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20 Agosto 2017 – XX Domenica del Tempo Ordinario (A)

ANTIFONA D’INGRESSO

O Dio, nostra difesa, contempla il volto del tuo Cristo. Per me un giorno nel tuo tempio, è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

COLLETTA

O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otte-niamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Padre, che nell’accondiscendenza del tuo Figlio mite e umile di cuore hai compiuto il disegno universale di salvezza, rivestici dei suoi sentimenti, perché rendiamo continua testimonianza con le parole e con le opere al tuo amore eterno e fedele. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

INTRODUZIONE ALLA PAROLA DI DIO

(I Lettura) La «terza parte» del libro di Isaìa (55-66) è incentrata sul tema della salvezza universale: presto si ammetteranno nel giudaismo proseliti stranieri, a patto che restino fermi nell’alleanza. Gli stranieri, cioè coloro che erano di passaggio, erano tollerati ma non assimilati al popolo di Israele. In questo mo-do le restrizioni previste da Dt 23,2-9 vengono a cadere, specialmente quella che colpiva gli eunuchi, ai quali il Signore darà un nome eterno che non sarà mai cancellato. Il tempio è per eccellenza la casa del popolo eletto ma divente-rà il rifugio di quanti desiderano trovare protezione nel Dio d’Israele. (II Lettu-ra) La seconda parte della lettera ai Romani (9-11) affronta il problema della salvezza d’Israele. Dio ha permesso la ribellione del popolo eletto per favorire la conversione dei pagani. Il rifiuto di Israele di accogliere il Cristo è soltanto una tappa, oscura e dolorosa, ma provvidenziale nel suo insieme. Infatti, pur permanendo nel rifiuto, il popolo eletto rimane l’oggetto della speciale dilezio-ne e per bontà di Dio ritornerà a lui. (Vangelo) Gesù prima di occuparsi dei pa-gani deve dedicarsi alla salvezza dei Giudei, figli di Dio e depositari delle anti-che promesse. I pagani «agli occhi dei giudei erano considerati “cani”. Il carat-tere tradizionale di quest’immagine e la forma diminutiva [kynaria] attenuano sulla bocca di Gesù ciò che l’epiteto aveva di spregiativo» (Bibbia di Gerusa-lemme). Comunque, l’atteggiamento di Gesù è incomprensibile; si ci può chie-dere se l’evangelista abbia annotato una sua reale reazione o si tratti di una finzione letteraria finalizzata a mettere in miglior risalto la grande fede della donna Cananèa. Accogliendo la preghiera della pagana ed esaudendola, il rac-conto evangelico diventa una piccola catechesi su un problema che affliggerà le prime comunità cristiane: l’ingresso dei pagani. Gesù indica la condizione: la fede. Il nuovo Israele, che è la Chiesa, è libero da ogni barriera o condiziona-mento geografico e socio-culturale.

PRIMA LETTURA

Condurrò gli stranieri sul mio monte santo.

Dal libro del profeta Isaìa (56,1.6-7): Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli». Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 66 “La benedizione serve propriamente per moltiplicare e compiere la promessa: Dio ci ha benedetti con una tale generosità che può riempire la terra di figli, adottati per essere coeredi del Figlio suo. Ha generato il Figlio unigenito, ma non ha voluto che resti solo… gli ha dato dei fratelli: non per generazione, ma per adozione” (Agostino).

Rit. Popoli tutti, lodate il Signore.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. Rit.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Rit.

Ti lodino i popoli, o Dio,ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra. Rit.

SECONDA LETTURA

I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili per Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (11,13-15.29-32):Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti? Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati di-sobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disob-bedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della mise-ricordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti! Parola di Dio.

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

Alleluia, allleluia. Gesù annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta di infermità nel po-polo. (Cfr. Mt 4,23) Alleluia.

VANGELO

Donna, grande è la tua fede!

Dal Vangelo secondo Matteo (15,21-28): In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene pren-dere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padro-ni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore.

LA PAROLA DI DIO COMMENTATA DAL MAGISTERO DELLA CHIESA

La fede -CCC 166: La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.

La fede è certa – Compendio CCC 28: La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale necessaria per esse-re salvati. L’atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell’intelligenza dell’uo-mo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Paro-la di Dio; è operosa «per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in continua crescita, grazie all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera. Essa fin d’ora ci fa pregu-stare la gioia celeste.

La fede è dono gratuito di Dio – Catechismo degli Adulti 90-91: La fede è dono dello Spirito Santo, che la previene, la suscita, la sostiene, l’aiuta a crescere. È lui che illumina l’intelligenza, attrae la volontà, rivolge il cuore a Dio, facendo accettare con gioia e comprendere sempre meglio la rivelazione storica di Cri-sto, senza aggiungere ad essa nulla di estraneo. Qualcuno potrebbe pensare: se la fede è un dono, forse io non l’ho ricevuto ed è per questo che non credo. C’è da dire, anzitutto, che i confini tra fede e incredulità nel cuore delle perso-ne non sono ben marcati, un po’ come in quell’uomo che diceva a Gesù: «Cre-do, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9,24). I credenti sono tentati di non cre-dere e i non credenti sono tentati di credere. Qualcuno pensa di non credere e invece crede, almeno a livello di disponibilità e adesione implicita; altri pensa-no di credere e invece danno soltanto un’adesione teorica, senza vita.

Pietà di me, Signore – CCC 446: Nella traduzione greca dei libri dell’Antico Te-stamento, il nome ineffabile sotto il quale Dio si è rivelato a Mosè, YHWH, è reso con “Kyrios” («Signore»). Da allora Signore diventa il nome più abituale per indicare la stessa divinità del Dio di Israele. Il Nuovo Testamento utilizza in questo senso forte il titolo di «Signore» per il Padre, ma, ed è questa la novità, anche per Gesù riconosciuto così egli stesso come Dio.

Gesù è Dio – CCC 449: Attribuendo a Gesù il titolo divino di Signore, le prime confessioni di fede della Chiesa affermano, fin dall’inizio, che la potenza, l’ono-re e la gloria dovuti a Dio Padre convengono anche a Gesù, perché egli è di «natura divina» (Fil 2,6) e perché il Padre ha manifestato questa signoria di Gesù risuscitandolo dai morti ed esaltandolo nella sua gloria.

La famiglia trasmette la fede – Benedetto XVI (Omelia, 9 Luglio 2006): «La fa-miglia cristiana trasmette la fede quando i genitori insegnano ai loro figli a pre-gare e pregano con essi [cfr. Familiaris Consortio 60]; quando li avvicinano ai sacramenti e li introducono nella vita della Chiesa; quando tutti si riuniscono per leggere la Bibbia, illuminando la vita familiare con la luce della fede e lo-dando Dio come Padre. Nella cultura attuale si esalta molto spesso la libertà dell’individuo inteso come soggetto autonomo, come se egli si facesse da solo e bastasse a sé stesso, al di fuori della sua relazione con gli altri come anche della sua responsabilità nei confronti degli altri. Si cerca di organizzare la vita sociale solo a partire da desideri soggettivi e mutevoli, senza riferimento alcu-no ad una verità oggettiva previa come sono la dignità di ogni essere umano e i suoi doveri e diritti inalienabili al cui servizio deve mettersi ogni gruppo socia-le. La Chiesa non cessa di ricordare che la vera libertà dell’essere umano pro-viene dall’essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio. Perciò, l’edu-cazione cristiana è educazione alla libertà e per la libertà. “Noi facciamo il be-ne non come schiavi che non sono liberi di fare diversamente, ma lo facciamo perché portiamo personalmente la responsabilità per il mondo; perché amia-mo la verità e il bene, perché amiamo Dio stesso e quindi anche le sue creatu-re. È questa la libertà vera, alla quale lo Spirito Santo vuole condurci” (Omelia nella veglia di Pentecoste, L’Osservatore Romano, ed. lingua spagnola, 9-6-2006, p. 6)».

PREGHIERA DEI FEDELI

Celebrante: La parola di Dio che abbiamo ascoltato, è fondamento della nostra fede, nutrimento della nostra speranza e lievito di fraternità.

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo:

La tua parola, Signore, sia luce al nostro cammino.

Perché la forza dello Spirito ci aiuti a rinunziare agli idoli che il nuovo paganesi-mo ha costruito sotto forma di spreco, di cupidigia, e di disprezzo del prossi-mo, preghiamo. Rit.

Perché ci sia data la sapienza del cuore, al fine di comprendere e soccorrere i «nuovi poveri»: anziani, handicappati, emarginati, preghiamo. Rit.

Perché tutte le classi sociali, ritrovando la fiducia nel bene, costruiscano insie-me una società nuova, aperta alla partecipazione e alla fraternità universale, preghiamo. Rit.

Perché in un mondo sempre più immerso nel relativo, la comunità cristiana affermi in modo coerente i valori assoluti dello spirito, preghiamo. Rit.

Perché si rafforzi il vincolo di comunione fra tutti i membri della Chiesa e così il popolo della nuova alleanza diventi segno di riconciliazione per l’umanità inte-ra, preghiamo. Rit.

Celebrante: Stendi la tua mano, o Padre, sull’umanità affaticata e oppressa; concedi a noi una fede ricca di memoria e audace nella testimonianza profeti-ca del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.

PREGHIERA SULLE OFFERTE

Accogli i nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro tra la nostra po-vertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso. Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO DELLE DOMENICHE DEL TEMPO ORDINARIO (I) È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Mirabile è l’opera da lui compiuta nel mistero pasquale: egli ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla gloria di proclamarci stirpe eletta, regale sacerdozio, gente santa, popolo di sua conquista, per annunziare al mondo la tua potenza, o Padre, che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce. Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli, proclamiamo esultanti la tua lode: Santo…

ANTIFONA ALLA COMUNIONE

Presso il Signore è la misericordia, e grande presso di lui la redenzione. (Sal 130,7) Oppure: Donna, grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri, disse Gesù. (Mt 15,28)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE O Dio, che in questo sacramento ci hai fatti partecipi della vita del Cristo, tra-sformaci a immagine del tuo Figlio, perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo.

UN PO’ DI PANE PER CAMMINARE Richard Gutzwiller: Due cose sono messe in particolare rilievo in questo capi-tolo. 1. Gesù partì di là: Cristo non si ostina senza un motivo. Egli sa cedere e allonta-narsi in tempo, finché non viene la sua ora. Lo stesso si può dire d’ogni disce-polo. Vi è un’ostinazione sbagliata in determinati posti. Allorché ci si convince che nel dato luogo non c’è nulla da ottenere, non ha scopo il fermarvisi più a lungo. «Scuotete la polvere dai piedi!». Vi è un’ostinazione sbagliata in nome del diritto. Gesù aveva diritto d’agire nella Galilea; eppure non continua a bus-sare, non si ostina. C’è un’arrendevolezza che vale più dell’affermazione d’un diritto. Così esiste un’ostinazione sbagliata per amore della verità. Non è detto che vi si debba rinunziare, ma non ci si deve incaponire nel difenderla. Allorché un attacco è malvagio, o un dialogo viene avviato soltanto per fatuità o per falsa curiosità, una lunga discussione è inutile e assai spesso l’interru-zione e l’allontanamento corrispondono alla volontà di Dio. Secondo: esistono tempi della grazia. Allorché trascorrono inutilizzati, può av-venire che Dio si ritiri. Questo vale tanto per l’uomo singolo, quanto per popoli e continenti interi. Quando il Signore se ne va, il candelabro vien ritirato dal suo posto. Per lo più l’uomo o un popolo non s’accorgono affatto d’essere ab-bandonati da Dio. È la cosa peggiore che possa accadere.

CONOSCIAMO L’OPUS MATRIS VERBI DEI (Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

Capitolo 2 LA NOSTRA SPIRITUALITÀ

Art. 18 – I Sodali porteranno questa esperienza nel quotidiano e nella storia dell’uomo: essi saranno uomini e donne che dialogano e conversano con Dio e insegneranno agli uomini a conversare e a dialogare con Dio.

Art. 19 – Ma perché la lode e il rendimento di grazie siano perfetti, i Sodali si sforzeranno di “diventare Maria” perché in ciascuno vi “sia l’anima di Maria, per glorificare il Signore; che in ciascuno sia lo spirito di Maria per esultare in Dio” (Sant’Ambrogio, in Luca, 2,19.22s.26s).

Art. 20 – Ogni anima, che sa essere Maria, “magnifica il Signore, come l’anima di Maria l’ha magnificato e il suo spirito ha esultato in Dio salvatore… E non nel senso che la parola umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Si-gnore, ma nel senso che egli viene magnificato in noi: infatti l’immagine di Dio è Cristo [cfr. 2Cor 4,4; Col 1,15], e quindi l’anima che compie opere giuste e pie magnifica questa immagine di Dio, a somiglianza della quale è stata creata. E magnificandola si sublima, e sembra riprodurre in sé quella immagine con lo splendore delle buone opere e l’emulazione della virtù” (Sant’Ambrogio, ibi-dem).

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