I Lettura: Il discorso di Paolo all’Areòpago di Atene offre un buon modello a coloro che sentono il bisogno di evangelizzare nelle diverse culture. In primo luogo questo perché si riesce a trovare il punto giusto di inserimento del nuovo messaggio nella concreta situazione culturale che incontra: è una vera e propria delicata operazione di innesto tra due mentalità diverse. In secondo luogo Paolo sa ricondurre la religiosità-ignoranza dei Greci a quel bisogno naturale di Dio. A tempo opportuno, Paolo, inserisce l’Annunzio di Cristo, morto e risorto.
Vangelo: Gesù non può rivelare tutto agli apostoli. Molte cose avrebbe da dire ma essi non sono in grado di capire. Ciò che Cristo ha iniziato per mezzo della sua risurrezione, ora lo porta avanti per mezzo dello Spirito Santo. È lo Spirito infatti che ci aiuta ad accogliere, trattenere ed esprimere il significato profondo e quasi inesauribile delle parole di Cristo. È lo Spirito che ci guida, cioè suscita in noi il desiderio, verso la verità tutta intera. È lo Spirito che ci rivela la gloria di Cristo educandoci a vivere in pienezza il mistero pasquale.
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità – Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Molte cose ho ancora da dirvi…: Giovanni Paolo II (Omelia, 14 giugno 1992): “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (Gv 16,12). Ripeto a voi con il nostro Maestro e Signore queste parole del Cenacolo. Davvero, la parola di verità sul sacerdozio è così grande, che è difficile esprimerla. Occorre quindi affidarla allo stesso Spirito di Verità. Bisogna affidarla a Lui specialmente oggi, nella prospettiva dell’intera vita di ciascuno di voi, di ciascuno di noi, affinché il Paraclito vi comunichi (cfr Gv 16,13), giorno dopo giorno, e fino in fondo, la verità sul vostro sacerdozio ministeriale. Vi comunichi tale verità attingendo sempre al grande mistero che è il sacerdozio di Cristo; la comunichi a ciascuno di noi, servi indegni, che il Signore ha voluto fare amici suoi. Sì, la verità sul sacerdozio è “un parlare dello Spirito Santo”, grazie al quale l’uomo può vantarsi “nella speranza della gloria di Dio” (cfr Rm 5,2). L’Apostolo aggiunge: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi annuncerà le cose future – Congregazione della Dottrina della Fede (Il messaggio di Fatima, 26 giugno 2000): Da una parte, lo Spirito fa da guida e così dischiude una conoscenza, per portare il peso della quale prima mancava il presupposto – è questa l’ampiezza e la profondità mai conclusa della fede cristiana. Dall’altra parte, questo guidare è un «prendere» dal tesoro di Gesù Cristo stesso, la cui profondità inesauribile si manifesta in questa conduzione ad opera dello Spirito. Il Catechismo cita al riguardo una profonda parola di Papa Gregorio Magno: «Le parole divine crescono insieme con chi le legge» (CCC 94, S. Gregorio, in Ez 1, 7, 8). Il Concilio Vaticano II indica tre vie essenziali, in cui si realizza la guida dello Spirito Santo nella Chiesa e quindi la «crescita della Parola»: essa si compie per mezzo della meditazione e dello studio dei fedeli, per mezzo della profonda intelligenza, che deriva dall’esperienza spirituale e per mezzo della predicazione di coloro «i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità» (Dei Verbum 8).
L’invio dello Spirito Santo – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 7 Novembre 1990): Quanto alla processione e all’origine dello Spirito Santo dal Figlio, i testi del Nuovo Testamento, pur non parlandone apertamente, tuttavia mettono in rilievo relazioni quanto mai strette tra lo Spirito e il Figlio. L’invio dello Spirito Santo sui credenti non è opera del solo Padre, ma anche del Figlio. Infatti, nel cenacolo, dopo aver detto: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome” (Gv 14,26), Gesù aggiunge: “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16,17). Altri passi evangelici esprimono il rapporto tra lo Spirito e la rivelazione effettuata dal Figlio, come là dove Gesù dice: “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16,14-15). Il Vangelo dice chiaramente che il Figlio – non soltanto il Padre – “manda” lo Spirito Santo, e anzi che lo Spirito “prende” dal Figlio ciò che rivela, poiché tutto quello che il Padre possiede è anche del Figlio. Dopo la risurrezione, questi annunzi troveranno la loro realizzazione quando Gesù, entrato “a porte chiuse” nel luogo in cui gli apostoli s’erano nascosti per timore dei Giudei, “aliterà” su di loro e dirà: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
Ebbene, colui che, senza conoscerlo… – “Paolo avvalendosi di esempi tratti dai poeti greci, come in questo rifacendosi ai Fenomeni di Arato, dimostra di apprezzare ciò che di buono è stato detto dai Greci, inoltre, lasciò intuire che in questo Dio ignoto i Greci onoravano senza saperlo il Dio creatore, al cui conoscenza vera dovevano però ricevere ed apprendere attraverso il Figlio. E proseguendo dice: Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me (At 2,17-18). Questi occhi di ciechi che si aprono stanno a significare l’atto di riconoscere il Padre per mezzo del Figlio e il convertirsi dal potere di Satana vuole significare l’allontanamento dal peccato, a causa del quale si era creata la schiavitù” (Clemente Alessandrino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità». Man mano che ci avviciniamo ai misteri della fede che concludono il Tempo di Pasqua, la Liturgia ci accompagna a vivere bene e quindi a comprendere nel miglior modo il mistero dell’Ascensione e della Pentecoste. Da una parte il Cristo che torna al Cielo da dove era venuto (cfr Gv 3,13), dall’altra il dono dello Spirito Santo. Gesù sale ma non ci lascia: egli rimane sempre con noi. Lo Spirito Santo scende per portarci al Padre per mezzo di Cristo. Ed è dalla contemplazione, apparentemente difficile da cogliere, di questi misteri fondamentali della nostra fede, che riscopriamo la nostra vita intimamente trinitaria. Ecco perché, come avremo modo di approfondire a suo tempo, a conclusione di tutto questo ciclo liturgico la Chiesa contempla il trionfo e il regno della Santissima Trinità (la domenica dopo Pentecoste). Senza il dono dello Spirito Santo non avremmo la sapienza per comprendere il dono redentivo di Cristo, e senza Gesù Via, Verità e Vita, non avremmo accesso al Padre, non potremmo essere chiamati figli di Dio (cfr Gv 1,12), non avremmo la comunione dei santi e la grazia divina in noi. Cose tutte che otteniamo dall’essere innestati in Cristo e col rimanere in lui (cfr Gv 15,5). Lasciamoci, dunque, guidare docilmente dallo Spirito: ci guidi egli alla pienezza della fede.
Preghiamo
O Dio, che ci chiami a celebrare nella fede la risurrezione del tuo Figlio, fa’ che possiamo rallegrarci con lui insieme ai tuoi santi nel giorno della sua venuta. Egli è Dio, e vive e regna con te…