I Lettura: Il popolo, gli anziani e gli scribi sono furibondi non potendo controbattere alle parole di Stefano, e così lo lapidano.
Vangelo: Come la sapienza (cfr Pro 9,1s), Gesù invita gli uomini “a convito. Per Giovanni, Gesù è la sapienza di Dio che la rivelazione biblica tendeva a personificare [cfr Gv 1,1+]” (Bibbia di Gerusalemme).
Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo – Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Stefano – Benedetto XVI (Udienza Generale, 10 gennaio 2007): “La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l’impegno sociale della carità dall’annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme. Soprattutto, santo Stefano ci parla di Cristo, del Cristo crocifisso e risorto come centro della storia e della nostra vita. Possiamo comprendere che la Croce rimane sempre centrale nella vita della Chiesa e anche nella nostra vita personale. Nella storia della Chiesa non mancherà mai la passione, la persecuzione. E proprio la persecuzione diventa, secondo la celebre frase di Tertulliano, fonte di missione per i nuovi cristiani. Cito le sue parole: «Noi ci moltiplichiamo ogni volta che da voi siamo mietuti: è un seme il sangue dei cristiani» [Apologetico 50,13: Plures efficimur quoties metimur a vobis: semen est sanguis christianorum]. Ma anche nella nostra vita la croce, che non mancherà mai, diventa benedizione. E accettando la croce, sapendo che essa diventa ed è benedizione, impariamo la gioia del cristiano anche nei momenti di difficoltà. Il valore della testimonianza è insostituibile, poiché ad essa conduce il Vangelo e di essa si nutre la Chiesa. Santo Stefano ci insegni a fare tesoro di queste lezioni, ci insegni ad amare la Croce, perché essa è la strada sulla quale Cristo arriva sempre di nuovo in mezzo a noi.
Signore, dacci sempre… – CCC 2828-2829: “Dacci”: è bella la fiducia dei figli che attendono tutto dal loro Padre. Egli “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5,45) e dà a tutti i viventi “il cibo in tempo opportuno” (Sal 104,27). Gesù ci insegna questa domanda, che in realtà glorifica il Padre nostro perché è il riconoscimento di quanto egli sia Buono al di là di ogni bontà. “Dacci” è anche l’espressione dell’Alleanza: noi siamo suoi ed egli è nostro, è per noi. Questo “noi” però lo riconosce anche come il Padre di tutti gli uomini, e noi lo preghiamo per tutti, solidali con le loro necessità e le loro sofferenze.
… questo pane – CCC 2830: Il Padre, che ci dona la vita, non può non darci il nutrimento necessario per la vita, tutti i beni “convenienti”, materiali e spirituali. Nel Discorso della montagna Gesù insiste su questa confidenza filiale che coopera con la Provvidenza del Padre nostro. Egli non ci spinge alla passività, ma vuole liberarci da ogni affanno e da ogni preoccupazione. Tale è l’abbandono filiale dei figli di Dio: A chi cerca il Regno di Dio e la sua giustizia, egli promette di dare tutto in aggiunta. In realtà, tutto appartiene a Dio e nulla manca all’uomo che possiede Dio, se egli stesso non manca a Dio.
Signore, dacci sempre questo pane: Giovanni Paolo II (Omelia, 31 maggio 1997): Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sè ancora un’altra fame, una fame più fondamentale, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta qui di fame di vita, di fame di eternità. Il segno della manna era l’annuncio dell’avvento di Cristo, che avrebbe soddisfatto la fame di eternità da parte dell’uomo diventando Lui stesso il “pane vivo” che “dà la vita al mondo”. Ed ecco: coloro che l’ascoltano chiedono a Gesù di compiere ciò che veniva annunziato dal segno della manna, forse senza rendersi conto di quanto lontano andava quella loro richiesta: “Signore, dacci sempre questo pane” (Gv 6,34). Quanto è eloquente questa richiesta! Quanto generoso e quanto sorprendente è il suo compimento. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete… Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,35.55-56). “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo – “In questo sta la differenza tra pane materiale e Pane spirituale: il pane materiale è trasformato in carne e sangue, prendendo vita da noi, invece il Pane spirituale ci trasforma in Se stesso e ci dona la sua Vita” (Sant’Alberto Magno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo». Anche se lo abbiamo già fatto diverse volte, credo non sia mai abbastanza indugiare un po’ di più sul riflettere circa la grande responsabilità che abbiamo dinanzi alla libertà che ci è concessa di corrispondere o meno agli impulsi salvifici dello Spirito Santo. Cosa significa opporre resistenza? Significa chiudere gli infissi alla luce che brilla, scegliendo volontariamente di rimanere nell’oscurità; significa disattendere le indicazioni che ci vengono fornite lungo il cammino, scegliendo di smarrirci lungo la via; significa innalzare muri e creare barriere affinché venga mortificata o non si realizzi affatto la comunione con Dio e con i fratelli; significa ancorarsi alle proprie ragioni, ai propri diritti e ai propri puntigli non permettendo al soffio dello Spirito di spingerci verso la salvezza; significa inaridirsi volutamente, non permettendo alla divina rugiada di irrorarci con la sua grazia. Per cui leggiamo, ascoltiamo e conosciamo la Parola di Dio ma alla fine facciamo quello che vogliamo, non ci facciamo convincere, non ci lasciamo coinvolgere. Così avvenne per coloro che non riconobbero il Cristo e i suoi discepoli uccidendo l’Uno e gli altri. Così accade anche a noi se, chiusi alle divine ispirazioni, rimaniamo incirconcisi nel cuore e impenetrabili alla grazia.
Preghiamo
O Dio, che apri la porta del tuo regno agli uomini rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo, accresci in noi la grazia del Battesimo, perché liberi da ogni colpa possiamo ereditare i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…