marzo, meditazioni

26 MARZO 2020 – GIOVEDÌ, IV DEL TEMPO DI QUARESIMA

I Lettura: L’episodio del vitello d’oro costringe Dio ad intervenire con la sua giustizia, ma Jahvè accetta l’intervento mediatore di Mosè per dare ad Israele un’altra possibilità. In realtà in futuro ne darà altre, ultima e maggiore, l’invio del suo Figlio. Nella sua bontà infatti, vuole che nessuno perisca e attende che ci sia sempre qualcuno che come Mosè si alzi in difesa del suo popolo.

Vangelo: Non sono gli uomini a dare testimonianza a Cristo, ma le sue stesse opere e la Scrittura. Gesù avrebbe potuto appellarsi alla sua fama di guaritore e guida carismatica, ma lascia il giudi-zio di sé alla Parola di Dio. Mosè, che nella prima lettura abbiamo visto come intercessore, qui diventa l’accusatore degli increduli, perché rappresenta la Legge e proprio la Legge dà testimonianza a Cristo nelle Sacre Scritture. Infatti non accettare Gesù come Messia significa autoescludersi dalla salvezza e, allora, neanche Mosè può più intercedere. Cristo non agisce per conto proprio, ma la sua missione è di portare a compimento l’opera del Padre iniziata con i Patriarchi e annunciata nella Legge e negli scritti Profetici.

Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza – Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me – Dei Verbum 15: L’economia del Vecchio Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare profeticamente (cfr Lc 24,44; Gv 5,39; 1Pt 1,10) e a significare con diverse figure (cfr 1Cor 10,11) l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del regno messianico. I libri poi del Vecchio Testamento, tenuto conto della condizione del genere umano prima dei tempi della salvezza instaurata da Cristo, manifestano a tutti chi è Dio e chi è l’uomo e il modo con cui Dio giusto e misericordioso agisce con gli uomini. Questi libri, sebbene contengano cose imperfette e caduche, dimostrano tuttavia una vera pedagogia divina. Quindi i cristiani devono ricevere con devozione questi libri: in essi si esprime un vivo senso di Dio; in essi sono racchiusi sublimi insegnamenti su Dio, una sapienza salutare per la vita dell’uomo e mirabili tesori di preghiere; in essi infine è nascosto il mistero della nostra salvezza.

Dio solo può donare la vera conoscenza del Figlio – CCC 216-217: La verità di Dio è la sua sapienza che regge tutto l’ordine della creazione e del governo del mondo. Dio che, da solo, ha creato il cielo e la terra, può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata nella sua relazione con lui. Dio è veritiero anche quando rivela se stesso: «un insegnamento fedele» è «sulla sua bocca» (Ml 2,6). Quando manderà il suo Figlio nel mondo, sarà «per rendere testimonianza alla Verità» (Gv 18,37): «Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio» (1Gv 5,20).

Accogliere la Rivelazione con fede: Dei Verbum 5: A Dio che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede» (Rm 16,26; cfr Rm 1,5; 2Cor 10,5-6), con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente prestandogli «il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà» e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia «a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità». Affinché poi l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

«Mio buon Gesù, più di tutto ti amo per il calice che hai bevuto al fine di riscattarci… È quest’atto che attira con grande dolcezza il nostro amore, lo esige a più giusto titolo, lo vincola più saldamente, lo rende più veemente. Il nostro Salvatore ha patito molto quel giorno, il Creatore non ha fatto la stessa fatica a formare l’intero universo. Infatti ha parlato e tutto è stato creato, mentre il Salvatore doveva affermare le sue parole davanti agli accusatori, difendere le sue azioni contro chi gli era ostile, subire la tortura davanti a chi lo beffeggiava e la morte in mezzo alle ingiurie. Ci ha amati fino a quel punto. E poi non era un amore che restituiva a qualcuno, ma che dava lui, per primo. Infatti “chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio?” [Rm 11,35]. Come dice ancora l’e-vangelista Giovanni: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” [1Gv 4,10]. A dire il vero, ci ha amati quando ancora non esistevamo, inoltre ci ha amati quando gli resistevamo, come afferma San Paolo: “Quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo” [Rm 5,10]. Se non ci avesse amati quando eravamo suoi nemici, non avrebbe avuto amici, e se non avesse amato quelli che ancora non c’erano, non avrebbe più avuto persone da amare» (San Bernardo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba». Il Salmo Responsoriale ci mette dinanzi alla tragedia degli Ebrei i quali, nel loro cammino dalla schiavitù alla Terra Promessa, dimenticarono la gloria del loro Dio e volsero il cuore e lo sguardo a divinità da essi stessi inventate. Il Signore che aveva parlato a Mosè dal roveto ardente, inviandolo al faraone perché liberasse il popolo ebraico, aveva egli stesso aperto il mare dinanzi a loro per poi richiuderlo sopra gli egiziani già duramente provati dalle dieci terribili piaghe. Lo stesso Dio li aveva guidati con una colonna di nubi di giorno e di fuoco di notte, li aveva protetti dalle fiere e dai pericoli. Lo stesso Dio aveva procurato loro cibo in abbondanza: la manna, le quaglie e perfino acqua dalla dura roccia. Ma molto di più Dio stava dando al suo popolo un’Alleanza che li rendeva non più solo un popolo ma il popolo di Dio! «Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi». Questo il rimprovero che Gesù muove a questo popolo ingrato e infedele. Con il suo Sangue Gesù ci ha reso familiari di Dio, sua proprietà. Egli è la nostra gloria e il nostro vanto. Ma noi, ieri come oggi, scambiamo tale gloria con le cose di questo mondo. Mettiamo al posto del Creatore le creature e da amici del Signore ci ritroviamo servi del mondo.

Preghiamo

O Padre, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa’ che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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