aprile, meditazioni

3 APRILE 2020 – VENERDÌ, V DEL TEMPO DI QUARESIMA

I Lettura: Geremìa denuncia, per ordine di Jahvè, il tradimento del popolo. Il suo indurimento è tale che, non solo non si ravvede, ma si accanisce contro il profeta.

      Vangelo: Questo episodio segue al discorso del buon Pastore. Le pecore del gregge di Dio riconoscono la voce del loro padrone: non è la testimonianza dell’uomo a rendere ragione della verità, ma la Parola di Dio resa attuale nell’operato di Gesù.

Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani – Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio — e la Scrittura non può essere annullata —, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

La consacrazione messianica di Gesù rivela la sua missione divina – CCC 437-438: L’angelo ha annunziato ai pastori la nascita di Gesù come quella del Messia promesso a Israele: «Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore» (Lc 2,11). Fin da principio egli è «colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo» (Gv 10,36), concepito come «santo» (Lc 1,35) nel grembo verginale di Maria. Giuseppe è stato chiamato da Dio a «prendere» con sé «Maria» sua «sposa», incinta di «quel che è generato in lei… dallo Spirito Santo» (Mt 1,20), affinché Gesù, «chiamato Cristo», nasca dalla sposa di Giuseppe nella discendenza messianica di Davide (Mt 1,16). La consacrazione messianica di Gesù rivela la sua missione divina. «È, d’altronde, ciò che indica il suo stesso nome, perché nel nome di Cristo è sottinteso colui che ha unto, colui che è stato unto e l’unzione stessa di cui è stato unto: colui che ha unto è il Padre, colui che è stato unto è il Figlio, ed è stato unto nello Spirito che è l’unzione». La sua consacrazione messianica eterna si è rivelata nel tempo della sua vita terrena nel momento in cui fu battezzato da Giovanni, quando Dio lo «consacrò in Spirito Santo e potenza» (At 10,38) «perché egli fosse fatto conoscere a Israele» (Gv 1,31) come suo Messia. Le sue opere e le sue parole lo riveleranno come «il Santo di Dio» (Mc 1,24; Gv 6,69; At 3,14).

I miracoli compiuti da Gesù: testimonianza che egli è il Figlio di Dio – CCC 548: I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. Essi sollecitano a credere in lui. A coloro che gli si rivolgono con fede, egli concede ciò che domandano. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni.

Io e il Padre siamo una cosa sola – CCC 589-590: Perdonando i peccati, Gesù o bestemmia perché è un uomo che si fa uguale a Dio, oppure dice il vero e la sua Persona rende presente e rivela il Nome di Dio. Soltanto l’identità divina della Persona di Gesù può giustificare un’esigenza assoluta come questa: «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12,30); altrettanto quando egli dice che in lui c’è «più di Giona… più di Salomone» (Mt 12,41-42), «c’è qualcosa più grande del Tempio» (Mt 12,6); quando ricorda, a proprio riguardo, che Davide ha chiamato il Messia suo Signore, e quando afferma: «Prima che Abramo fosse, Io Sono» (Gv 8,58); e anche: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30).

La missione del Figlio: Ad Gentes 3: Cristo Gesù fu inviato nel mondo quale autentico mediatore tra Dio e gli uomini. Poiché è Dio, in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9); nella natura umana, invece, egli è il nuovo Adamo, è riempito di grazia e di verità (cfr Gv 1,14) ed è costituito capo dell’umanità nuova. Pertanto il Figlio di Dio ha percorso la via di una reale incarnazione per rendere gli uomini partecipi della natura divina; per noi egli si è fatto povero, pur essendo ricco, per arricchire noi con la sua povertà (cfr 2Cor 8,9).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Gli insegnamenti teorici – «Riconosciamo che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio, è perfettamente Dio e perfettamente uomo, dotato di anima razionale e di corpo. Egli è stato generato prima dei secoli dal Padre secondo la divinità; negli ultimi tempi, invece, in vista della nostra salvezza, è nato egli stesso dalla vergine Maria secondo l’umanità: consustanziale al Padre, dunque, dal punto di vista della divinità; simile a noi, viceversa, sotto il profilo dell’umanità. Si è verificata, pertanto, l’unione di due nature: è per questo, infatti, che noi riconosciamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. È in base, appunto, a questo concetto di unità della persona pur nella distinzione delle nature, che noi chiamiamo la santa Vergine Genitrice di Dio» (Cirillo di Alessandria).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Ci avviciniamo a grandi passi verso il Tempo più solenne dell’intero Anno Liturgico e verso la contemplazione dei misteri principali della nostra fede. Quanto ripercorreremo nella fede e nell’azione liturgica è il cuore di ciò che Dio ha fatto per noi peccatori, dando se stesso in riscatto per noi, riacquistandoci a prezzo del suo Sangue e trionfando con la sua Resurrezione sul peccato e sulla morte, divenendo primizia di coloro che muoiono in Dio e in lui risorgono a vita nuova ed eterna. Ma una domanda deve accompagnarci in questo cammino, e vogliamo già oggi metterla all’attenzione della nostra mente: in ciò che Gesù ha detto, ha fatto, ha realizzato con segni e prodigi, possiamo cogliere i fondamenti della nostra fede in lui? Per dirla in altre parole: ci siamo lasciati convincere che Gesù è il Signore? Crediamo davvero nella sua divinità, nella sua bontà, nella sua misericordia, nella sua provvidenza? Facile rispondere di sì, ma quanta di questa fede viene poi manifestata e realizzata dalle nostre opere, dalle nostre scelte quotidiane, dai nostri sentimenti, dai nostri progetti personali e familiari? Davvero mettiamo Dio al primo posto, prima dei nostri interessi, prima del rispetto sociale, prima di quell’amicizia pericolosa, prima di quel risentimento? Non stiamocene qui a dire: «Signore, Signore», perché sappiamo che non sarà questo a salvarci ma piuttosto il compiere la volontà del Padre (cfr Mt 7,21). Credo davvero che Gesù è il Signore?

Preghiamo

Perdona, Signore, i nostri peccati, e nella tua misericordia spezza le catene che ci tengono prigionieri a causa delle nostre colpe, e guidaci alla libertà che Cristo ci ha conquistata. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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