I Lettura: Nella storia della Chiesa nascente si ripetono fatti simili che hanno caratterizzato la vita di Gesù: un terremoto scuote le fondamenta della prigione, così come un terremoto aprì le tombe quando Gesù morì. Grazie alla liberazione di Paolo e Sila, la parola di Dio continua la sua corsa facendo così rinascere a vita nuova i credenti. Questa rinascita avviene anche nella vita del carceriere che, mediante l’ascolto della parola, giunge al Battesimo. Nel caso di Paolo e Sila come in quello del carceriere, è sempre e solo la potenza del Signore risorto che si manifesta a salvezza di tutti.
Vangelo: Nei Vangeli si alternano presenza e assenza del Signore. Questa alternanza non è a caso ma è un metodo pedagogico scelto da Cristo per condurre ed educare alla vera sapienza i suoi. Le assenze di Gesù provocano scoraggiamento, ma i suoi vengono consolati dall’incessante esclamazione: “È bene per voi che io me ne vada”. È bene, perché così si compie il mistero pasquale, il passaggio, cioè, dalla Risurrezione alla Pentecoste e la storia della salvezza può continuare con la venuta del Consolatore.
Se non me ne vado, non verrà a voi il Paráclito – Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?” – Giovanni Paolo II (Regina Coeli, 4 maggio 1986): Le parole di Cristo pronunciate alla vigilia della passione e della morte di croce assumono intera pienezza di significato nel momento in cui la Chiesa si prepara alla dipartita di Cristo nel 40° giorno dopo la risurrezione. Questo giorno è ormai vicino. Ed è vicina quella gioia della quale parla Gesù ai suoi discepoli in quel giorno, nel cenacolo, prima della sua passione: “la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16,20). Sarà la gioia per la nascita della Chiesa. La tristezza per la dipartita di Cristo si cambierà proprio in questa gioia, quando gli apostoli sperimenteranno – nel giorno della Pentecoste – che è in loro la forza dello Spirito di Verità, che consente loro – al di sopra di ogni riguardo umano e dell’intera debolezza umana – di testimoniare il Crocifisso risorto. Insieme con la venuta dello Spirito Santo si inizierà nella storia dell’umanità il tempo della Chiesa, in cui continua a maturare la pienezza dei tempi, iniziata sulla terra col Cristo, concepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine, il cui nome era Maria.
Lo Spirito Santo dimora nella Chiesa e nel cuore dei fedeli come in un tempio – Lumen Gentium 4: Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cfr Gv 17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa e affinché i credenti avessero così attraverso Cristo accesso al Padre in un solo Spirito (cfr Ef 2,18). Questi è lo Spirito che dà la vita, una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna (cfr Gv 4,14; 7,38-39); per mezzo suo il Padre ridà la vita agli uomini, morti per il peccato, finché un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (cfr. Rm 8,10-11). Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr 1Cor 3,16; 6,19) e in essi prega e rende testimonianza della loro condizione di figli di Dio per adozione (cfr Gal 4,6; Rm 8,15-16; 8,26). Egli introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr Ef 4,11-12; 1Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Poiché lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù: «Vieni» (cfr Ap 22,17). Così la Chiesa universale si presenta come «un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Lo Spirito Santo dimostrerà la colpa del mondo… – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 maggio 1989): Spirito di verità, paraclito, è colui che, secondo la Parola di Cristo, “convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16,8). È significativa la spiegazione che Gesù stesso dà di queste parole: peccato, giustizia e giudizio. “Peccato” significa soprattutto la mancanza di fede incontrata da Gesù tra “i suoi”, quelli cioè del suo popolo, i quali giunsero sino alla sua condanna a morte sulla Croce. Parlando poi della “giustizia”, Gesù sembra aver in mente quella giustizia definitiva, che il Padre gli renderà (… perché vado al Padre) nella Risurrezione e nell’Ascensione al cielo. In questo contesto, “giudizio” significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del “mondo” nel rifiutare Cristo, o, più generalmente, nel voltare le spalle a Dio. Poiché però il Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo, in realtà anche quel “convincere quanto al peccato” da parte dello Spirito di verità deve essere inteso come un intervento orientato alla salvezza del mondo, al bene finale degli uomini. Il “giudizio” si riferisce soprattutto al “principe di questo mondo”, cioè a Satana. Egli infatti sin dall’inizio tenta di volgere l’opera della creazione contro l’alleanza e l’unione dell’uomo con Dio: scientemente si oppone alla salvezza. Perciò è “già stato giudicato” sin dall’inizio, come ho spiegato nell’enciclica Dominum et Vivificantem (27).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«Ogni carne nella quale abbia preso dimora lo Spirito Santo, se verrà riscontrata pura e senza macchia, riscuoterà la sua ricompensa… Ascoltami, dunque, adesso! Conserva immacolata e monda questa tua carne, in modo che lo Spirito, abitando in essa, renda testimonianza in suo favore ed essa venga così giustificata. Sta’ attento che non s’insinui nel tuo cuore la persuasione che questa tua carne sia destinata all’annientamento e tu, in conseguenza di ciò, abusi di essa con qualche nefandezza: se macchi la tua carne, infatti, macchi anche lo Spirito Santo e, se macchi lo Spirito Santo, non avrai la vita» (Erma).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato». La prima Lettura dell’odierna Liturgia della Parola, narra di Paolo e Sila che si trovano a Filippi e lì, a motivo del loro annuncio, vengono catturati, bastonati e imprigionati. Sembrerebbe la narrazione di un ennesimo fallimento. Anzi di più, apparentemente siamo dinanzi ad una ingiustizia senza precedenti: questi poveri fratelli lasciano case e famiglie per andare ad annunciare il Vangelo di Cristo e si ritrovano bastonati e incarcerati. Proprio loro che annunciano la liberazione operata dal Signore, si ritrovano legati con ceppi e catene. Perché Dio ha permesso questo? Dov’era Dio in quel momento? Perché non aveva a cuore la serenità e la libertà di questi suoi figli? Forse avrebbero fatto bene Paolo e Sila a rimanersene a pregare nella propria casa, sbrigandosi le faccende personali, evitandosi fatiche e dolori! E invece, basta scorrere fino in fondo al racconto per comprendere che portata di grazia scaturisce da quella cattura: i malavitosi carcerati vengono toccati nel cuore dai canti e le preghiere di Paolo e Sila; il carceriere viene raggiunto dall’annuncio della buona Novella, convertendosi; tutta la sua famiglia crede e riceve il Battesimo. Forse dovremmo riflettere di più su come Dio usa quelle che noi chiamiamo contrarietà per raggiungere tutti, per mostrare la sua potenza e usare la sua misericordia.
Preghiamo
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…