. Mi aveva chiesto aiuto; se fosse andato in prigione avrebbe perso la nave e non sarebbe morto. Tu invece lo hai mandato libero, si è imbarcato, e ora annega. Hai rovinato tutto, non sei in grado di metterti al posto del Cristo, caro Serafino! Anche se sei un monaco avanzato in spiritualità, la provvidenza di Dio guida le cose meglio di voi, anche quando sembra che le cose vadano storte”. Dobbiamo allora stare attenti noi a non voler fare per forza giustizia, a voler rimettere le cose a posto, perché ci sono delle storture che si rivelano utili.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 3

Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza

  1. Il voto di Povertà Seguendo Gesù povero

 

La povertà non si vive solo nell’avere, ma anche nell’essere, nel sapere, nell’apparire.

† Giuseppe Agostino, Schegge di vita

Art. 32 – Uno degli aspetti più impressionanti della vita di Gesù è la radicale povertà, spirituale e materiale, che Egli, insieme con la sua santissima Madre, volle abbracciare, in obbedienza al Padre, per la redenzione del mondo.

Art. 33 – Figlia e madre della preghiera, la povertà, che non è solo distacco dai beni, costituisce il terreno più fecondo per il fiorire di ogni virtù evangelica, e rende i Consacrati partecipi della condizione terrena di Colui che è modello e pienezza vivente di ogni santità.

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