Antifona d’ingresso
Sono risorto, sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia. (cfr Sal 139,18.5-6)
Oppure:
Il Signore è davvero risorto. Alleluia! A lui gloria e potenza nei secoli eterni! (Lc 24,34; cfr Ap 1,6)
Colletta
O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio e vive…
Prima Lettura At 10,34a.37-43
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
Pietro testimonia solennemente, in casa di Cornelio, che Cristo è risorto dai morti e che chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati. Questo brano degli Atti è importante perché sottolinea la destinazione universale della salvezza. Cornelio è un centurione pagano che riceve l’effusione dello Spirito proprio mentre Pietro sta ancora parlando e viene battezzato con tutta la sua famiglia. Non ci sono più barriere né distinzioni etniche: tutti gli uomini sono chiamati a formare l’immensa famiglia di Dio.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 117 (118)
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». Rit.
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. Rit.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Rit.
Seconda Lettura Col 3,1-4
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.
Nel testo seguente si fa menzione del mistero pasquale sotto l’aspetto di un cambiamento radicale che ha ormai determinato la nostra vita: siamo morti per le cose del mondo e vivi per Dio; non è autentica la Pasqua che si celebra rimanendo vecchi e prigionieri delle passioni e del peccato. Con un carattere esortativo, la lettura pone l’accento sulla partecipazione di tutti i credenti alla risurrezione di Cristo. Cristo non è risorto soltanto per se stesso, la sua volontà esplicita è quella di far risorgere insieme a Lui tutti quelli che credono.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Parola di Dio.
Oppure 1Cor 5,6b-8
Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova.
L’attenzione di Paolo ha al suo centro l’evento della Pasqua, con la consuetudine ebraica di mangiare il pane non lievitato. Il lievito, nell’inter-pretazione simbolica dell’Apostolo, acquista un significato negativo, di-venendo simbolo di impurità, di malizia e di perversità, sintetizzando tutte quelle tendenze negative che rubano all’uomo l’innocenza e snaturano la sua semplicità originaria. Al contrario, la Pasqua con gli azzimi, esprime un ritorno all’innocenza originaria. In definitiva, la Pasqua rappresenta un anelito alla purezza.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità. Parola di Dio.
Sequenza
Alla vittima pasquale,/s’innalzi oggi il sacrificio di lode./L’agnello ha redento il suo gregge,/l’Innocente ha riconciliato/noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate/in un prodigioso duello./Il Signore della vita era morto;/ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria:/che hai visto sulla via?»./«La tomba del Cristo vivente,/la gloria del Cristo risorto,/e gli angeli suoi testimoni,/il sudario e le sue vesti./Cristo, mia speranza, è risorto;/precede i suoi in Galilea».
Sì, ne siamo certi:/Cristo è davvero risorto./Tu, Re vittorioso,/abbi pietà di noi.
Canto al Vangelo cfr 1Cor 5,7-8
Alleluia, alleluia.
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: facciamo festa nel Signore.
Alleluia.
Vangelo Gv 20,1-9
Egli doveva risuscitare dai morti.
Il Cristo risorto appare a Maria Maddalena e alla comunità dei discepoli. L’evangelista precisa che c’era ancora buio (cfr v. 1b). La Maddalena si muove perciò nelle tenebre della notte, pur camminando verso la luce. Le tenebre indicano la non conoscenza del significato nuovo che la morte ha acquisito in Gesù. Lei va semplicemente al sepolcro per onorare il cadavere del Maestro. Non sa ancora quale annuncio di vita scaturirà per tutti i credenti da quella tomba ormai vuota. Inoltre, non sa che lettura dare al dato oggettivo della tomba vuota e pensa a un trafugamento del cadavere per opera di ignoti.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario — che era stato sul suo capo — non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
In questo giorno santissimo, in cui la potenza dello Spirito ci crea come uomini nuovi a immagine del Signore risorto e fa di tutti noi il suo popolo santo, innalziamo la nostra preghiera unanime, perché la gioia della Pasqua si estenda nel mondo intero. Preghiamo insieme e diciamo: Per la santa risurrezione del tuo Figlio, ascoltaci, o Padre.
– Per la Chiesa di Dio, perché abbia sempre più viva coscienza di essere la comunità pasquale, generata dal Cristo umiliato sulla croce e glorificato nella risurrezione, preghiamo. Rit.
– Per tutti i battezzati, perché nell’aspersione del sangue e dell’acqua,
che scaturiscono dal costato di Cristo, rinnovino la grazia della loro rinascita nello Spirito, preghiamo. Rit.
– Per l’umanità intera, perché si diffonda nel mondo il lieto annunzio
che in Cristo si è fatta pace fra l’uomo e Dio, l’uomo e se stesso, l’uomo e i suoi fratelli, preghiamo. Rit.
– Per le nostre famiglie, perché in ogni casa si celebri nella sincerità e nella verità l’evento pasquale, e si condivida il dono del Signore con gesti concreti verso i piccoli, i poveri e i sofferenti, preghiamo. Rit.
– Per tutte le sorelle e i fratelli defunti, perché fin da ora siano commensali al banchetto eterno, nell’attesa della risurrezione dei corpi alla fine dei tempi, preghiamo. Rit.
Celebrante
O Padre, che nella risurrezione del tuo Figlio dissolvi ogni paura
e rendi possibile ciò che il nostro cuore non osa sperare, concedi ad ogni uomo che si dice cristiano di rinnovarsi nel pensiero e nelle opere
con la fede di chi nel Battesimo si sente risorto. Per Cristo nostro…
Preghiera sulle offerte
Esultanti per la gioia pasquale ti offriamo, Signore, questo sacrificio, nel quale mirabilmente nasce e si edifica sempre la tua Chiesa. Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla comunione
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: celebriamo dunque la festa
con purezza e verità. Alleluia. (1Cor 5,7-8)
Oppure:
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino e vide che la pietra era stata ribaltata. Alleluia. (Gv 20,1)
Oppure:
Gesù, il crocifisso è risorto, come aveva detto. Alleluia. (Mt 28,5.6; cfr Mc 16,6; Lc 24,6)
Preghiera dopo la comunione
Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente, con l’inesauribile forza del tuo amore, perché, rinnovata dai sacramenti pasquali, giunga alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
Approfondimento
La risurrezione e il discepolo – I frutti della risurrezione di Cristo, per il discepolo, hanno inizio con la comunione vitale con il Signore Gesù, mediante il battesimo, per maturare con la comunione totale alla sua gloria nel Regno del Padre.
Coloro che ascoltano Pietro, nel giorno di Pentecoste, nel sentirsi «trafiggere il cuore» (compúncti sunt corde At 2,37), chiedono: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». Pietro risponde loro di fare penitenza e farsi battezzare. Mediante il battesimo, coloro che diventavano credenti, entravano immediatamente in una «comunità di salvezza». Ma non si trattava più di un battesimo di penitenza, come quello di Giovanni Battista, ma di un battesimo «in Spirito santo e fuoco» (Mt 3,11).
Il fuoco è un’immagine cara all’Antico Testamento e vuole indicare «l’intervento sovrano di Dio e del suo Spirito che purifica le coscienze» (Bibbia di Gerusalemme). Le acque salutari del battesimo cristiano, quindi, purificando e immergendo l’uomo nella vita di Cristo, Verbo di Dio, gli fanno fruire copiosamente dei frutti della sua incarnazione, morte e risurrezione.
In Rm 6,4 l’apostolo Paolo fornisce una spiegazione teologica di questa azione divina: «Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova».
Sepolti con lui…, Paolo con questa immagine vuole affermare che il battesimo seppellisce realmente il peccatore nella morte del Cristo (cfr Col 2,12), da dove esce realmente, mediante la risurrezione con lui (cfr Rm 8,11), «nuova creatura» (2Cor 5,17), «uomo nuovo» (Ef 2,15), membro del corpo unico animato dall’unico Spirito (cfr 1Cor 12,13; Ef 4,4s).
Con il battesimo, il credente risorge e siede alla destra del Padre (cfr Ef 2,6; Col 3,1). Questa risurrezione, che sarà totale e definitiva solo alla fine dei tempi (cfr 1Cor 15,12s), si realizza già fin d’ora mediante una vita nuova secondo lo Spirito (cfr Rm 8,2s; Gal 5,16-24), una vita nuova che già inizia quaggiù in virtù della inabitazione dello Spirito nel credente: «E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). Una ricreazione che abbraccia l’intera creazione, la quale «attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio… e nutre la speranza di essere lei pure liberata… per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,19ss).
Praticamente, il cristiano con il battesimo celebra «la sua Pasqua entrando nel clima di risurrezione del proprio Capo» (V. Raffa).
Il discepolo deve ora camminare verso la Pasqua eterna in santità di vita: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5,7-8). Il lievito è simbolo della corruzione (cfr Gal 5,9; Mt 16,6), il pane azzimo (senza lievito) è simbolo della purezza. Abbiamo qui «un esempio tipico della morale paolina: diventate ciò che siete. «Siete puri, purificatevi». Realizzate nella vostra vita ciò che il Cristo ha realizzato in voi quando siete diventati cristiani (cfr Rm 6,11-12; Col 3,3-5)» (Bibbia di Gerusalemme).
Alle fasi menzionate sopra si riferisce pure la colletta della Domenica di Pasqua, «Risurrezione del Signore»: «O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto…». La risurrezione di Cristo «ha gettato un ponte fra il mondo e la vita eterna. Ora gli uomini vi possono passare. Questo passaggio è la Pasqua. La prima Pasqua è il battesimo, la seconda la gloria del cielo» (V. Raffa).
Commento al Vangelo
La notte è avanzata, il giorno è vicino (Rm 13,12) – Quando si compivano i tragici fatti del Calvario, in quell’anno, la festa di Pasqua cadeva di sabato: Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il Sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato – chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via (Gv 19,31).
Il sabato, giorno di riposo settimanale, era consacrato al Signore Dio che aveva riposato nel settimo giorno della creazione (cfr Es 20,8-11; Gen 2,2-3). Per non violare il sabato che imponeva il riposo e l’asten-sione da ogni lavoro manuale, Maria di Magdala attende il primo giorno della settimana per recarsi al sepolcro.
L’espressione il primo giorno della settimana richiama il giorno primo della creazione, quando Dio separò le tenebre dalla luce (cfr Gen 1,3-5). Con la risurrezione di Gesù ha inizio una nuova settimana, una nuova creazione: il primo giorno di questa nuova ricreazione è diventato «per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore [“dies dominica”], la “Domenica”» (CCC 2174).
L’evangelista Giovanni non specifica il motivo per cui Maria di Magdala va alla tomba. Matteo dice per visitare il sepolcro (cfr Mt 28,1). Marco, invece, riferisce che Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome, avendo comprato degli oli aromatici, si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Gesù (Mc 16,1; cfr Lc 24,1).
Quando era ancora buio, una nota che mette in evidenza l’attesa trepida di Maria di Màgdala: stare lontano da quella tomba doveva essere un vero martirio e così quando la Legge permise di riprendere il cammino, Maria, si reca immantinente al sepolcro per riabbracciare il corpo esanime del Maestro.
Molto probabilmente, secondo gli usi del tempo, la pietra del sepolcro era stata intonacata (cfr Mt 23,27) e quindi era ben visibile al buio. Qui, come nel caso di Nicodemo (cfr Gv 3,2) e di Giuda (cfr Gv 13,30), «l’indicazione delle tenebre esteriori non è priva di valenze simboliche. Nel cuore di Maria di Magdala regna ancora il buio dell’angoscia. In realtà, nel vedere il sepolcro vuoto, reagisce col credere che l’abbiano portato via [Gv 20,2.13] e col pianto [Gv 20,1]. Ecco un “vedere” che si ferma al di qua della fede pasquale, rimanendo nel buio dell’incom-prensione» (Adrian Schenker – Rosario Scognamiglio).
Hanno portato via il Signore dal sepolcro… Maria di Màgdala pensa che il corpo di Gesù sia stato rubato. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava: all’annuncio della donna, i due discepoli corrono al sepolcro. La tradizione ha ravvisato nel compagno di Pietro l’apostolo Giovanni, l’autore del quarto Vangelo.
L’altro discepolo, giunto per primo, si china, per entrare nel sepolcro, vede i teli posati là, ma non entra. Sarà Pietro ad entrare, una nota, forse, per sottolineare la sua autorità, ma non è opportuno forzare il senso del testo giovanneo per provare il primato di Pietro. I teli attirano immediatamente l’attenzione dei due discepoli in quanto non sono abbandonati in disordine, ma posati, «come un involucro sgonfio, dopo aver perso il proprio contenuto. Il dettaglio ripetuto due volte, è importante per l’evangelista: lascia intendere che con la risurrezione, il corpo di Gesù ha lasciato i teli che lo racchiudevano» (La Bibbia, Via Verità e Vita, Ed. Paoline).
Dai teli, l’attenzione si sposta al sudario, in quanto non era stato posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Un indizio che «indica con chiarezza che la salma del Maestro non è stata rubata, perché i ladri non si sarebbero affatto preoccupati di piegare il sudario. Quindi Gesù si è liberato da solo dalle lenzuola e dal sudario che lo avvolgevano, mentre Lazzaro dovette essere sciolto da altri [Gv 11,44], segno che non ha raggiunto la risurrezione finale» (Alberto Salvatore Panimolle).
Dopo Pietro anche l’altro discepolo entra e vide e credette. Il “vede-re” è un tema caratteristico di tutta l’opera giovannea. Si riferisce anzitutto «all’esperienza fisica dei sensi, vista, udito, tatto… approfondita poi col guardar dentro e l’ascoltare intensamente gli intimi significati [1Gv 1,1.3], ma che giunge al suo traguardo solo con la contemplazione della Vita che si autorivela [1Gv 1,2]. Questo sviluppo di “visione” porta all’annuncio e ad un parallelo sviluppo di “comunione”, koinonia, umano-divina [1Gv 1,3.6-7; cfr Gv 1,39.50-51]» (Bruno Barisan).
Dal contesto si può comunque pensare a una fede iniziale, forse basata sul «segno» della tomba vuota, dei lini ben ordinati giacenti a terra, della pietra rovesciata. Giovanni, stupito per l’assenza del corpo di Gesù, non capisce, non sa ancora che il Maestro è risuscitato da morte. Ciò spiega il senso del versetto che conclude la pericope: Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura.
La Scrittura potrebbe essere intesa in generale oppure a un testo specifico. Nella predicazione, gli Apostoli fanno ricorso al Salmo 16,9-10 (cfr At 2,27.31) oppure a Osea 6,2. La fede dei discepoli, comunque, doveva essere portata a compimento dall’apparizione del Risorto e, allora, dolce si farà il rimprovero: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29).
Riflessione
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti – La risurrezione di Gesù è il punto cruciale della fede cristiana: «Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1Cor 15,14). Per i credenti la «Risur-rezione costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato. Tutte le verità, anche le più inaccessibili allo spirito umano, trovano la loro giustificazione se, risorgendo, Cristo ha dato la prova definitiva, che aveva promesso, della sua autorità divina» (CCC 651).
Gesù in tre riprese aveva annunciato la sua morte e la sua risurrezione dai morti: la prima volta immediatamente dopo la confessione di fede di Pietro a Cesarea, la seconda in Galilea, la terza, infine, al momento della “salita” a Gerusalemme.
Dopo il primo annuncio, Pietro restò scandalizzato, e con lui tutti gli altri Apostoli. Al secondo annuncio Matteo aggiunge: «ed essi furono molto rattristati» (Mt 17,23). Marco dirà dopo il secondo annuncio: «Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo» (Mc 9,32).
Un altro annuncio della risurrezione è contenuto nei versetti successivi al racconto della Trasfigurazione in Matteo e in Marco: «Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”» (Mt 17,9) e Marco in particolare aggiunge: «Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti» (Mc 9,10).
Anche Giovanni ricorda una profezia di Gesù riguardante la sua risurrezione. In occasione dell’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio scrive: «Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,20-21).
I discepoli in verità ben sapevano che cosa significava “risurrezione” o “risuscitare dai morti”, a risultare incomprensibile era invece la morte e la risurrezione del Maestro in quanto non avevano compreso che la sua risurrezione portava a compimento le promesse vaticinate dalle Scritture.
La risurrezione di Gesù, portando a compimento il piano della salvezza, è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti […] e come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1Cor 15,20-22).
In attesa che tutto questo si compia perfettamente nell’ultimo giorno, il discepolo senza esitazioni deve «abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli», deve «rinnovarsi nello spirito della sua mente» e deve «rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 2,24-25). Passaggi obbliganti, ma che danno senso e concretezza alla Pasqua cristiana.
La pagina dei Padri
La festa degli uomini e la festa eterna – San Gregorio Magno: Ecco, noi stiamo celebrando le feste pasquali; ma dobbiamo vivere in modo tale da meritare di giungere alla festa eterna. Passano tutte le feste che si celebrano nel tempo. Cercate, voi che siete presenti a queste solennità, di non essere esclusi dalla solennità eterna. Cosa giova partecipare alle feste degli uomini, se poi si è costretti ad essere assenti dalle feste degli angeli?
La presente solennità è solo un’ombra di quella futura. Noi celebriamo questa una volta l’anno per giungere a quella che non è d’una volta l’anno, ma perpetua. Quando, al tempo stabilito, noi celebriamo questa, la nostra memoria si risveglia al desiderio dell’altra. Con la partecipazione, dunque, alle gioie temporali, l’anima si scaldi e si accenda verso le gioie eterne, affinché goda in patria quella vera letizia che, nel cammino terreno, considera nell’ombra del gaudio.
Perciò, fratelli, riordinate la vostra vita e i vostri costumi. Pensate come verrà severo, al giudizio, colui che mite risuscitò da morte. Certamente nel terribile giorno dell’esame finale egli apparirà con gli angeli, gli arcangeli, i troni, le dominazioni, i principati e le potestà, allorché i cieli e la terra andranno in fiamme e tutti gli elementi saranno sconvolti dal terrore in ossequio a lui.
Abbiate davanti agli occhi questo giudice così tremendo; temete questo giudice che sta per venire, affinché, quando giungerà, lo possiate guardare non tremanti ma sicuri. Egli infatti dev’essere temuto per non suscitare paura. Il terrore che ispira ci eserciti nelle buone opere, il timore di lui freni la nostra vita dall’iniquità. Credetemi, fratelli: più ci affannerà ora la vista delle nostre colpe, più saremo sicuri un giorno alla sua presenza.