I Lettura: In questi santi giorni la figura del servo di Yahweh si leva silente e maestosa davanti a noi, per introdurci nel mistero pasquale: la sua elezione, missione e sofferenza sono profezia della sorte di Cristo. Dio stesso presenta il suo Servo. Egli lo ha eletto per una missione difficile e d’importanza capitale, per questo lo sostiene. Consacrato con lo spirito profetico, il servo estenderà a tutte le genti la conoscenza pratica del giudizio di Dio.
Vangelo: La cena di Betània prelude l’Ultima cena. La figura preminente del brano è Maria, con il suo silenzioso gesto di amore adorante. Il profumo che riversa sui piedi di Gesù è molto prezioso: trecento denari corrispondono al salario di dodici mesi di un bracciante. Tutta la casa si impregna di quella fragranza, un particolare che ci mostra in Maria l’immagine della Chiesa-Sposa amorevolmente unita al sacrificio di Cristo-Sposo. Alla dedizione piena che non conosce limite nel dono si contrappone la lamentela di Giuda.
Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura – Dal Vangelo secondo Giovanni
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Il servo del Signore – Giovanni Paolo II (Angelus, 13 gennaio 1985): “Ecco il mio servo che io sostengo, / il mio eletto in cui mi compiaccio. / Ho posto il mio spirito su di lui; / egli porterà il diritto alle nazioni” (Is 42,1). Gesù Cristo: Figlio che si è fatto servo. Il Battesimo nel Giordano lo riconferma pienamente: Gesù si presenta a Giovanni per farsi battezzare; ma questi cerca di impedirglielo dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” (Mt 3,14). Come se volesse dire: “Proprio tu che sei il fautore della Grazia salvifica e signore della nostra salvezza”. Gesù tuttavia risponde: “Lascia fare per ora poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia” (Mt 3,15). Gesù riceve il Battesimo da Giovanni: il Battesimo di penitenza. In questo modo manifesta se stesso come servo della nostra redenzione. Viene come Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo (cfr Gv 1,29.36). Porta in sé la volontà dell’obbedienza al Padre fino alla morte. Viene come colui che “non spezzerà una canna incrinata, / non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Is 42,3).
I canti del Servo del Signore – CCC 713: I tratti del Messia sono rivelati soprattutto nei canti del Servo. Questi canti annunziano il significato della passione di Gesù, e indicano così in quale modo egli avrebbe effuso lo Spirito Santo per vivificare la moltitudine: non dall’esterno, ma assumendo la nostra «condizione di servi» (Fil 2,7). Prendendo su di sé la nostra morte, può comunicarci il suo Spirito di vita.
Dal sacrificio di Cristo sgorga il perdono dei nostri peccati – CCC 1850-1851: Il peccato è un’offesa a Dio: «Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto» (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l’amore di Dio per noi e allontana da esso i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare «come Dio» (Gen 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è «amore di sé fino al disprezzo di Dio». Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all’obbe-dienza di Gesù, che realizza la salvezza. È proprio nella Passione, in cui la misericordia di Cristo lo vincerà, che il peccato manifesta in sommo grado la sua violenza e la sua molteplicità: incredulità, odio omicida, rifiuto e scherno da parte dei capi e del popolo, vigliaccheria di Pilato e crudeltà dei soldati, tradimento di Giuda tanto pesante per Gesù, rinnegamento di Pietro, abbandono dei discepoli. Tuttavia, proprio nell’ora delle tenebre e del Principe di questo mondo, il sacrificio di Cristo diventa segretamente la sorgente dalla quale sgorgherà inesauribilmente il perdono dei nostri peccati.
I poveri non mancheranno mai nel paese – CCC 2449: Fin dall’Antico Testamento tutte le varie disposizioni giuridiche (anno di remissione, divieto di prestare denaro a interesse e di trattenere un pegno, obbligo di dare la decima, di pagare ogni giorno il salario ai lavoratori giornalieri, diritto di racimolare e spigolare) sono in consonanza con l’esortazione del Deuteronomio: «I bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese» (Dt 15,11). Gesù fa sua questa parola: «I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me» (Gv 12,8). Non vanifica con ciò la parola veemente degli antichi profeti: comprano «con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali…» (Am 8,6), ma ci invita a riconoscere la sua presenza nei poveri che sono suoi fratelli.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo – «Tu mi chiederai com’è possibile che un uomo chiamato da Gesù Cristo stesso abbia potuto diventare un traditore. Ti rispondo che la chiamata di Dio non costringe, non fa violenza sulla volontà di coloro che non vogliono scegliere la virtù, ma Dio esorta, consiglia e fa di tutto per persuaderci ad essere buoni» (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». C’è una sorta di falso pietismo che pervade le sensibilità di tutti i tempi e che risponde al bisogno di vedere come “sciupato” ciò che si fa per Dio, come se questo si sottraesse agli uomini. C’è chi ne fa addirittura una questione politica, come se Cristo fosse di destra o di sinistra. Ma è evidente una cosa: Gesù non rifiuta il gesto, seppur costoso, di Maria (300 libbre erano una somma notevole!) mentre a chi vuole avanzare il pretesto dei poveri, come Giuda, il Signore lo zittisce con un semplice: «Lasciala fare». E così, anche oggi c’è chi ritiene “sprecato” il tempo trascorso in adorazione o in preghiera o nella lettura della Scrittura o di qualche buon libro spirituale. C’è la tentazione di pensare che ciò che do a Dio lo tolgo al prossimo, al povero. Il rischio è trasformare la fede in Cristo in una filantropia, la Chiesa in una ONG (come ha denunciato papa Francesco) e il rapporto con Dio addirittura come un ostacolo per la salvezza dell’uomo. La cena di Betània ci riporta a quanto bisogno abbiamo di rimanere con Gesù, per comprendere da lui a salvare gli uomini non con le ricette sociali di questo mondo ma con l’unzione dello Spirito che egli ci ha meritato con la sua morte e ci ha donato nella Risurrezione.
Preghiamo
Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te…