aprile, meditazioni

10 APRILE 2020 – VENERDÌ DELLA SETTIMANA SANTA

      I Lettura: Il servo sofferente non attira l’attenzione con lo splendore del-l’aspetto, né con la luminosità della dottrina. Rimane silente nell’umiliazione, nell’oppressione, nella condanna a morte, fino a una sepoltura infame. Solo quando il suo sacrificio di espiazione è consumato, la comunità, da esso purificata, comprende l’inconcepibile disegno di Dio. Il castigo, quale sofferenza purificatrice, presuppone una colpa; ma qui per la prima volta viene mostrato qualcosa di diverso: il mistero della sofferenza vicaria.

II Lettura: La pericope, di importanza centrale in Eb, ci invita a considerare il valore infinito del sacrificio di Cristo, che egli compie in veste di sommo sacerdote ma anche di vittima pura e santa. Proprio per aver condiviso in tutto la nostra umanità egli sa compatire le nostre infermità. Si è fatto a noi vicino perché potessimo avvicinarci con piena fiducia la Padre, affinché ogni prova diventi segno della sua sapiente provvidenza.

Vangelo: Il racconto della passione del Signore inizia e si conclude in un giardino, richiamo all’Eden, quasi ad indicare che Cristo ha assunto e riscattato il peccato del primo Adamo e che ora l’uomo ha ritrovato la sua originaria bellezza. Proprio nel momento della morte, nasce il nuovo popolo eletto, affidato alla Vergine Madre. Dall’acqua e dal sangue, sgorgati dal costato trafitto, ha origine la Chiesa che, rigenerata dal battesimo e nutrita dall’Eucaristia, celebrerà nel tempo la vera Pasqua dell’Agnello.

Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono – Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedien-za da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Tutta la vita di Cristo è offerta al Padre – CCC 606-607: Il Figlio di Dio «disceso dal cielo non per fare» la sua «volontà ma quella di colui che» l’ha «mandato» (Gv 6,38), «entrando nel mondo dice: … Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà… Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del Corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10,5-10). Dal primo istante della sua Incarnazione, il Figlio abbraccia nella sua missione redentrice il disegno divino di salvezza: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Il sacrificio di Gesù «per i peccati di tutto il mondo» (1Gv 2,2) è l’espressione della sua comunione d’amore con il Padre: «Il Padre mi ama perché io offro la mia vita» (Gv 10,17). Bisogna che il mondo sappia che «io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Gv 14,31). Questo desiderio di abbracciare il disegno di amore redentore del Padre suo anima tutta la vita di Gesù perché la sua Passione redentrice è la ragion d’essere della sua Incarnazione: «Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a que-st’ora!» (Gv 12,27). «Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?» (Gv 18,11). E ancora sulla croce, prima che tutto sia compiuto, egli dice: «Ho sete» (Gv 19,28).

… e fu sepolto – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 6 aprile 1989): Sembrerebbe una pura annotazione di cronaca: è invece un dato il cui significato rientra nell’orizzonte più ampio di tutta la cristologia. Gesù Cristo è il Verbo che si è fatto carne per assumere la condizione umana e farsi simile a noi in tutto, eccetto che nel peccato (cfr Eb  4,15). È diventato veramente “uno di noi” (cfr GS 22), per potere operare la nostra redenzione, grazie alla profonda solidarietà instaurata con ogni membro della famiglia umana. In quella condizione di uomo vero, ha subìto interamente la sorte dell’uomo, fino alla morte, alla quale consegue abitualmente la sepoltura, almeno nel mondo culturale e religioso nel quale egli si è inserito ed è vissuto. La sepoltura di Cristo è dunque oggetto della nostra fede in quanto ci ripropone il suo mistero di Figlio di Dio che si è fatto uomo e s’è spinto fino all’estremo della vicenda umana.

La fede di Maria – CCC 149: Durante tutta la sua vita, e fino all’ultima prova, quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere «nell’adempimento» della Parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron – «Il corso del torrente simboleggia la via della Passione, attraverso la quale Gesù volle allora passare. E giustamente viene chiamato torrente, poiché il torrente scende con impeto, riscaldato dal calore del sole, e così Cristo, infiammato dal calore della carità, dalla luce della verità, con la forza della propria volontà arginò i frutti delle passioni» (Alcuino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire». La Liturgia del Venerdì Santo è una commossa contemplazione del mistero della Croce che mira non solo a commemorare, ma a far rivivere ad ogni fedele la dolorosa Passione del Signore. Non è un viaggio nel dolore fine a se stesso, ma un percorso che dalle tenebre del peccato e della morte ci conduce alla vittoria di Cristo e alla nostra beatitudine, come anche la Liturgia ci fa pregare: “Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa resurrezione; poiché solo dalla croce è entrata la gioia in tutto il mondo”. Anche gli angeli tacciono dinanzi a tanto dolore, dinanzi a tanto amore. Anche una sola goccia di quel Sangue sarebbe stato sufficiente: Gesù lo dona tutto, senza misura, senza riserve. Come senza riserve continua a donarsi nell’Eucarestia e a offrirsi riattuando l’unico e medesimo sacrificio della Croce, su tutti gli altari del mondo, ogni giorno, ad ogni Santa Messa.

Preghiamo

Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 

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