I Lettura: Questo testo ha un carattere prescrittivo: l’evento storico dell’ultima cena degli Ebrei in Egitto, in attesa del passaggio del Signore che libera dalla schiavitù, è rievocato in chiave liturgica per divenire un “rito perenne”. La memoria si fa memoriale, e l’efficacia salvifica di quanto Dio ha compiuto una volta per tutte è resa attuale per ogni generazione in e mediante la Liturgia. Di qui la necessità di dare norme precise e dettagliate per la celebrazione.
II Lettura: Al memoriale della liberazione dalla schiavitù d’Egitto Gesù sostituisce il suo memoriale, nell’Ultima Cena in questa terra di esilio. Compimento della Legge e dei Profeti, egli porta alla pienezza anche l’antico rito con il suo sacrificio di amore. Per noi si è lasciato consegnare alla morte: nuova dunque è l’alleanza con Dio, sancita nel sangue del vero Agnello che, con la sua immolazione, ci libera dalla schiavitù del male; e nuova deve anche diventare la condotta del cristiano per partecipare alla straordinaria ricchezza della Pasqua di Cristo.
Vangelo: Il rito della lavanda dei piedi ha lo scopo di ricordarci che il comandamento del Signore deve essere praticato nel quotidiano: servirci sempre a vicenda con umiltà. La carità non è un vago sentimento, né un’esperienza da cui ricavare gratificazioni, ma è la volontà di sacrificare se stessi con Cristo per gli altri, senza calcoli. L’amore vero è sempre gratuito, sempre pronto: si dà subito e totalmente.
Li amò sino alla fine – Dal Vangelo secondo Giovanni
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariòta, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Giovedì Santo – Benedetto XVI (Omelia, 5 aprile 2012): Il Giovedì Santo non è solo il giorno dell’istituzione della Santissima Eucaristia, il cui splendore certamente s’irradia su tutto il resto e lo attira, per così dire, dentro di sé. Fa parte del Giovedì Santo anche la notte oscura del Monte degli Ulivi, verso la quale Gesù esce con i suoi discepoli; fa parte di esso la solitudine e l’essere abbandonato di Gesù, che pregando va incontro al buio della morte; fanno parte di esso il tradimento di Giuda e l’arresto di Gesù, come anche il rinnegamento di Pietro, l’accusa davanti al Sinedrio e la consegna ai pagani, a Pilato.
Li amò fino alla fine – Giovanni Paolo II (Omelia, 12 aprile 1979): Che cosa significa: “Li amò sino alla fine?”. Significa: fino a quel compimento che doveva avverarsi nella giornata di domani, il Venerdì Santo. In tale giorno si doveva manifestare quanto Dio ha amato il mondo, e come, in quell’amore, sia giunto al limite estremo della donazione, al punto cioè di “dare il suo Figlio unigenito” (Gv 6,16). In quel giorno Cristo ha dimostrato che non c’è “amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). L’amore del Padre si è rivelato nella donazione del Figlio. Nella donazione mediante la morte.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
La lavanda dei piedi – «“Sempre ci lava i piedi, colui che sempre intercede per noi; e ogni giorno abbiamo bisogno di lavarci i piedi, cioè di dirigere i nostri passi sulla via della salvezza”. Essendosi messo a lavare i piedi dei discepoli, il Signore venne a Simon Pietro, il quale gli dice: Signore, tu lavare i piedi a me? [Gv 13,6]. Chi non si spaventerebbe nel vedersi lavare i piedi dal Figlio di Dio? Sebbene sia segno di temeraria audacia per il servo contraddire il Signore, per l’uomo opporsi a Dio, tuttavia Pietro preferì questo piuttosto che lasciarsi lavare i piedi dal suo Signore e Dio. Né dobbiamo credere che Pietro sia stato il solo a spaventarsi e a rifiutare il gesto del Signore, quasi che gli altri, prima di lui, avessero accettato volentieri e senza scomporsi quel servizio. Le parole del Vangelo, veramente, si lascerebbero più facilmente intendere nel senso che Gesù comincia a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli col panno di cui si era cinto, e subito dopo viene a Simon Pietro, facendo supporre che il Signore avesse già lavato i piedi a qualcuno, e che, dopo, fosse arrivato al “primo” degli Apostoli. Chi non sa infatti che il beatissimo Pietro era il primo degli Apostoli? In realtà non è da pensare che sia arrivato a lui dopo aver lavato i piedi ad altri, ma che abbia cominciato da lui. Quando, dunque, cominciò a lavare i piedi dei discepoli, si appressò a colui dal quale doveva cominciare, cioè a Pietro; e allora Pietro rimase senza fiato, come sarebbe rimasto senza fiato qualsiasi altro di loro, e disse: Signore, tu lavare i piedi a me? Tu? A me? È meglio meditare che tentare di spiegare queste parole, nel timore che la lingua sia incapace di esprimere quanto l’anima è riuscita a concepire» (Sant’Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine». Cosa significa amare nel linguaggio di Dio? Come lo dimostra? Come dobbiamo vivere questo verbo che è la sintesi di tutta la Rivelazione e la definizione stessa di Dio (1Gv 4,8)? La Scrittura ci indica una via maestra: amare è servire! Dio Padre ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio come servo; il Cristo ha servito il Padre amando ciò che egli ama, cioè ciascuno di noi, facendosi nostro servo. Egli non ci chiama servi ma amici, e poi non ci tratta da amici ma diviene egli stesso nostro servo. E come servo lava i nostri piedi, cura le nostre ferite, passa alla nostra mensa dandoci egli stesso il cibo, dandoci se stesso come vero Cibo. Con quanto rispetto dovremmo pronunciare il verbo amare in tutte le sue declinazioni. Oggi in nome dell’amore ci facciamo padroni, invochiamo diritti, arriviamo perfino ad uccidere vite innocenti, in quello che dovrebbe essere il più amorevole dei luoghi, cioè il grembo materno. “Love is love” grida il mondo, cioè: ciò che per me è amore lo deve essere per tutti, deve essere accettato da tutti, e chi non accetta riceve disprezzo ed emarginazione! Gesù, invece, non recrimina diritti, non manifesta in piazza, non impone di essere accettato: si piega, in silenzio, e ama servendo. Non possiamo amare come vorrebbe il mondo e poi illuderci di amare Dio. Non possiamo sostenere, anche politicamente, chi promuove disordine morale, aborto e infedeltà coniugale e poi ardire di chiamare Dio con lo stesso nome che abbiamo infangato: l’Amore è amore e non vi sono altri modi di amare se non nel silenzio, nel servizio, nella fedeltà, nel sacrificio totale.
Preghiamo
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…