I Lettura: Abramo è l’immagine del credente, di colui che spera contro ogni speranza: grazie alla sua obbedienza diviene il protagonista del disegno divino di salvezza.
Vangelo: Gesù è il vero discendente di Abramo, perché nell’accettazione fiduciosa della morte come disegno divino, la sua fede apre per ogni uomo un’insperata salvezza.
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno – Dal Vangelo secon-do Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete: La conoscenza di Dio mediante la fede è superiore alla conoscenza razionale – Catechismo Tridentino 16-17: Tuttavia Dio, secondo la sentenza dell’Apostolo, non mancò di dare di sé testimonianza, beneficandoci, inviando dal cielo le piogge e le stagioni fruttifere, ricolmando di nutrimento e di gioia le creature umane (At 14,16). Così ai sapienti fu evitato di concepire intorno a Dio nozioni indegne, e di eliminare dal suo concetto ogni elemento corporeo, materiale, composito. Essi inoltre collocarono in Dio la pienezza di tutti i beni, la fonte perenne e inesauribile di bontà e di misericordia, da cui rifluisce su tutte le realtà e nature create ogni bene e ogni perfezione. Lo chiamarono sapiente, autore e tutore della verità, giusto, benefico: con tutti quei nomi, insomma, in cui è espressa la suprema ed assoluta perfezione; sostennero poi che la sua immensa ed infinita virtù riempie ogni luogo e raggiunge ogni estremo. Tutto ciò traspare molto più nettamente dalle divine Scritture, come mostrano, per esempio, i passi seguenti: Dio è spirito (Gv 4,24); Siate perfetti come il vostro Padre celeste è perfetto (Mt 5,48); Tutto è nudo e scoperto ai suoi occhi (Eb 4,13); O profondità dei tesori della sapienza e della scienza divina! (Rm 11,33); Dio è veritiero (Rm 3,4); Io sono la via, la verità, la vita (Gv 14,6); La tua destra è ricolma di giustizia (Sal 47,11); Tu apri la tua mano, ed empi di benedizione ogni essere che respira (Sal 144,16); Dove mi rifugerò per evitare il tuo spirito e il tuo volto? Se salgo al cielo, ivi tu sei: se scenderò nell’inferno, sei presente; se all’alba prenderò le mie ali, e mi lancerò verso i confini del mare, tu sei lì (Sal 138,7-9); Il Signore dice: non riempio io forse il cielo e la terra? (Ger 23,24). Sono grandi in verità ed insigni queste nozioni, che circa la natura di Dio, in armonia con l’autorità della sacra Scrittura, i filosofi trassero dalla contemplazione del creato. Eppure anche qui scopriremo la necessità di una dottrina rivelata, se riflettiamo che la fede, come abbiamo detto, non solo fa si che le verità scoperte dai sapienti dopo paziente studio brillino d’un tratto e senza sforzo anche agli ignoranti, ma che la loro conoscenza, conseguita attraverso la pedagogia della fede, penetri nei nostri intelletti in modo infinitamente più sicuro e immune da errori, di quel che si verificherebbe, se l’avessero raggiunte mediante i ragionamenti della scienza umana.
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui… – CCC 594: Gesù ha compiuto azioni, quale il perdono dei peccati, che lo hanno rivelato come il Dio Salvatore. Alcuni Giudei, i quali non riconoscevano il Dio fatto uomo , ma vedevano in lui «un uomo» che si faceva «Dio» (Gv 10,33), l’hanno giudicato un bestemmiatore.
Gesù Cristo morì e fu sepolto – CCC 624: «Per la grazia di Dio, egli» ha provato «la morte a vantaggio di tutti» (Eb 2,9). Nel suo disegno di salvezza, Dio ha disposto che il Figlio suo non solamente morisse «per i nostri peccati» (1Cor 15,3) ma anche «provasse la morte», ossia conoscesse lo stato di morte, lo stato di separazione tra la sua anima e il suo Corpo per il tempo compreso tra il momento in cui egli è spirato sulla croce e il momento in cui è risuscitato. Questo stato di Cristo morto è il Mistero del sepolcro e della discesa agli inferi. È il Mistero del Sabato Santo in cui Cristo deposto nel sepolcro manifesta il grande riposo sabbatico di Dio dopo il compimento della salvezza degli uomini che mette in pace l’universo intero.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«… ma Gesù si nascose…: perché mai si nascose se poteva sfuggire ai suoi persecutori anche senza nascondersi?… Lo fece per insegnarci, con la sua condotta, a fuggire umilmente l’ira dei superbi, anche se potessimo resisterle… Inoltre il Signore, nascondendosi, vuol significare che la Verità si nasconde da coloro che non si curano di seguire le sue parole. Infatti la Verità fugge quella mente che non trova umile» (San Gregorio Magno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Chi credi di essere?». Lo scontro tra Gesù e i Giudei si fa sempre più aspro e dinanzi ai ripetuti appelli del Cristo troviamo risposte sempre più violente. Gesù non sembra essere affatto intimorito, né cerca vie diplomatiche o quantomeno accondiscendenti all’uditorio ma esprime in tutta chiarezza la sua eternità (prima che Abramo fosse) e la sua divinità (eviden-ziata da quel “Io Sono” che riporta alla manifestazione di Dio a Mosè nel roveto). Una chiarezza che viene colta dai Giudei i quali a questo punto hanno solo due possibilità: credere che Gesù è il Messia, o almeno credere, se non alle parole, quantomeno ai segni (miracoli, guarigioni ed esorcismi) che accompagnano il suo insegnamento; oppure rifiutarlo, accogliendo quelle parole come una bestemmia e rendendolo quindi reo di morte. Tutto dovrebbe portare quella gente a credere in Gesù, ma sappiamo che avviene l’esatto opposto. E di questa ostinata opposizione Gesù ne offre chiara spiegazione: «Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Vale per i contemporanei di Gesù, ma vale anche per noi oggi: se non disponiamo i cuori ad un ascolto docile ed obbediente alla Parola di Dio, mirabilmente spiegata dai Padri della Chiesa e con verità attualizzata dai pronunciamenti del Magistero, rischiamo di rimanere ottusi all’ascolto dello Spirito Santo. Solo chi si apre all’azione dello Spirito Santo può affermare che Gesù è Signore (cfr 1Cor 12,3) e riconoscerlo come il Salvatore dell’uomo.
Preghiamo
Assisti e proteggi sempre, Padre buono, questa tua famiglia che ha posto in te ogni speranza, perché liberata dalla corruzione del peccato resti fedele all’impegno del Battesimo, e ottenga in premio l’eredità promessa. Per il nostro Signore Gesù Cristo…