marzo, meditazioni

27 MARZO 2020 – VENERDÌ, IV DEL TEMPO DI QUARESIMA

I Lettura: Il libro dei Proverbi e alcune sezioni del libro di Giobbe presuppongono che all’uomo giusto non può accadere nulla di male, dal momento che la benedizione di Dio lo protegge, ma nel brano del libro della Sapienza che segue si “parla di un giusto a cui vengono tese delle insidie e che alla fine viene condannato a una morte infame… l’atteggiamento degli empi sottolinea in diversi modi che il giusto viene perseguitato e ucciso per il fatto di essere giusto. Proprio la sua giustizia personale è l’unico motivo che lo rende insopportabile a coloro che vivono empiamente” (E. Cuffaro).

Vangelo: Prima ancora dell’ostilità nei confronti di Gesù, i Giudei manifestano ostilità a Dio, al quale non vogliono sottomettere la volontà. Lo manifesta Gesù quando dice loro: “voi non lo conoscete”. Per conoscere Dio è necessaria la sottomissione della propria volontà alla sua rivelazione. Ricordiamo l’esperienza di Giobbe che dopo le dure prove e solo dopo essersi arreso dinanzi alla sapienza divina poté esclamare: “ora i miei occhi ti vedono!” (Gb 42,5).

Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora – Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Cercavano di ucciderlo – CCC 574: Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con alcuni sacerdoti e scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni (per la cacciata dei demòni; il perdono dei peccati; le guarigioni in giorno di sabato; la propria interpretazione dei precetti di purità legale; la familiarità con i pubblicani e i pubblici peccatori). Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si è accusato di bestemmia e di falso profetismo, crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione.

I capi hanno riconosciuto che egli è il Cristo? – Paolo VI (Omelia, 7 marzo 1974): Tutti si stringono d’intorno a lui, il Maestro che per i suoi miracoli e i suoi discorsi faceva tanto parlare di sé… specialmente per una questione che turbava assai l’opinione pubblica, e che i capi ebrei di Gerusalemme non volevano nemmeno che si prospettasse. La questione era questa: chi è questo Gesù di Nazareth? Chi è questo giovane maestro, che fa tanto parlare di sé? Chi è? Un profeta? Un seduttore del popolo? Chi è? Il Messia? Ecco una parola importante per capire il significato… Messia, che vuol dire il consacrato da Dio, era un personaggio profetico, il cui nome prestigioso attraversa, da Davide in poi la storia avventurosa e infelice del popolo ebraico, come un segno di speranza, di liberazione, di grandezza. Questa idea della venuta del Messia s’era impadronita dell’opinione pubblica, sotto la dominazione dei Romani, proprio al tempo di Gesù. La predicazione di Giovanni, questo gagliardo e selvatico profeta, con la sua fiera parola e con il suo battesimo penitenziale, verso le foci del Giordano, aveva riacceso l’attesa, come imminente, del Messia; la predicazione incantevole e la figura sorprendente di Gesù avevano animato questo presentimento, ma nello stesso tempo avevano sollevato, nell’ele-mento dominante farisaico, una sorda opposizione alla ipotesi che Gesù, un operaio di Nazareth, privo d’ogni segno di potenza politica e di regalità gloriosa, ma forte di parola polemica e di miracoli conturbanti, fosse riconosciuto come Messia; era un personaggio equivoco e pericoloso; bisognava sopprimerlo (cfr Gv 7,25ss.)

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

La croce nell’anima – “Quando parlo della croce, non penso al legno, ma al dolore. In effetti questa croce si trova nella Britannia, in India e su tutta la terra. Cosa dice il Vangelo? Se non portate la mia croce e non mi seguite ogni giorno… [Lc 14,27]. Notate cosa dice! Se un animo non è affezionato alla croce, come io alla mia per amor vostro, non può essere mio discepolo. Felice colui che porta nel suo intimo la croce, la risurrezione, il luogo della nascita e dell’ascensione di Cristo! Felice chi ha Betlemme nel suo cuore, nel cui cuore, cioè, Cristo nasce ogni giorno! Che significa del resto «Betlemme»? Casa del pane. Siamo anche noi una casa del pane, di quel pane che è disceso dal cielo. Ogni giorno Cristo viene per noi affisso alla croce. Noi siamo crocifissi al mondo e Cristo è crocifisso in noi. Felice colui nel cui cuore Cristo risuscita ogni giorno, quando egli fa penitenza per i suoi peccati anche i più lievi. Felice chi ascende ogni giorno dal monte degli ulivi al regno dei cieli, ove crescono gli ulivi rigogliosi del Signore, ove si eleva la luce di Cristo, ove si trovano gli oliveti del Signore. Sono come un olivo fecondo nella casa di Dio [Sal 51,10]. Accendiamo anche la nostra lampada con l’olio di quell’olivo e subito entreremo con Cristo nel regno dei cieli” (San Girolamo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono”». Anche a noi Gesù potrebbe dire che lo conosciamo. Di lui sappiamo tante cose: dov’è nato, cosa ha fatto e detto, dove e come è morto. Sappiamo che è risorto e asceso al Cielo. Ma cosa significa conoscere Gesù? Parlando con i suoi contemporanei, possiamo pensare che Gesù faccia riferimento solo ad una conoscenza di tipo storico? Egli stesso risponde sottolineando non tanto gli aspetti biografici quanto la relazione che lo lega al Padre e la missione che questi gli ha affidato. Così papa Francesco affermava in un’omelia di qualche anno fa: «Non è sufficiente quello che noi abbiamo imparato, studiato nel catechismo, che è importante studiarlo e conoscerlo, ma non è sufficiente. Per conoscere Gesù è necessario fare il cammino che ha fatto Pietro: egli è andato con Gesù avanti, ha visto i miracoli che Gesù faceva, ha visto il suo potere, poi ha pagato le tasse, come gli aveva detto Gesù, ha pescato un pesce, tolto una moneta, ha visto tanti miracoli del genere. Ma, a un certo punto, Pietro ha rinnegato Gesù, ha tradito Gesù, e ha imparato quella tanto difficile scienza – più che scienza, saggezza – delle lacrime, del pianto… Seguire Gesù con le nostre virtù, anche con i nostri peccati, ma seguire sempre Gesù. Non è uno studio di cose che è necessario, ma è una vita di discepolo. Ci vuole un incontro quotidiano con il Signore, tutti i giorni, con le nostre vittorie e le nostre debolezze».

Preghiamo

Padre santo, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa’ che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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