aprile, Liturgia, meditazioni

5 aprile 2020 Domenica delle Palme (A)

“La morte violenta di Gesù non è stata frutto del caso in un concorso sfavorevole di circostanze. Essa appartiene al mistero del disegno di Dio, come spiega san Pietro agli Ebrei di Gerusalemme fin dal suo primo discorso di Pentecoste: «Egli fu consegnato a voi secondo il prestabilito disegno di prescienza di Dio» (At 2,23). Questo linguaggio biblico non significa che quelli che hanno «consegnato» Gesù (At 3,13) siano stati solo esecutori passivi di una vicenda scritta in precedenza da Dio” (CCC 599).

    La domenica delle palme, umanamente parlando, è il giorno del trionfo, del tripudio, delle acclamazioni festose, ma è anche il preludio del tradimento, dell’abbandono, della solitudine… È facile essere discepoli e testimoni del Cristo nel giorno del suo trionfale ingresso nella città santa, diventa difficile esserlo ai piedi della croce sulla quale è confitto il Figlio di Dio, ma è ai piedi del Morente divino che la testimonianza del discepolo si fa veramente credibile.

    Noi “crediamo che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16). Ce lo ha dato senza risparmio perché lo «ha consegnato per tutti noi» (Rm 8,32). A chi? Perché? Agli uomini, ai giudei, al Sinedrio, a Pilato, ai soldati: ricorre continuamente nel testo evangelico questo verbo consegnare: è il consegnare del Padre fino all’abbandono della croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato»? È la consegna dell’Amato dal Padre nell’Amore per noi.

    Ma anche Gesù si consegnò al Padre nell’Amore: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). E fu pure l’offerta sacrificale compiuta «con uno spirito eterno» (Eb 9,14).

    Giovanni l’annota: «chinato il capo consegnò lo Spirito» (19,30).

    Noi accoglieremo lo Spirito del Crocifisso-Risorto la mattina di Pasqua. Lo Spirito della Risurrezione” (Antonio Ambrosanio).

Per la Commemorazione dell’Ingresso del Signore a Gerusalemme: nelle chiese Cattedrali si adotti la seconda forma prevista dal Messale Romano; nelle chiese Parrocchiali e negli altri luoghi la terza.

Colletta

  Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio…

Prima Lettura                                       Is 50,4-7

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.

La fedeltà a Dio e agli uomini rende il Servo sofferente saldo nei patimenti, nell’ignominia, nell’apparente fallimento. Attento discepolo della parola di Dio, profeta e maestro di sapienza per il popolo, con la sua sorte egli prefigura quella di Cristo, il mite che non ha opposto resistenza alla volontà del Padre e non si è sottratto alla malvagità degli uomini, sicuro, perfino nell’ora suprema dell’ab-bandono sulla croce, che il disegno di Dio è dono di salvezza offerto a tutti.

Dal libro del profeta Isaìa

  Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale                           Dal Salmo 21 (22)

Rit. Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,

storcono le labbra, scuotono il capo:

«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,

lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Rit.

Un branco di cani mi circonda,

mi accerchia una banda di malfattori;

hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

Posso contare tutte le mie ossa. Rit.

Si dividono le mie vesti,

sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,

mia forza, vieni presto in mio aiuto. Rit.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,

ti loderò in mezzo all’assemblea.

Lodate il Signore, voi suoi fedeli,

gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

lo tema tutta la discendenza d’Israele. Rit.

Seconda Lettura                                    Fil 2,6-11

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Paolo offre come esempio alla comunità di Filippi il nuovo Adamo, cioè Cristo. Costui accetta di riscattare mediante l’umiltà e l’obbedienza fino alla morte più obbrobriosa, la superba disobbedienza del primo Adamo, a causa della quale tutto il genere umano precipitò nel peccato e nella morte. Cristo svuotò se stesso e assunse la condizione servile fino all’estremo limite. Al suo volontario abbassamento risponde l’azione di Dio che non solo lo ha esaltato, ma sovraesaltato. Tutto l’universo è chiamato a proclamare che Gesù è il Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

  Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.               Parola di Dio.

Canto al Vangelo                                Fil 2,8-9

  Lode e onore a te, Signore Gesù!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

  Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo                                      Mt 26,14-27,66

La passione del Signore.

La passione di Gesù è paradossalmente, nel racconto di Matteo, la passione del Figlio dell’uomo, cioè del Signore della Gloria e Giudice universale destinato a portare a compimento la storia dell’umanità. L’evangelista riflette questa contraddizione in una narrazione di intensa, ma sempre composta, drammaticità, rilevabile in alcuni particolari e nella tensione continua fra potenza e mitezza. Matteo sottolinea particolarmente la sua solitudine nel Getsèmani, l’umiltà della sua preghiera al Padre e della sua confessione ai discepoli.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Indicazioni per la lettura dialogata:

X = Gesù; C = Cronista; D = Discepoli e amici;

F = Folla; A = Altri personaggi.

  C In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: D «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». C E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: D «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Ed egli rispose: X «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». C I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: X «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». C Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: C «Sono forse io, Signore?». C Ed egli rispose: X «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». C Giuda, il traditore, disse: D «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: X «Tu l’hai detto». C Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: X «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». C Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: X «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: X «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C Pietro gli disse: D «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». C Gli disse Gesù: X «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». C Pietro gli rispose: D «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dissero tutti i discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: X «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». C E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: X «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». C Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: X «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». C Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: X «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: X «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». C Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: X «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». C Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: D «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». C Subito si avvicinò a Gesù e disse: D «Salve, Rabbì!». E lo baciò. C E Gesù gli disse: X «Amico, per questo sei qui!». C Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: X «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». C In quello stesso momento Gesù disse alla folla: X «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». C Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: A «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». C Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: A «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: A «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». C Gli rispose Gesù: X «Tu l’hai detto; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». C Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: A «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C E quelli risposero: F «È reo di morte!». C Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: F «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?». C Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: A «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». C Ma egli negò davanti a tutti dicendo: D «Non capisco che cosa dici». C Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: A «Costui era con Gesù, il Nazareno». C Ma egli negò di nuovo, giurando: C «Non conosco quell’uomo!». C Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: A «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce». C Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco quell’uomo!». C E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda — colui che lo tradì —, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: D «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». C Ma quelli dissero: A «A noi che importa? Pensaci tu!». C Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: A «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». C Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore». [Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: A «Sei tu il re dei Giudei?». C Gesù rispose: X «Tu lo dici». C E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: A «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». C Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: A «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». C Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: A «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». C Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: A «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». C Quelli risposero: F «Barabba!». C Chiese loro Pilato: A «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». C Tutti risposero: F «Sia crocifisso!». C Ed egli disse: A «Ma che male ha fatto?». C Essi allora gridavano più forte: F «Sia crocifisso!». C Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: A «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». C E tutto il popolo rispose: F «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». C Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: F «Salve, re dei Giudei!». C Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: F «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». C Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: X «Elì, Elì, lemà sabactàni?», C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Costui chiama Elìa». C E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: A «Lascia! Vediamo se viene Elìa a salvarlo!». C Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

  Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: A «Davvero costui era Figlio di Dio!».] C Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: A «Signore, ci siamo ricordati che quell’impo-store, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». C Pilato disse loro: A «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». C Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.      Parola del Signore.

Preghiera dei Fedeli                                                       (proposta)

  Cristo Gesù, nostro Signore, si è fatto obbediente fino alla morte per donarci la pienezza della vita. Fiduciosi invochiamo il suo aiuto e diciamo: Cristo, salvezza nostra, ascoltaci.

– Tu, che ti sei umiliato nell’ora della passione, guida la Chiesa nel passaggio dalla morte alla vita. Preghiamo. Rit.

– Tu, che sei venuto per salvare tutti, da’ agli sfiduciati la forza per superare le difficoltà della vita. Preghiamo. Rit.

– Tu, che al ladrone pentito hai promesso il paradiso, insegna a tutti i popoli a riconoscerti come unico salvatore. Preghiamo. Rit.

– Tu, che sei venuto a liberarci dal peccato e dalla morte, fa’ che tutti noi veniamo a te, sorgente della vita. Preghiamo. Rit.

Celebrante

  O Dio, nostro Padre, che ci hai tanto amato da donare il tuo Figlio unigenito, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua passione per poter partecipare alla gloria della sua risurrezione. Lui che vive e regna nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

  Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l’ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo nostro…

Prefazio

La passione redentrice del Signore

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

  Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza. E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto, e proclamiamo insieme la tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

  “Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà” (Mt 26,42; cfr Mc 14,36; Lc 22,42)

Preghiera dopo la comunione

  O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo…

Riflessione

      «La mia anima è triste fino alla morte» (Mt 26,38) – Siamo abituati a mettere a nudo la crudezza della passione, gli insulti, gli sputi, la violenza delle percosse, il dolore lancinante della corona di spine e dei chiodi, e poi la terrificante agonia, le bestemmie, le volgarità, e infine la morte, ma poco ci soffermiamo sulla solitudine di Gesù: è il Dio abbandonato e tradito dagli uomini, l’uomo che ben conosce il patire, il Figlio che non sente più i passi del Padre suo nel giardino del suo cuore.

  Poco parliamo dell’amarezza e dell’angoscia che hanno attanagliato la sua anima: quei dolori morali, che non si riscontrano all’esterno, ma che più del ferro dei chiodi e della lancia, hanno tracciato profondi solchi nel suo cuore sensibilissimo.

  «Che la sofferenza della croce sia stata terribile per Gesù, è fuori dubbio; e sulla base di altre crocifissioni, nonché dei dati della scienza medica odierna, la si potrebbe anche descrivere. Ma i vangeli hanno preferito dilungarsi sulla passione interiore di Gesù, quella che ha preceduto la croce e l’ha resa possibile. Quel: “Padre mio… sia fatta la tua volontà!” in bocca a Gesù (Mt 26,42) dà uno spessore di inaudita drammaticità al nostro quotidiano, spesso facile e superficiale: “Padre nostro… sia fatta la tua volontà”. Anche Gesù avrebbe preferito fare a meno di quella fine, umanamente tragica e ingloriosa: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice” (Mt 26,39). E meno male che neppure lui ha giocato a fare l’eroe! La sofferenza è sofferenza, la morte è morte per tutti» (Valerio Mannucci).

  La Passione interiore di Gesù è incentrata su due episodi: la preghiera nell’Orto degli Ulivi e il suo arresto. Attraverso questi fatti, gli evangelisti ci fanno assistere al progressivo abbandono e isolamento del Cristo anche da parte dei suoi più intimi.

  Si inizia con l’abbandono apparente del Padre durante la preghiera nel Getsemani, in cui Gesù è lasciato solo a lottare contro il potere delle tenebre e a subire l’estrema tentazione, quella di rifuggire dalla volontà del Padre (cfr Mt 26,39.42).

  Si sviluppa nel sonno incosciente degli Apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, su cui aveva maggior diritto di sperare e che invece non comprendono la sua angoscia interiore e lo lasciano moralmente solo (cfr Mt 26,40-41.43.45) e termina con il tradimento e il bacio di Giuda, la violenza della cattura, la fuga precipitosa dei discepoli, l’ignominiosa traduzione in catene per essere processato prima dal Sinedrio e poi da Pilato (cfr Mt 26,48.55-57). Gesù è così colpito nei suoi affetti più cari attraverso una serie di sofferenze morali che feriscono il suo cuore umanissimo.

  Con il cuore gonfio di amarezza e tristezza, Gesù, accetta il piano del Padre: un progetto intriso di sangue e che si concluderà con l’immola-zione della vittima divina e la salvezza dell’uomo. Un progetto che sarà condiviso da tutti i suoi amici. Pensiamo, per esempio, a Paolo, il quale alla fine della sua vita, tormentata e convulsa, si lasciò sfuggire questo sfogo: «Tutti mi hanno abbandonato» (2Tm 4,16).

  Quanti disperati abbiamo lasciato contorcersi nella loro infinita agonia; quanti crocifissi abbiamo deriso, insultato; quanti capestri e croci abbiamo preparato per vittime innocenti; quante condanne a morte abbiamo invocato… sembra da queste anime violate salire fioca una voce: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

 

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