I Lettura: La missione degli Apostoli si muove tra il successo e la persecuzione scatenata dal Sinedrio che ritiene il cristianesimo un serio pericolo per il giudaismo ufficiale. Tradotti in carcere gli apostoli vengono liberati miracolosamente dall’Angelo del Signore. Non capacitandosi dell’accaduto il Sinedrio ordina di riprenderli, un arresto fatto senza violenza perché la soldatesca teme di essere lapidata dal popolo. Un indizio della buona fama che godevano i credenti presso il popolo.
Vangelo: Dio rivela la sua onnipotenza verso l’umanità non col punire i colpevoli distruggendoli con raffinate morti, non con l’an-nientare i nemici precipitandoli nell’Inferno, ma manifestando la sua pazienza, il suo perdono (cfr 2Pt 3,9), anche se questo suo agire lo può far apparire quasi un debole, come se dovesse sempre perdere dinanzi alla prepotenza dell’uomo. Dio dà il massimo donando il Figlio e non poteva né dare né fare di più. In questo modo, la croce è il segno dell’amore smisurato di Dio: nel mistero della croce l’albero della vita ritorna a fiorire e si manifesta pienamente l’amore dello Sposo alla sposa (cfr Ef 5,25); attraverso il cuore trafitto di Cristo Gesù, l’uomo può attingere alle «imperscrutabili ricchezze» (Ef 3,8) dell’amore di Dio.
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui – Dal Van-gelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Missione e opera del Figlio – Lumen Gentium 3: È venuto quindi il Figlio, mandato dal Padre, il quale in lui prima della fondazione del mondo ci ha eletti e ci ha predestinati a essere adottati in figli, perché in lui si compiacque di ricapitolare tutte le cose (cfr Ef 1, 4-5.10). Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ce ne ha rivelato il mistero, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione. La Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo. Questo inizio e questa crescita sono simboleggiati dal sangue e dall’acqua che uscirono dal costato aperto di Gesú crocifisso (cfr Gv 19,34), e sono preannunziati dalle parole del Signore circa la sua morte in croce: “E io, quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me” (Gv 12,32 gr.). Ogni volta che il sacrificio della croce, “col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato” (1Cor 5,7), viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione. E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo (cfr 1Cor 10,17). Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito… – CCC 219-221: L’amore di Dio per Israele è paragonato all’amore di un padre per il proprio figlio. È un amore più forte dell’amore di una madre per i suoi bambini. Dio ama il suo Popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa; questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà; arriverà fino al dono più prezioso: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). L’amore di Dio è “eterno” (Is 54,8): “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto” (Is 54,10). “Ti ho amato di un amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3). Ma san Giovanni si spingerà oltre affermando: “Dio è Amore” (1Gv 4,8.16): l’Essere stesso di Dio è Amore. Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio unigenito e lo Spirito d’Amore, Dio rivela il suo segreto più intimo: è lui stesso eterno scambio d’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati ad esserne partecipi.
… perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna – CCC 458: Il Verbo si è fatto carne perché noi così conoscessimo l’amore di Dio: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui” (1Gv 4,9). “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).
Chi crede in lui non è condannato – CCC 161: Credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati. «Poiché “senza la fede è impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11,6) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non “persevererà in essa sino alla fine” (Mt 10,22)».
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
“Infatti chi compie il male, odia la luce…: non dice chi ha compiuto, ma chi compie il male; perché se uno ha fatto il male, ma ne è pentito… può avvicinarsi alla Luce. Invece chi compie il male, ossia persevera nel male, e non ne prova dolore, non viene alla Luce, ma la odia… in quanto essa mette a nudo il peccato dell’uomo… Chi infatti non vuole abbandonare il male, non sopporta di essere rimproverato, perciò fugge e odia il rimprovero” (Tommaso d’Aquino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Gli Apostoli non si fermano dinanzi alle minacce e alla persecuzione: annunciano il bel nome di Gesù e il suo Vangelo a Gerusalemme e altrove, cogliendo ogni occasione. Le ritorsioni non tardano ad arrivare ed ecco che si ritrovano in prigione. Ma la Parola di Dio non si può imprigionare! Un angelo viene a liberarli e a incoraggiarli, inviandoli nuovamente nel tempio ad annunciare Cristo, Parola di vita. Se gli Apostoli avessero cominciato a ragionare come noi, diciamocelo chiaramente, avrebbero anzitutto cercato di essere prudenti per non correre rischi, poi avrebbero pensato che di Parola non ci si sazia e bisogna pur andare a lavorare, magari lasciando alla missionarietà qualche sparuto momento di vuoto, e poi c’è la salute da salvaguardare, i rapporti sociali da coltivare… Insomma per noi non ci sarebbe stato il carcere, e non perché avremmo convinto, o ancor più convertito, gli aguzzini a nostro favore, ma semplicemente perché in fin dei conti non saremmo mai arrivati a vivere e testimoniare fino in fondo la nostra fede in Dio. Siamo troppo impegnati a salvare noi stessi per permettere a Dio di mandare i suoi angeli a salvarci. Preferiamo fare in proprio! Così facendo, però, non realizziamo i progetti missionari di Dio e non viviamo affatto la nostra fede.
Preghiamo
O Padre, che nella Pasqua del tuo Figlio hai ristabilito l’uomo nella dignità perduta e gli hai dato la speranza della risurrezione, fa’ che accogliamo e viviamo nell’amore il mistero celebrato ogni anno nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo…