aprile, meditazioni

13 APRILE 2020 – LUNEDÌ DELL’ANGELO

I Lettura: Ci troviamo di fronte ad una parte del discorso che Pietro fece il giorno di Pentecoste. Pietro dà al fatto pentecostale una parte centrale che è decisamente cristologica. Lo Spirito donato ci introduce nella perfetta intelligenza del mistero di Gesù: vero uomo e vero Dio, messo a morte dagli uomini ma risuscitato da Dio. All’origine della Chiesa c’è l’esperienza del Risorto. Senza Risurrezione gli apostoli non avrebbero avuto nulla da annunciare. L’apostolo è definito come testimone della Risurrezione: non deve riportare riflessioni sue, ma ciò che ha visto: il Risorto.

Vangelo: Abbiamo due colloqui con finali molto diversi tra loro: uno tra Gesù e le donne e uno tra i sommi sacerdoti e le guardie. Nel primo colloquio le donne sono in cammino per portare l’an-nunzio della risurrezione ai discepoli, quindi è chiaro che le donne hanno creduto all’evento. Cosa inversa invece risulta essere la reazione dei capi dei sacerdoti nel secondo colloquio dove pur ricevendo anche loro l’annuncio, deliberatamente lo rifiutano. Matteo vuole sottolineare il fatto che la storia dell’umanità, quando è visitata da Dio, diventa necessariamente motivo di contrasto, segno di contraddizione.

Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno – Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Il giorno della Risurrezione – CCC 2174: Gesù è risorto dai morti «il primo giorno della settimana» (Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1; Gv 20,1). In quanto «primo giorno», il giorno della Risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto ottavo «giorno», che segue il sabato, esso significa la nuova creazione inaugurata con la Risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore («e Kyriaké eméra», «dies dominica»), la «Domenica».

La Risurrezione come evento trascendente – CCC 647: «O notte – canta l’«Exultet» di Pasqua – tu solo hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi». Infatti, nessuno è stato testimone oculare dell’avvenimento stesso della Risurrezione e nessun evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il passaggio ad un’altra vita. Avvenimento storico constatabile attraverso il segno del sepolcro vuoto e la realtà degli incontri degli Apostoli con Cristo risorto, la Risurrezione resta non di meno, in ciò in cui trascende e supera la storia, al cuore del Mistero della fede. Per questo motivo Cristo risorto non si manifesta al mondo, ma ai suoi discepoli, «a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme», i quali «ora sono i suoi testimoni davanti al popolo» (At 13,31).

La risurrezione di Gesù non un’idea inventata dagli apostoli: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 1 febbraio 1989): La professione di fede, che facciamo nel Credo quando proclamiamo che Gesù Cristo “il terzo giorno è risuscitato da morte”, si fonda sui testi evangelici che, a loro volta, ci trasmettono e fanno conoscere la prima predicazione degli apostoli. Da queste fonti risulta che la fede nella Risurrezione è, sin dall’inizio, una convinzione basata su un fatto, su un evento reale, e non un mito o una “concezione”, un’idea inventata dagli apostoli o prodotta dalla comunità post-pasquale raccolta intorno agli apostoli a Gerusalemme, per superare insieme con loro il senso di delusione, conseguente alla morte di Cristo in Croce. Dai testi risulta tutto il contrario, e perciò, come ho detto, l’ipotesi ventilata è anche criticamente e storicamente insostenibile. Gli apostoli e i discepoli non hanno inventato la Risurrezione (ed è facile capire che erano del tutto incapaci di un’operazione simile). Non vi è traccia di una loro esaltazione personale o di gruppo, che li abbia portati a congetturare un evento desiderato e atteso e a proiettarlo nell’opinione e nella credenza comune come reale, quasi per contrasto e come compensazione della delusione subita. Non vi è traccia di un processo creativo di ordine psicologico-sociologico-letterario nemmeno nella comunità primitiva o negli autori dei primi secoli. Gli apostoli per primi hanno creduto, non senza forti resistenze, che Cristo era risorto semplicemente perché la Risurrezione fu da loro vissuta come un evento reale, di cui poterono convincersi di persona incontrandosi più volte col Cristo nuovamente vivo, nel corso di quaranta giorni. Le successive generazioni cristiane accettarono quella testimonianza, fidandosi degli apostoli e degli altri discepoli come di testimoni credibili. La fede cristiana nella Risurrezione di Cristo è, dunque, legata a un fatto, che ha una precisa dimensione storica.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

“Abbandonato in fretta il sepolcro… il sepolcro è il posto dei morti, cioè rappresenta lo stato di peccato, per cui allontanarsi dal sepolcro significa allontanarsi dal peccato; e notate che dice in fretta, perché dal peccato bisogna allontanarsi in fretta” (Tommaso d’Aquino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». “Questo dunque è l’annuncio che la Chiesa ripete fin dal primo giorno: Cristo è risorto! E, in Lui, per il Battesimo, anche noi siamo risorti, siamo passati dalla morte alla vita, dalla schiavitù del peccato alla libertà dell’amore. Ecco la buona notizia che siamo chiamati a portare agli altri e in ogni ambiente, animati dallo Spirito Santo. La fede nella risurrezione di Gesù e la speranza che Egli ci ha portato è il dono più bello che il cristiano può e deve offrire ai fratelli. A tutti e a ciascuno, dunque, non stanchiamoci di ripetere: Cristo è risorto! (…) Ripetiamolo con le parole, ma soprattutto con la testimonianza della nostra vita. La lieta notizia della Risurrezione dovrebbe trasparire sul nostro volto, nei nostri sentimenti e atteggiamenti, nel modo in cui trattiamo gli altri. Noi annunciamo la risurrezione di Cristo quando la sua luce rischiara i momenti bui della nostra esistenza e possiamo condividerla con gli altri; quando sappiamo sorridere con chi sorride e piangere con chi piange; quando camminiamo accanto a chi è triste e rischia di perdere la speranza; quando raccontiamo la nostra esperienza di fede a chi è alla ricerca di senso e di felicità. Con il nostro atteggiamento, con la nostra testimonianza, con la nostra vita, diciamo: Gesù è risorto! Lo diciamo con tutta l’anima” (Papa Francesco).

Preghiamo

O Padre, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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