Antifona d’ingresso
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza, non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri. Sorgi, Signore, difendi la tua causa, non dimenticare le suppliche di coloro che ti invocano. (Sal 74,20.19,22.23)
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
Onnipotente Signore, che domini tutto il creato, rafforza la nostra fede e fa’ che ti riconosciamo presente in ogni avvenimento della vita e della storia, per affrontare serenamente ogni prova e camminare con Cristo verso la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Introduzione alla Parola di Dio
(I Lettura) Elìa minacciato di morte dalla regina Gezabele, impaurito e scoraggiato, fugge via verso il monte Oreb, il monte di Dio. L’uragano, il terremoto, i lampi, che manifestano in Es 19 la presenza del Signore Dio, sono qui solo i segni precursori del suo passaggio: «il mormorio di un vento tranquillo simbolizza l’intimità della sua conversazione con i profeti, ma non la dolcezza della sua azione: gli ordini terribili dati nei vv. 15-17 provano la falsità di questa interpretazione pur tanto comune» (Bibbia di Gerusalemme). (II Lettura) Paolo, «Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino» (Rm 11,1; cfr. 2Cor 11,22), ama il suo popolo, lo stima, anche se, proprio dai suoi connazionali, dovrà subire persecuzioni e umiliazioni. L’Apostolo tenterà il tutto per il tutto per convincere Israele ad aderire al Vangelo, ma il rifiuto, sopra tutto dei capi, sarà netto (cfr. At 13,44-46). Paolo, però, dinanzi a tanta testardaggine, non disarma: pur di salvare Israele è disponibile ad essere anche anàtema, cioè di essere maledetto, separato da Cristo, raschiato dal libro della vita (cfr. Es 32,32). La parola greca anáthema traduce nella versione dei Settanta quella ebraica herem che indica una cosa offerta a Dio (cfr. Dt 7,26; Lv 27,28). Solo successivamente arrivò a diventare sinonimo di maledizione (cfr. Zc 14,11). In questo modo, stando al primo significato, il gettito della vita, da parte dell’A-postolo, suona come un’offerta totale sull’esempio del Cristo (cfr. Gal 3,13; 2Tm 4,6). (Vangelo) Il racconto di Matteo mette in risalto l’importanza della fede. È «una lezione per la sua comunità, è invito ad aprirsi con fiducia al suo Signore. L’episodio è simile, da questo punto di vista, a quello della tempesta sedata [Mt 8,25-26]. Per la Chiesa non vi è altro ancoraggio, per la sua navigazione nella storia, che quello costituito dalla sua fede e accoglienza del Signore e della sua parola» (Giulio Cirignano).
Prima Lettura
Fèrmati sul monte alla presenza del Signore.
Dal primo libro dei Re (19,9a.11-13a): In quei giorni, Elìa, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elìa si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
“La verità: il Cristo. Dalla terra: nato da una donna per poter offrire il sacrificio che giustifica” (Agostino).
Rit. Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. Rit.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. Rit.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. Rit.
Seconda Lettura
Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (9, 1-5): Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. (Sal 129,5)
Alleluia.
Vangelo
Comandami di venire verso di te sulle acque.
Dal vangelo secondo Matteo (14,22-33): [Dopo che la folla ebbe mangiato], su-bito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Elia – CCC 2582-2584: Elia è il padre dei profeti, della generazione di coloro che cercano Dio, che cercano il suo volto. Il suo nome, «il Signore è il mio Dio», annuncia il grido del popolo in risposta alla sua preghiera sul monte Carmelo. San Giacomo rimanda a lui, per esortarci alla preghiera: «Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza» (Gc 5,16). Dopo avere imparato la misericordia nel suo ritiro presso il torrente Cherit, Elia insegna alla vedova di Zarepta la fede nella parola di Dio, fede che egli conferma con la sua preghiera insistente: Dio fa tornare in vita il figlio della vedova. Al momento del sacrificio sul monte Carmelo, prova decisiva per la fede del popolo di Dio, è per la sua supplica che il fuoco del Signore consuma l’olocausto, «all’ora in cui si presenta l’offerta della sera»: «Rispondimi, Signore, rispondimi!» (1Re 18,37); queste stesse parole di Elia sono riprese dalle liturgie orientali nell’epiclesi eucaristica. Infine, riprendendo il cammino nel deserto verso il luogo dove il Dio vivo e vero si è rivelato al suo popolo, Elia, come Mosè, entra «in una caverna» finché «passi» la presenza misteriosa di Dio. Ma è soltanto sul monte della trasfigurazione che si svelerà colui di cui essi cercano il volto: la conoscenza della gloria di Dio rifulge sul volto di Cristo crocifisso e risorto. Stando «da solo a solo con Dio», i profeti attingono luce e forza per la loro missione. La loro preghiera non è una fuga dal mondo infedele, ma un ascolto della parola di Dio, talora un dibattito o un lamento, sempre un’intercessione che attende e prepara l’intervento del Dio Salvatore, Signore della storia.
Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 25 Settembre 2002): […] Giungiamo così alla seconda parte del Salmo (cfr. Sal 84,10-14), tanto cara alla tradizione cristiana. Vi si descrive un mondo nuovo, in cui l’amore di Dio e la sua fedeltà, come se fossero persone, si abbracciano; similmente anche la giustizia e la pace si baciano incontrandosi. La verità germoglia come in una rinnovata primavera e la giustizia, che per la Bibbia è anche salvezza e santità, si affaccia dal cielo per iniziare il suo cammino in mezzo all’umanità. Tutte le virtù, prima espulse dalla terra a causa del peccato, ora rientrano nella storia e, incrociandosi, disegnano la mappa di un mondo di pace. Misericordia, verità, giustizia e pace diventano quasi i quattro punti cardinali di questa geografia dello spirito. Anche Isaia canta: «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo» (Is 45,8). Le parole del Salmista, già nel secondo secolo con sant’Ireneo di Lione, sono state lette come annunzio della «generazione di Cristo dalla Vergine» (Adversus haereses, III, 5,1). La venuta di Cristo è, infatti, la sorgente della misericordia, lo sbocciare della verità, la fioritura della giustizia, lo splendore della pace.
Essi sono Israeliti – CCC 839: La Chiesa, popolo di Dio nella Nuova Alleanza, scrutando il suo proprio mistero, scopre il proprio legame con il popolo ebraico, che Dio «scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola». A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla rivelazione di Dio nell’Antica Alleanza. È al popolo ebraico che appartengono «l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5) perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!» (Rm 11,29).
Dagli Israeliti proviene Cristo… – Concilio di Calcedonia, Definizione della fede (DS 301-302): Noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e di corpo, consustanziale al Padre per la divinità e consustanziale a noi per l’umanità, simile in tutto a noi, fuorché nel peccato, generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi per noi e per la nostra salvezza da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l’umanità, uno e medesimo Cristo Figlio Signore unigenito; da riconoscersi in due nature, senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della loro unione, ma essendo stata, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e concorrendo a formare una sola persona e ipòstasi; egli non è diviso o separato in due persone, ma è un unico e medesimo Figlio unigenito, Dio, Verbo e Signore Gesù Cristo.
Signore, se sei tu… – CCC 448-449: Molto spesso, nei Vangeli, alcune persone si rivolgono a Gesù chiamandolo «Signore». Questo titolo esprime il rispetto e la fiducia di coloro che si avvicinano a Gesù e da lui attendono aiuto e guarigione. Pronunciato sotto la mozione dello Spirito Santo, esprime il riconoscimento del mistero divino di Gesù. Nell’incontro con Gesù risorto, diventa espressione di adorazione: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Assume allora una connotazione d’amore e d’affetto che resterà peculiare della tradizione cristiana: «È il Signore!» (Gv 21,7). Attribuendo a Gesù il titolo divino di Signore, le prime confessioni di fede della Chiesa affermano, fin dall’inizio, che la potenza, l’onore e la gloria dovuti a Dio Padre convengono anche a Gesù, perché egli è di «natura divina» (Fil 2,6) e perché il Padre ha manifestato questa signoria di Gesù risuscitandolo dai morti ed esaltandolo nella sua gloria.
Preghiera dei Fedeli
Celebrante: “Signore salvami”. Insieme a Pietro, impaurito dal vento, gridiamo a Gesù che, subito, ci tende la mano, e presentiamogli i nostri affanni e le nostre paure.
Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Figlio di Dio.
Per la Chiesa, che, come barca, guidata da Pietro, si trova a navigare nelle tormentate acque della storia, perché si fidi della parola di Gesù: “Coraggio, sono io, non temete”! Preghiamo. Rit.
Per i giovani, chiamati da Gesù alla sua sequela: diano a Lui tutto quello che hanno senza paura e con generosità. Preghiamo. Rit.
Per le persone e le famiglie che si concedono un periodo di riposo e di svago: sentano il soffio leggero della presenza del Dio vicino, e tornino alla quotidianità più freschi, per farsi dono ai fratelli. Preghiamo. Rit.
Per chi ha donato la sua vita a Gesù, che “cerca la gente ovunque sia per farla partecipe della Buona Novella del Regno di Dio”; perché non si scoraggi e cerchi sempre il Cuore di Gesù su cui riposarsi e rinfrancarsi. Preghiamo. Rit.
Celebrante: O Padre, in Gesù tu continui ad essere vicino a coloro che sono sconvolti dalle tenebre di questo mondo. Possa tu essere riconosciuto da coloro che hanno bisogno della Tua luce e della Tua forza. Per Cristo…
Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (IV)
È veramente cosa buona e giusta,
proclamare le tue grandi opere
e renderti grazie a nome di tutti gli uomini,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli, nascendo da Maria Vergine,
ha inaugurato i tempi nuovi;
soffrendo la passione,
ha distrutto i nostri peccati;
risorgendo dai morti,
ci ha aperto il passaggio alla vita eterna;
salendo a te, Padre,
ci ha preparato un posto nel tuo regno.
Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine
l’inno della tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Gerusalemme, loda il Signore, egli ti sazia con fiore di frumento. (Sal 147,12.14)
Oppure:
I discepoli sulla barca si prostrarono davanti a Gesù ed esclamarono: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!». (Mt 14,33)
Preghiera dopo la comunione
La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
Richard Gutzwiller (Meditazioni su Matteo): Dietro il fatto storico sta la Chiesa. I discepoli, con Pietro alla testa, costituiscono il germe della Chiesa. Molto spesso la Chiesa deve lottare contro le tempeste. Talvolta si tratta di forze e correnti politiche ostili. Tal altra di movimenti, spirituali o no, oppure di crisi e sommovimenti interni. Non le sono estranee neppure manifestazioni di stanchezza. I suoi uffici sono amministrati da uomini. E gli uomini si stancano. In lei si trova anche la solitudine. Il Signore trasfigurato è invisibile, egli non ricorre continuamente al miracolo, sicché la Chiesa suscita a volte l’impressione del-l’abbandono e del disperato affanno sulle onde della storia. Conosce le ore buie, perché spesso non sa come trasmettere la dottrina, e deve chiedere e cercare, faticosamente. E quando il Signore giunge, assume talvolta la figura d’uno spettro che mette paura, perché Dio si serve anche delle potenze nemiche per conseguire i propri fini. Può purificare la Chiesa con le persecuzioni, costringerla a un chiarimento con l’eresia, affermare il suo atteggiamento con l’opposizione, rinnovarne lo spirito col martirio. Al momento essa manda un grido d’angoscia ma subito dopo s’accorge che Cristo cammina sulle acque dei secoli. Pietro, che affonda nella notte, fra le onde e la tempesta, è l’immagine del papato, il quale, umanamente considerato, dovrebbe essere affondato da lungo, ma vien sorretto da Cristo e perciò non può andare a fondo. La scena in quell’ora notturna sul lago di Genezaret è un simbolo della Chiesa nell’oscurità dei tempi.
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)
Capitolo 2
La nostra spiritualità
Art. 16 – I Sodali renderanno grazie al Figlio sorgente di redenzione e di salvezza, di amore e di compassione, di misericordia e di perdono.
Nel Figlio ci è stato dato ogni dono, ma quale “linguaggio potrà esporre degnamente i doni che Dio ci ha fatto? Tale è la loro abbondanza che il numero ce ne sfugge; essi sono grandi e di tale natura che uno solo ci costringe a offrire tutta la nostra gratitudine a colui che ce li ha elargiti” (San Basilio Magno, Regole lunghe, 2,2-4).
Art. 17 – I Sodali, consapevoli che per “essere in contatto con Cristo, bisogna dapprima essere stati toccati dallo Spirito Santo” (CCC 683), adoreranno e glorificheranno lo Spirito Santo, “che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio” (Credo), e lo accoglieranno come Persona (cfr. CCC 686).